Società digitale

PC per i ragazzi: sono utili alla crescita, lo dimostra la ricerca

Quali tecnologie sono più adatte allo sviluppo dei ragazzi? I vantaggi del pc: il valore del coding, l’allenamento al problem solving, la gestione delle distrazioni. Ma non mancano le avvertenze

Pubblicato il 03 Mag 2021

Ivan Ferrero

Psicologo delle nuove tecnologie

social minori bambini azione

Quando parliamo di didattica a distanza, oppure più semplicemente vogliamo fare un regalo tecnologico che nello stesso tempo sia utile ai propri figli teenager, sorge la domanda, “tablet o PC”?

Un tablet ha sicuramente i suoi punti di forza, ma avete mai pensato al valore di un computer? Gli studi (che citiamo in bibliografia) ne confermano il valore formativo.

Perché dotare il proprio figlio teenager di un pc

Sappiamo che una tecnologia da regalare, uno strumento per la didattica o per l’apprendimento non è mai fine a se stesso, e quando analizziamo uno strumento così complesso lo dobbiamo considerare come un Sistema, un ambiente, e analizzare le varie parti di questa complessità.

Da una parte abbiamo quindi lo strumento in sé e nella sua oggettività: l’hardware e le cose che ci permette di fare nel concreto. Dall’altra,  abbiamo il senso e il significato dell’utilizzo di questo strumento: i processi mentali, emotivi e cognitivi suscitati nel soggetto che lo utilizza, e i loro effetti sullo sviluppo della persona.

Apparentemente, un computer è uno strumento per fare dei calcoli ed eseguire dei programmi che ci permettono di svolgere dei compiti e di ottenere delle risposte. Del resto, è nato con questa idea: ma i computer moderni vanno decisamente oltre, e occorre quindi inserirli in un contesto decisamente più ampio.

Un computer è anche coding, eventualmente anche assemblaggio, di sicuro è conoscenza approfondita del mezzo.

Il valore del coding nello sviluppo mentale dei ragazzi

Avere a che fare con un computer significa inevitabilmente avere a che fare con il coding, o almeno con alcuni suoi aspetti.

Se in un cellulare o un tablet ogni App ha la sua stanzetta, e presenta automatismi che ci fanno risparmiare tempo ed energie mentali, in un computer ci troviamo di fronte a decisioni di carattere logico, deduttivo e, sotto certi aspetti, anche logistico.

Anche il solo fatto di dover decidere dove salvare un file, aspetto che nelle App per cellulare e tablet manca quasi completamente, comporta mettere in gioco le proprie capacità di organizzazione e strutturazione di spazi che appaiono decisamente più fisici e concreti di quanto non siano con un’App.

Nel decidere in quale cartella salvare il file, i nostri ragazzi vengono incoraggiati a conoscere l’architettura di un hard disk, e a pensare all’organizzazione del materiale in modo più strategico, soprattutto con la visione futura di dover essere in grado un giorno di recuperare quel file, così come accade al momento della scelta del nome del file stesso.

Molto probabilmente nei primi tempi non ci penseranno, e se ne renderanno conto quando dopo qualche giorno avranno bisogno dello stesso file: proprio questo feedback li aiuterà a mettere in discussione le loro strategie organizzative.

Costituirà per loro un allenamento per sviluppare strategie che potranno trasferire, ad esempio, nell’organizzazione dei loro impegni, oppure di uno spazio fisico: un allenamento al pensiero logico.

Pc e ragazzi: l’allenamento al problem solving

Operare con un computer, a differenza di un tablet, comporta un maggiore attrito cognitivo, che in casi estremi potrebbe causare enormi resistenze nei nostri ragazzi, fino all’abbandono dell’utilizzo del mezzo, ma che, se opportunamente gestito, li spinge a cercare soluzioni al loro problema.

E per la natura stessa dell’architettura di un computer, che semplificando potremmo definire if-then, ossia come una catena di causa-effetto,  saranno naturalmente portati a ragionare in termini di cause e conseguenze, dove nulla è lasciato al caso e, anche qualora la soluzione dovesse essere trovata per caso, comporterà comunque una serie di prove ed errori e perseveranza, ed eventualmente anche la ricerca di informazioni all’esterno.

Insomma un bell’allenamento di problem solving, una palestra che aiuta i nostri figli ad acquisire un approccio ai problemi della vita basato sulla ricerca delle informazioni, delle cause, delle catene di effetti.

Prendersi cura dello strumento

Per operare su un computer in modo produttivo è necessario avere una seppur minima conoscenza della macchina, non solo per le operazioni semplici come salvare un file: anche incontrare (e dover aggirare) i limiti imposti dall’hardware comporta lo studio della sua architettura.

Uno studio incoraggiato anche da un altro elemento, che nel caso di un tablet risulta essere quasi assente: la possibilità di entrare nella macchina anche in modo molto profondo.

Se un’app di cui ho necessità è troppo pesante perché giri sul mio tablet, allora ho poche alternative: dovrò cambiare il tablet con modello più performante o rinunciare all’app, nella speranza di trovarne un’altra che mi permetta di ottenere lo stesso risultato.

Nel caso di un computer invece avrò molte più opzioni: smanettare con le impostazioni del software stesso, in modo da renderlo più leggero per la mia macchina; alleggerire gli altri software che stanno girando simultaneamente; vedere se è il sistema operativo che è diventato eccessivamente ingombrante e capire come rimuovere questi pesi. E molto altro ancora.

Tutto questo porta ad un risultato più profondo: i nostri ragazzi imparano a prendersi cura dello strumento.

Ormai è infatti abbondantemente risaputo che più un individuo impara a conoscere uno strumento oppure un ambiente, più è in grado di manipolarlo e personalizzarlo, più ne sente l’appartenenza e la responsabilità. Questo elemento viene spinto all’ennesima potenza nel caso dei computer assemblabili, ma questo è un elemento molto estremo se consideriamo che spesso un portatile è più che sufficiente (e comodo), e non tutti i ragazzi hanno velleità da informatici.

Pc e ragazzi: la gestione delle distrazioni

Un tablet, vista la sua immediatezza di utilizzo, comporta l’esposizione a distrazioni, un po’ come il cellulare: del resto molti giochi per smartphone hanno la loro corrispondente versione tablet. Ciò comporta un notevole rischio alla distrazione.

Nel caso di un computer invece questo rischio è nettamente inferiore, soprattutto se per giocare si usa una console, quindi uno strumento differente. E anche qualora i nostri ragazzi dovessero installare sul computer dei videogiochi,anche solo il fatto di dover uscire dal programma che si sta utilizzando in quel momento (ad esempio un programma didattico), passare al videogioco e attendere i tempi di caricamento, porta alla percezione di una netta separazione tra i due ambienti, ossia quello lavorativo e quello ludico.

Perché usare il computer porta a un differente punto di vista del digitale

I nostri ragazzi usano i loro smartphone in modo decisamente disinvolto e fluido. In questo hanno un’immediatezza e prontezza di utilizzo notevole. Non c’è nulla di male in questo, anzi è utile che le nuove generazioni imparino a smanettare con il digitale anche utilizzando dispositivi a minore attrito cognitivo: li aiuta a concentrarsi sul risultato.

Tuttavia questa immediatezza rischia di portare ad una stereotipizzazione dell’utilizzo del digitale.

Un computer, proprio per i motivi descritti finora, impone una sorta di rallentamento e di riorganizzazione di utilizzo, cosa che porta ad insegnare al ragazzo un differente modo di vivere l’ambiente digitale.

Tecnologie e ragazzi: il pc è per molti, non per tutti

Abbiamo parlato di tecnologie e ragazzi e di attrito cognitivo, ed è qui che è opportuno lanciare un’avvertenza: un computer è per molti, ma non per tutti.

Si adatta bene a ragazzi della pre-adolescenza e, soprattutto, adolescenza. È meno adatto ad una fascia di età più bassa, ossia quella in cui lo sviluppo mentale non è ancora in grado di gestire l’attrito cognitivo che un computer inevitabilmente comporta.

Una fascia di età in cui il bambino deve prima appassionarsi allo strumento, e in cui l’associazione piacere-divertimento-utilità è ancora fortissima. Il rischio è che, per via delle difficoltà che sicuramente nascerebbero, il bambino si demotivi non solo riguardo all’utilizzo del mezzo, ma anche all’apprendimento in sé.  Allo stesso modo dobbiamo anche considerare il livello di sviluppo mentale del nostro ragazzo. In questi casi un tablet risulta essere la soluzione migliore.

Bibliografia

Brown, J., Collins, A., & Duguid, P. (1989). “Situated Cognition and the Culture of Learning”. Educational Researcher, 18, 32 – 42.

Dong, Y., Marwan, S., Cateté, V., Price, T.W., & Barnes, T. (2019). “Defining Tinkering Behavior in Open-ended Block-based Programming Assignments”. Proceedings of the 50th ACM Technical Symposium on Computer Science Education.

Fitton, D., & Bell, B. (2014).” Working with Teenagers within HCI Research: Understanding Teen-Computer Interaction”. BCS HCI.

Fitton, D., Little, L., & Bell, B. (2016). “Introduction: HCI Reaches Adolescence”.

Gomez, K., & Lee, U. (2015). “Situated cognition and learning environments: implications for teachers on- and offline in the new digital media age”. Interactive Learning Environments, 23, 634 – 652.

Mueller, M., Schindler, C., Luhana, K.K., & Slany, W. (2018). “Enabling Teenagers to Create and Share Apps”. 2018 IEEE Conference on Open Systems (ICOS), 25-30.

Neelesh M., (2021). “Do Children Really Need to Learn to Code?” New York Times. https://www.nytimes.com/2021/01/02/opinion/teaching-coding-schools-india.html

Price, T.W., & Barnes, T. (2015). “Comparing Textual and Block Interfaces in a Novice Programming Environment”. Proceedings of the eleventh annual International Conference on International Computing Education Research.

Resnick, L., & Gabriele, A.J. (2012). “Numeracy as Cultural Practice: An Examination of Numbers in Magazines for Children, Teenagers, and Adults”.

Walter, S. (2014). “Situated Cognition: A Field Guide to Some Open Conceptual and Ontological Issues”. Review of Philosophy and Psychology, 5, 241-263.

Wang, W., Zhang, Y., Han, J., & Liang, P. (2017). “Developing teenagers’ role consciousness as ‘world heritage guardians’”. Journal of Cultural Heritage Management and Sustainable Development, 7, 179-192.

Weintrop, D., & Wilensky, U. (2015). “To block or not to block, that is the question: students’ perceptions of blocks-based programming”. Proceedings of the 14th International Conference on Interaction Design and Children.

Weintrop, D., & Wilensky, U. (2017). “Comparing Block-Based and Text-Based Programming in High School Computer Science Classrooms”. ACM Transactions on Computing Education (TOCE), 18, 1 – 25.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati