In questi giorni se ne fa un gran parlare per il tragico fatto di cronaca accaduto a Palermo, e il solo nome ormai terrorizza ogni genitore. Ma cos’è TikTok? E perché ha tanto successo fra giovani e giovanissimi? Ed è davvero pericoloso per i giovanissimi che lo affollano di contenuti?
Partiamo dal presupposto che non esistono nel web luoghi totalmente pensati e riservati ai bambini, sicuri e immuni dal rischio di entrare in contatto con contenuti non adatti o con persone malintenzionate. E allora cosa fare?
Proviamo innanzitutto a capire perché una “semplice” app per fare video attrae così tanto i ragazzi, prima di riflettere su quali livelli dovrebbe svolgersi l’azione di noi adulti.
TikTok, un palcoscenico a costo zero
I motivi del successo di TikTok sono svariati. Per i ragazzi, web e social costituiscono luoghi in cui sperimentarsi, in cui costruire la propria identità e relazionarsi con i coetanei. Per noi adulti è complesso da comprendere e accettare, ma è da questo dato di fatto che dobbiamo partire senza pregiudizi per riuscire ad entrare nel loro mondo.
La multimedialità, con la sua immediatezza, è ciò che attira i giovani, che sempre più comunicano attraverso foto, video, musica. Sono i loro modi di esprimersi preferenziali, pratici, veloci, in grado di abbattere ogni differenza di lingua e ogni distanza.
Ciò che caratterizza TikTok è la possibilità di editare i video, utilizzando filtri, effetti speciali e adesivi che li arricchiscono e li rendono più piacevoli e di conseguenza più apprezzati.
In TikTok emerge tutto il bisogno dei giovani di oggi di mostrarsi, di esibirsi, inteso non sempre in chiave narcisista e problematica. Molto spesso vi si legge il tentativo di trovare una propria collocazione, un modo per dire al mondo e ai coetanei “ehi, ci sono anch’io e provo a farti capire chi sono attraverso ciò che mi piace e che so fare”. È un palcoscenico a costo zero che permette ai ragazzi di mostrare ciò che sono e permette molto più di altri social il libero sfogo della loro creatività. Quante altre possibilità al di fuori della rete hanno i ragazzi di essere realmente visti e ascoltati?
Il mondo di TikTok visto dagli adulti
Va detto, entrarci per la prima volta è un’esperienza straniante, si viene catapultati in questo rullo infinito di video il cui senso a volte si fatica a comprendere, ma al tempo stesso diventa difficile staccarsene. TikTok ha un’elevata capacità di engagement, tiene incollati allo schermo per interminabili minuti, scrollando con un misto di curiosità, divertimento e anche tanta perplessità.
Si alternano video divertenti, stupidi, brillanti, pericolosi, ridicoli, geniali, utili. Su TikTok non si trova solo la bambina che balla ancheggiando e ammiccando come un’adulta, ma anche il personal trainer che esegue esercizi da svolgere a casa, il ragazzino di 16 anni che insegna matematica, interi nuclei familiari intenti a partecipare a challenge, medici e professionisti che parlano ai giovani di tematiche quali la sessualità, ragazzi che veicolano messaggi contro il bullismo e le discriminazioni. Insomma, nasce come spazio pensato per divertirsi, ma offre la possibilità di essere usato anche in modi utili e costruttivi. Accedervi e usufruirne è inoltre molto semplice, per vedere i video non serve infatti possedere un account.
TikTok, perché tanto successo tra i minori: caratteristiche chiave
Agli esordi, nel 2016, si chiamava Musical.ly. Poi nel 2018 cambiò proprietario (l’azienda cinese ByteDance) e divenne TikTok. Il social network ha avuto un vero boom nel 2020, anche grazie all’emergenza sanitaria da Covid19 e al lockdown, che hanno portato le persone a trascorrere molto più tempo in casa, connessi ai propri device per riempire le proprie giornate. Oggi si parla di più di un miliardo di utenti, di cui il 70% circa nella fascia dai 13 ai 25 anni.
Caratteristiche di TikTok
L’app è nata come piattaforma di videosharing, per realizzare brevi video (dai 15 ai 60 secondi) in cui gli utenti attraverso il playback, o lip synch, fanno finta di cantare brani musicali in sottofondo, accompagnandoli con balletti e serie di mosse.
Col tempo, grazie alla creatività degli utenti, hanno cominciato ad apparire video di gag comiche, ricostruzioni di scene di film, esibizioni sportive, challenge. Quest’ultima parola genera subito allarme, ma nella stragrande maggioranza dei casi si parla di sfide di abilità innocue e spesso molto creative.
Focus su video brevi, immediatezza di accesso – non c’è bisogno di iscriversi per vedere il flusso di video servito dall’algoritmo – grande abilitazione alla creatività: sono questi tre gli ingredienti chiave, secondo molti esperti, che hanno decretato il successo di TikTok presso i minori anche giovanissimi.
I due piani di azione per mettere al sicuro i minori
Il problema è che proprio per le sue caratteristiche accattivanti attira anche molti bambini. Non è raro difatti trovare utenti di 8-9 anni, che hanno profili all’insaputa dei genitori. Ma TikTok è pur sempre un social e come tale quindi non ideato per bambini, specie al di sotto di una certa età o non affiancati da adulti.
In Italia da settembre 2018 è in vigore il decreto legislativo n.101/2018, secondo cui ci si può iscrivere in modo autonomo (cioè senza consenso dei genitori) solo a partire dai 14 anni, 13 invece previo consenso dei genitori. Come per tantissimi altri social però, è facile bypassare questo limite da parte dei ragazzi, semplicemente inserendo date di nascita false. Ed è qui che entriamo nell’ambito delle nostre responsabilità in quanto adulti.
Dal momento che, come abbiamo visto, TikTok, come la stragrande maggioranza dei luoghi del web, non garantisce uno spazio a misura di bambini, bisogna agire su due piani.
Il primo è sicuramente più complesso e macchinoso, e richiama all’assunzione di responsabilità e di comportamento etico da parte dei colossi proprietari di questi social network, che dovrebbero rinunciare a margini di business in nome della tutela e della sicurezza dei minori. Ideare una modalità per accertarsi della reale età di chi si iscrive, magari utilizzando una sorta di carta di riconoscimento digitale, è la proposta che da più parti viene suggerita.
Il secondo piano è quello che chiama in causa un po’ tutti noi, adulti, genitori o educatori, che quotidianamente viviamo a contatto con i minori.
I divieti non sono (mai) la soluzione
Il verbo che va per la maggiore quando si parla di web e tecnologie è vietare, ma è davvero la soluzione più efficace? Non è vietando che si insegna ai bambini a stare al mondo e a sapersi districare fra i pericoli che possono incontrare, dentro e fuori la rete. Il verbo giusto è quindi educare, partendo dal presupposto che immaginare una vita senza dispositivi digitali è utopia. Quindi quello su cui dobbiamo puntare sempre più è la media education, magari introducendola come materia scolastica già a partire dalla scuola primaria. Indispensabile non solo per presentare ai bambini i possibili rischi che possono incontrare in rete, ma sempre di più per parlare loro delle potenzialità infinite del web e delle tecnologie.
Quello che a certi ragazzi manca è infatti il saper guardare ad usi differenti di certi strumenti, al di là di quelli più comuni. Prendendo come esempio TikTok, possiamo soffermarci sulla enorme quantità di video apparentemente senza senso che incontriamo, oppure possiamo cercare di capire come veicolare messaggi ed usi costruttivi grazie a questo social dalle mille potenzialità. Come adulti, dobbiamo insegnare ai ragazzi a fare questo: usare le tecnologie trascorrendovi il proprio tempo con attività che abbiano un senso e finalità educative e di crescita.
Conclusioni
Ma in sostanza quindi, TikTok è pericoloso oppure no per un minore? Semplificando con una metafora, possiamo dire che lo è allo stesso modo di un coltello: se lo diamo in mano a bambini troppo piccoli, senza stargli a fianco ed insegnargli come va usato, sì, è pericoloso e rischiamo che si taglino.
Il pericolo maggiore per bambini e ragazzi non sono tanto le tecnologie, quanto essere lasciati soli davanti ad esse, senza la necessaria preparazione o la presenza di un adulto con cui dialogare e condividere esperienze, dubbi e curiosità.
Ma per fare questo, dobbiamo essere noi adulti in primis ad informarci e formarci, o ad affidarci ad esperti del settore.
Insomma, dobbiamo essere noi adulti i primi a sapere come va usato in modo sicuro il coltello.