il commento

Turismo digitale, perché il tax credit è buon segno e come sfruttarlo

La modalità del credito di imposta si è dimostrata adeguata per colmare il digital divide e favorire l’accesso al mercato soprattutto per le piccole e medie imprese. Ora che la misura riparte, si colga l’opportunità di sperimentare

Pubblicato il 17 Mag 2017

Edoardo Colombo

esperto di turismo e innovazione

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Riparte la misura introdotta dal Mibact per favorire la realizzazione di servizi digitali nelle attività turistiche al fine di migliorare la presenza online e la promozione e la commercializzazione dell’offerta turistica attraverso le imprese ricettive, le agenzie di viaggio e i tour operator.
Si tratta di un tax credit introdotto dal Ministro Franceschini con un provvedimento, che nacque con l’obiettivo di “sostenere l’industria turistica nazionale nel colmare il divario digitale con i competitori più agguerriti”.

L’operazione ha già visto 2.504 imprese essere ammesse al credito di imposta del 30% con un riconoscimento complessivo di 8,5 milioni di euro.

Il Governo dimostra così la propria attenzione e sensibilità per favorire la nascita dell’ecosistema digitale turistico, che era già stato protagonista di un evento tenutosi a Firenze nel dicembre scorso e di cui è già stato annunciato il seguito nel prossimo dicembre.

Un’iniziativa che costituisce una delle priorità attuative del Piano Strategico del turismo approvato dal Consiglio dei Ministri nei mesi scorsi e che risponde al modello distributivo delle OLTA sempre più favorito da chi acquista servizi turistici e prenotazioni sui siti diretti o su piattaforme che intermediano.

Tale attività di mediazione, per quanto gradita e moltiplicatrice di opportunità, viene esercitata operando con sedi estere contribuendo a trasformare parte del potenziale gettito fiscale generato dagli esercizi presenti fisicamente nel nostro Paese, in un business difficilmente aggredibile dall’Agenzia delle Entrate e che si può definire ormai delocalizzato.

Per questo è necessario colmare il digital divide delle migliaia di esercizi ricettivi per favorire l’accesso diretto al mercato, creando le condizioni di una distribuzione fondata sui modelli di standardizzazione e interoperabilità previsti dal suddetto ecosistema digitale del turismo.

In questo senso la modalità del credito di imposta ha già dimostrato di essere adeguata in quanto comprensibile ed accessibile anche per realtà di piccole e medie dimensioni.

E va colto un passaggio significativo del decreto che sin dall’origine imponeva che le spese ammissibili per programmi e sistemi informatici per la vendita diretta di servizi e pernottamenti, fosse condizionata all’essere in grado di garantire gli standard di interoperabilità necessari all’integrazione con siti e portali di promozione pubblici e privati. Possono quindi candidarsi ad avvalersi di questa misura non solo tutte le strutture organizzate in forma imprenditoriale come gli alberghi, i villaggi, le residenze turistico-alberghiere, gli alberghi diffusi, i condhotel e i marina resort ma anche le strutture extra-alberghiere come affittacamere; ostelli per la gioventù; appartamenti per vacanze; residence; case per ferie; bed and breakfast; rifugi  montani.Oltre a questa tipologia possono essere ammissibili anche gli esercizi ricettivi aggregati con soggetti che forniscano servizi accessori alla ricettività, quali ristorazione, trasporto, prenotazione, promozione, commercializzazione, accoglienza turistica e attività di agenzie di viaggio e tour operator che in particolare siano agenzie specializzate in turismo incoming. E’ altrettanto significativo che tra le spese ammissibili ci siano anche gli impianti Wi-Fi, a condizione che il servizio offerto sia gratuito e di velocità pari ad almeno 1  Megabit/s  in download.In considerazione del progetto avviato da Mise, Mibact e Agid di login unica nazionale per le Wi-Fi pubbliche, sarebbe opportuno in futuro includere tutti i fruitori del finanziamento nell’obbligo di riconoscere la user id prevista dal piano.

Altre spese sono destinate ad adeguare i siti web alla fruizione da smartphone; l’acquisto di software e applicazioni; le spese per spazi e pubblicità per la promozione e commercializzazione di servizi e pernottamenti turistici; servizi di consulenza per la comunicazione e il marketing digitale e formazione del titolare o del personale dipendente. Una voce si distingue in modo particolare per il suo valore sociale e cioè il sostegno alla promozione digitale di proposte e offerte innovative in tema di inclusione e di ospitalità per persone con disabilità.Le singole voci di spesa sono eleggibili, ciascuna, nella misura del 100% e l’importo  totale  delle  spese eleggibili è limitato alla somma di 41.666  euro  per ciascun soggetto ammesso al beneficio, che,  di  conseguenza,  potrà usufruire di un credito d’imposta complessivo massimo pari a  12.500 euro ripartito in tre quote annuali di pari importo.

Per partecipare la domanda deve essere presentata in forma telematica tramite il Portale dei Procedimenti e per il riconoscimento dei crediti conta l’ordine cronologico di arrivo delle domande indipendentemente dalla natura della richiesta

In conclusione è auspicabile che in futuro, offrendo la possibilità di ottenere finanziamenti per la digitalizzazione, si colga l’opportunità di sperimentare con i soggetti che hanno ottenuto l’incentivo, nuovi codici identificativi univoci che abilitino modelli distributivi innovativi.

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