l'approfondimento

Ucraina, come si articola la prima cyberwar mondiale

Dal ruolo dei nuovi media alla guerriglia digitale; dalle criptovalute alla decentralizzazione e al web3. Tutti i mezzi digitali messi in campo dall’Ucraina e la controffensiva russa a suon di censura e fake news

Pubblicato il 15 Mar 2022

Emanuela Girardi

membro direttivo AIxIA e founder di Pop AI

fake news guerra

L’Ucraina è il primo paese al mondo a combattere una cyberwar, cioè a fare ampio uso delle tecnologie per contrastare l’aggressione del governo russo. Il governo ucraino e in particolare Mykhailo Fedorov, vice-primo-ministro e dal 2019 ministro per la trasformazione digitale, stanno utilizzando le nuove tecnologie per raccogliere fondi, promuovere attacchi hacker contro obiettivi strategici russi, invocare sanzioni contro la Russia e chiedere alle big tech occidentali di fornire supporto all’Ucraina e di ritirarsi dal mercato russo.

Ucraina, come agisce la guerra cyber e quali impatti sull’Europa

I nuovi media della guerra digitale

Dal suo account Twitter Fedorov (@FedorovMykhailo) ha lanciato degli appelli ai leader delle big tech chiedendo un supporto diretto o l’interruzione delle proprie attività sul territorio russo (e bielorusso).

Uno dei primi a rispondere è stato Elon Musk, Fedorov l’aveva taggato su Twitter chiedendogli di mettere a disposizione degli ucraini le stazioni internet satellitari Starlink per riattivare le comunicazioni interrotte dai sistemi russi ed Elon ha prontamente messo a disposizione i servizi internet a banda larga garantiti dai satelliti Starlink di Space X che oggi ammontano già a 1,469 unità.

Agli appelli su Twitter hanno risposto anche Apple, Netflix, Google e Meta. Apple ha sospeso tutte le vendite nel mercato russo e ha bloccato le esportazioni verso la Russia. Netflix ha interrotto lo streaming dei suoi contenuti. Google, Meta e la cinese TikTok hanno interrotto la vendita di pubblicità.

Inoltre, Fedorov ha chiesto a Jeff Bezos di chiudere i servizi di Amazon web services ai clienti russi per fermare il diffondersi della disinformazione attraverso le piattaforme digitali. E in una lettera a Satya Nadella, il CEO di Microsoft, ha chiesto di bloccare le piattaforme di cloud computing Azure, quelle di comunicazione Skype e Microsoft Teams, e l’uso dei sistemi operativi e Office di Microsoft a tutti gli utenti russi. Ad oggi Microsoft e Amazon hanno annunciato di aver sospeso le vendite di nuovi prodotti e servizi in Russia e Amazon ha sospeso i servizi di Prime video.

Le fake news e la Ru.Net

Nel frattempo, in Russia una nuova legge contro le “fake news” è stata approvata dalla Duma il 4 marzo. La legge sanziona con pene fino a 15 anni di carcere chiunque promuova (false) informazioni che possono screditare l’esercito russo o supportare le sanzioni contro la Russia. Non è nemmeno possibile usare la parola guerra, solo “operazione militare”. Con la nuova legge molti contenuti digitali, non in linea con la propaganda russa, sono stati censurati e diverse reti televisive, tra cui RAI, BBC, ARD e ZDF, hanno interrotto le trasmissioni dalla Russia per evitare che i propri giornalisti e personale rischiasse una condanna e la prigione. Per poter comunque fornire un servizio informativo in lingua russa (e inglese) ai cittadini russi la BBC sta trasmettendo su onde corte, una tecnologia di broadcasting che favorisce le distanze e l’accessibilità e che non veniva utilizzata dai tempi della Guerra Fredda. Le trasmissioni su onde corte sono difficili da bloccare e possono essere ascoltate con normali radio, quindi anche bloccando la rete internet non si riuscirebbero a censurare. Infine, la BBC pubblica contenuti in lingua russa su Tor, la rete dark web più popolare dove si può navigare in modo anonimo e soprattutto si possono superare eventuali censure del governo russo.

