Lo scenario

Transizione al digitale, per Comuni e fornitori quante sfide: ecco i 4 fattori chiave

La necessità di un back office digitale negli enti, l’uso dei finanziamenti del PNRR, i cambiamenti organizzativi nelle macchine comunali, la pianificazione strategica alla luce del PIAO: vediamo questi elementi chiave per i Comuni che affrontano la transizione al digitale, in attesa del nuovo Piano triennale Agid

Pubblicato il 04 Nov 2022

Michele Vianello

consulente e digital evangelist

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Siamo in attesa che AGID pubblichi il nuovo Piano triennale per l’informatica. Ricordiamo che, ai sensi dell’art. 14 bis comma b) del Codice dell’Amministrazione Digitale, ogni anno (meglio entro il 30 settembre di ogni anno), AGID deve pubblicare il Piano triennale per l’informatica o un suo aggiornamento. Ad oggi, il Piano in vigore rappresenta l’aggiornamento 2021/2023.

Comunque, al di là delle previsioni del Piano, per quanto riguarda i Comuni, le sfide mi sembrano assolutamente già segnate. Tali sfide, che proverò più avanti ad indicare, potrebbero cambiare profondamente la qualità e la concezione della transizione al digitale nei Comuni.

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I campi di intervento dei Comuni – e dei loro fornitori- sono, in una qualche maniera già indicati. Si tratta di interventi innescati autonomamente dai Comuni, ma figli della fase di esecuzione delle attività finanziate grazie dal PNRR, e l’entrata in funzione di piattaforme nazionali, alcune attese da tempo. Mi riferisco alla Piattaforma Nazionale notifiche, alla piattaforma per una migliore fruizione della CIE e, mi auguro finalmente, INAD (Indice nazionale dei domicili digitali dei cittadini). Per quali motivi l’insieme di questi fattori può innescare un profondo processo di cambiamento che riguarda sia i Comuni, che le modalità di fruizione dei servizi pubblici da parte dei cittadini?

Fattore 1 – Backoffice digitale nei Comuni

Fattore 1. Vorrei partire dalla “coda”, ovvero dalla necessità di avere, da parte dei Comuni un backoffice interamente digitale. Ricordiamo come il primo gennaio del 2022 le Linee Guida AGID sulla formazione, gestione e conservazione del documento informatico siano diventate pienamente esecutive. Non tutti i Comuni, non solo quelli di piccole dimensioni, hanno applicato pienamente, al flusso documentale, le previsioni delle Linee Guida. Il funzionamento della Piattaforma Nazionale Notifiche è legato alla produzione di documenti “in linea” con le previsioni delle Linee Guida.

Per fare un esempio, la Piattaforma accetterà solo documenti “originali digitali” firmati digitalmente, o, nel caso di vecchi “originali analogici”, la scansione del documento cartaceo dovrà rispondere a quanto previsto all’articolo 22 del Codice dell’Amministrazione Digitale. Lo stesso flusso documentale “in entrata” nella Piattaforma si fonda sullo scambio di API con i fornitori dei software gestionali. Questo è un processo interamente finanziato ai Comuni grazie al PNRR, ma totalmente nuovo per i fornitori, ostici fino ad ora a rilasciare protocolli fondati sull’interoperabilità.

La possibilità per i cittadini di fruire delle nuove funzionalità previste da AGID attraverso le nuove Linee guida sui siti internet e i servizi digitali, si fonda sulla piena applicazione di quanto previsto in materia di flusso documentale. Ricordo come, grazie a piattaforme web (siti istituzionali), il cittadino abbia il pieno diritto di partecipare ai procedimenti che lo riguardano. Tutto ciò tuttavia è possibile a condizione che il procedimento di un cittadino (di una impresa, di un libero professionista) sia conservato e realizzato grazie ad un fascicolo digitale, come previsto dal CAD e dalle linee guida AGID.

La stessa cosa deve avvenire per garantire il libero accesso dei cittadini agli atti e alle basi dati. Naturalmente, nel pieno rispetto di quanto la legge prevede in materia di tutela della privacy. Conseguentemente, la prima attività da programmare e da perseguire da parte dei Comuni sarà quella di dare piena applicazione a quanto previsto dal CAD e dalle Linee guida AGID sul flusso documentale. Operativamente, varrebbe la pena di verificare e, se del caso reingegnerizzare, i flussi documentali della Polizia Municipale (in primis, ciclo di erogazione delle sanzioni del Codice della strada) e dei Tributi locali, ovvero i settori che maggiormente dovranno interagire con la Piattaforma Nazionale notifiche.

Fattore 2 – I finanziamenti del PNRR

Fattore 2. In questi mesi i Comuni si sono dedicati ad acquisire i finanziamenti che il PNRR ha messo loro a disposizione per procedere senza indugi nei processi di transizione al digitale. Ricordo a tutti noi che tali finanziamenti sono destinati all’implementazione dell’utilizzo delle identità SPID/CIE, al conseguente sviluppo delle piattaforme per offrire ai cittadini i servizi in modalità digitale, per implementare l’utilizzo di pagoPA e la app IO. I finanziamenti più cospicui sono destinati al passaggio in cloud dei software e delle basi dati, allo sviluppo delle interfacce tra i software gestionali e la Piattaforma nazionale delle notifiche e al totale rifacimento (finalmente) dei siti Internet,

Infine, in questi giorni, si è aggiunto il bando per finanziare lo sviluppo delle API che dovrebbero alimentare e lo scambio di dati tra i Comuni e la Piattaforma Nazionale dati. In questi giorni ho visto avanzare, anche da parte dei fornitori, una critica apparentemente fondata, ma, molto insidiosa. In sostanza, si sostiene che il valore di mercato dei prodotti “a bando” (in primis i siti) è di molto superiore a quanto oggi richiesto dal mercato. In astratto la critica è fondata. Nella realtà, la qualità dei prodotti oggi forniti e, soprattutto, la loro aderenza alle prescrizioni di legge e assolutamente bassa ed inadeguata. Oggi, generalmente, siamo in presenza di bassi prezzi per pessimi prodotti, non sempre rispettosi delle previsioni di legge.

I bandi PNRR, leggendo accuratamente il testo (e gli allegati) degli avvisi descrivono prodotti di alta qualità, perfettamente interoperabili e integrati. Si prevedono alti investimenti per ottenere software, piattaforme e applicativi di alta qualità. Bisogna dimenticare gli errori del precedente Bando innovazione. E, in tutti i casi, finalmente, si prescrive che i fornitori siano liquidati delle loro spettanze solo a opera validata dal Ministero e a voucher liquidato. Ritengo che questa sia una prassi profondamente educativa per i Comuni e per i loro fornitori. Per ottenere questi risultati e fruire dei finanziamenti viene richiesto un salto di qualità ai Comuni nei confronti dei loro fornitori e una capacità di monitorare costantemente e senza delega alcuna lo svolgimento dell’opera finanziata. Tutto ciò necessita di una evoluzione qualitativa dell’attività del Responsabile per la Transizione al digitale e una capacità “culturale” di rendersi totalmente autonomi dai fornitori.

Fattore 3 – Verso cambiamenti organizzativi

Fattore 3. Il combinato disposto dei finanziamenti PNRR e dell’utilizzo delle nuove infrastrutture/piattaforme nazionali, porterà inevitabilmente a cambiamenti organizzativi nei Comuni. Osserveremo, inoltre, i primi impatti come conseguenza del “labour saving” in alcuni settori. La Piattaforma nazionale notifiche, a regime, renderà inutile la figura del messo notificatore, l’incremento dell’utilizzo di ANPR da parte dei cittadini per ottenere i certificati e fare il cambio di residenza impatterà -finalmente- sul front office degli uffici anagrafe; cambierà la qualità professionale richiesta a chi svolge le funzioni di protocollatore, cambierà qualitativamente l’attività di back office di tutti i diversi settori che dovranno trattare un flusso documentale “originariamente digitale” figlio dei log con SPID/CIE.

Finalmente i Comuni non si limiteranno più ad una attività di “digitalizzazione dell’esistente” delegata ai fornitori e condizionata dall’abbinata scadenza/attesa di una proroga. I Comuni dovranno rivedere i loro modelli organizzativi e pensare alla riqualificazione e alla costante formazione (acquisizione di competenze digitali) dei dipendenti. E ciò varrà per i Comuni di tutte le dimensioni, anche per quelli di minore entità che saranno spinti a forme consortili per gestire meglio il processo di transizione al digitale.

Il passaggio massiccio al cloud ridimensionerà sempre di più il ruolo tradizionale dei dipendenti dei CED (i vecchi centri elaborazione dati) che dovranno rivedere la loro attività e funzione. Essi, dipendenti dei CED, saranno stretti tra una scarsa professionalità di “tuttofare informatici” e un ruolo decisivo di “guida tecnica” e “interfaccia autonoma e critica” verso i fornitori. La grande sfida sarà quella di far interagire le necessarie competenze organizzative e di pianificazione strategica proprie del RTD (e competenza dell’ufficio per la transizione al digitale ex articolo 17 del CAD) e le competenze tecnologiche dei dipendenti del CED.

Fattore 4 – L’importanza di pianificare alla luce del PIAO

Fattore 4. In questo scenario sarà sempre di più necessario pianificare le attività inerenti la transizione al digitale per gli anni 2023/2024. L’attività di pianificazione strategica della transizione al digitale -in attesa da quanto prevederà il Piano triennale AGID- assume oggi una funzione decisiva anche alla luce dell’entrata in vigore del PIAO (Piano integrato attività e organizzazione). Chi ha redatto le prescrizioni in materia di PIAO ha commesso un errore macroscopico parlando (v. sottosezione 2.1 Valore pubblico) di “Agenda Digitale”. Come dovrebbe essere noto, nella produzione legislativa, non esiste alcuna Agenda Digitale. Esiste il Piano Triennale per l’informatica del quale abbiamo già parlato ricolto a tutte le Pubbliche Amministrazioni.

Conclusione

Nonostante questo errore, parzialmente corretto nella sezione 2.2 “Performance” dove si prescrivono obbligatoriamente gli “obiettivi di digitalizzazione”, rapidamente i Comuni dovranno programmare le attività – comprese quelle di carattere organizzativo – da mettere in campo nel biennio 2023/2024, indicando con precisione le responsabilità, i tempi (timing e non scadenza), l’utilizzo delle ingenti risorse messe a disposizione grazie al PNRR. Il Piano andrà fatto al più presto ed integrato nel P.I.A.O. con gli altri strumenti di programmazione.

Per concludere, é evidente che i Comuni, generalmente, non sono all’anno zero e che molto si è fatto in questi anni. Tuttavia, ciò che viene rilevato è l’assenza di una consapevolezza diffusa della sfida che si dovrà intraprendere e la capacità di programmazione. Ciò che si auspica, soprattutto, è che i Comuni siano il soggetto attivo di questo processo e che non subiscano, in attesa di improbabili proroghe, un processo ormai inevitabile.

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