Si fa un gran parlare di trasformazione digitale, ma spesso ci si limita al suo aspetto puramente tecnologico. Una vera digitalizzazione non è semplicemente l’adozione di strumenti avanzati, ma un cambiamento strategico che pone l’uomo al centro, trasformando il modo in cui viviamo le esperienze quotidiane.
In sostanza, la digitalizzazione non nasce dalla semplice innovazione, ma deriva da come ci serviamo di essa per costruire soluzioni incentrare sulla persona, creando valore per tutti i soggetti connessi (clienti e dipendenti) e acquisendo nuove capacità per adattarsi a un business in continua evoluzione.
Digitalizzazione: andare oltre la tecnologia
La digitalizzazione non riguarda solo l’uso di tecnologie avanzate, ma un profondo cambiamento culturale e organizzativo. Richiede un’analisi approfondita del business, investimenti nelle risorse umane attraverso il reskilling del personale già presente in azienda, e una pianificazione strategica che integri tecnologia e processi aziendali.
I prodotti e i servizi vincenti sono quelli che mettono al centro le persone, usando il digitale come acceleratore. Per una corretta introduzione della digitalizzazione, è fondamentale la preparazione e il coinvolgimento di tutto il team, supportando il cambiamento con esempi concreti.
Gli assi portanti della trasformazione
Gli assi portanti di questa trasformazione sono velocità, semplicità, scalabilità, trasparenza e agilità, abbinati a un approccio data-driven (ovvero la possibilità di usare i dati per costruire soluzioni human-centered). La sfida è data dalla compresenza di diverse generazioni e dall’arrivo di nuove risorse e tecnologie: secondo Boston Consulting Group, il 70% dei progetti di digitalizzazione non raggiunge completamente l’obiettivo a causa di una mancanza di allineamento tra tecnologia, persone e processi. Questo dato si riflette anche nel contesto italiano, dove il 42% dei cittadini risulta ancora privo di competenze digitali di base, un gap critico che rischia di rallentare lo sviluppo economico del Paese. Per creare un vero impatto a lungo termine la tecnologia deve essere maggiormente pervasiva, per poter essere usata veramente da tutti.
Trasformare gli ostacoli in opportunità
Gli ostacoli principali che stanno frenando il processo di digitalizzazione possono essere declinati lungo tre direttrici principali: la resistenza culturale, la mancanza di visione strategica e un’infrastruttura IT obsoleta.
Si tratta di problemi che non riguardano solamente la sfera tecnica di un’organizzazione, ma rappresentano delle vere e proprie sfide di leadership, da affrontare puntando su una visione olistica. In questo senso, l’aspetto umano e organizzativo diventa prevalente rispetto a quello prettamente tecnologico, aprendo di fatto nuove possibilità.
Superare la resistenza al cambiamento richiede un approccio bottom-up, basato sull’ascolto e sul coinvolgimento dei dipendenti. La condivisione trasparente delle informazioni e la formazione continua (never stop learning) sono cruciali per costruire fiducia e promuovere l’adozione delle nuove tecnologie.
La persona al centro: un nuovo umanesimo digitale
In quest’epoca, che possiamo definire “Umanesimo Digitale”, la centralità dell’uomo rispetto alle macchine è cruciale. La tecnologia deve potenziare le capacità umane, non limitarle.
Questo richiede un aggiornamento continuo delle competenze e un focus sulle soft skills, che distinguono l’uomo dalle macchine in un contesto lavorativo sempre più automatizzato.
La sfida è grande, considerando la compresenza di diverse generazioni, con esperienze e prospettive differenti, e la costante necessità di accogliere nuove tecnologie e risorse.
Sostenibilità: un imperativo strategico
La sostenibilità un altro aspetto importante, che dovrebbe essere integrata in partenza nei paradigmi aziendali. Non si tratta solo di adottare pratiche green, ma di riformare i modelli di produzione e interazione aziendale.
Le aziende che abbracciano la sostenibilità e si dotano di strumenti smart non solo contribuiscono al benessere del pianeta, ma riescono a ottimizzare le risorse, ottenendo vantaggi competitivi, attraggono talenti e soddisfano le aspettative degli stakeholder.
Smart working: verso una nuova cultura del lavoro
Il concetto stesso di smart working deve essere ridefinito parlando di organizzazioni smart: non più un modo di lavorare, ma un approccio aziendale che consenta di gestire in modo semplice ed efficace un ambiente ibrido.
Non si tratta di lavorare ovunque, ma di farlo in modo efficace, utilizzando la tecnologia per supportare la flessibilità e l’efficienza, con un approccio che richiede un equilibrio tra comportamenti, uso della tecnologia e spazi fisici, promuovendo un ambiente di lavoro ibrido che combina presenza fisica e lavoro remoto.
Verso un nuovo rinascimento culturale
La digitalizzazione ha mostrato il suo vero potenziale solo in parte. Non si tratta solo di rivedere in chiave tecnologica processi esistenti, ed eventualmente aggiungerne di nuovi. Va considerata come un’opportunità per costruire un futuro in cui tecnologia e umanità coesistono armoniosamente.
Le aziende devono rinnovare la propria leadership, andando a valorizzare l’integrazione tra mondo fisico e digitale, creando sinergie virtuose che portino i loro benefici all’intera società, ispirando manager e imprenditori a guidare questo processo con responsabilità e capacità di visione. La raccolta, l’elaborazione e l’analisi efficace dei dati sono fondamentali per sfruttare appieno le opportunità offerte dalla digitalizzazione. Le aziende che riescono a farlo possono anticipare le tendenze del mercato, personalizzare l’offerta e migliorare l’esperienza dei clienti.
La trasformazione digitale è un viaggio verso un nuovo rinascimento culturale ed economico, in cui l’uomo mantiene, anzi amplifica, il suo ruolo di fulcro di ogni innovazione e progresso. Investire sulle risorse, puntare su un costante reskilling e sostenere il cambiamento sono aspetti fondamentali per affrontare questa sfida e cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione.