Secondo il New York Times, in Ucraina ci sarebbe una rete di spie americane e altri paesi Nato per favorire la diffusione di informazioni, la fornitura di armi e l’addestramento delle truppe ucraine.
Cosa ne sappiamo esattamente?
Spie americane in Ucraina
La presenza di agenti dei servizi informativi americani sul territorio ucraino, di cui negli ultimi giorni ha parlato il New York Times, sarebbe mirata alla condivisione di informazioni di intelligence con le autorità ucraine, in particolare nella città di Kiev, anche se le attività si svolgono perlopiù al di fuori dell’Ucraina, nelle basi Nato in Germania, Francia e Regno Unito.
Le fonti riferiscono che si tratterebbe di “alcune dozzine di commando” inglesi, francesi, canadesi e lituani, considerando che gli Stati Uniti avrebbero ritirato i 150 “istruttori militari” dall’inizio del conflitto, volti all’addestramento dell’esercito ucraino e al passaggio di armi e altri aiuti, come informazioni che vengono fornite tramite comunicazioni criptate, e uomini del Pentagono e della CIA. Gli addestramenti, secondo quanto riportato dal New York Times, si svolgerebbero in Germania tramite una cellula di ufficiali.
Il fatto che l’autorevole testata giornalistica americana affermi che gli USA sono ancora in Ucraina smentisce le rassicurazioni degli ultimi tempi sull’estraneità degli Stati Uniti e altri paesi europei nella guerra russo-ucraina e può indurre anche ad attribuire una certa responsabilità americana per gli ultimi bombardamenti su obiettivi civili, di cui la stampa americana non ha parlato. Dall’altra parte, se davvero USA e Nato sono sul territorio per appoggiare l’Ucraina, finora non sembrano esserci stati grandi risultati da questo punto di vista.
Guerra e comunicazione “militare”: come sta cambiando l’intelligence e perché
Informazioni e opinione pubblica
Circa un mese fa, sempre sul New York Times, si affermava che l’intelligence americana non ha informazioni a sufficienza sulla situazione delle truppe ucraine nello scontro con la Russia rispetto a quante ne abbia sulle forze russe e Larry Johnson, ex analista CIA, non crede probabile che i servizi americani abbiano difficoltà nel reperire informazioni, essendo presenti sul campo. La scarsità di informazioni sostenuta dal giornale poteva portare a far credere all’opinione pubblica che l’eventuale fallimento dell’Ucraina nella guerra escludeva ogni responsabilità da parte degli Stati Uniti.
Sulla questione relativa al passaggio delle informazioni, sarebbero stati molto utili i dati satellitari condivisi che sono stati usati per attaccare le forze russe.
Da un’analisi del Wall Street Journal di video, foto e immagini satellitari di quattro settimane a marzo si è scoperto, attraverso resti di armi, che le forze russe hanno distrutto infrastrutture civili attraverso una serie di bombardamenti tramite l’uso di bombe a grappolo.
Sicuramente, come anche segnalato dagli alti funzionari della sicurezza nazionale USA e dirigenti industriali, la presenza di questi dispositivi ha portato una trasformazione nella guerra, non solo per la difficoltà causata alla Russia di nascondersi o dissimulare le sue azioni militari, ma anche per la facilità per le agenzie di Intelligence americane di declassificare e condividere alcuni dei loro segreti.
John Serafini, CEO di HawkEye 360, startup satellitare con una serie di strumenti che raccoglie segnali a radiofrequenza dallo spazio, su questo aspetto ha, infatti, dichiarato che “I dati geospaziali commerciali sono per la guerra in Ucraina quello che il GPS era per Desert Storm 30 anni fa”, riferendosi all’uso da parte dell’esercito americano della navigazione satellitare per operazioni di precisione nel conflitto del 1991. Le stesse fosse comuni, così come i flussi di rifugiati, sono state individuate grazie ai satelliti.
Vari punti di vista
Secondo Caitlin Johnston, commentatrice australiana, la percezione della guerra tra Russia e Ucraina ha subito dei cambiamenti nel tempo, infatti, se all’inizio la stampa americana negava che si trattasse di una “guerra per procura” degli USA, ossia con un coinvolgimento solo esterno, ora a si è passati promuovere una guerra americana che vede gli Stati Uniti impegnati sul campo. L’amministrazione americana starebbe tentando, secondo lei, di normalizzare il conflitto come scontro diretto con la Russia e acquisire intanto consensi dall’opinione pubblica.
L’ex CIA Johnson, che, come già detto, non crede alla difficoltà da parte degli Stati Uniti di ottenere informazioni, insieme ad altri analisti si focalizza sulla parte dell’articolo del New York Times riguardante il numero di vittime militari ucraine, troppo elevato e concentrato sulle figure più esperte e addestrate, che non permetterebbe un ricambio della stessa rapidità e della stessa capacità di utilizzo delle armi inviate dall’Occidente a supporto dell’Ucraina che possa contrastare efficacemente le truppe russe. In tale quadro, secondo Douglas Wise, ex agente CIA e già vicedirettore dell’Intelligence della Difesa, avere addestratori militari americani in Ucraina potrebbe non essere strategico perché potrebbe incoraggiare un’escalation di Putin, trasformare la guerra in un conflitto diretto contro la Russia e aumentare il rischio di un aggravio di vittime ucraine.
Pertanto, negli Stati Uniti si respira una vera e propria preoccupazione sull’intensificazione del sostegno da dare all’Ucraina decisa dall’amministrazione Biden, anche se fino ad oggi non c’è stata alcuna iniziativa ufficiale, nemmeno a seguito del G7 che si è tenuto in Germania nei giorni scorsi.