Il passaggio da un sistema di comunicazione analogico a un sistema digitale, con l’avvento delle nuove tecnologie di informazione, ha provocato non pochi cambiamenti nelle dinamiche identitarie e relazionali proprie di bambini/e e adolescenti. I linguaggi, le abitudini e gli stili di vita sono totalmente diversi rispetto a quelli delle passate generazioni. Sono cambiati i luoghi di socializzazione e le modalità di partecipazione. Insomma, i nuovi media sono entrati prepotentemente nella vita dei ragazzi, rendendo sempre più labile il confine tra vita “offline” e vita “online”.
Abbattendo quelli che sono i confini spazio-tempo, le Tecnologie delle Informazioni e della Comunicazione (TIC) permettono di creare spazi nuovi, impossibili da replicare nella vita reale. Il mondo virtuale può essere uno strumento prezioso, attraverso cui il bambino può esercitare diritti fondamentali, come quelli sanciti dalla Convention on the Rights of the Child (CRC), quali partecipazione, il gioco, libertà di espressione. D’altro canto, è necessario tutelare i più piccoli da quelli che possiamo definire come rischi online, derivanti per l’appunto dall’uso non consapevole dei nuovi media.
È da questa consapevolezza che bisogna partire per dare applicazione ai principi fondamentali sanciti dall’ONU nella CRC, predisponendo un quadro normativo nazionale capace di porre la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza al centro dell’era digitale.
Rischi online e nuove tendenze
I ragazzi e le ragazze, anche se spesso tecnicamente competenti, sono fruitori inconsapevoli dei nuovi media e tendono a non cogliere le conseguenze dei loro comportamenti sul web. Il Nono Rapporto sul monitoraggio della Convenzione dei diritti dell’adolescenza e dell’infanzia in Italia – redatto dal Gruppo di Lavoro sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza a cui partecipano 91 tra organizzazioni e associazioni attive nell’ambito dell’educazione e della tutela dei minori – fornisce un quadro dettagliato di come si siano evoluti negativamente in Italia i comportamenti degli adolescenti a fronte di un uso inconsapevole di internet e dei social network: da un aumento dell’uso di sostanze psicoattive, alla crescita del fenomeno del sexting e del gioco d’azzardo, al bullismo e cyberbullismo. Per non parlare del problema della privacy e cioè il diritto alla riservatezza della propria vita privata e al controllo dei dati personali. Attivare un profilo social su una qualsiasi piattaforma vuol dire dover gestire la propria identità anche online e, di conseguenza, mettere a disposizione del mondo circostante dati e informazioni personali.
Il problema della sicurezza, associato all’utilizzo dei nuovi media da parte dei giovani, non è riconducibile solo all’esistenza di rischi, più o meno gravi. Ciò che deve preoccupare è la possibilità che il virtuale possa sostituire il reale e che l’etere diventi l’unico spazio d’aggregazione per i giovani. L’uso delle nuove tecnologie deve essere integrativo e costruttivo: è fondamentale fare riferimento ai bisogni reali all’origine dell’utilizzo delle nuove tecnologie, ai bisogni emotivi, cognitivi, e relazionali che non devono essere sostituiti da ciò che prontamente offre la rete, ma integrati.
Qui entrano in gioco i genitori. Esiste un gap generazionale tra nativi digitali e non. Nel mondo virtuale è ancor più accentuata la contrapposizione tra adulto normativo e adolescente, ansioso di esprimere senso e significati propri, di costruire la propria identità. Il divario è causato dall’incapacità dell’adulto nel comprendere il linguaggio, la velocità e l’importanza di questo nuovo contesto di espressione e condivisione dei significati. Educare il bambino all’utilizzo delle nuove tecnologie è la chiave di svolta per evitare in parte i rischi online. In questo senso, sarebbe auspicabile che la legge sancisse il diritto del bambino all’educazione digitale, accanto ad un perimetro di prescrizioni chiare e inequivocabili per il genitore.
Diritti dell’infanzia: evoluzione normativa
I diritti del fanciullo sanciti dalla CRC devono essere attuati garantendo ai più giovani la possibilità di acquisire competenze e capacità specifiche, per proteggerli e metterli nelle condizioni di sfruttare al meglio lo strumento tecnologico. Per questo, il rapporto tra adolescenti e digital va declinato in termini di cittadinanza digitale. Il mondo virtuale genera comportamenti sociali da codificare e regolare. È arrivato il momento che i diritti e doveri del fanciullo trovino riconoscimento anche all’interno del quadro normativo italiano.
Nel 2015 la Camera dei Deputati ha reso pubblica la Dichiarazione dei diritti in Internet che sancisce i principi di libertà, eguaglianza, dignità e diversità di ogni persona e riconosce l’importanza di garantire tali diritti anche online. La Dichiarazione, al contempo, non prevede nessuna misura specifica per i minori, né definisce responsabilità e doveri del mondo adulto nella tutela del fanciullo. A quando, quindi, un documento che garantisca i diritti online dei bambini/adolescenti, riprendendo i principi chiave della CRC?
Il legislatore italiano dovrebbe, seguendo il percorso suggeritogli dall’ONU, aggiornare il quadro normativo prevedendo misure quali:
- Promozione e supporto dello sviluppo di un Codice sui minori e sui Media che accolga le disposizioni e lo spirito dell’articolo 17 della Convenzione (l’importanza della funzione esercitata dai mass media e vigilano affinché il fanciullo possa accedere a una informazione e a materiali provenienti da fonti nazionali e internazionali varie), incluso l’incoraggiamento alla diffusione di materiale positivo dal punto di vista sociale e culturale;
- Ripristino del Comitato di monitoraggio sul “Codice di autoregolamentazione Internet e Minori” e garantire che le violazioni al Codice siano sottoposte a sanzioni amministrative e legali efficaci;
- Adozione di tutte le misure necessarie per avere Media responsabili e proattivi, in grado di combattere razzismo e intolleranza, e implementi un sistema di monitoraggio che ne garantisca l’effettiva realizzazione (CRC/C/ITA/CO/3-4, punto 33).
Il riconoscimento concreto dei diritti dei bambini nell’era social e digital deve entrare nelle agende degli stakeholders istituzionali, locali, nazionali e internazionali. In questo quadro si inserisce l’impegno dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia nell’indagare le interconnessioni esistenti tra tecnologia e diritti del fanciullo, e fornire alle istituzioni competenti appoggio nella definizione dei possibili campi d’intervento. Come nel caso del progetto ‘Feeling children’s rights – la Psicologia per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, promosso da OPL, che si rivolge alle istituzioni, agli psicologi e alla comunità e si pone l’obiettivo di implementare una rete istituzionale dove la psicologia abbia un ruolo chiave nella promozione e tutela dei diritti dei minori che ricomprenda anche il web e i nuovi media.