Crisi globali

Tecnologia, potere e progresso: quali lezioni dai premi Nobel



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In un’epoca di complessità e incertezza, la politica industriale deve adattarsi a sfide globali come crisi energetiche, tensioni geopolitiche e sviluppi tecnologici. L’interconnessione globale amplifica le crisi, richiedendo strategie innovative per affrontare la frammentazione geo-economica e promuovere la sostenibilità socio-economica

Pubblicato il 18 ott 2024

Mauro Lombardi

BABEL – Blockchain and Artificial intelligence for Business, Economics and Law – Università di Firenze



crisi globale (1)

Viviamo tempi difficili, dove tutto cambia ed è arduo distinguere con precisione la direzione dei processi evolutivi e dei fenomeni emergenti nella dinamica socio-economica.

È difficile che in questo trend generale la politica industriale possa assumere contorni definiti e quindi rendere agevole l’analisi delle misure intraprese nelle varie economie per fronteggiare le odierne sfide globali: riscaldamento climatico, crisi energetica, tensioni geo-politiche, emergenze pandemiche, effetti degli sviluppi dell’intelligenza artificiale.

Un’era di complessità, incertezza e crescenti tensioni geopolitiche

Siamo entrati in una terra incognita, un mondo in cui i fondamenti del passato modello di funzionamento dell’economia mondiale e i parametri decisionali di tutti gli attori devono essere radicalmente ridefiniti. Uno dei pilastri del mondo prevalso finora è l’economia Usa e i suoi elementi basilari, cioè squilibri di fondo ben sintetizzati da Adam Tooze, editorialista del Financial Times (2024): deficit “gemelli” (pubblico e commerciale), sostenuta domanda dei consumatori, mercati finanziari dinamici. Per contro Europa e Cina sono caratterizzate domanda interna inadeguata e ampi avanzi commerciali.

Per decenni questi squilibri hanno alimentato una crescita economica con vicende alterne di crisi e riprese, mentre l’ultimo trentennio è dominato dal paradigma della globalizzazione, dalla liberalizzazione dei mercati, da importazioni a basso costo di beni prodotti nelle imprese di economie emergenti. Come sostiene Tooze, gli interrogativi sulla sostenibilità del deficit commerciale USA sono stati finora accantonati: “So far, thanks to the exorbitant privilege of the US dollar and the good offices of Wall Street, the deficit has been financed smoothly”. Nulla dura in eterno, soprattutto quando un’impetuosa ondata innovativa, come quella incentrata sugli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale, si è innestata sull’espansione inarrestabile di Internet, creando una sfera informativa (info-sfera) in continuo ampliamento e tale da permeare e interagire con la sfera fisica e quella del mondo vivente.

La Terra è diventata un universo fisico-cibernetico[1], dal momento che “il nostro tempo è l’età della comunicazione e del controllo” (Wiener, 1968: 66), e “communication and control belong to the essence of man’s inner life, even as they belong to his life in society” (Wiener, 1989: 18). Non deve quindi sorprendere che la crescita esponenziale della potenza computazionale e lo sviluppo di sistemi di software sempre più potenti (Intelligenza Artificiale Generativa e gli sviluppi dell’Intelligenza neuro-simbolica -Bhuyan et al 2024-) abbiano generato –soprattutto la prima- una concentrazione di potere nei cosiddetti Tech Giants, su cui torneremo nel par. 3 con l’analisi dei recenti premi Nobel Acemoglu e Johson.

Ai fini di questo contributo occorre mettere a fuoco uno dei risultati più eclatanti della descritta dinamica tecno-economica, ovvero la internazionalizzazione delle catene del valore, unitamente a sovrapposizioni e intersezioni tra di essi, dato che i processi produttivi richiedono competenze multidisciplinari e la capacità di attraversare diversi domini conoscitivi nell’ideazione e realizzazione di output sempre nuovi.

Un mondo tecno-economico contraddistinto da una incessante tensione innovativa a scala internazionale, mentre le attività umane divengono sempre più complesse. Agli squilibri indicati e alle asimmetrie conseguenti alle strategie di controllo del mondo fisico-cibernetico si sono aggiunte le sfide globali, che inducono a ripensare i modelli di produzione di consumo, le relazioni internazionali tra Paesi, forse anche “il posto dell’Uomo nella Natura” (Teilhard de Chardin, 1949).

