Memory squad - 19° PUNTATA

Ultima goccia

Cronache dal futuro, a cura del docente visionario Edoardo Fleischner (Comunicazione crossmediale all’Università degli Studi di Milano, ma anche progettista crossmediale) per Agendadigitale.eu

Pubblicato il 07 Mar 2014

Edoardo Fleischner

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“Mettetevi eleganti, è un ordine!” Gli agenti erano in coda, davanti alla microscopica toilette, al primo piano dell’autobus, sede di copertura della Memory Squad 11. L’autista svirgolava per le discese del Parco Centrale, offrendo brividi a tutti i passeggeri. Il tramonto insolente incendiava la città e sfidava il rosso del bus, modello identico a quelli londinesi del XXI secolo.

Impeccabili, in lungo, le tre donne della squadra, gli uomini, in dinner jacket, scesero alla fermata del Ristorante La Cupola. Immenso e labirintico. Muretti bassi di maiolica dividevano i tavoli e i commensali. Real-dipinti dei più importanti musei della galassia fasciavano le pareti e la cucina. Avevano studiato la piantina per ore. Il tavolo del summit dei grandi trafficanti di memorie era in fondo a sinistra, uno dei tre tavoli a vista sull’odoroso giardino. “Un tramonto stupefacente, vero Marthia?” “Sono rimasta a bocca aperta, Arthon!” “Siamo dei romanticoni…” “Fa bene alla salute farsi trascinare dalla natura…” “Non vedo l’ora di farmi trascinare dal cibo!” “Ecco il nostro tavolo!” Il chiacchiericcio era tenuto ad alto volume, per farsi sentire dai commensali del tavolo dei mammasantissima. Mimetizzarsi con le parole è una pratica che non andrà mai in disuso. Uno dei camerieri aprì la vetrata. I tiepidi versi del prato e del cespuglio s’intraffusero nel tantannare di piatti e di brindisi.

Erano 12, come gli apostoli. Cinque a destra, cinque a sinistra e due in testa. Una coppia che, da sola, valeva tre quarti del mercato della galassia. Avvolti dai camerieri che li accudivano di antipasti e primi, fusione di ogni cucina caraibica. Si abbuffarono tutti. Tutti subirono il cibo come tante bastonate, meno uno. Tutto squisito certo, ma l’abbiocco incipiente, la respirazione faticosa, non li risparmiò. Gli abitanti del pianeta, dal momento del grande ictus mnemonico, si trovarono ad arrancare lo stomaco e il respiro, anche sgranocchiando solo un semplice biscotto. Le memorie improvvisamente sconnesse avevano annullato l’Assistenza Nutrizionale Continua di ogni essere umano, da cui dipendeva la personalizzazione e la regolazione di ogni pasto, ogni spuntino, ogni breakfast, ogni cena.

Akila Khaspros, responsabile della squadra, sussurra: “Occhio, forse c’è quello che cercavamo! Il terzo commensale, quello basso, che sembra lucido, totalmente immune, sveglio!”. Ora i mammasantissima si alzarono tutti. Si strinsero le mani e si avviarono barcollanti verso un’uscita laterale predisposta. “Quello sveglio lo intravedo in testa al gruppetto… Usciamo dalla porta principale… Noi tre a destra, voi tre a sinistra, lo intercettiamo nel retro!”

Xina Shaiira, analista del terreno e dell’ambiente, si tolse la gonna lunga e i corpetto da sera nella notte ormai completa. Scattò verso il colonnato. Un enorme canoide zampava verso la periferia. Lo sveglio s’insinuava verso la strettoia fra due palazzi antichi. L’agente Shaiira lo pedinava verso il quartiere dei Giardini Densi. I mammasantissima si dileguavano nei loro monotrans verso le splendide dimore. Gli altri agenti della squadra si distribuivano verso il centro città.

Lo sveglio entrò nel museo di Xarco Sannat. Scivolava librandosi da un’opera a un’altra. Shaiira lo tallonava a distanza di sicurezza. Lo sveglio si fermava affamato d’arte. Shaiira piroettava intorno ad un autoritratto. Lo sveglio usciva verso il Giardino Denso Mediterraneo. Si eclissava oltre un cespuglio di rododendri. Shaiira lo perdeva e lo ritrovava più in alto, oltre le magnolie possenti. Lo sveglio veloce e guardingo correva oltre la cresta della collina cittadina. Shaiira titubava oltre le ombre della notte. Lo sveglio si svicolava oltre i portoni patrizi. Shaiira arrancava oltre gli androni opulenti. Lo sveglio scompariva oltre il canaletto risuonante. Shaiira lo riagguantava oltre il suo sguardo.

Lo sveglio si voltò, non vide nessuno e scartò fulmineo dentro una porticina. Si accese la luce del seminterrato inglese. La finestrella era senza tendine. Shaiira intercettò il fascio luminoso che dal basso illuminava la casa di fronte. Raggiunse il riquadro biancheggiante. Lo sveglio era lì sotto. Lo sveglio aprì il frigobar, modello antiquariato. Ritrasse una bottiglia verde con una etichetta verde. Svitò il tappo. Colmò il calice. Scolò, avido, tutto l’olio extra vergine d’oliva, fino all’ultima goccia.

(19-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)

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