Through the Darkest of Times è un videogame presente sulla piattaforma STEAM. Il tema è la Seconda Guerra Mondiale, la Germania nazista del 1933. Tuttavia non si tratta semplicemente di un gioco storico, strategico. La ricostruzione dei fatti, come vengono proposti, la musica, il tipo di immagini in bianco e nero, tutto quanto vuole favorire l’empatia del videogiocatore, facendolo calare nelle maglie della Berlino degli anni Trenta.
Lo scopo del gioco
Lo scopo non è quello di cambiare il corso degli eventi, impersonando un qualche “individuo cosmico-storico” alla Hegel, bensì dovremo muovere quegli eroi nascosti, che, sebbene ai tempi non fecero la storia, la stanno facendo oggi, diventando lo storyboard di questo gioco edito da HandyGames.
Il compito è quello di salvare il maggior numero di persone, boicottando il regime attraverso il dialogo diretto con i cittadini e con la distribuzione di informazione libera. Ovviamente bisogna cercare di non essere acciuffati dalla Gestapo, scegliendo, in modo oculato, il membro più appropriato per condurre a termine ogni missione. Va premesso che non si tratta di un gioco di combattimenti. Le palpitazioni proverranno dall’immedesimazione nella storia, più che da qualche modalità di gioco stealth.
Il gruppo che dobbiamo gestire si rifà a un pool di ribelli davvero esistiti. Si tratta del noto gruppo della Rosa Bianca. Erano ragazzi cristiani della zona di Monaco che tentarono di resistere in modo non violento al regime. Avendo assistito alle atrocità dei nazisti nei confronti degli ebrei, tentarono di indebolire il sistema appellandosi al lume della ragione dei tedeschi. Nei titoli che distribuivano molte erano le citazioni colte, tra cui Novalis, la Bibbia, Aristotele, Rilke, Goethe e molti altri. Finirono, tuttavia, per essere catturati e condannati per decapitazione nel 1943.
Anche nel gioco, con i nostri ribelli dobbiamo condurre piccole missioni di resistenza. Ciononostante non possiamo in nessun modo stravolgere il corso degli eventi. C’è una sorta di Predestinazione. La storia deve volgere in un certo modo, tutto è già scritto. È inevitabile che si completi la campana di ascesa e infine di crollo del regime. Grazie alle nostre azioni di resistenza possiamo indebolire la dittatura, ma non potremo impedire che si verifichi l’Olocausto. Non si può cambiare la storia, non si può viaggiare nel passato. Ci ricordano anche gli Avengers che tornare indietro sarebbe comunque andare avanti, quindi, al più, potremmo viaggiare nel futuro.
Qual è il compito dei giocatori di Through the Darkest of Times
Viene da domandarsi perché insistere se non possiamo invertire il corso degli eventi? Qual è il nostro compito? Cosa ci spinge ad agire se non bloccheremo Hitler?
Anche se il regime non cadrà prima del 1945, anche se Himmler e gli altri realizzeranno la “soluzione finale”, i ribelli non sono stati sconfitti. Infatti, l’esistenza anche solo di una voce contraria nel fanatismo nazi-fascista, la conversione di un solo individuo, la salvezza di una manciata di perseguitati sono una vittoria, sempre. È con questo principio etico che dobbiamo muoverci in ogni attività! Non bisogna osservare la statistica complessiva. Il nostro agire ha sempre un impatto, anche se il risultato macroscopico potrebbe nasconderlo. Se i ribelli di Monaco, col senno di poi, avessero saputo che il Reich avrebbe proseguito i suoi piani e che loro sarebbero stati decapitati, avrebbero ripetuto la loro attività sovversiva o avrebbero gettato la spugna, rischiando, poi, di essere confusi con i passivi accondiscendenti?
