Digitale e sociologia

The Social Dilemma: i due grandi limiti di un buon documentario Netflix

“The social dilemma” divulga riflessioni ben note per chi si occupa da tempo delle conseguenze politiche e sociali delle piattaforme digitali, ma risente del fatto di essere tutto interno alla Silicon Valley e alle sue forme economiche e culturali che non sono né casuali né circostanziali: pregi e difetti del documentario

Pubblicato il 05 Ott 2020

Davide Bennato

professore di Sociologia dei media digitali all’Università di Catania

social-dilemma

Da qualche giorno in rete si fa un gran parlare di un documentario Netflix che ha colpito l’immaginazione di diverse persone. È “The Social Dilemma”, che racconta con un mix di interviste e drammatizzazioni in forma di fiction le conseguenze pericolose dei social media sulle persone e sulla società contemporanea. Diretto da Jeff Orlowski, questo documentario è stato presentato per la prima volta al Sundance Film Festival del 2020 e lo ha distribuito Netflix a partire dal 10 settembre 2020.

L’argomentazione del documentario è piuttosto semplice: le grandi piattaforme di social media hanno creato un internet il cui unico obiettivo è tenere legate le persone allo schermo dello smartphone alla stregua di una dipendenza e vendere questo tempo agli inserzionisti pubblicitari in maniera efficiente e sistematica.

Il documentario è molto interessante perché funge da divulgazione di una serie di riflessioni ben note per chi si occupa di studiare le conseguenze politiche e sociali delle piattaforme digitali – Facebook e Google sono i brand più citati – inoltre ha il pregio di lasciare la parola ad una serie di protagonisti e testimoni dell’industria tecnologica dei primi anni del 2000 quando è cominciato a nascere il Web 2.0 e che adesso sono pentiti del proprio lavoro hanno assunto un atteggiamento di critica verso questo modo di concepire la tecnologia. Persone del calibro di Jaron Lanier (inventore delle tecnologie di realtà virtuale), Roger McNamee (investitore originario di Facebook), Cathy O’Neill (data scientist).

Il prodotto presenta però anche dei limiti legati alla visione ideologica e al particolare punto di vista espresso dai “protagonisti”.

Struttura e tesi del documentario

Il documentario si presenta come una raccolta di interviste, per un totale di ventuno personaggi che con la propria testimonianza sostengono l’idea centrale dell’argomentazione: i social media sono strumenti che creano dipendenza tramite strategie di conformismo e popolarità e usano questa dipendenza per fare moltissimi soldi grazie ad un pubblicità basata sull’attenzione.

Il punto di vista principale, il protagonista la cui voce funge da filo conduttore delle altre testimonianze è Tristan Harris, ex Google Design Ethicist e presidente del Center for Human Technology. Dalla sua voce veniamo a scoprire che si rese conto che da membro del team di Gmail c’era un aspetto del suo lavoro che era frustrante: nessuno stava affrontando il problema che la progettazione del client di posta di Google creava dipendenza dalle email. Come un novello Jerry McGuire decise di scrivere una presentazione che svelasse questo meccanismo, e proprio come nel film con Tom Cruise, dopo un breve periodo di notorietà sua e della sua idea, tutto finì nel dimenticatoio. Da qui prende le mosse il documentario che è strutturato in cinque capitoli introdotti da una diversa citazione.

Il primo capitolo è ispirato a Sofocle (“Nulla che sia grande entra nella vita dei mortali senza una maledizione”) che introduce il contesto generale del mondo tech contemporaneo: l’economia dell’attenzione, il capitalismo della sorveglianza, la centralità di dati e algoritmi.

Il secondo capitolo prende le mosse da una celebre frase di Artur C. Clarke (“Ogni tecnologia sufficientemente sofisticata è indistinguibile dalla magia”), in cui si usa l’analogia della magia come hacking della mente per introdurre concetti come il growth hacking e la manipolazione basata sulla dopamina rilasciata dal cervello quando riceviamo attenzione dai nostri amici nei social media.

Il terzo capitolo prende le mosse da una acuta osservazione di Edward Tufte – il celebre esperto di data visualization – sul linguaggio del settore IT (“Solo due settori chiamano i propri clienti “utente”: le droghe illegali e il software”) per introdurre temi come la dipendenza da social media (adulti, adolescenti e pre-adolescenti) e la costruzione computazionale di tale dipendenza (attraverso IA e raccolta dei dati).

Lo svelamento del quarto capitolo è lasciato a The Truman Show (“Perché Truman non mette in dubbio ciò che gli accade?” “Perché noi accettiamo la realtà del mondo come ci si presenta. È semplicissimo”) per introdurre temi come la filter bubble (gli algoritmi decidono per ognuno di noi cosa farci vedere e cosa no) e le sue conseguenze sociali come cospirazioni, fake news, populismo e crisi della democrazia.

L’ultimo capitolo è lasciato ad una citazione di Buckminster Fuller – il visionario designer americano delle cupole geodetiche degli anni ’50 – su utopia e distopia (“Se sarà utopia o oblio lo deciderà una gara a staffetta fino all’ultimo minuto”) per introdurre alla critica ad un modello imprenditoriale distorto (attenzione e sorveglianza) e alle sue possibili soluzioni (regolamentazione, privacy, limiti alla raccolta indiscriminata dei dati). Fin qui il documentario che chiude nei titoli di coda con una serie di consigli per difendersi da questa situazione (uno su tutti: eliminare dal cellulare le notifiche dei social media).

L’interesse del pubblico

Nei giorni scorsi incuriosito dal successo di questo documentario (al momento è al quarto posto nella top ten dei film più visti in Italia su Netflix) e dalla numerosa presenza di post sull’argomento nella mia rete di contatti, ho deciso di fare un piccolo questionario per sondare il gradimento da parte del pubblico. Su una base di poco più di 480 rispondenti, ho fatto alcune domande sia a chi ha visto The Social Dilemma che chi ancora non l’ha fatto. Tra coloro che l’hanno visto, è stato scoperto grazie ai suggerimenti di Netflix (39%) o su consiglio di un conoscente (26%), è piaciuto molto pur conoscendo l’argomento (73%) tanto che lo consiglierebbero ad un amico (89%) anche se più della metà si dice pessimista rispetto alle conseguenze dei social media sulla società (56%). Fra coloro che non l’hanno visto, la maggioranza dichiara di volerlo vedere (92%) perché sono stati incuriositi dal dibattito presente sui social (52%), si dichiarano in leggera prevalenza ottimisti sul futuro del rapporto social media – società (45%) anche se non mancano i pessimisti (41%).

Quindi nel complesso un documentario articolato grazie alle ricche testimonianze, non semplicistico, con una buona capacità divulgativa, che ha incontrato l’interesse del pubblico e la curiosità chi ancora non l’ha visto ma ne ha sentito parlare in rete.

I due limiti di “The social dilemma”

Per quanto mi riguarda però non posso fare a meno di far ricorso alle mie conoscenze di sociologo digitale, ovvero di chi studia gli effetti sociali delle piattaforme digitali, che pur apprezzando l’intento divulgativo, non può non notare alcuni passaggi.

In primo luogo, la visione ideologica del documentario (intesa come prospettiva di una parte specifica della società). Il documentario è ideologico perché il punto di vista è tutto interno al mondo di Silicon Valley. L’idea che emerge è che la tecnologia sia stata progettata in un modo errato, quindi bisogna cambiare la progettazione perché abbia un ruolo corretto. Quello che c’è di sbagliato in questa affermazione è che la tecnologia è frutto del contesto sociale che la produce: non è possibile una tecnologia non manipolativa in un contesto capitalistico avanzato come quello di Silicon Valley. Non è un caso che alcune argomentazioni siano deboli: per esempio, è vero che il piacere dell’uso dei social sia dovuto alla dopamina, ma siamo dipendenti dal neurotrasmettitore o dall’effetto sociale dell’interazione con la nostra rete di contatti? Un altro esempio: Tristan Harris per criticare i social media afferma che quando arrivarono le biciclette nessuno reagì negativamente, mentre chiunque abbia fatto studi sociali sulla tecnologia sa che la bicicletta come innovazione è un caso da manuale di come il sistema sociale non l’abbia accettata e abbia provato a riconfigurarla.

Qui arriviamo al secondo problema del documentario: i social media sono visti come tecnologie e non come media. Questa linea di interpretazione fa si che il problema della manipolazione sia tutto interno all’artefatto, mentre invece il problema riguarda anche e soprattutto i contenuti. Ovvero non possiamo prendercela – solo – con gli algoritmi se i no vax si lasciano incantare da altre teorie complottiste come Pizzagate, il motivo sta nella immagine del mondo che questo tipo di persone ha, che porta a preferire il consumo di alcuni contenuti e non altri. In soldoni se i no vax ricevessero tramite volantinaggio informazioni su nuovi complotti, sarebbero comunque interessati. Con buona pace degli algoritmi.

Conclusioni

In estrema sintesi, pur nell’ottimo lavoro svolto da The Social Dilemma nel dare la parola ai testimoni della rivoluzione della Silicon Valley, il problema è che proprio perché interni al sistema hanno difficoltà a vedere il quadro generale. Non è un caso che su 21 intervistati solo quattro siano scienziati sociali: Shoshana Zuboff (economista autrice del concetto di capitalismo della sorveglianza), Cinthia Wong (ex Human Rights Watch), Rashida Richardson (Rutgers Law School), Renèe Diresta (Stanford Internet Observatory). Ed è a queste quattro – forse non casualmente – studiose viene lasciato il compito di delineare il quadro generale: una nuova forma di capitalismo informazionale basata sulla sorveglianza degli utenti, le conseguenze politiche dei social media in mano a dittatori e populisti, le dinamiche sociali delle fake news diffuse dalle piattaforme.

The Social Dilemma è un buon documentario pur avendo una linea di attacco piuttosto riconoscibile, ma che risente del fatto di essere tutto interno alla Silicon Valley e alle sue forme economiche e culturali che non sono né casuali né circostanziali. È bene comunque aprire un dibattito quanto più ampio possibile su questi temi perché nel prossimo futuro la tecnologia sarà alla base della lotta politica fra costruttori di mondi (digitali) e abitatori di mondi.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
L'ANALISI
INIZIATIVE
PODCAST
Video&podcast
Analisi
VIDEO&PODCAST
Video & Podcast
Social
Iniziative
INNOVAZIONE
EU Stories | Dalla produzione industriale a fucina di innovazione: come il Polo universitario della Federico II a San Giovanni a Teduccio ha acceso il futuro
L'INIZIATIVA
DNSH e Climate proofing: da adempimento ad opportunità. Spunti e proposte dal FORUM PA CAMP Campania
INNOVAZIONE
EU Stories, il podcast | Laboratori Aperti: riqualificazione e innovazione in 10 città dell’Emilia-Romagna
Da OpenCoesione 3.0 a Cap4City: ecco i progetti finanziati dal CapCoe.  Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Capacità amministrativa e coesione: il binomio vincente per lo sviluppo dei territori
FORUM PA PLAY: come unire sostenibilità e investimenti pubblici. Speciale FORUM PA CAMP Campania
Scenari
Il quadro economico del Sud: tra segnali di crescita e nuove sfide
Sostenibilità
Lioni Borgo 4.0: un passo verso la città del futuro tra innovazione e sostenibilità
Podcast
Centro Servizi Territoriali: uno strumento per accompagnare gli enti nell’attuazione della politica di coesione. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Podcast
EU Stories, il podcast | Politiche di coesione e comunicazione: una sinergia per il futuro
Opinioni
La comunicazione dei fondi europei da obbligo ad opportunità
eBook
L'analisi della S3 in Italia
Norme UE
European Accessibility Act: passi avanti verso un’Europa inclusiva
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
INNOVAZIONE
EU Stories | Dalla produzione industriale a fucina di innovazione: come il Polo universitario della Federico II a San Giovanni a Teduccio ha acceso il futuro
L'INIZIATIVA
DNSH e Climate proofing: da adempimento ad opportunità. Spunti e proposte dal FORUM PA CAMP Campania
INNOVAZIONE
EU Stories, il podcast | Laboratori Aperti: riqualificazione e innovazione in 10 città dell’Emilia-Romagna
Da OpenCoesione 3.0 a Cap4City: ecco i progetti finanziati dal CapCoe.  Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Capacità amministrativa e coesione: il binomio vincente per lo sviluppo dei territori
FORUM PA PLAY: come unire sostenibilità e investimenti pubblici. Speciale FORUM PA CAMP Campania
Scenari
Il quadro economico del Sud: tra segnali di crescita e nuove sfide
Sostenibilità
Lioni Borgo 4.0: un passo verso la città del futuro tra innovazione e sostenibilità
Podcast
Centro Servizi Territoriali: uno strumento per accompagnare gli enti nell’attuazione della politica di coesione. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Podcast
EU Stories, il podcast | Politiche di coesione e comunicazione: una sinergia per il futuro
Opinioni
La comunicazione dei fondi europei da obbligo ad opportunità
eBook
L'analisi della S3 in Italia
Norme UE
European Accessibility Act: passi avanti verso un’Europa inclusiva
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati