l'analisi

Twitter, troppi account falsi? Che c’è dietro i dubbi di Musk

Il ripensamento di Elon Musk riguardo l’acquisto di Twitter sono solo una tattica per abbassare il prezzo, o nasconde preoccupazioni di diversa natura? La sua visione dei social ha generato attacchi da ogni parte e l’imprenditore potrebbe non essere disposto a portare la battaglia fino in fondo. Ecco tutti i temi sul tavolo

Pubblicato il 20 Mag 2022

Pierluigi Casolari

founder di Unconventional Road, autore di Startup 3.0, blog su startup, innovazione e web 3.0

twitter

L’accordo – per la cifra monstre di 43 miliardi di dollari – lo avevamo dato per fatto. Ma pochi minuti prima delle firme del contratto, Elon Musk ha fermato tutto. Era il 13 maggio e dal suo account su Twitter Musk tuona le seguenti 140 battute: Twitter deal temporarily on hold pending details supporting calculation that spam/fake accounts do indeed represent less than 5% of users.

Musk ritiene che ben il 20 per cento degli utenti siano finti – anche se Twitter nei documenti finanziari ufficiali scrive che lo sono meno del 5 per cento anche ammettendo che la cifra potrebbe essere maggiore.

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Il tema degli account “fake/spam”

Ricostruiamo l’accaduto.

Nei giorni precedenti alla formalizzazione dell’offerta, Musk aveva avuto modo di valutare lo stato di salute della piattaforma per formulare la propria offerta di acquisto. Tra i vari documenti presentati da Twitter al SEC (Security and Exchange Commissions ), l’ente di vigilanza federale della Borsa ve n’era uno che riguardava il tema degli account “fake/spam”.

Nel documento si indicava che il numero di account fasulli era meno del 5%. Inizialmente Musk non aveva battuto ciglio. Ma poi il 13 maggio ha aperto il vaso di pandora, chiedendo a Twitter conferme su questi valori. Nei giorni successivi, Musk ha fatto un po’ di mosse sconclusionate, chiedendo ai suoi oltre 90 milioni di followers di verificare quanti fake/bot/spam account avessero sul loro feed. E poi sfidando il CEO di Twitter, Parag Agrawal, a dichiarare pubblicamente che il numero di account era inferiore al 5% sul totale degli account. Agrawal non è stato al gioco e Musk ha preso il diniego come una conferma che il numero di account fasulli su Twitter fosse molto più grande.

Cosa c’è davvero in ballo?

Dunque, il giallo si infittisce sulla acquisizione più chiacchierata della storia della Silicon Valley. Ma che cosa c’è veramente in ballo? E perché Musk sembra giocare al gatto con il topo?

Gli elementi in gioco sono almeno tre.

Il prezzo dell’operazione

In primo luogo, il prezzo dell’operazione. Non è chiaro come sia stato definito il prezzo per azione. Probabilmente è stato formulato sulla base di un rendimento stimato per gli azionisti rispetto al prezzo attuale delle azioni della società. Ma è evidente che in questa quantificazione sono stati presi in considerazione anche il numero di utenti, il numero di account e altre metriche finanziarie. È evidente, dunque, che se il numero di utenti non corrisponde a quello dichiarato il prezzo va rivisto. Ma per il momento non ci sono nuove proposte sul tavolo. L’allusione di Musk trapelata da qualche tweet è che se il dato degli account fake è falso, allora è lecito chiedersi quanti altri dati potrebbero non corrispondere al dichiarato?

Il tema dei Bot

Il secondo tema è quello dei bot. È un argomento rilevante per Musk. Il modello basato su advertising e servizio gratuito per gli utenti ha una serie di conseguenze sull’economia generale delle piattaforme. Se la creazione di un account non prevede costi ed è un’azione che si può svolgere in 30 secondi, va da sé che le società che vendono spam, pubblicità e contenuti molesti non hanno nessuna difficoltà a generare migliaia o decine di migliaia di contenuti e imbrattare i social di immondizia digitale. È sufficiente un account email e un sistema che automatizza la pubblicazione di contenuti. Ma c’è di più, il social cinguettante ha lasciato più spazio di altri alla pubblicazione automatizzata. E questo ha generato non solo account fasulli, ma anche account reali che pubblicano senza mettere piede sulla piattaforma. Per accorgersene è sufficiente commentare i tweet di tanti presunti influencer. Tanti non rispondono mai a nessun tipo di commento. È una strategia di comunicazione o semplicemente si tratta di bot automatizzati preimpostati da piattaforme terze? Gli account sono veri, non sono spam o bot in senso letterale, ma non generano valore. Non partecipano alla comunità. Non sono veramente nella “piazza” per usare una metafora cara a Musk. E’ possibile dunque che non ci si capisca sul significato di spam/bot. Il documento fornito alla SEC da Twitter faceva riferimento ad account generati automaticamente o ad utenti che non partecipano alla comunità, pubblicando da piattaforme terze senza mai rispondere alle interazioni? Sono concetti diversi, ma denotano comunque in entrambi i casi il valore della comunità.

Un ripensamento reale di Musk?

Il terzo punto della questione è quello di un ripensamento reale di Musk. Dal momento in cui è stata formalizzata l’offerta e Musk ha fatto trapelare la sua visione di Twitter e dei social in genere, sono arrivati attacchi da ogni parte. È stato attaccato dalla sinistra, allarmata dalla possibilità di un ripristino dell’account di Trump e delle simpatie di Musk per il movimento no vax (o quanto meno per il loro diritto all’espressione). È stato attaccato dagli altri imprenditori della Silicon Valley, allarmati dall’incubo di una rete non controllata dai paradigmi di sicurezza. È stato attaccato dall’Unione Europea che attraverso il Digital Services Act vuole assicurarsi la mansuetudine dei social (leggi: limitazione del diritto di espressione) durante emergenze politiche e sanitarie. Insomma, se buona parte dei suoi 90 milioni di followers hanno acclamato gaudenti, il resto del mondo non ha accolto bene la notizia. E nel frattempo le azioni Tesla continuano a scendere. Non è chiaro il motivo. Ma è evidente che Musk potrebbe avere avuto un ripensamento. E lo sta avendo nel suo modo tipicamente a là Elon Musk.

Conclusioni

In molti in questo momento stanno dicendo che l’imprenditore vuole giocare sul prezzo. Ma in ballo ancora una volta c’è molto di più. E Musk ha l’insolita capacità di far venire tutto fuori nel modo più scenografico. Ora a prescindere da come andrà a finire, il dibattito è aperto e ci auguriamo che non rientri ma diventi un grande dibattito popolare.

Da un lato c’è l’idea di una rete gratis dominata dalla pubblicità incentrata su un’economia dei dati e su cui aleggia lo spettro del controllo e della sorveglianza e dall’altro c’è una rete non più gratis ma altresì basata su modelli premium e ad abbonamento su cui aleggia lo spettro opposto: quello di un pensiero non controllabile e non ortodosso.

In questo modello continuano a esistere le leggi e la rete non potrà mai diventare il regno del caos incontrollato, anche in questo secondo modello auspicato da Musk. Ma il modello spaventa e contro Musk si stanno alzando i toni, come lui stesso ha ammesso in qualche tweet. È una battaglia che vuole portare avanti fino in fondo?

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