Anche a noi, in ogni istante nel game play, ci viene proposta l’alternativa se intervenire o restare indifferenti. A questo proposito, Liliana Segre, in un discorso che tenne al Parlamento Europeo, disse che l’avanzata fascista fu facilitata non dai veri fedeli, ma da chi rimase adiàforo, per paura, per noia o per rassegnazione di fronte a ciò che è inteso come ineluttabile. A rendere vera la storia non è la Grazia, ma chi vi crede, chi preferisce la via dell’indifferenza, lasciando da soli gli eroi dell’opposizione. In realtà, quand’anche fosse invertito il destino di una sola vita, strappandola dal computo dei sei milioni totali, sarebbe un risultato da considerare un successo. Bisogna ricordarlo sempre, soprattutto oggi, al tempo del Coronavirus e del cinismo più becero. Se il distanziamento salverà anche un solo individuo, la nostra attività avrà effettivamente avuto un impatto significativo nella storia di quell’uno. Non bisogna mai sovrastimare la società astratta a scapito delle singole vite che ne fanno parte. Se oggi parliamo del gruppo della Rosa Bianca come di eroi della Seconda Guerra Mondiale è perché in qualche modo vinsero. Provando a opporsi, diedero prova dell’esistenza di un’altra Umanità. Non ebbero successo in quella guerra ma dentro le pagine della storia il cui valore è eterno, cioè atemporale. Quei ragazzi non cambiarono gli eventi, eppure, essendo lo storyboard di un videogioco, si può davvero affermare che abbiano fatto una storia.
La funzione rivoluzionaria del giornalismo libero
Nel gioco lo scopo è far sapere all’opinione pubblica i piani di Hitler, risvegliare le coscienze di quello che dovrebbe essere un “popolo civilizzato”, così come scrivevano gli studenti della White Rose. Nel gioco ci si rende conto, attraverso i dialoghi, dei pregiudizi del tempo nei confronti dei Comunisti da una parte e degli ebrei dall’altra. Per dimostrare la scelleratezza del Terzo Reich servono prove e serve distribuirle.
Ogni capitolo tratta una pagina della storia degli anni Trenta e Quaranta: l’ascesa del partito socialdemocratico, l’eliminazione del Parlamento e delle libertà, i pestaggi agli ebrei, quando Goebbels fondò il Mistero della Propaganda, Dachau, le leggi razziali, i libri bruciati e così via. Dai titoli dei giornali ufficiali ripercorriamo la narrazione storica, comprendendo come fu possibile che Hitler portasse avanti i suoi piani. È bene sottolineare, però, che egli non agì totalmente indisturbato: non tutti erano d’accordo, ci furono Rose Bianche non macchiate del sangue altrui.
In questo videogame il giornalismo libero è la vera azione: viene esaltata la sua funzione rivoluzionaria. Nacque come arma non violenta con cui smuovere l’opinione pubblica e opporsi a ciò che la propaganda voleva far credere fosse vero. Oggi purtroppo la libertà di parola, veicolando fake news, finisce solo per fare il gioco della “rèclame ufficiale”. L’infodemia da cui siamo affetti funziona come la favola di Pierino e il lupo. Se ci fosse un dittatore come sarebbe possibile distinguere tra le voci libere e i troll?
L’importanza della grafica
Infine è bene spendere qualche riga per la grafica. I disegni sono stupendi, sembra di giocare a un fumetto d’autore. Lo stile ha un preciso significato anche a livello storico. Sappiamo, infatti, dell’odio che provasse Hitler per la pittura espressionista, la quale fu definita Entartete Kunst.
Il dittatore nacque in Austria nel 1899. In gioventù cercò di proporsi come pittore professionista, provando a entrare nell’Accademia delle Belle Arti. Probabilmente, quando diventò capo del Reich, la delusione giovanile di non aver accolto i favori della critica lo trasformò in un decisore intransigente sui principi dell’estetica.
Goebbels si preoccupò di mettere al bando la cosiddetta “arte degenerata”, quella delle avanguardie che si distanziavano dalla purezza classica. La degenerazione, chiaramente, è imputata alla mollezza di Weimar e agli ebrei, che macchiarono musica, poesia e arti figurative con la loro orrida impronta. Tutti i quadri espressionisti furono confiscati. Il Ministro della Propaganda organizzò un’esposizione itinerante di “Arte degenerata”. L’intento fu quello di esporre al pubblico ludibrio quei geni di Otto Dix, Klee, Picasso, Chagall, Kandisky, un po’ come nel Medioevo veniva organizzata l’esecuzione pubblica degli eretici e delle streghe. In realtà, siccome la mostra raccolse più due milioni di visitatori, forse, contribuì a diffondere la bellezza, in una sorta di contrappasso.
Nel videogioco, allora, l’estetica volutamente espressionista vuole opporsi, anche a livello pittorico, ai “tempi più neri”. I ribelli lo sono anche nella forma, non solo nel contenuto.
Infine, il bianco e nero, come a citare Shindler’s List, conserva un solo colore: il rosso della bandiera nazista.