Quest’anno cade il trentesimo anniversario del primo adattamento cinematografico della Storia dei Videogiochi: il live-action di Super Mario Bros, uscito nel 1993.
In trent’anni di Storia, gli adattamenti cinematografici dei videogiochi hanno quasi sempre proposto dei prodotti discutibili, a parte rare eccezioni. Ma il film di Super Mario Bros li supera tutti.
È ritenuto infatti uno dei peggiori film della storia del cinema.
Flop colossale al botteghino, a monte di un budget speso di circa 48 milioni di dollari, e guadagnati solo 38. Una ricezione disastrosa da parte della critica specializzata.
Ma al contempo, un film che per una nicchia di utenza è diventato un’opera cult. Una perla del trash. Che nel corso degli ultimi anni è stato riscoperto e rivalutato, con riedizioni, riproiezioni ed un webcomic che ne immagina un sequel.
Inutile dire che io faccio parte di questa nicchia di utenza che adora il film.
Dunque, mettetevi comodi. Perché inizieremo un meraviglioso viaggio insieme. Alla scoperta del disastro colossale che fu questo film e successivamente delle motivazioni che rendono il live-action di Super Mario Bros del 1993, segretamente, un capolavoro del trash.
Super Mario Bros, una retrospettiva
Nel 1993, i videogiocatori avevano già avuto il piacere di poter vedere degli adattamenti animati di videogames.
Ma ancora nessun personaggio dei videogiochi era passato al grande schermo. Erano state fatte delle proposte prima del 1993, ma nessuna di esse è stata mai realizzata.
Si pensava infatti, com’è giusto che sia, che gli studi e i dirigenti interessati non considerassero alcun personaggio del mondo dei videogiochi abbastanza grande da portare un film sul grande schermo. Questo, ovviamente, fino all’arrivo di un idraulico che conosciamo ormai abbastanza bene.
Super Mario Bros. del 1985 per Nintendo Entertainment System (NES) è diventato il primo gioco a vendere 10 milioni di copie e ha continuato a venderne generando un enorme franchise e, quello che sembrava un milione di accordi di licenza. Mario era ovunque, sui cestini del pranzo, sui cereali, sui vestiti… oh sì, e in TV.
Il Super Mario Bros. Super Show è stato un enorme successo quando è stato presentato per la prima volta nel 1989.
Peraltro, aveva già ricevuto un adattamento cinematografico, anche se a cartone animato e distribuito solo in Giappone, chiamato Super Mario Bros.: The Great Mission to Rescue Princess Peach.
Alla fine degli anni Ottanta, dunque, Mario era un’icona culturale trasversale, noto non solamente agli appassionati dei videogiochi. Aveva la popolarità di un supereroe, se vogliamo. Come dire Batman, Spiderman.
Dunque, apparve abbastanza chiaro che se si voleva iniziare il filone degli adattamenti cinematografici dei videogiochi, il tutto sarebbe dovuto partire con Super Mario Bros.
Fu la società di produzione Lightmotive ad assicurarsi i diritti da Nintendo.
Il produttore Roland Joffé si era inizialmente avvicinato a Danny DeVito per interpretare Mario e dirigere il film, ma DeVito ha insistito per leggere la sceneggiatura definitiva prima di firmare e poiché Lightmotive non ne aveva ancora una, ha passato.
Dopodiché, con una mossa sbalorditiva, Lightmotive riuscì a convincere Tom Hanks per il ruolo di protagonista! Tuttavia, alcuni dei dirigenti cinematografici credevano che Hanks fosse troppo costoso, molto più di quanto la produzione potesse permettersi. Il suo cachet ammontava a 5 milioni di dollari, che non era ritenuto un rapporto qualità prezzo soddisfacente.
Super Mario Bros, un clamoroso disastro diventato cult
Alla fine, il ruolo di Mario fu dunque affidato a Bob Hoskins, che veniva dalla candidatura al premio Oscar nel 1986 per il ruolo di protagonista in Mona Lisa, oltre che da Chi ha incastrato Roger Rabbit e dal ruolo di Spugna in Hook: Capitano Uncino.
Per interpretare il cattivo, invece, furono contattati inizialmente Arnold Schwarzenegger e Michael Keaton. Entrambi gli attori rifiutarono le offerte, e fu scelto Dennis Hopper.
A completare il cast principale c’erano John Leguizamo nei panni di Luigi, Samantha Mathis nei panni della principessa Daisy e Fiona Mary Wilson, che gli appassionati di Harry Potter conosceranno bene per la sua interpretazione di Petunia Dursley.
48 milioni di dollari andarono via per la produzione del primo film live-action di un videogioco. A questo dobbiamo aggiungere ovviamente la pubblicità e tutta la campagna promozionale. Oltre che i vari giocattoli a tema usciti in concomitanza del film.
Ce l’hanno messa davvero tutta. Fior di attori e fior di professionisti. Eppure, il film fu un disastro clamoroso.
La critica specializzata elogiò le performance degli attori, la direzione artistica e gli effetti visivi, ma criticò in maniera estremamente aspra la scrittura del film, ritenuta pessima, oltre che la totale mancanza di fedeltà rispetto al videogioco.
In un’intervista del 2007 Bob Hoskins ha parlato in modo critico di Super Mario Bros.
A Hoskins è stato chiesto: “Qual è il peggior lavoro che hai fatto”, “Qual è stata la tua più grande delusione” e “Se potessi modificare il tuo passato, cosa cambieresti?”
La sua risposta a tutte e tre le domande fu “il film di Super Mario Bros.” Rocky Morton e Annabel Jankel, marito e moglie incaricati alla regia, furono messi nella lista nera di Hollywood, e non lavorarono mai più su nessun film da cinema dopo quello.
Quindi, riassumendo. Un flop al botteghino, distrutto dalla critica e disprezzato dagli stessi attori che ne hanno fatto parte.
E nonostante questo, il film di Super Mario Bros ha una nicchia di utenza che lo adora come film cult. Ed in questa nicchia, come detto, ci sono anche io.
Ma perché? Per capire tutto questo dobbiamo ovviamente scendere nel profondo. Iniziamo dal perché del flop.
Le ragioni del flop
Il live-action di Super Mario Bros. fallisce, in primo luogo, nel riproporre l’atmosfera del gioco. La prima regola di un adattamento cinematografico è chiaramente quella di rievocare le sensazioni che offre il videogioco e adattarle, appunto, ad un nuovo linguaggio.
Non dev’essere fatta necessariamente una traduzione, dunque. L’opera può differire sotto alcuni aspetti, anzi, deve differire sotto alcuni aspetti. Però la sensazione generale dev’essere la stessa dell’opera di riferimento.
Ebbene, appare chiarissimo, anche solo ad un primo sguardo, che il film di Super Mario Bros. del 1993 fallisce totalmente questo primo punto. Il videogioco ha un tono totalmente scanzonato, allegro, gioioso. Il film invece assume dei toni dark, oscuri, oltre a proporre diverse scene che non sono proprio adatte al pubblico di Super Mario.
Super Mario è un gioco family friendly, un titolo al quale giocano grandi e piccini. Inserire una scena in uno strip club non è stata proprio azzeccatissima come scelta, parlando di un adattamento di Super Mario, per l’appunto.
In secondo luogo, l’ambientazione non è fedele al materiale originale. Il videogioco è ambientato nel Mushroom Kingdom, che è sostanzialmente un mondo fatato. Il live action ha un’ambientazione che ricorda più da vicino Gotham City di Batman che non il Mushroom Kingdom. È una Manhattan distopica di un universo parallelo.
In terzo luogo, ciò che è stata particolarmente criticata è stata la scrittura, la trama. Il film di Super Mario Bros. prova ad immaginare cosa sarebbe successo se i dinosauri non si fossero mai estinti. Cioè: cosa sarebbe successo se il meteorite che ha colpito la terra 65 milioni di anni fa, anziché distruggere i grandi rettili, li avesse confinati in un’altra dimensione. Ed immagina che in quell’altra dimensione, essi abbiano continuato ad evolversi, fino a diventare degli esseri evoluti come gli umani. L’obiettivo del Super Cattivo di turno, il Re Koopa, è quello di fondere le due dimensioni, per invadere il nostro Mondo e diventare il capo assoluto del Pianeta.
Per farlo, tuttavia, ha bisogno del frammento di meteorite che porta al collo la Principessa Daisy. Solo con quel frammento il meteorite si riattiva e solo la Principessa può riattivarlo. Dunque, la fa rapire dai suoi scagnozzi. Lo scopo di Mario e Luigi è quello di salvarla. Si recano dunque nell’altra dimensione, e al termine di un viaggio mirabolante riescono a salvare Daisy e a sconfiggere Koopa.
Rispetto ai toni del videogioco, il film è palesemente esagerato. Sopra le righe. Oltre a presentare una serie interminabili di scene trash, con personaggi totalmente fuori di testa.
La scrittura del film, ritenuta pessima, il tono generale, poco coerente con il videogioco, oltre che la totale mancanza di fedeltà dell’ambientazione rispetto al materiale originale, determinarono il flop assoluto del live action di Super Mario Bros.
Eppure, come detto, nonostante tutto questo, il film continua ad essere ritenuto cult da una nicchia di utenza. Tenetevi forte, perché è il momento di capire il perché.
I riferimenti al gioco
Se è vero che ad un primo sguardo la storia del film ci azzecca poco e niente con il videogioco, guardando la pellicola con attenzione ci si rende conto in realtà dello splendido lavoro di reinterpretazione che hanno svolto gli autori. La parola esatta è questa: reinterpretazione. O rivisitazione, se vogliano. Super Mario non è un adattamento, ma una rivisitazione, una reintepretazione. Ma che offre qualcosa, però, di molto più fedele rispetto a quello che non possa sembrare inizialmente. Non ci credete? Iniziamo.
Innanzitutto, dobbiamo tenere conto che il film è uscito nel 1993, quindi dimenticate tutti i giochi di Super Mario usciti dopo quella data, che ovviamente ancora non esistevano. Il film di Super Mario Bros si basa principalmente sul primo Super Mario, su Super Mario Bros. 3 e su Super Mario World.
Il concetto di un universo parallelo abitato da dinosauri è stato ispirato dalla Terra dei Dinosauri di Super Mario World. In quel gioco, Mario e Luigi, aiutati dal dinosauro Yoshi, devono liberare la Terra dei Dinosauri e la Principessa dalle grinfie di Bowser.
Nel film, Mario e Luigi, aiutati tra gli altri, anche da Yoshi, devono liberare la dimensione dei Dinosauri dalle grinfie di Koopa, oltre che ovviamente salvare la Principessa.
Se si va a leggere il manuale del primo Super Mario Bros, si può leggere la trama del primissimo videogioco. Si parla dei Koopa, che hanno invaso il Mushroom Kingdom e che hanno trasformato le persone in pietre e mattoni, facendo cadere il Mushroom Kingdom in rovina.
Se ci riflettiamo, il film fa un parallelo molto interessante. Koopa ha compiuto un colpo di stato ed è salito al potere. L’equivalente del trasformare tutto in blocchi e mattoni è, ovviamente, l’interpretare la città in salsa cyberpunk, o più che altro, dinopunk.
E del re precedente cosa ne è stato? Be, Koopa lo ha dato in pasto alla sua macchina della de-evoluzione, ed è stato de-evoluto in un fungo, un organismo primordiale. Ed infatti c’è questo fungo che pervade tutta la città. Appunto, il Mushroom Kingdom.
Se si continua a leggere, possiamo notare che solo la Principessa può dissolvere la maledizione dei Koopa, ed è per questo che viene catturata. Anche qui, il film è molto fedele, se ci pensate. Solo la principessa ha la possibilità di fondere le due dimensioni, ed è per questo che Koopa la cattura. Non vi ho convinto ancora, vero?
Ok, continuiamo con i riferimenti.
Mario e Luigi entrano in quest’altra dimensione passando attraverso le fogne, attraverso delle tubature. Proprio come nel gioco. I due protagonisti, grazie a delle scarpe peculiari, hanno la possibilità di saltare molto in alto, proprio come nel gioco.
Il cattivo di turno affronta Mario lanciandogli delle sfere di fuoco. Esattamente come nel gioco. Yoshi usa il suo attacco con la lingua, come nel gioco. E c’è spazio anche per un inseguimento con le macchine, probabilmente un riferimento a Super Mario Kart del 1992.
Sì, ad un primo sguardo il film sembra che non c’entri niente con il gioco. E sono d’accordo.
Ma visto al giorno d’oggi, dopo quarant’anni di storia di Super Mario, con millemila titoli tutti con lo stesso stile, il film di Super Mario è una rivisitazione matta, totalmente fuori di testa, che rappresenta un unicum nel franchise.
Un film cult, unico ed irraggiungibile
Un altro grande punto di forza per tutti i fan del film è l’ambientazione. La Manhattan distopica abitata da discendenti dei dinosauri è splendida, fuori da ogni ragionevole dubbio.
La scenografia fu affidata a David Snyder, noto per essere stato l’art director di quel capolavoro cyberpunk che è Blade Runner. E la sua mano, si vede tutta.
Dinohattan è una città credibile, pur nel suo essere folle, esagerata, sopra le righe. Il produttore e i registi concordarono che il loro approccio all’adattamento dei videogiochi avrebbe dovuto seguire il tono più cupo reso popolare da Batman del 1989 e Teenage Mutant Ninja Turtles del 1990. Il produttore dichiarò esplicitamente che non volevano girare “Biancaneve e i sette dinosauri”. Il mondo dei dinosauri era oscuro. Non volevano trattenersi.
Nel film possiamo notare che le auto vanno a corrente elettrica ed è interessante capire il perché. Fu Morton, uno dei due registi a svelarlo: giustamente, in un universo parallelo popolato dai dinosauri, i combustibili fossili erano ritenuti sacri.
Il Re Koopa, con la macchina della De-Evoluzione, trasforma in Goomba le persone che si oppongono al regime. In altre parole, il Goomba, è una sorta di stadio intermedio tra il dinosauro e l’uomo. Diciamo così, un uomo lucertola. Leale, letale, ma stupido. Devo dire che il design del Goomba al giorno d’oggi è un po’ invecchiato, però in realtà all’epoca era stupendo, ed infatti ricevette diversi elogi, anche da parte dei critici più severi. Ma oltre a questo, il Goomba è venuto davvero iconico, tra il goffo e l’inquietante.
A questo dobbiamo aggiungere gli effetti speciali e gli effetti visivi. La produzione innovò e introdusse molte tecniche cinematografiche ora considerate fondamentali nella transizione dagli effetti visivi pratici a quelli digitali, compreso l’uso di Autodesk Flame.
Yoshi, il piccolo dinosauro che aiuta Mario nelle sue avventure, è stato portato sul grande schermo con un animatronics. Il risultato era così sorprendente, che addirittura i produttori di Jurassic Park quando visitarono il set rimasero stupiti.
Ed addirittura, il film era nella lista tra i film presi in considerazione per l’Oscar dell’epoca agli Effetti Visivi.
Chiudono il quadro una buona colonna sonora composta da Alan Silvestri, ma soprattutto delle ottime performance da parte degli attori protagonisti. Tutti, nessuno escluso.
Conclusioni
Ciò che rende il live-action di Super Mario Bros del 1993 così unico ed irraggiungibile, è che rappresenta un disastro di proporzioni colossali, ma al contempo, è un prodotto sul quale è stato speso un budget enorme e si vede. Una produzione sulla quale hanno lavorato fior fiori di professionisti. Una perla di inestimabile valore nel panorama trash, che assume ancora più valore se pensiamo che rimarrà probabilmente unico nel suo genere.
Ma perché dico questo? Per due motivazioni. Innanzitutto perché è stato il primo adattamento cinematografico di un videogioco con un live-action. Si trovavano in un terreno inesplorato, sono stati dei pionieri, hanno sostanzialmente navigato a vista. Non sapevano ancora cosa poteva funzionare e cosa non poteva funzionare.
Ma la cosa fantastica è che ci hanno creduto fino in fondo e hanno proposto esattamente l’idea che avevano in mente, costi quel che costi.
In secondo luogo, quest’opera è irripetibile perché al giorno d’oggi ormai c’è internet. Se provassero a fare oggi una cosa del genere, il pubblico si rivolterebbe alla prima immagine che verrebbe mostrata. In realtà oggi non assistiamo più a sceneggiatori ed artisti che propongono la loro visione creativa, perché in un certo qual modo essa viene sempre modificata leggermente in base al parere del pubblico, che esprime un parere ancor prima di vedere il prodotto finito.
E se il prodotto non gli piace, fa petizioni su petizioni per farlo cambiare. E spesso la ha vinta, è questa la cosa più preoccupante.
Ciò che amo del film di Super Mario è che è un meraviglioso errore colossale. Un errore di valutazione di proporzioni gigantesche, ma al contempo è realizzato da professionisti, che hanno dato il massimo. Che hanno proposto la loro idea creativa, esattamente quella. Non importa quanto trash, non importa quanto fuori di testa, quanto esagerata sia.
Super Mario Bros. è unico, una perla di inestimabile valore proprio nel suo essere catastrofico, nel rappresentare il vademecum di ciò che non deve fare un adattamento cinematografico di un videogioco.
Ma ci hanno creduto. E hanno proposto qualcosa che, in un modo o nell’altro, rimane nella storia del Cinema e del Videogioco. E anche solo per questo, merita il mio profondo rispetto.