la proposta

Terremoti, come la sharing economy può favorire sicurezza e legalità

Le piattaforme di sharing economy come Airbnb o Booking possono fornire  strumenti in grado di monitorare eventuali abusi e dare maggiori sicurezze ai turisti verificando che le strutture che vengono messe a reddito siano esistenti, con i relativi permessi

Pubblicato il 28 Ago 2017

Mara Mucci

già vicepresidente della commissione d’inchiesta sullo stato della digitalizzazione della PA nella XVII leg, informatica, resp. PA di Azione

ischia

Il terremoto di Ischia ha scoperchiato il vaso di pandora dell’abusivismo edilizio nel territorio italiano. In alcune zone, come l’isola di Ischia, si registrano picchi fino al 60%. Al Molise il poco edificante primato del 69,5%. In pratica 7 case su 10 sono abusive. In Campania e Calabria rispettivamente il 63,3% e 61,8%. Dall’Umbria in giù le percentuali superano il 28%. Numeri con cui fare i conti. E non solo da punto di vista fiscale.

Ischia è, come del resto svariate zone del nostro Belpaese, ad elevato tasso turistico. Lo scorso anno sono approdati sull’isola oltre 2 milioni di vacanzieri che hanno contribuito a far dell’Italia la quinta destinazione turistica mondiale. Il turismo non si concentra solo nella stagione estiva. Grazie alle terme ed alle feste tradizionali, ad Ischia molte strutture restano sempre aperte. Negli ultimi anni, sia a causa della crisi finanziaria, sia grazie alle nuove opportunità del digitale, stanno spopolando le piattaforme online che offrono appartamenti e posti letto a prezzi più competitivi.

Ma in quali strutture stiamo ospitando i turisti? Con quali parametri di sicurezza? Se per gli alberghi la normativa è stringente, non è lo stesso per i bed and breakfast, di cui si sta riempiendo l’Italia.

Alla luce del terremoto ad Ischia non vorremmo che al danno si aggiungesse la beffa. Immobili non accatastati, immobili fantasma, i cui proprietari non pagano le relative tasse e che non sono rinvenibili in nessun catasto comunale, che in più ospitano turisti ovviamente inconsapevoli dei rischi ai quali vanno incontro (un immobile illegale non è detto che rispetti i parametri di costruzione imposti dalla normativa vigente).

Per porre rimedio a questa catena di illegalità, la tecnologia può e deve venire in aiuto.

Nella recente manovrina, all’articolo 4, viene data la possibilità di optare per la cedolare secca con aliquota al 21% sui redditi derivanti dalle locazioni brevi di immobili ad uso abitativo, se stipulati da persone fisiche al di fuori dell’esercizio d’impresa, direttamente o in presenza di intermediazioni immobiliare, anche online. Le piattaforme web quali ad esempio Airbnb o Booking dovranno sottostare a questa norma.

Ma non sarebbe il caso di utilizzare i dati in possesso di queste piattaforme, anche per un controllo sulle abitazioni dove vengono accolti gli ospiti?

Per carità, non vogliamo aggiungere burocrazia alla burocrazia, ma si potrebbe mettere a punto un metodo snello di comunicazione al Comune dell’apertura di una nuova offerta alloggio, per consentire un controllo a campione da parte dell’ente territoriale, oppure permettere alla piattaforma di sharing economy una rapida interrogazione ad un database comunale, per sapere se l’abitazione sita in via X numero civico Y, abbia i requisiti o abbia chiesto il permesso di affittare una stanza o l’intero immobile.

Ad un primo esame infatti, la facilità con cui si crea un annuncio sulle piattaforme online è inversamente proporzionale al livello di sicurezza che viene garantito agli ospiti. Starà all’host preoccuparsi di rispettare tutti gli adempimenti richiesti. La piattaforma confida nella buona fede dei cittadini (il nostro test è stato fatto su Airbnb). Intanto pubblico l’annuncio, incasso il danaro, poi chissà se un giorno verranno a controllare effettivamente che sia tutto in regola.

Ribadisco che l’intento è quello di usare l’innovazione dei processi commerciali, in questo caso le piattaforme sharing economy sugli affitti temporanei, per darci più strumenti in grado di monitorare eventuali abusi, dare maggiori sicurezze ai turisti verificando che le strutture che vengono  messe a reddito siano esistenti, con i relativi permessi (ogni regione ha la sua normativa sui bed and breakfast, ed ogni comune predispone i moduli di richiesta con parametri che possono anche variare).

Non ci vuole molto. Anche perché i numeri relativi all’abusivismo edilizio, ci mettono di fronte ad una eventualità più che plausibile, che vive a discapito del cittadino che fa sacrifici per svolgere la propria attività in un perimetro di rispetto delle norme.

E se capitano, come ad Ischia, eventi disastrosi, a rimetterci è l’immagine di tutto il paese. Un paese che deve essere ancorato a principi di legalità, consentendo comunque di fare impresa o reddito entro chiari confini, senza eccessiva burocrazia.

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