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Twitter, Elon Musk e il pulsante “edit”: ecco cosa c’è nel futuro (a pagamento?) del social

Per parlare del futuro di Twitter non si può non ragionare su due importanti novità delle ultime settimane: Elon Musk e il suo rapporto con il social, e il pulsante “edit” per gli utenti. Elementi che innescano una discussione importante sulla libertà di informazione e sul futuro modello di business

Pubblicato il 12 Apr 2022

Pierluigi Casolari

founder di Unconventional Road, autore di Startup 3.0, blog su startup, innovazione e web 3.0

twitter

Tra tutti i social Twitter è quello meno social. La relazione è asimmetrica. Si può seguire ed essere seguiti. Su Twitter non si è amici. Non si discute. Su Twitter si afferma e si asserisce. E a breve, “udite udite”, si potrà anche “rettificare”. Nei giorni scorsi Twitter ha infatti rilasciato la notizia della prossima introduzione della funzionalità che consentirà di “modificare” i cinguettii.

Sono almeno dieci anni che gli utenti di Twitter richiedono a gran voce questa funzionalità. Per lo meno da quando Facebook e Linkedin hanno introdotto la possibilità di modificare i post e gli status. L’annuncio è arrivato contestualmente alla notizia dell’acquisizione da parte di Elon Musk di quasi il 10% delle azioni del social cinguettante e del suo insediamento nel board. Poi smentito qualche giorno dopo.

Allora, forse per parlare del futuro di Twitter dovremmo provare a ragionare su entrambe queste novità: Elon Musk e il suo rapporto con Twitter e il pulsante “edit” per gli utenti.

Il sostegno di Elon Musk a Twitter

Elon Musk è da sempre un sostenitore della libertà assoluta di opinione. Se esiste un concetto di liberalismo, assoluto, pieno e totale esso è incarnato nella figura di Elon Musk. E prova ne è il fatto che Musk non ha rivisto le sue posizioni sulla libertà neanche durante la “cartina tornasole” della libertà che è stata la pandemia. Già perché tutti eravamo assertori della libertà in astratto e in teoria. Ma poi quando si è palesata la contrapposizione tra sicurezza e libertà, a quasi l’unanimità tutto il mondo ha scelto la sicurezza. Ma questa era una falsa contrapposizione per Elon Musk. Il quale ha sempre sostenuto il valore assoluto della libertà. Anche laddove essa sembrava contrapporsi a una presunta sicurezza dei cittadini.

Musk si è schierato apertamente contro l’obbligo vaccinale e ha sostenuto con un tweet contestatissimo il diritto alla protesta dei camionisti in Canada. E quando – per venire a fatti recenti – ha detto di voler fornire la connessione internet all’Ucraina tramite i suoi satelliti ha specificato che non avrebbe comunque censurato i canali, siti e i server russi. Elon è un militante della libertà. E in un certo senso questo l’ha messo in contrasto contro un’altra frangia ideologica della Silicon Valley, guidata da figure come Bill Gates, che invece hanno fatto della guerra alle fake news la propria missione etica (lasciandoci però con un problema più grande per tutta l’informazione: chi decide che cos’è fake news in un mondo dove non esistono soggetti super partes?).

Per Musk il pulsante “edit” vicino “ai cinguettii” non è da leggersi come una funzionalità astratta. Molto probabilmente è anch’esso parte della sua visione della libertà.

Musk si era già accodato alla richiesta degli utenti del pulsante modifica per i tweet. Nei giorni aveva lanciato un sondaggio rivolto agli oltre 80 milioni di followers chiedendo agli utenti se avessero voluto il bottone. Degli oltre 4 milioni di risposte, il 70% aveva votato “sì, lo voglio”. Sembrava dunque che l’insediamento di Musk nel board fosse legato alla sua volontà di entrare nel merito del senso e delle funzionalità del social cinguettante. Poi è arrivata la smentita: Musk non entrerà nel board, almeno non nell’immediato. Ma contestualmente il turbo imprenditore lancia un altro sondaggio provocatorio: “trasformiamo la sede di Twitter in un rifugio per i senza tetto di San Francisco?”.

Il pulsante edit, uno strumento di libertà

Sembra dunque in corso un braccio di ferro, tra Musk e Twitter. Ed è un braccio di ferro intorno a un tema importantissimo: libertà, informazione, dati.

