Le tecnologie possono essere un grande ausilio per la distribuzione e commercializzazione dell’arte in una società oramai completamente votata al digitale, a volte superando anche il concetto della galleria alla quale è da sempre spettato il compito di scegliere il materiale da esporre e di quale artista.
Vendita online di arte: i trend
Ad esempio, la compagnia internazionale di assicurazione Hiscox, nel suo “Hiscox online art trade report 2020”, pur registrando l’impatto negativo legato al Covid, cita una crescita della vendita online di arte del 24.2% nel 2015 e mostra il fatturato delle 3 più grandi case d’asta nel mondo dal 2015 al 2019, calcolando il ricavato dalla vendita online d’arte in circa 4.82 miliardi di dollari.
Con questi risultati risulta difficile ipotizzare una marcia indietro del trend, quindi per i giovani (e non solo) artisti emergenti, la strada percorribile sembra quella di riuscire a capire la giusta strategia di promozione e l’utilizzo produttivo dei mezzi offerti dalla rete e dalla tecnologia (dai social network ai blogger, dai cataloghi multimediali ai musei virtuali).
Strategie di marketing per artisti emergenti
La differenza tra un artista emergente e uno professionista è spesso l’accesso ai luoghi espositivi (ville, musei, palazzi storici, gallerie), tendenzialmente destinati a coloro già abbastanza conosciuti e in grado di attrarre pubblico.
Mettiamo quindi al primo punto la necessità di un artista di farsi conoscere e per iniziare è essenziale avere un corredo di strumenti promozionali per potersi raccontare al meglio come un curriculum, un proprio statement (descrizione dell’artista sul proprio operato) e un portfolio.
Lo storytelling è una metodologia narrativa che permette di comunicare qualsiasi cosa (emozioni, idee, sensazioni) al nostro pubblico ed è individuato dagli addetti ai lavori come una strategia di marketing molto efficace in quanto, con il fascino delle vecchie fiabe, permette di attrarre persone raccontando la storia del soggetto, il processo di realizzazione delle sue opere, le difficoltà incontrate per raggiungere il suo obiettivo. Sono strumenti importanti, perché diventeranno il suo biglietto da visita e di conseguenza pregiudicheranno la presa in considerazione da parte degli addetti ai lavori. È produttivo contattare operatori che siano in linea con la propria arte, che abbiano già fatto mostre simili e con artisti dello stesso livello, risultando di conseguenza più inclini ad essere interessati. Anche la scelta di esposizioni collettive o di concorsi dovrà essere calibrata, per avere un ritorno in visibilità proficuo e non addirittura dannoso.
Un portfolio di presentazione dovrebbe avere un book di almeno una decina di opere, legate da alcune similitudini e soprattutto disponibili su più formati.
Dare importanza alle didascalie permette di raccontare agli utenti l’ispirazione e il processo che ha condotto alla realizzazione dell’opera.
Con l’avvento dell’era web 2.0 sono andati in soffitta i comodi DVD multimediali, dotati di portabilità e versatilità, soppiantati dai più comodi archivi in remoto accessibili via Internet e soprattutto facilmente aggiornabili. Ma anch’essi dovrebbero seguire uno stile di presentazione e organizzati in base alla tipologia di risorsa che si vuole mostrare (audio, video, immagini, testi). Potrebbe essere comodo creare dei file di presentazione da far scorrere in automatico, brevi ma di impatto. Lo spazio di archiviazione in remoto è solo però l’ultima delle risorse che Internet mette a disposizione. Il cuore della promozione di un’artista rimane il sito web, opportunamente declinato (volendo) in web store. Importante è fare attenzione che la navigazione risulti adatta ai dispositivi mobili o si trasforma in un danno di immagine. Una sezione del sito dovrà essere necessariamente dedicata al portfolio delle opere che andrebbe curato attentamente secondo filoni narrativi, tecniche o materiali.
Sfruttare le opportunità e gli strumenti offerti dalla rete
Esistono in rete molti portali dedicati all’arte, la maggior parte stranieri, alcuni dei quali consentono all’utente di crearsi un account ed avere una propria pagina a disposizione da trasformare in portfolio. Grafici, fotografi, illustratori ed artisti generici si appoggiano a Behance, mentre organizzato tematicamente è Deviantart. I fotografi si rivolgono a Flickr e 500px, mentre uno che parla italiano è Dantebus. Luogo di scambio “modello forum” è Wetcanvas. Un modo per farsi conoscere ad una cerchia specifica di persone sono i blog, che fioriscono in rete in grande quantità: ideale sarebbe scriverne uno proprio per raccontarsi, condividere consigli, parlare di tecniche e strumentazioni, con argomenti sempre nuovi che incuriosiscono gli appassionati del genere. Non vanno dimenticati i blogger che si occupano di arte, perché sono i primi ad incuriosirsi, approfondire e condividere le informazioni. In questo modo la platea di persone interessate si amplia. Per trovare ispirazione si trovano in rete strumenti che indicizzano le parole più ricercate come Google Trends, Keyword Planner o Buzzsumo: è una scorciatoia per essere seguiti sui temi più “caldi” del momento, che creano coinvolgimento. Certi articoli postati potrebbero trovare anche collocazione presso altri siti specifici (ArtTribune, Finestre sull’arte, The Art Post). Come un pittore sperimenta nell’arte, così un gruppo di artisti diversi potrebbe creare dei prodotti originali per incrementare la visibilità.
Ultimi ma non per importanza sono i social che non si prestano tutti allo stesso modo allo scopo di promozione di un’artista. L’arte è un prodotto emozionale, pertanto diventano fondamentali i social perché permettono una vicinanza maggiore dell’autore ai propri estimatori. Però non è detto che la presenza massiccia su tutti i canali debba essere un fattore sempre positivo. Occorre scegliere il social che si presta meglio al proprio prodotto ed imparare bene gli algoritmi dietro al suo funzionamento.
Instagram, avendo a che fare con l’arte visiva, è un importante social da prendere in considerazione. Le istantanee (delle opere finite o in lavorazione, dell’atelier di lavoro, di momenti particolari del proprio lavoro o di mostre visitate o allestite) vanno fotografate in maniera impeccabile, prediligendo quelle che potrebbero colpire maggiormente il visitatore, corredate di una didascalia coinvolgente. Vanno scelti gli hashtag migliori per la rintracciabilità, e non scordarsi di postare stories, che vanno molto di moda. Non bisogna mai perdere la dimensione interattiva, per cui è importante seguire molti altri artisti e interagire con loro, creando una piccola comunità che farà crescere tutti. Per aumentare comunque il numero dei follower è possibile far ricorso agli Instagram Marketing Tools, un kit di strumenti che permettono di monitorare il proprio account per via delle statistiche sulle visite, interazioni, tassi di crescita etc. Grazie alla nuova funzione dei post shoppable è anche possibile fare direttamente acquisti su questa piattaforma, e di conseguenza vendere le proprie opere.
Pinterest, che consente di creare bacheche di gruppo, può aiutare a portare traffico sul proprio sito, mentre un canale YouTube potrebbe essere utile per promuovere i video personali o farsi conoscere con dei tutorial, ricevendo utili recensioni.
Su Facebook, tra pagine personali, pubbliche o stories, è possibile muoversi agilmente ed incrementare i contatti, mentre Twitter può essere importante per ricevere informazioni utili su artisti, gallerie e mostre.
Creare una propria app per mobile, personale o relativa ad una mostra, è una delle scommesse future, ma i costi di realizzazione sono ancora alti, con molte limitazioni in fatto di ottimizzazione di ricerca, quindi non accessibili agli artisti alle prime armi perché richiederebbero il supporto di un esperto.
Per chi volesse guadagnare dalla visibilità sui social, esistono delle piattaforme per creativi come Vizn (dove gli artisti condividono le opere e guadagnano in base alle visite ricevute dai propri lavori) o DAISIE (una rete di condivisione di più di 130.000 creativi).
Dal catalogo digitale al museo virtuale
È il catalogo cartaceo che, a parte la meravigliosa sensazione tattile, inizia a soffrire del confronto con il catalogo digitale. Crearsi un catalogo digitale è una scelta sostenibile, economica (riduce spese di stampa e trasporto) e si parla di un 100% di effettività e qualità della lettura. Con le nuove tecnologie di realtà virtuale e realtà aumentata, sfogliare un catalogo multimediale equivale ad immergersi nei contenuti in modo totale, anche incontrare l’artista stesso o entrare nel suo atelier. Insomma, un prodotto emozionale idoneo al suo scopo. Il catalogo ragionato, che faccia riferimento ad un solo periodo o a tutto il percorso artistico, è sempre stato un oggetto importante per l’artista, per i musei, i collezionisti, i galleristi o gli operatori del settore perché in grado di offrire in modo organizzato, trasparente ed autentico informazioni dettagliate sulle opere, la storia, la bibliografia, la letteratura critica.
Per finanziare molti servizi, si sta sviluppando l’abitudine tra gli artisti di aprirsi un crowdfunding, una piattaforma di raccolti fondi dedicata ad uno specifico obiettivo (mostra, realizzazione di uno spazio espositivo o atelier etc.).
In tutto questo excursus nelle tecnologie per l’arte, la parte da leone la fa il museo virtuale, che rimane la migliore declinazione della tecnologia per la fruizione dell’arte nel XXI secolo.
Rimanendo imparagonabile la visita al museo in presenza con apposita guida, non sempre risulta fattibile però in fatto di movimentazione e organizzazione, considerando che i costi per raggiungerli sono alti.
Quindi la tecnologia ha iniziato a digitalizzare i musei, ricostruendo i propri ambienti con le tecnologie immersive o schermi multimediali interattivi che risultano accattivanti per un pubblico non abituato a questo approccio con l’arte, permettono una fruizione comoda e libera, consentono di richiamare altri contenuti in una logica di ipertestualità, aiutano a creare dei veri e propri archivi digitali, sono fruibili da diversi dispositivi e grazie al 3D è possibile sfruttare nuove modalità ottiche, estendendo la visibilità anche a coloro che hanno deficit visivi.
La Web Art Gallery, creata da due scienziati di Budapest, è un sito dove al suo interno è possibile reperire foto delle opere in HD, impostando la ricerca, confronti o tour dedicati all’interno di un database dall’arco cronologico molto ampio.
Interessante il Google Art Project diventato oggi Google Arts & Culture, che permette di vedere i principali musei, collezioni ed esposizioni permanenti mondiali tramite una telecamera, potendo zoomare sulle opere più interessanti e visualizzare in tempo reale la loro scheda. Si presentano ben curati i tour virtuali dei più grandi musei come i Musei Vaticani, il British Museum, la National Gallery o il Louvre. Il 3DVirtualMuseum che è il primo museo virtuale dedicato al patrimonio culturale italiano.
Contaminazione digitale: il paradosso dell’arte nel XXI secolo
Luso della rete per l’arte possiamo l’ultimo stadio di un fenomeno che parte da lontano. Dal 900. Gli artisti appartenenti alle avanguardie artistiche del secolo passato hanno cercato di interpretare in modo soggettivo e personale la loro concezione di modernità, cercando un punto di rottura con la tradizione accademica che rappresentava i valori estetici e ideologici della cultura dominante.
Nel frattempo, la tecnologia si è sviluppata, in un modo così celere e variegato, che inevitabilmente è diventata materia privilegiata di molti artisti in cerca di nuovi linguaggi espressivi, dando origine a contaminazioni culturali.
I processi di elaborazione digitale di immagini, la realizzazione computerizzata della grafica, l’editing audio-video e le varie installazioni multimediali, oltre ad aver accresciuto e potenziato le tecniche stilistiche, hanno minato anche il concetto stesso di opera d’arte per via della facile riproducibilità e accessibilità. Si è venuto quindi a creare il paradosso che pur avendo attualmente l’artista gli strumenti per creare opere d’arte andando oltre i limiti del reale (dalla stampa delle sculture in 3D alla “immersive experience” VR delle nuove installazioni), il tradizionale mercato dell’arte (fatto di galleristi, critici, curatori e collezionisti) ha iniziato a trovarsi in difficoltà nello stabilire l’esatto talento e professionalità dell’artista emergente. E di conseguenza diventa sempre più difficile per un vero artista riuscire ad avere accesso a quel mercato.
Mentre assistiamo a casi come la performance “Comedian” (la banana) di Cattelan o la scultura “Balloon Dog” di Koons (solo per citarne due), che rappresentano esempi di opere d’arte che brillano di luce propria grazie ad una firma prestigiosa, un esercito di potenziali talenti escono dalle Accademie di Belle Arti e iniziano subito a fare i conti con la problematica della visibilità e penetrazione nel mercato dell’arte, faticando a far conoscere (e riconoscere) le proprie opere.