social e politica

TikTok, ci possiamo fidare? Tutti i dubbi privacy

Tutti i motivi per dubitare di TikTok, da cui il rischio ban americano. Il social legato alla Cina raccoglie un’infinità di dati degli utenti: mail, numero di telefono, link all’account di un’altra piattaforma social, vari permessi di localizzazione, registrazione audio e accesso alla fotocamera e ai contatti.

Pubblicato il 27 Lug 2020

Marco Santarelli

Chairman of the Research Committee IC2 Lab - Intelligence and Complexity Adjunct Professor Security by Design Expert in Network Analysis and Intelligence Chair Critical Infrastructures Conference

tiktok

Sono tanti i motivi a supporto della crociata americana contro TikTok: dal grande uso di dati personali ai legami con la Cina. Ecco perché la scorsa settimana il segretario di Stato Mike Pompeo ha annunciato che gli Stati Uniti stanno considerando di bannare l’app di condivisione video, per ragioni di sicurezza. Oltre agli USA, stanno prendendo in considerazione il divieto anche grandi aziende che si occupano di sicurezza.

Cerchiamo di capire tutti i motivi per cui (forse) è possibile essere preoccupati per TikTok.

Tutti i legami con la Cina

Innanzitutto, l’origine cinese della società madre, ByteDance, fa temere che i dati degli utenti possano essere condivisi con il governo cinese, sia volontariamente e con l’utente consapevole nel momento in cui i dati vengono richiesti e quindi rilasciati per utilizzare l’app, sia attraverso software di sorveglianza e quindi in maniera non volontaria. Un’azienda cinese può essere costretta, per legge, a fornire dati al Governo, aumentandone così la capacità di conoscere le attività di singoli e – soprattutto – delle masse per cogliere tendenze e interessi occidentali. Conoscenza che la Cina può usare a beneficio – tra l’altro – della propria politica e propaganda e persino per alimentare la disinformazione in Occidente.

Hank Schless, manager di security solutions di Lookout, ha sottolineato anche che il fatto che la proprietà di TikTok sia cinese legittima le preoccupazioni sulla sua sicurezza. Torna quindi il primo problema che abbiamo già menzionato, ossia la proprietà cinese dell’app.Da un report del 2019 dell’Australian Strategic Policy Institute (ASPI), ByteDance ha lavorato con forze di polizia locali dello Xinjiang e Pechino è accusata di detenere circa un milione di persone che appartengono alle minoranze religiose in campi di rieducazione e prigioni e, come si legge nel report stesso,  la società ha un ruolo attivo nella “disseminazione della propaganda del partito di stato su Xinjang”.

TikTok ha preso le distanze da ByteDance e ha negato anche di condividere informazioni con il governo cinese. Sta anche pensando di vendere quote di controllo a società americane e così aggirare meglio il possibile ban.

Tuttavia, da un report stilato da Penetrum, altra azienda che si occupa di sicurezza, è emerso che la maggior parte dei dati dell’app potrebbe essere tracciata dai server in Cina ospitati da Alibaba, che ha subito violazioni di sicurezza in passato e che secondo la sua policy interna di privacy, condivide le informazioni personali dei suoi utenti a terze parti.

I server in Cina sarebbero anche sotto giurisdizione cinese e così molto più facilmente soggetti alle richieste dei dati. Secondo il report, sembra che i dati raccolti da TikTok siano parzialmente, se non completamente, immagazzinati su server cinesi con  l’ISP (internet service provider) di Alibaba e il tracciamento dei suoi utenti pare sia davvero eccessivo.

È anche vero, inoltre, che TikTok ha censurato video sgraditi al Governo, per esempio riguardanti le condizioni di prigionia della minoranza musulmana degli Uiguri.

Tanti dati raccolti

Secondo uno studio di Lookout, azienda di San Francisco che si occupa di cybersecurity mobile, TikTok raccoglie un’infinità di dati degli utenti, dalla mail e dal numero di telefono per potersi registrare, oltre al link all’account di un’altra piattaforma social, ai vari permessi di localizzazione, registrazione audio e accesso alla fotocamera e ai contatti, insomma molti più dati rispetto a quelli raccolti dalle altrettanto note Twitter e Facebook.

A proposito del confronto con gli altri social network, qualche mese fa su Reddit è apparso un thread dell’utente “bangorlol”, un ingegnere software con esperienza pluriennale che ha applicato il reverse engineering per scovare le falle di TikTok sulla privacy degli utenti e ha evidenziato un tracciamento invadente da parte dell’app, dicendo che la stessa camuffa tutte le attività se si prova ad applicare il reverse engineering. Inoltre, ha aggiunto che “tutte le richieste di analisi vengono crittografate con un algoritmo che cambia ad ogni aggiornamento (per lo meno cambiano le chiavi) così non si può vedere cosa stanno facendo. Lo hanno anche fatto in modo che non si possa usare l’app se si blocca la comunicazione con il loro host di analisi a livello di DNS.” […] “Instagram, Twitter, Reddit e Facebook non fanno nulla di tutto ciò e possono essere considerati paradisi della privacy in confronto a TikTok. Secondo bangorlol, TikTok è un sistema di raccolta dati mascherato da social media”.

Esponenti di alcune realtà che si occupano di cybersecurity si sono espressi in merito, tra questi Chris Morales, capo di Security Analytics di Vectra, che ha manifestato la preoccupazione sull’individuazione della localizzazione degli utenti o addirittura su cosa stanno facendo nel momento in cui usano l’app.

C’è chi dice no (a TikTok)

Non dimentichiamo le azioni dei moderatori di TikTok, che seguono anche le norme sociali e politiche cinesi. Sappiamo che hanno già apportato Ia censura di video su Tiananmen Square, l’indipendenza tibetana e il gruppo religioso vietato Falun Gong, come nel settembre 2019 ha scoperto The Guardian. La moderazione dei contenuti pare riguardi anche video di utenti che appaiono troppo brutti, poveri o disabili, e per questo devono subire la soppressione, secondo il report di marzo di Intercept, così come per ciò che riguarda i video che hanno mostrato le proteste a Hong Kong.

Come detto, oltre al governo USA, che già nel 2019 aveva vietato prodotti Huawei dagli USA e questa settimana ha minacciato sanzioni contro impiegati della società cinese, stanno pensando di vietare l’uso di TikTok anche alcune importanti aziende, come la Wells Fargo, multinazionale statunitense di servizi finanziari, e la stessa Amazon, che però qualche giorno dopo l’annuncio della settimana scorsa pare abbia ritrattato.

A dicembre era stata la volta di esercito e marina americane, a marzo invece due senatori repubblicani hanno introdotto, attraverso una legislazione, il divieto agli impiegati federali di usare TikTok su telefoni aziendali governativi.

Il governo indiano, dopo un confronto violento tra le sue truppe e quelle cinesi, ha vietato TikTok e altre 50 app cinesi a giugno, definendole una minaccia alla sovranità e all’integrità, pertanto sulla stessa linea dell’amministrazione Trump.

Entrambi i paesi, Usa e India, hanno rapporti complicati con la Cina, con Washington e Pechino bloccate in una guerra commerciale che dura da anni che mostra alcuni segni di allentamento.

Possiamo quindi dire che siamo davanti a uno scontro di tecnologia, geopolitica e intelligence.

La guerra su TikTok: come cambia il “social dei ragazzini”

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