Il tecnostress (o cyberstress) è un disturbo causato dall’incapacità di gestire le tecnologie informatiche, hardware e software, ma ultimamente è aggravato anche dalla frustrazione per l’overload informativo (noto anche come sovraccarico cognitivo) dovuto alle troppe informazioni da gestire.
I tempi imposti dalla tecnologia, sia in termini di (ab)uso che di continua innovazione, non si adattano ai percorsi degli individui: per questo si sviluppa una pressione psicologica che porta disagio e frustrazione, nonché conseguenze fisiche, a partire dalla sovrapproduzione di adrenalina per lo stato di stress. Capire come si manifesta è importante per prevenirlo e combatterlo.
L’origine del termine tecnostress
Il termine tecnostress, come si legge su Benessere.com, fu coniato dallo psicologo americano Craig Broad. Nel suo libro “Technostress: the human cost of computer revolution” del 1984 faceva riferimento allo “stress legato all’uso delle tecnologie e al loro impatto a livello psicologico”.
Successivamente, nel 1987, due psicologi americani, Larry Rosen e Michelle M. Weil, nel libro “Technostress: coping With Technology @Work @Home @Play” indicarono il tecnostress come “ogni impatto o attitudine negativa, pensieri, comportamenti o disagi fisici e psicologici causati direttamente o indirettamente dalla tecnologia”.
Dal 2007, grazie a una sentenza del procuratore aggiunto del Tribunale di Torino, Raffaele Guariniello, il tecnostress è riconosciuto come malattia professionale. Da allora nei settori a rischio (per esempio le aziende informatiche e i call center) il documento della valutazione del rischio stress lavoro correlato deve tenere conto anche del tecnostress.
I sintomi del tecnostress
I sintomi noti del tecnostress sono diversi: vanno dall’ansia alla stanchezza (fisica e mentale), dalla depressione agli incubi. Si arriva anche ad attacchi di rabbia dovuti alla frustrazione.
Dal punto di vista fisico si parla di aumento della frequenza cardiaca, disturbi cardiocircolatori, disturbi gastrointestinali, dolori muscolo-tensivi, formicolii agli arti, ipertensione, insonnia e alterazioni del ritmo-sonno veglia, mal di testa, stanchezza cronica, sudorazione, dolore cervicale (il cosiddetto collo da tablet), disturbi ormonali e mestruali nella donna, disturbi della pelle causati dallo stress (psoriasi, dermatiti). A questi vanno aggiunti sintomi psichici come irritabilità, depressione, alterazioni comportamentali, calo del desiderio sessuale, crisi di pianto e apatia.
Quali i sintomi più riscontrati? Un’indagine su 1009 lavoratori digitali realizzata da Netdipendenza in collaborazione con l’Associazione italiana formatori salute e sicurezza sul lavoro, e riportata da Iobenessere.it, ha evidenziato questa “classifica” dei sintomi del tecnostress:
- mal di testa (44,5%)
- calo di concentrazione (35,4%)
- alterazione dell’umore (33,8%)
- tensioni neuromuscolari (28,5%)
- stanchezza cronica (23,3%)
- insonnia (22,9%)
- ansia (20,4%)
- disturbi all’apparato gastrointestinale (15,8%)
- dermatiti dovute a stress (6,9%)
- alterazioni comportamentali (7,1%)
- attacchi di panico (2,6%)
- depressione (2,1%)
Che cosa succede a un corpo sotto stress?
Lo stress è la risposta del corpo e della mente a una situazione di pericolo. Il corpo si adegua alla situazione, allo scopo di reagire per sopravvivere: il fegato produce zuccheri e quindi energia utili per reagire, il cuore e il sistema di circolazione sanguigna lavorano a pieno ritmo, il cervello gira a mille. La reazione d’allarme si attiva attraverso il rilascio di ormoni dalla corteccia surrenale, ovvero il cortisolo, e dal midollo surrenale l’adrenalina. Infatti cortisolo e adrenalina sono detti “ormoni dello stress”. Il cortisolo, in particolare, è prodotto dal surrene su impulso del cervello: “nei momenti di maggior tensione determina l’aumento di glicemia e grassi nel sangue, mettendo a disposizione l’energia di cui il corpo ha bisogno”.
Lo stress, va detto, può essere sano: una botta di adrenalina, si dice, prima di un esame o uno spettacolo, è fondamentale. Diventa patologico quando, invece di manifestarsi in modo acuto ma in occasioni isolate, si soffre di stress cronico. Non si tratta più di un’emergenza, ma della regola. Questo porta a conseguenze fisiche, dal rischio diabete alla spossatezza cronica, dall’ulcera per via della digestione perennemente bloccata al nanismo psicogeno causato dal rallentamento della crescita, dall’impotenza all’alterazione dei cicli mestruali.
Lo stress è dovuto alla mancanza di controllo
Secondo Manfred Spitzer, autore di “Solitudine digitale”, la sensazione di non essere più padroni del nostro destino è alimentata dalle tecnologie informatiche e digitali, fino a raggiungere proporzioni finora mai sperimentate. Come conseguenza della vita digitale, l’uomo moderno soffre di solitudine, stati d’ansia e, appunto, stress.
La rivoluzione industriale aveva modificato il modo di lavorare, influenzando però in minima parte il comportamento dell’uomo nel tempo libero. Anzi, aveva portato un aumento del tempo libero. La rivoluzione digitale, invece, vede la tecnologia pervadere qualsiasi aspetto e momento della nostra vita, anche nell’intimità. Le persone percepiscono una fondamentale perdita di controllo.
Per Spitzer lo stress non è avere troppe cose da fare: in quel caso si è stanchi; anzi, quando si è sottoposti a grande fatica fisica e si suda, si scarica lo stress. Lo stress è un’altra cosa: vuol dire, appunto, perdita di controllo. Quello che sta avvenendo nel mondo digitale.
Come prevenire e combattere il tecnostress?
Nell’articolo “Benessere digitale: la soluzione è davvero il digital detox?” ci chiedevamo quali fossero le soluzioni per il tecnostress, individuandone quattro da attuare nelle aziende.
Ma come prevenire e combattere il cyberstress nella vita di tutti i giorni?
Le soluzioni sono varie:
- momenti programmati di digiuno digitale (digital detox)
- meditazione (ormai mindfullness è una buzzword),
- attività sportiva (magari senza l’ansia di app e smartwatch che tracciano le performance)
- contatto con la natura (qualcuno suggerisce l’ortoterapia),
- protezione dai campi elettromagnetici
- dieta (alcuni alimenti, come il cioccolato, abbassano il livello del cortisolo).
In ogni caso il rimedio numero uno è, come sempre, l’uso consapevole della tecnologia.
Per approfondire questi temi segui gratuitamente il podcast “Genitorialità e tecnologia”.