La politica industriale di fronte a crisi multiple e interconnesse

Le interconnessioni globali tra la molteplicità di sistemi che costituiscono l’odierno apparato tecno-economico e produttivo globale fanno sì che piccoli e grandi eventi possano generare effetti amplificati, fino a mettere in crisi l’intero sistema globale, producendo quella che è stata chiamata global polycrisis, che si ha quando “… crises in multiple global systems become causally entangled in ways that significantly degrade humanity’s prospects. These interacting crises produce harms greater than the sum of those the crises would produce in isolation, were their host systems not so deeply interconnected.” (Lawrence et al., 2022). Il sistema globale è un insieme di elementi connessi in modo tale da determinare proprietà generali non ottenibili dai singoli componenti, come si può vedere dalla seguente raffigurazione (Fig. 1)

Fig. 1 Il sistema globale interconnesso

Fonte Lawrence et al., 2024, Fig. 1

In breve, l’architettura globale iperconnessa favorisce e alimenta, con feedback cumulativi, gli shock che si originano in singole parti, finendo per combinare differenti meccanismi causali, a seconda delle caratteristiche di ciascuna componente. Non è la prima polycrisis della storia, ma la peculiarità di quella odierna deriva dal grado di interconnessione senza precedenti, che cumula e aggrava i molteplici rischi sistemici inerenti ai vari elementi indicati nella figura.

Policrisi e dinamiche di geoeconomic fragmentation

Una efficace raffigurazione euristica dell’intreccio (entanglement) di cause che sono alla base delle attuali crisi concomitanti è quella proposta da Adam Tooze (20229 (Fig. 2)

Fig. 2 Entanglements causali tra componenti globali interconnesse

In questo scenario i rischi di disconnessione tra componenti diviene elevato. Il che può indurre dinamiche di geoeconomic fragmentation (Aiyar et al., 2023a) se si pensa che alla crisi finanziaria del 2007 è seguito il rallentamento dei flussi di beni, servizi e capitali come si evince dalla Fig.3

Fig, 3 Evoluzione di lungo periodo dei flussi di beni, servizi e capitali

Fonte: Aiyard et al., 2023b (IMF Balance of Payments, World Bank and IMF staff calculation (valori in trilioni)

L’insorgere della crisi ha innescato un elevato trend di interventi statali per quanto riguarda i beni (Fig. 4)

Fig. 4 Interventi statali realizzati nel mondo a partire dalla crisi finanziaria globale

Fonte: General Trade Alert, consultato il 16-10-2024

Rischi di frammentazione del sistema internazionale dei pagamenti

I controlli restrittivi si sono estesi a quelli finanziari e dei servizi fino a indurre la Banca dei Regolamenti Internazionali a intravedere rischi di frammentazione del sistema internazionale dei pagamenti, a cui si aggiunge la possibilità che la creazione di monete digitali migliori l’efficienza dei pagamenti interni e internazionali, aggiungendo però alla frammentazione geo-economica il rischio della frammentazione dei poteri di supervisione e controllo del Fondo Monetario Internazionale (IMF, 2021).

Sta di fatto accadendo che le interconnessioni globali, che hanno costituito la nervatura delle catene del valore a scala internazionale, sono investite da fattori di rottura o sfilacciamento, in seguito a interventi pubblici diretti da una pluralità di motivazioni.

Le politiche industriali dei Paesi

In particolare le politiche industriali dei Paesi, che qui consideriamo, assumono forme eterogenee e adottano strumenti in risposta agli accadimenti, agendo al contempo come elementi generatori di disordine aggiuntivo. Le misure introdotte nei vari Pari Paesi, infatti, sono talmente diversificate da rendere ardue l’analisi comparata e la valutazione dell’efficacia. Un tentativo interessante, apprezzato da altri studiosi a livello internazionale, è quello sviluppato da Juhàsz et al., (2023a) si basa sull’analisi dei “testi politici”: “We shed light on global industrial policy practice… we propose a new text-based approach to measuring industrial policy at scale”. Ciò viene attuato applicando un approccio algoritmico al dataset del Global Data Alert (Evenett, 2019) che contiene le politiche commerciali, enunciate nei documenti governativi dei Paesi di tutto il mondo[2].

La politica industriale (d’ora in poi PI) è definita “goal-oriented state action” Juhàsz et al.(2023a: 2), il cui obiettivo di lungo periodo è quello di modificazione la composizione delle attività economiche. I principali risultati sono sintetizzati nelle seguenti affermazioni. La PI: 1) È tecnocratica, nel senso che contiene misure sofisticate e dirette a singole imprese (firm specific): sussidi e misure correlate per l’export, prestiti dello Stato, aiuti finanziari, assistenza sui mercati esteri, tariffe sulle importazioni.

2) Non è adottata nella maggioranza dei Paesi e i top 20 adottatori mostrano una significativa asimmetria tra i primi 5 e gli altri (Fig. 5).

Fig. 5

Fonte: Juhàsz et al., 2023, Fig. 5.

3) È selettiva a livello settoriale e mira agli stessi settori sia nei Paesi a più alto reddito che in quelli a reddito più basso.

L’accentuazione di interesse per la PI è rilevata anche da Bown (2023), che mette in luce come la PI tenda ora a far ritornare nei Paesi parti significative di supply chain strategiche o importanti (microprocessori, apparecchiature di protezione personale), oppure a diversificare le supply chain, perseguendo l’obiettivo della resilienza nell’aspettativa di futuri shock. Altri fattori importanti sono la paura che i partner commerciali usino l’export come arma e il desiderio di preservare la supremazia tecnologica.

In effetti la PI applicata a livello internazionale vede protagonisti in special modo le economie avanzate ed è caratterizzata da una alta varietà, che rende difficile valutarne gli effetti alla luce anche dei molteplici fattori causali innescati dai processi e fenomeni finora indicati, peraltro rispondenti a disparate logiche e motivazioni[3]. La globalizzazione non ha indotto la riduzione della PI, bensì ha causato la sua evoluzione con le economie avanzate che mantengono la supremazia nella spesa in PI; fino al 90% delle erogazioni in questo campo sono dirette a sussidi e misure di sostegno all’export. Le quote sul Pil delle spese in alcuni Paesi sono consistenti e in vetta c’è laCina (Fig. 6)

Fig.6 Spesa per la PI in Cina (%/PIL)

Fonte: DiPippo et al (2019), Fig. 3.4

Da questi e altri studi, analizzati da Juhàsz et al (2023b) e a cui rinviamo, si evince che si è ampliata la gamma degli strumenti di PI, che hanno assunto morfologie differenti, come la spesa pubblica in R&S negli USA grazie al ruolo della NASA e del DARPA, tuttora soggetti portanti della PI Usa ad ampio raggio, fino allo Starlink-Space X di Elon Musk, che sta ora estendendo il suo raggio di azione anche in Europa. Su queste e altre iniziative pubbliche il dibattito tra gli studiosi è aperto (si veda il par. 4.7 di Juhàsz et al, 2023b: 22-27).

Le esperienze positive analizzate in numerosi studi concernenti Finlandia, Regno Unito, Giappone, Italia, Paesi dell’Est Asia, dipendono molto dalle condizioni specifiche dei vari luoghi e dal ruolo delle istituzioni anche a livello locale (place-based industrial policy). Sono stati infatti molto differenti gli effetti positivi di spillover dei grandi interventi pubblici nei contesti di applicazione. Il punto di arrivo dell’ampia analisi di Juhàsz et al. (2023) è allora che vi sono argomenti validi per attuare la PI, ma vi sono anche rilevanti motivi di preoccupazione relativi a come viene attuata. Il problema sarebbe dunque non se farla, bensì come.

Come attuare la politica industriale: i tre capisaldi di Juhàsz et al.

A questo proposito gli autori in questione propongono un interessante e nuovo approccio, basato su tre capisaldi:

  • superamento dell’ottica top-down, incentrata su regole e sussidi, da sostituire con “iterative public-private collaboration (ivi: 32), come è accaduto nell’esperienza USA del DARPA, ma ampliando la partecipazione dei soggetti privati in grado di esprimere una progettazione autonoma, coordinata con quella pubblica (definita embedded autonomy).
  • Invece dei sussidi, l’apparato pubblico dovrebbe fornire servizi pubblici di livello elevato e customized, insieme a nuovi input infrastrutture immateriali al fine di produrre input dinamici per il mercato del lavoro.
  • Ampliare l’orizzonte oltre il manifatturiero e la prospettiva di innalzare la sua produttività, mettendo a fuoco la creazione di “ “good” jobs – i.e., those that act as career ladders into the middle class (Rodrik 2022)” (ivi: 34).

Le conseguenze dell’inversione delle multiple interconnessioni globali

Dall’analisi finora sviluppata si evince che non siamo di fronte ad un vero e proprio “ritorno della politica industriale”, quanto ad un suo ampliamento, condizionato dall’inversione avvenuta nelle multiple interconnessioni globali. Dagli impulsi positivi, da esse generalizzati e amplificati negli ultimi due decenni, siamo passati alle crisi multiple e ai fattori disconnessione, quindi alla varietà delle azioni difensive delle realtà nazionali, che innescano meccanismi di ritorsione reciproca[4], con implicazioni complesse e differenziate.

Il reshoring nel settore dei microprocessori

Si pensi al caso dei microprocessori: le strategie di reshoring delle fasi produttive non sono semplici e richiedono anni per la realizzazione, mentre i processi di crisi multiple (dall’economico al politico-militare) sembrano purtroppo accelerare, come dimostrano gli avvenimenti di questi giorni intorno a Taiwan e nei movimenti tra le due Coree.

Non è esagerato ritenere che in realtà sia necessario ripensare la politica economica, entro cui collocare la PI, dal momento che emergono questioni di fondo tali da richiede un mutamento di paradigma tecnico-scientifico, oltre che socio-politico. Limitando le riflessioni che seguono al primo, il focus non può che essere l’evoluzione della info-sfera, da cui partire per delineare linee strategiche di azione che amplino l’orizzonte, ormai angusto, delle politiche industriali. Le analisi di due recentissimi premi Nobel per l’Economia 2024 (Daron Acemoglu e Simon Johnson) sono essenziali a questo fine.

Power and Progress: l’analisi dei premi Nobel Acemoglu e Johson

Per esigenze di brevità e coerentemente con le finalità di questo contributo, prendiamo in considerazione i contenuti del libro di Acemoglu e Johson (2023), che hanno scritto molti articoli di grande interesse sul ruolo delle istituzioni e sull’evoluzione tecnico-scientifica, in particolare sugli ultimi sviluppi dell’intelligenza artificiale. Proprio a questo proposito in Power and Progress viene sviluppata un’analisi illuminante sui limiti delle traiettorie del progresso tecnologico e sulle direttrici strategiche realmente innovative, che sarebbe necessario sviluppare.

Il fondamentale punto di osservazione, proposto dai due autori, è che bisogna guardare al rapporto tra l’élite dominante e la società, nel senso che l’evoluzione tecnico-scientifica è il risultato di scelte della prima e i suoi effetti, tra cui in primo luogo la distribuzione delle conseguenze positive, dipendono da chi effettua le scelte.

In breve, la lezione di millenni di storia umana mostra che i benefici del progresso non fluiscono automaticamente a tutti. Per ottenere una equa distribuzione della ricchezza prodotta è necessario influire sulle scelte dell’élite (Why Worker Power Matters). La concentrazione del potere di mercato, non le cosiddette “impersonali forze del mercato”, condizionano le modalità dei processi lavorativi e le retribuzioni nel mondo del lavoro, quindi le possibilità di accesso a migliori condizioni di vita (shared prosperity). Il miglioramento delle condizioni di vita, avvenuti negli ultimi secoli, sono l’esito dell’azione difensive organizzate del mondo del lavoro, da quelle che i due autori chiamano “counterwailing forces”, forze contrastanti delle organizzazioni dei lavoratori.

Già la lezione di Ricardo e Keynes è che la crescita della produttività, grazie al progresso tecnico, non avviene secondo automatismi egualitari; al contrario, i risultati conseguono “da scelte economiche, sociali e politiche”. La prova di questa affermazione è presente intorno a noi: nel mondo odierno, dove le informazioni e le scoperte scientifiche viaggiano alla velocità della luce, con grandi possibilità che potrebbero essere realizzate velocemente, come è avvenuto nel caso dei vaccini anti-pandemia, la concentrazione di potere nelle élites è unita a livelli vertiginosi di disuguaglianza. Di conseguenza la visione di chi detiene il potere ha effetti sproporzionati su ciò che si potrebbe fare con il potenziale tecnico-scientifico esistente, con il risultato che il benessere per miliardi persone nel mondo è ancora un miraggio. “Technologies do not exist independent of an underlying vision”, a maggior ragione oggi che gli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che sono “tecnologie di portata generale”, nel senso che sono pervasive e influenzano qualsiasi attività umana, insieme alle piattaforme aprono non una sola prospettiva di evoluzione, bensì una gamma di possibilità. Attualmente la visione e le conseguenti scelte delle “oligarchie” dominanti nel mondo dell’high-tech, sia in Occidente che in Cina non derivano dalla natura di scienza e tecnologia, bensì dalla visione di coloro che sviluppano gli strumenti per “catturare” l’attenzione delle persone con la disinformazione, la polarizzazione politica, la falsa informazione diffusa automaticamente (misinformation), il condizionamento del modo di pensare.

Qual è il fine? Conseguire e mantenere la leadership del mercato o del sistema politico vigente (Cina)[5]. Infatti, “H. G. Wells grasped and Francis Bacon missed: technology is about control, not just over nature but often over other humans”, un’affermazione che riecheggia la tesi di Wiener espresso all’inizio di questo contributo. La visione dell’oligarchia, in assenza di forze contrastanti dagli anni ’80[6], è stata dominata dal mindset che ha monopolizzato la sfera sociale e indebolito i “senza voce e senza potere”: la direttrice principale di sviluppo della tecnologia è la sostituzione del lavoro. Si è così rotto l’equilibrio tra il mondo del business e le organizzazioni del lavoro dei post-anni ’30 e l’automazione “contro il lavoro” e non “worker-frendly” ha contribuito in modo decisivo alla forte erosione della “classe media” e alla incredibile crescita della disuguaglianza in molti Paesi. Le tendenze descritte sono, peraltro, meno accentuate in quelli nordeuropei[7].

Redirecting technology: il cruciale imperativo per il futuro prossimo

Queste considerazioni costituiscono una parte significativa (Cfr nota 7) del cruciale imperativo per il futuro prossimo: redirecting technology (Cap. 11), cioè agire per promuovere una nuova direttrice della dinamica sociotecnica, tenendo presente che gli sviluppi dipendono da chi effettua le scelte.

A questo fine sono indicate alcune linee di azione:

  • riorientare la traiettoria evolutiva verso la complementarità tra tecnologie digitali e umani.
  • Rafforzare le counterwailing forces (le organizzazioni del lavoro), indebolite negli ultimi decenni.
  • Avviare e sostenere azioni della società civile, sia a livello individuale che collettivo.
  • Sviluppare forme di auto-governo diffuso per affrontare problemi emergenti.

Dall’analisi qui condotta emerge che lo scenario globale è caratterizzato da una crescente complessità e dall’emergere di contraddizioni che minano un assetto tecnico-economico e produttivo, consolidatosi nei decenni postbellici. Sono in corso più di 15 guerre, due delle quali con consistenti potenzialità di generalizzazione, unite a forti rischi di disintegrazione di relazioni internazionali, le cui conseguenze sono inimmaginabili.

Le riflessioni di Acemoglu e Johnson contengono spunti essenziali per ripensare l’assetto globale.

Bibliografia

Acemoglu D., Johnson S., 2023, Power and Progress. Our Thousand-Years Struggle over Technology and Prosperity, BBS Public Affairs

Aiyar S., Presbitero A.F., Ruta M, 2023a, Geoeconomic Fragmentation. The Economic Risks from a Fractured World Economy, CEPR Press

Aiyar S., et al., 2023b, Geoeconomic Fragmentation and the Future of Multilateralism, IMF Discussion Note January

Bhuyan B.P., et al., 2924, Neuro-symbolic artificial intelligence: a survey, Neural Computing and Applications, June 6

Bown C.P., 2023, Modern industrial policy and the WTO, Peterson Institute for International Economics, December

DiPippo G., et al, 2019, Red Ink Estimating Chinese Industrial Policy Spending in Comparative Perspective, CSIS

Evenett S., et al, 2019, The return of industrial policy in data, World Economy, 47:2762–2788.

International Monetary Fund (IMF). 2021. The Rise of Public and Private Digital Money – A Strategy to Continue to Deliber on the IMF’s Mandate, Policy Paper No. 2021/055, Washington, DC

Juhász R, et al., 2023a, The who, what, when, and how of industrial policy: A textbased approach. STEG Working Paper.

Juhász R, Lane N.J., Rodrik D., 2023b, The New Economics of Industrial Policy, NBER Working Paper 31538

Lawrence M, Tanzwood S., Homer-Dixon T, 2022, What is a Global Polycrisis? And How is it different from a Systemic Risk? Cascade Institute, https://cascadeinstitute.org/

Lawrence M. et al., 2024, Global polycrisis: the causal mechanisms of crisis entanglement, Global Sustainability, June 28

Lombardi M. Vannuccini S. 2022, Understanding emerging patterns and dynamics through the lenses of the cyber-physical universe, Patterns 3, November 11

Rodrik D., 2022. An industrial policy for good jobs. Policy Proposals. Hamilton Project

Teilhard de Chardin P., 1949, Man’s Place in Nature, Collins Fontana Books

Tooze A., 2022, Chartbook # 130 Defining polycrisis – from crisis pictures to the crisis matrix. https://adamtooze.com/2022/06/24/chartbook-130-defining-polycrisis

Tooze A., 2024, The old US economic policy is dying and the new cannot be born, Financial Times, October 7.

Wiener N., 1968, La cibernetica. Controllo e comunicazione nell’animale e nella macchina, Il Saggiatore

Wiener N., 1989, The Human Use of Human Beings, Free Association Books.

I capitoli 8 e 9 di Power and Progress contengono una ricca messe di contenuti di temi qui drasticamente sintetizzati. Nel cap. 9 si discute anche la portata degli sviluppi dell’intelligenza artificiale e nel cap. 10 si analizzano gli effetti sul terreno della democrazia. Sono temi che tratteremo in un prossimo contributo.

The cyber-physical universe is the result of information technology permeating every aspect of reality and blurring the boundaries between the physical and digital domains, at different scales” (Lombardi e Vannuccini, 2022: 2).

L’analisi si basa su 26.000 osservazioni, relative a 175 Paesi nel periodo 2009-2020.

Per un’ottima e sintetica analisi dei pro e dei contro delle varie misure di PI si veda Juhàsz et al (2023b)

Si pensi, ad esempio, a come sono stati introdotti le misure protettive contro le vetture elettriche cinesi negli Usa e in Europa. Il mercato americano è chiuso ai prodotti cinesi, la chiusura di quello europeo è parziale, quindi gli effetti negativi nella stessa Europa sono maggiori. La Cina sta introducendo misura di ritorsione contro entrambi.

Gli esempi di riferimento in Pwer and Progress sono Facebook e la leadership cinese.

Quando si è progressivamente affermata la teoria friedmaniana (Milton Friedman) del “creare valore per gli azionisti” attraverso l’obiettivo del massimo profitto”, il cosiddetto shareholder value capitalism.

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Competenze digitali e InPA cruciali per raggiungere gli obiettivi del Pnrr
STRATEGIE
PA digitale 2026, come gestire i fondi PNRR in 5 fasi: ecco la proposta
ANALISI
Value-based healthcare: le esperienze in Italia e il ruolo del PNRR
Strategie
Accordi per l’innovazione, per le imprese altri 250 milioni
Strategie
PNRR, opportunità e sfide per le smart city
Strategie
Brevetti, il Mise mette sul piatto 8,5 milioni
Strategie
PNRR e opere pubbliche, la grande sfida per i Comuni e perché bisogna pensare digitale
Formazione
Trasferimento tecnologico, il Mise mette sul piatto 7,5 milioni
Strategie
PSN e Strategia Cloud Italia: a che punto siamo e come supportare la PA in questo percorso
Dispersione idrica
Siccità: AI e analisi dei dati possono ridurre gli sprechi d’acqua. Ecco gli interventi necessari
PNRR
Cloud, firmato il contratto per l’avvio di lavori del Polo strategico
Formazione
Competenze digitali, stanziati 48 milioni per gli Istituti tecnologici superiori
Iniziative
Digitalizzazione delle reti idriche: oltre 600 milioni per 21 progetti
Competenze e competitività
PNRR, così i fondi UE possono rilanciare la ricerca e l’Università
Finanziamenti
PNRR, si sbloccano i fondi per l’agrisolare
Sanità post-pandemica
PNRR, Missione Salute: a che punto siamo e cosa resta da fare
Strategie
Sovranità e autonomia tecnologica nazionale: come avviare un processo virtuoso e sostenibile
La relazione
Pnrr e PA digitale, l’alert della Corte dei conti su execution e capacità di spesa
L'editoriale
Elezioni 2022, la sfida digitale ai margini del dibattito politico
Strategie
Digitale, il monito di I-Com: “Senza riforme Pnrr inefficace”
Transizione digitale
Pnrr: arrivano 321 milioni per cloud dei Comuni, spazio e mobilità innovativa
L'analisi I-COM
Il PNRR alla prova delle elezioni: come usare bene le risorse e centrare gli obiettivi digitali
Cineca
Quantum computing, una svolta per la ricerca: lo scenario europeo e i progetti in corso
L'indice europeo
Desi, l’Italia scala due posizioni grazie a fibra e 5G. Ma è (ancora) allarme competenze
L'approfondimento
PNRR 2, ecco tutte le misure per cittadini e imprese: portale sommerso, codice crisi d’impresa e sismabonus, cosa cambia
Servizi digitali
PNRR e trasformazione digitale: ecco gli investimenti e le riforme previste per la digitalizzazione della PA
Legal health
Lo spazio europeo dei dati sanitari: come circoleranno le informazioni sulla salute nell’Unione Europea
Servizi digitali
PNRR e PA digitale: non dimentichiamo la dematerializzazione
Digital Healthcare transformation
La trasformazione digitale degli ospedali
Governance digitale
PA digitale, è la volta buona? Così misure e risorse del PNRR possono fare la differenza
Servizi digitali
Comuni e digitale, come usare il PNRR senza sbagliare
La survey
Pnrr e digitale accoppiata vincente per il 70% delle pmi italiane
Missione salute
Fascicolo Sanitario Elettronico alla prova del PNRR: limiti, rischi e opportunità
Servizi pubblici
PNRR: come diventeranno i siti dei comuni italiani grazie alle nuove risorse
Skill gap
PNRR, la banda ultra larga crea 20.000 nuovi posti di lavoro
Il Piano
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUMPA2022
PNRR e trasformazione digitale: rivedi i Talk di FORUM PA 2022 in collaborazione con le aziende partner
I contratti
Avio, 340 milioni dal Pnrr per i nuovi propulsori a metano
Next Generation EU
PNRR, a che punto siamo e cosa possono aspettarsi le aziende private
Fondi
Operativo il nuovo portale del MISE con tutti i finanziamenti per le imprese
Servizi comunali
Il PNRR occasione unica per i Comuni digitali: strumenti e risorse per enti e cittadini
Healthcare data platform
PNRR dalla teoria alla pratica: tecnologie e soluzioni per l’innovazione in Sanità
Skill
Competenze digitali, partono le Reti di facilitazione
Gli obiettivi
Scuola 4.0, PNRR ultima chance: ecco come cambierà il sistema formativo
Sistema Paese
PNRR 2, è il turno della space economy
FORUM PA 2022
FORUM PA 2022: la maturità digitale dei comuni italiani rispetto al PNRR
Analisi
PNRR: dalla Ricerca all’impresa, una sfida da cogliere insieme
Innovazione
Pnrr, il Dipartimento per la Trasformazione digitale si riorganizza
FORUM PA 2022
PA verde e sostenibile: il ruolo di PNRR, PNIEC, energy management e green public procurement
Analisi
PNRR, Comuni e digitalizzazione: tutto su fondi e opportunità, in meno di 3 minuti. Guarda il video!
Rapporti
Competenze digitali e servizi automatizzati pilastri del piano Inps
Analisi
Attuazione del PNRR: il dialogo necessario tra istituzioni e società civile. Rivedi lo Scenario di FORUM PA 2022
Progetti
Pnrr, fondi per il Politecnico di Torino. Fra i progetti anche IS4Aerospace
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PNRR, Colao fa il punto sulla transizione digitale dell’Italia: «In linea con tutte le scadenze»
La Svolta
Ict, Istat “riclassifica” i professionisti. Via anche al catalogo dati sul Pnrr
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PNRR: raggiunti gli obiettivi per il primo semestre 2022. Il punto e qualche riflessione
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PNRR: dal dialogo tra PA e società civile passa il corretto monitoraggio dei risultati, tra collaborazione e identità dei luoghi
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