Mentre le vendite all’asta di arte digitale battono ogni record, la novità per i creativi viene dal mondo dei metaversi: universi online nati per creare videogiochi, dove grafici 3D, game designer e artisti possono vendere i propri manufatti immateriali. Come The Sandbox, che ha creato un fondo per finanziarli da 2 milioni di dollari.
Creatori di videogame, artisti digitali e tutti quelli che esprimono la propria creatività nel mondo dei pixel sono sempre più al centro dell’attenzione da quando qualche giorno fa l’opera The First 5.000 days, un enorme collage digitale dell’artista Beeple, è stato venduto per la cifra record di 69 milioni di dollari da parte della casa d’aste Christie’s.
Ora a venire incontro ai modellatori 3D e artisti digitali, soprattutto quelli meno conosciuti, sono i cosiddetti metaversi, universi online in cui si possono creare mondi che poi possono essere visitati con i propri avatar: l’evoluzione, per chi se lo ricorda di Second Life, o se si preferisce di Minecraft.
The Sandbox
L’esempio più recente è quello di The Sandbox, un metaverso nato per permettere ad artisti e creativi di realizzare i propri videogame, e che infatti ha già attratto un marchio come Atari, ma che di fatto consente di realizzare anche ogni altro tipo di costruzione pensata per esperienze diverse: uno scenario in cui tenere un concerto rock virtuale, un ambiente in cui creare un evento social e magari un museo dove esporre quadri e statue immateriali, da far visitare dietro pagamento di un biglietto.
Ecco che qui arriva la grande nuova opportunità per gli artisti: chi vorrà abbellire questi luoghi dovrà rivolgersi a creativi, che utilizzando uno strumento chiamato VoxEdit con cui realizzare “oggetti” in minuscoli cubi tridimensionali chiamati voxel oppure pixel volumetrici, realizzeranno arredi, opere d’arte e ogni sorta di possibile design, messi poi in vendita su un marketplace, un mercato online in cui il confine tra creatore di videogame e artista digitale diventa sempre più sottile.
The Sandbox’s Creator Fund
In questo nuovo sistema di scambio di manufatti digitali, chi ha realizzato l’opera può decidere se venderla pezzo unico, in edizione limitata o disponibile in migliaia di copie. La vendita è resa possibile dal sistema degli NFT, i “Non-Fungible Token” che utilizzano la tecnologia della blockchain (un registro pubblico digitale a prova di manomissione, già usato per le criptovalute), per definire l’autenticità e la proprietà di ogni singolo pezzo: il collezionista o il giocatore che lo acquista ne diventa proprietario esclusivo, sicuro che esso non possa essere copiato.
Ogni creatore al momento della vendita incasserà il 95% del prezzo stabilito in $Sand, la criptovaluta utilizzata per il metaverso di The Sandbox, poi convertibile sul mercato dove sono scambiati anche i Bitcoin. Il restante 5% verrà reinvestito in un fondo da 2 milioni di dollari che l’azienda ha deciso di costituire per finanziare nuovi artisti digitali e con cui pagherà ogni singola creazione prima che lo stesso proprietario la metta sul mercato: l’incentivo va da 2 a 60 dollari, a seconda della complessità del pezzo creato, e serve a sostenere le ore spese davanti al computer ma naturalmente anche ad attrarre i nuovi creativi che dovranno riempire The Sandbox e tutti gli altri universi virtuali simili.
La crescita degli NFT nel mondo dell’arte
Beeple, ovvero l’americano Mike Winkleman, con la vendita record da Christie è diventato il terzo artista vivente al mondo per prezzo di vendita, dopo Jeff Koons e David Hockney, ma il suo esempio che dà lustro a questo nuovo mercato dell’arte legato alla tecnologia blockchain, la cosiddetta crypto art, non è l’unico.
Sotheby, ad esempio, ha appena siglato un accordo di collaborazione con l’artista digitale Pak e di recente è stata inaugurata anche la prima mostra di opere d’arte NFT di autori italiani, intitolata Travel Diary, ora già in vendita su Snark.art. D’altronde la crescita degli NFT nel mondo dell’arte risponde anche a un bisogno preciso: certificare l’originalità, autenticità e proprietà di opere che, per la loro natura digitale, possono essere facilmente copiate all’infinito, rendendo prima d’ora impossibile un mercato virtuale parallelo a quello dei manufatti. Nel nuovo settore, che mescola videogiochi e tecnologia blockchain, tutto è commerciabile, proprio perché accompagnato da un certificato, e l’universo stesso in cui si potranno posizionare oggetti e opere d’arte, è oggi al centro di un boom di compravendite di quello che è già stata definita la bolla del mercato immobiliare digitale.
A essere attratti non sono soltanto privati entusiasti che colgono al volo ogni nuova opportunità proposta dal mondo tecnologico, ma anche aziende che mirano ad accaparrarsi “terra” nei nuovi mondi digitali per poter crearvi prodotti che, domani, saranno venduti a una nuova generazione di consumatori.
Il giro d’affari
Per dare un’idea del giro di affari, basti pensare che The Sandbox ha già venduto il 46 per cento della sua mappa, divisa in appezzamenti chiamati Land e lotti ancora più grandi definiti Estate, generando un valore di oltre 20 milioni di dollari, cui si è aggiunta una nuova vendita, pochi giorni fa, che in sole 48 ore ha mosso 2,6 milioni di dollari di investimenti. Cifre che naturalmente sono connesse al valore della criptovaluta $SAND e alle sue oscillazioni e dunque danno adito alla possibilità di effettuare vere e proprie speculazioni, che non sono differenti da quelle effettuate nel mondo reale quando una società acquista terreni per edificarvi un hotel o un centro commerciale oppure per rivenderli a propria volta. Con l’ulteriore parallelismo per cui nella mappa virtuale, anche se non esiste un centro come nelle metropoli, ci sono già zone più ambite perché vicine alle proprietà comprate da società (come nel caso specifico il produttore di videogame Atari, il “cambia-criptovalute” Binance o marchi come Shaun la pecora o I Puffi) che attrarranno molto più facilmente gli utenti interessati a visitare i loro spazi attraverso i propri avatar.
Gli immobili digitali e gli oggetti, le opere d’arte, gli elementi di gioco sono destinati ad attrarre sempre più capitale anche come puro fondo d’investimento. Non a caso a scommettere su The Sandbox (ma ci sono molti altri universi con caratteristiche in parte simili come Earth 2 oppure Etherland) sono già stati diversi influenti venture capitalist e imprenditori: non solo Tyler Winklevoss, co-fondatore di Gemini Exchange e creatore della primissima versione del social network che sarebbe poi diventato Facebook (uno dei due gemelli canoisti fregati da Zuckerberg), ma anche Ken Howery, co-fondatore di Paypal, Bill Lee, co-fondatore di Craft Ventures, Sundeep Madra, vicepresidente di Ford Motor Company e Ford X, Chris Ye, CEO di Uken Games, Michael Witz, fondatore di Redemption Games ed altri ancora.