L’occidente sta isolando digitalmente la Russia che risponde annunciando l’intenzione di disconnettersi dall’internet globale e di trasferire tutti i server e i domini nella intranet russa la Ru.Net, confinando ulteriormente i cittadini russi. Questo progetto è consentito grazie alla legge del 2019 sulla sovranità russa di internet che permette al governo di prendere il controllo della rete in caso di gravi crisi ed è rapidamente realizzabile, almeno a quanto dice il governo risso, perché la Ru.Net è già stata testata nel 2019 e nel 2021 e oggi è pronta a funzionare.

Cyberwarfare e sovranità digitale, così si è spaccata internet

La guerriglia digitale

Come si può combattere una Guerra digitale? Con un esercito digitale.

It Army

L’IT Army che è stato arruolato dal governo ucraino attraverso un canale Telegram che conta oggi più di 300.000 “soldati digitali” volontari. Sul canale Telegram vengono pubblicati i siti degli obiettivi sensibili da colpire digitalmente e l’IT Army, costituito da individui o gruppi di hacker ed esperti digitali si mette all’opera e attacca i vari siti governativi russi bloccandoli.

Immagine 1: tweet del Ministro Fedorov che annuncia la creazione dell’IT ARMY, l’esercito digitale

Immagine 2: canale Telegram “Esercito digitale dell’Ucraina” , 308.106 iscritti al 12 marzo 2022.

Anonymous

Oltre all’IT Army c’è anche il movimento di “hacktivismo” online Anonymous che sta supportando il governo ucraino pubblicando sui siti istituzionali russi immagini, video e documenti relativi alla guerra che vengono censurati dal governo russo. Sono riusciti a infiltrarsi in spettacoli TV, telecamere di sorveglianza, perfino nei video delle colonnine di caricamento delle macchine elettriche, e hanno trasmesso immagini della guerra che altrimenti non sarebbero accessibili dai cittadini russi.

Bellingcat

La disinformazione viene combattuta dal gruppo di giornalismo investigativo Bellingcat che smaschera le fake news attraverso un’attività di controllo delle notizie, il fact-checking. Bellingcat utilizza l’approccio open-source intelligence (OSINT) cioè raccoglie e analizza i dati disponibili al pubblico in rete nei forum, blog, social network, condivisione video, metadati e file digitali, dati di geolocalizzazione, indirizzi IP e tutto ciò che può essere trovato online. Grazie al modello delle 4 M della disinformazione russa, misdate (dati errati), misrepresent (travisare), mislocate (ricollocare) and modify (modificare), sono state analizzate e smascherate diverse notizie false che si riferiscono ad altri conflitti, in altri periodi, o che sono state modificate dalla macchina di propaganda russa e sono state verificate notizie e immagini che la propaganda russa indicava come false, come per esempio il bombardamento dell’ospedale pediatrico Mariupol e di interi quartieri residenziali.

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Immagine 3: Re-Tweet di Bellingcat con il confronto di immagini satellitare di prima e dopo i bombardamenti di aree residenziali di Mariupol.

Deep fake

Infine, la Russia sta utilizzando l’intelligenza artificiale per creare dei finti reporter di guerra virtuali che diffondono notizie false e supportano la propaganda russa. Vladimir Bondarenk e Irina Kerimova, sono stati generati con il deep fake, una tecnologia che usa l’intelligenza artificiale per produrre video e immagini di persone che non esistono. Per Vladimir è stato creato il profilo di un blogger di Kiev che odia il governo ucraino e posta immagini e video falsi, per Irina quello di un’insegnante di chitarra che dal 2017 ha abbracciato la causa russa e gestisce un giornale online russo. La cosa sorprendente è che Vladimir e Irina non esistono, sono personaggi inventati per diffondere false informazioni.

Graphical user interface, application, Teams Description automatically generated
Graphical user interface, application Description automatically generated

Immagine 4: Tweet con i volti dei deepfake creati dal governo russo per diffondere disinformazioni online

Criptovalute e NFT: i nuovi war bonds

In Ucraina anche i finanziamenti per contrastare l’invasione russa sono digitali. Il governo ucraino ha annunciato di aver raccolto già 100 milioni di euro di donazioni in diverse criptovalute tra cui Bitcoin, Ethereum, USDT, Polkadot, and Dogecoin.

Ci sono inoltre numerose iniziative di NFT, non fungible token (gettone non replicabile), creati da artisti di tutto il mondo per finanziare i supporti umanitari e militari al popolo ucraino, una sorta di “war bonds”. Gli NFT sono opere digitali, uniche, non modificabili che vengono registrate sulla blockchain che ne certifica l’unicità, la non modificabilità e la proprietà. Sono stati creati NFT di bandiere ucraine, opere d’arte di artisti ucraini, e nuove opere che create da artisti di tutto il mondo per raccogliere fondi pro-Ucraina.

Italian sculptor Lorenzo Quinn will sell 100 NFTs on March 2 called "Support Ukraine, Stop the war" on SuperRare for 0,24 ETH (~$690). Profits go to Ukrainian charities that support civilians. Courtesy the artist.

Immagine 5: opera di Lorenzo Quinn, un artista italiano che ha venduto 100 NFTs per supportare gli aiuti umanitari al popolo ucraino.

Decentralizzazione e web 3

Tra gli aspetti più significativi che sta facendo emergere il conflitto c’è la tendenza verso la decentralizzazione digitale.

La decentralizzazione è alla base del web 3, la rete internet di terza generazione che sarà basata sulla blockchain e che permetterà di superare alcuni dei limiti dell’attuale sistema, tra cui la presenza di intermediari e il controllo dei dati da parte di grandi player.

I finanziamenti al governo ucraino sono arrivati in modo decentralizzato, frammentato e non controllabile. Gli attacchi hackers alle infrastrutture russe hanno seguito la stessa logica: un vasto esercito ha condotto attività di guerriglia digitale in modo distribuito, quindi non attaccabile, anche se venivano individuati alcuni hacker ce n’erano altre migliaia in azione.

Se c’è un obiettivo comune, condiviso e accettato, la decentralizzazione rappresenta uno strumento molto potente per raggiungerlo. Fondamentale è quindi l’obiettivo, che oggi è dare supporto al popolo ucraino, domani speriamo sia la pace e la sostenibilità ambientale e sociale non solo dell’Europa ma di tutto il mondo.

Sovranità tecnologica

Infine, uno degli elementi che sta permettendo all’Ucraina di resistere all’attacco della potente macchina da guerra russa è la visione politica ucraina degli ultimi anni che ha compreso la necessità strategica di investire in tecnologie e infrastrutture tecnologiche per rendere il Paese indipendente dalla Russia. Sono stati fatti ingenti investimenti in banda larga grazie ai quali è tutt’oggi possibile garantire le comunicazioni. Si è investito in criptovalute, intelligenza artificiale e cybersecurity, e oggi è possibile difendersi dagli attacchi digitali, monitorare i movimenti dell’aggressore e tentare di neutralizzarli o comunque organizzare una controffensiva mettendo al riparo i civili, e continuare a finanziarsi in rete.

La sovranità tecnologica o almeno l’indipendenza tecnologica sono oggi uno degli elementi più critici della geopolitica.

Per realizzare questa indipendenza tecnologica è fondamentale avere una visione di lungo periodo, sapere dove si vuole andare, e realizzare un piano esecutivo che, con adeguati finanziamenti, ci porti verso gli obiettivi stabiliti. Sembra banale in tempi di pace, ma considerato che ci troviamo a vivere nuovamente una guerra in Europa dobbiamo essere preparati ad affrontare ogni situazione. Dobbiamo superare la strategia della reazione e avere il coraggio di pianificare e realizzare una visione innovativa per il nostro Paese e per l’Europa.

Leggi il nostro Speciale sulla Guerra in Ucraina

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