Il pulsante “edit” nel piccolo è uno strumento di libertà. È uno strumento che permette all’utente di affrancarsi e bypassare le regole rigide delle policy sui contenuti dei social. Grazie a questo bottone è possibile rettificare un proprio contenuto, renderlo più chiaro, correggerlo. Senza incappare nella cancellazione e censura del post. Ma c’è di più.

Musk è un sostenitore di Twitter Blue, la versione di Twitter su abbonamento. Disponibile in alcuni paesi, in versione beta e rivolta soltanto a poche persone per il momento. Twitter Blue non include la pubblicità e gli account devono essere attivi, altrimenti vengono eliminati. Non è possibile creare bot su Twitter Blue. Ovvero post creati con dei software automatizzati. Devono esserci persone dietro ai tweet. Non account fantasma, che generano contenuti importati da altri siti o generati attraverso feed e software.

Un futuro a pagamento?

Il futuro di Twitter – almeno secondo Musk – è a pagamento. Ed è basato sulla riscoperta di un modello (l’abbonamento) che oggi non è ancora quello dominante, nemmeno per i media tradizionali. Sempre secondo Musk non c’è un futuro per la pubblicità su Twitter. In quanto canale a pagamento si sostiene con gli introiti dei lettori/utenti. E a vincere saranno i contenuti. I dati degli utenti non verranno più venduti agli inserzionisti. Ma utilizzati per migliorare gli algoritmi e offrire agli utenti sequenze di post e notizie coerenti con i desideri e i gusti degli stessi. La visione del mondo di Musk, come lui stesso ha ammesso, è fortemente ispirata dall’autore di fantascienza Iain M. Banks, autore del famoso “Ciclo della Cultura”, che descrive un mondo socialista e anarchico, all’insegna della libertà assoluta. Questo mondo ipotetico è chiaramente minacciato dall’attuale deriva anti-libertaria dei social. Che dietro all’apparenza della libertà veicolano soltanto gli interessi delle aziende.

Nel futuro di Twitter, se dovesse prevalere la linea di Musk o se dovesse proseguire la sua scalata nell’azionariato, potrebbe esserci anche la blockchain. Gli utenti di Twitter Blue secondo Musk dovrebbero poter pagare nelle loro valute locali e soprattutto avere la possibilità di acquistare l’abbonamento con Dogecoin, la criptovaluta che Musk ha autorizzato anche per gli acquisti delle auto Tesla.

Insomma, sul piatto del futuro di Twitter non c’è soltanto una riflessione sul pulsante “edit” ma una discussione importante sulla libertà di informazione e sul proprio modello di business. Due tematiche tra l’altro fortemente correlate. In quanto l’accentuazione dell’importanza dell’abbonamento potrebbe favorire la costruzione di un’informazione più di qualità e la trasformazione di Twitter da piattaforma ad editore a tutti gli effetti, con una linea editoriale a favore della libertà di opinione, della qualità e degli utenti. È difficile capire se queste tematiche sono state sollevate da Musk per scatenare un polverone o se fanno parte di un progetto imprenditoriale ed editoriale ben definito e di conquista del social cinguettante.

È anche difficile capire se certi elementi che Musk ha messo sul tavolo possano trasformarsi in una vera rivoluzione oppure rimanere semplici makeup del modello di business attuale. Fino a che punto potrebbe entrare la blockchain nella piattaforma? Si tratterebbe solo di implementarla come mezzo di pagamento o potrebbe trasformarsi anche il rapporto di proprietà degli utenti rispetto alla società, secondo la logica dei Token? E fino a che punto Elon sarà disposto a difendere la carta della libertà nel momento in cui da influente osservatore dovesse passare a quello di decisore e responsabile finale delle scelte editoriali?

Il dibattito su Twitter non può tuttavia lasciarci indifferenti: la deriva anti-libertaria che ogni giorno vediamo impotenti dilagare sui social sta compromettendo il concetto stesso di internet come spazio di pluralità. L’idea di una pluralità vera incentrata su una piattaforma che punta a un decentramento delle voci e forse addirittura a un ripristino del “lettore/consumatore” come centro e fulcro delle politiche editoriale, al di fuori del dogma della pubblicità” è affascinante e potrebbe innescare una nuova speranza sul futuro non solo di Twitter ma dell’intera rete.

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