Una startup, in particolar modo se italiana, per poter crescere e competere nel mercato ha bisogno di ricorrere anche a soluzioni non equity-based o, quantomeno, non al 100% del proprio fabbisogno di fondi: in questo ambito si è sempre più consolidato il ruolo della “finanza agevolata”.
La finanza agevolata, infatti, se dal lato europeo ha l’obiettivo di favorire l’incremento della competitività riducendo gli squilibri economici tra i vari territori e favorendo lo sviluppo dei settori “prioritari”, per l’ecosistema delle startup mira al raggiungimento di obiettivi di ampio respiro, rappresentando uno strumento in grado di sostenere le tre principali fasi dell’innovazione, al fine di:
- Supportare gli investimenti in fase early stage, dalla costituzione alla validazione del primo MVP fino alla fase di pre-commercializzazione;
- Incrementare il valore dell’equity fundraising ovvero gli investimenti di BA e VC;
- Aumentare le possibilità di crescita del valore della startup (dalla premoney alla penetrazione del mercato all’acquisto di macchinari per la produzione) grazie alla possibilità di sostenere finanziariamente l’onda lunga della validazione e pre-commercializzazione.
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Finanza agevolata: le mosse di Ue e Italia
Partendo da una definizione classica, la finanza agevolata si traduce nell’insieme di strumenti capaci di garantire fonti di finanziamento utili a sostenere lo sviluppo economico di un’impresa, con un netto vantaggio rispetto alle condizioni standard di mercato. Inserendosi nel ramo della finanza d’impresa, fa leva sui mezzi forniti dalla finanza pubblica per incentivare lo sviluppo di nuove idee, stimolando la competitività territoriale e dando vita ad un ecosistema che favorisce una crescita sociale ed economica a medio e lungo termine.
L’Unione Europea con il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 si è mossa in questa direzione, con l’obiettivo primario di risollevare i paesi dalla crisi economica ed emergenziale pandemica. Allo stesso tempo si è acquisita la consapevolezza tra tutti gli stati membri che l’investimento in innovazione genera concreti e tangibili ritorni di medio / lungo termine. Anche l’Italia, per fornire il boost alla nascita di una nuova economia e di nuovi mercati, si è mossa lungo questa direttrice con le più recenti disposizioni legislative inserite nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), concentrandosi su tre fasi:
- La generazione di nuove idee dirompenti, ossia quella fase in cui un’impresa scopre e implementa nuovi prodotti, servizi o processi;
- La disseminazione di nuove idee e progetti, tramite un processo in cui le innovazioni si spingono dal “laboratorio di creazione” al mercato;
- L’assimilazione delle innovazioni, ossia la fase in cui effettivamente l’innovazione viene utilizzata tramite un modello di business ben identificato in grado di scalare e dare continuità al progetto.
La finanza agevolata può quindi fornire alle imprese il sostegno finanziario necessario per superare le situazioni più complesse relative alla nascita di una nuova realtà imprenditoriale, nonché l’inserimento in nuovi mercati. Se si affianca ai percorsi più tradizionali, è in grado di coprire il fabbisogno finanziario connesso alle fasi che vanno dalla generazione di nuove idee fino al posizionamento sul mercato di un prodotto o servizio. In tale ottica, si accompagna alle fonti di finanziamento del mercato del capitale di rischio (Business Angel, Venture Capital, ecc.), per una strategia “mix & match finanziario” di successo, diventando uno strumento fondamentale per incentivare la nascita di nuove realtà imprenditoriali.
L’importanza dell’Open Innovation
Le startup, nel contesto di trasformazione che stiamo vivendo, devono cogliere e sfruttare le crescenti opportunità che la finanza pubblica offre per accedere autonomamente a capitali importanti che possano garantire rapidi sviluppi del business. Ad oggi la rete di agevolazioni a supporto delle startup rende sempre meno frequente (attenzione a pensare che sia la soluzione ai classici problemi finanziari, perché non lo è!) la condizione di “underfunded” – una delle principali motivazioni di fallimento per le startup in fase early – riducendo la mortalità precoce delle imprese innovative. Il rapido e semplice accesso a capitali consente pertanto di investire nella crescita di realtà molto spesso “visionarie” che contribuiscono al rilancio dell’economia e alla creazione di nuovi mercati e occupazione.
Se, dunque, la finanza agevolata garantisce un rapido accesso al capitale necessario per lo sviluppo delle giovani imprese, ciò che appare in seguito fondamentale per la circolazione di nuove idee e risorse è l’affermarsi di nuova forma di collaborazione tra imprese e startup volta a sviluppare l’innovazione: il cosiddetto framework dell’Open Innovation.
Facendo leva su una definizione del padre della teorizzazione dell’Open Innovation, Henry Chesbrough “L’idea alla base di questo nuovo approccio è che le conoscenze utili sono ora presenti in tutta la società. Nessuna impresa ha il monopolio delle grandi idee, e tutte, non importa quanto efficaci al proprio interno, hanno bisogno di collaborare intensamente ed estesamente con le reti e le comunità della conoscenza”. L’Open Innovation si inserisce nel flusso di generazione, disseminazione e assimilazione di nuove idee mediante flussi di “conoscenza in entrata ed in uscita” per sviluppare nuovi business, consolidare opportunità commerciali, velocizzare l’execution e ridurre i rischi collegati allo sviluppo dell’innovazione. La connessione con grandi realtà imprenditoriali, a seguito dell’applicazione delle strategie di Open Innovation, permette alle startup di ampliare le proprie competenze e capacità manageriali e di usufruire della visibilità e dell’esperienza di brand affermati per acquisire nuovi clienti e un’immediata credibilità.
Il venture capital in Italia
Il venture capital in Italia ha chiuso il 2020, secondo AIFI – Associazione italiana Private Equity, Venture Capital e Private Debt – con una crescita in valore del 55% rispetto al 2019, attestandosi a circa 565 milioni di euro di investimenti in startup. Nonostante la drammatica situazione di emergenza pandemica che ha contraddistinto l’intero anno appena trascorso, abbiamo comunque assistito ad un cambio di passo dei soggetti istituzionali, primo fra tutti CDP Venture Capital SGR – Fondo Nazionale Innovazione. Un ulteriore elemento positivo registrato nel corso del 2020 è stato il consolidamento del ruolo delle grandi società italiane attraverso il proprio corporate venture capital, confermando la centralità dell’innovazione nella strategia aziendale.
Anche l’inizio del 2021 ha confermato il trend positivo di crescita del comparto, con previsioni a livello globale di notevole sviluppo nei settori fintech, servizi B2B, intelligenza artificiale, robotica e soluzioni blockchain.
Tutta questo eccesso di liquidità da parte dei fondi VC, “dry powder” in gergo, porta a prevedere che gli investimenti rimarranno consistenti anche per tutto il corso del 2021, anche se purtroppo ancora insufficienti se paragonati a quelli di altri paesi come Francia, Germania e UK.
I modelli di collaborazione
I modelli di collaborazione che possono essere messi in atto sono di due tipi: quelli più tradizionali basati sull’investimento in capitale e quelle che non prevedono partecipazione al capitale o “leggere”. Alla luce di tale distinzione, appare utile illustrare la categorizzazione di H. Chesbrough sui diversi modelli di collaborazione in base alla direzione dei diversi flussi di innovazione:
Direzione dei flussi di innovazione | ||
Outside-in | Inside-out | |
Partecipazione al capitale | Corporate Venturing Partecipare al successo dell’innovatore esterno e ottenere idee strategiche su mercati diversi dal proprio. | Corporate Incubation Offrire una via al mercato a proprie innovazioni promettenti estranee al proprio core business. |
Nessuna partecipazione al capitale | Programma startup (outside-in) Internalizzare innovazioni esterne per stimolare e generare innovazioni proprie. | Programma startup (inside-out) Indurre innovazioni esterne complementari per promuovere una propria innovazione interna. |
Fonte: “Il futuro della Open Innovation” H. Chesbrough
I modelli che si realizzano tramite la partecipazione al capitale sono, dunque, il corporate venturing e il corporate incubation, che si differenziano a seconda della direzione del flusso dell’innovazione, rispettivamente outside-in e inside-out. Il primo si muove tenendo d’occhio tecnologie e mercati in evoluzione inserendosi nel capitale e influenzando le decisioni della startup; mentre il secondo consente alle grandi imprese di accompagnare le proprie innovazioni anche se estranee al core business, portando avanti nuovi progetti attraverso un incubatore interno che ne consente lo sviluppo.
Le due tipologie di collaborazioni forniscono principalmente liquidità alle startup e si basano su una logica del controllo che richiede sforzi e costi elevati in termini di valutazione, realizzazione e monitoraggio della collaborazione. Si rivelano, perciò, modelli di partecipazione non scalabili che difficilmente consentono un dinamismo in grado di consentire una rapida innovazione.
Le forme di collaborazione che non prevedono alcuna partecipazione al capitale della startup, invece, rinunciano alla logica del controllo prediligendo un’influenza in grado di offrire alle startup risorse diverse dal denaro, ma necessarie per uno sviluppo rapido e scalabile, dando accesso a canali e clienti, nonché a nuovissimi strumenti e tecnologie. Tali modelli di collaborazione consentono alla startup di muoversi più liberamente giovando delle risorse messe a disposizione e mantenendo un’organizzazione flessibile e snella che consente rapidi cambiamenti e un’innovazione repentina. Anche i programmi “leggeri” possono essere di due tipi: outside-in e inside-out.
- Programma startup (outside-in) – prevedono l’internalizzazione di innovazioni esterne provenienti dalle startup per generare innovazione all’interno di una grande azienda. In questo caso, la grande impresa mette la startup in condizione di sviluppare un determinato progetto, identificando diverse tecnologie innovative e valutandone l’utilità per il proprio business. La startup giova dell’interesse del big player riguardo la propria innovazione, trovando campo aperto e strumenti adatti per sviluppare rapidamente la propria idea tramite una collaborazione senza ingerenze che lascia intatta autonomia, struttura organizzativa, pensiero e vision.
- Programma startup (inside-out) – fanno sì che la startup costruisca nuovi prodotti o servizi partendo da una nuova idea/soluzione/prodotto/tecnologia figlia della grande impresa, allargandone il mercato di riferimento e producendo innovazioni complementari che vanno a rafforzare la piattaforma comune. In tal caso, il processo è ribaltato: vengono indotte innovazioni esterne complementari per la promozione di un’innovazione interna alla grande impresa che si fa difficoltà a sfruttare.
Questi ultimi due modelli consentono di superare una serie di ostacoli connessi alla logica del controllo, superando i limiti di una struttura organizzativa troppo rigida che risulta inadeguata per interfacciarsi con il dinamismo esterno, mettendo in atto procedure di collaborazione snelle che permettono di agire con maggiore prontezza e collaborare con diverse realtà, dando un boost all’innovazione tecnologica.
Il ruolo del PNRR
Anche il PNRR è stato pensato per favorire la creazione di ecosistemi dell’innovazione in cui si possa beneficiare della contaminazione di idee e collaborazione tra grandi imprese, startup, istituzioni locali e soggetti appartenenti al campo della ricerca pubblica e privata. Il piano “Italia domani” (anche #NextgenerationItalia) avrà investimenti previsti pari a circa 222 miliardi di euro suddivisi in specifici obiettivi strategici a sostegno della ripresa. All’interno di ogni missione individuata viene definito l’ambito di intervento a favore delle startup, con programmi orientati a costruire l’economia del futuro, dando spazio a giovani talenti e idee disruptive.
Passando in rassegna l’intero documento, in modo sintetico, possono essere individuate le seguenti azioni:
- Missione 1 – componente 3: 0,5 miliardi di euro sono destinati al Turismo 4.0 e in particolare alla “creazione di nuovi contenuti culturali e lo sviluppo di servizi digitali ad alto valore aggiunto da parte di imprese culturali/creative e start-up innovative” per stimolare un’economia basata sulla circolazione della conoscenza. Viene istituita una Sezione Speciale Turismo del Fondo Centrale di Garanzia (358 milioni) per facilitare l’accesso al credito delle imprese e per l’avvio di startup nel settore;
- Missione 2 – componente 2: un ruolo attivo è stato riconosciuto all’innovazione proveniente dalle startup per la Green Transition, destinando 0,25 miliardi del Piano per sostenere l’innovazione che proviene laboratori di ricerca, startup o SMEs, in grado di abilitare e accelerare la transizione ecologica. L’obiettivo dell’intervento è di incoraggiare e stimolare la crescita di un ecosistema di innovazione, con focus particolare sui settori della transizione, tramite investimenti di venture capital diretti e indiretti, partendo dall’introduzione di un fondo dedicato – Green Transition Fund GTF – con strategia di investimento focalizzata sui settori specifici e a copertura delle diverse fasi di sviluppo, con investimenti nei fondi più rilevanti di Venture Capital con focus green, in startups e incubatori/programmi di accelerazione, affiancando i più rilevanti VC manager e operatori del sistema;
- Missione 4 – Componente 2: vengono previsti investimenti diretti in “Innovazione e Ricerca” per un dialogo più attivo con il mondo imprenditoriale e con le startup. Si prevede un Finanziamento per le startup di 0,30 miliardi di euro finalizzati ad integrare le risorse del Fondo Nazionale per l’Innovazione per sostenere lo sviluppo del Venture Capital in Italia. Attraverso questa iniziativa sarà possibile ampliare la platea di imprese innovative beneficiarie del Fondo, finanziando investimenti privati in grado di generare impatti positivi e valore aggiunto sia nel campo della ricerca sia sull’economia nazionale. L’investimento consentirà di sostenere 250 piccole e medie imprese innovative con investimenti per 700 milioni di euro (partecipazione media pari a 1,2 mln di euro);
- Missione 5 – Componente 1: la misura più direttamente collegata alle imprese è quella relativa al sostegno all’imprenditorialità femminile alla quale sono destinati 0,40 miliardi di euro. L’intervento agisce attraverso una strategia integrata di investimenti di carattere finanziario e di servizi di supporto, che promuovano l’imprenditoria femminile nella realizzazione di progetti aziendali innovativi per imprese già costituite e nell’avvio di attività imprenditoriali femminili, nonché nella creazione di un clima culturale favorevole attraverso azioni di comunicazione mirate che valorizzino l’imprenditorialità femminile, presso scuole e università. Si prevede, inoltre, la creazione del “Fondo Impresa Donna” a sostegno dell’imprenditoria femminile a cui verranno affiancate misure di accompagnamento (mentoring, supporto tecnico-gestionale, misure per la conciliazione vita-lavoro, ecc.), nonché campagne di comunicazione multimediali ed eventi e azioni di monitoraggio e di valutazione.
In un futuro di grandi cambiamenti, dunque, la finanza agevolata si traduce in un boost dell’innovazione, diventando il canale preferenziale per accedere rapidamente a nuove tecnologie e accelerare l’ingresso nel mercato.