I creativi di tutta Europa, riuniti nella European Guild For Artificial Intelligence Regulation chiedono alle istituzioni comunitarie di introdurre un “training right”, che consenta, senza voler mettere paletti all’innovazione, un uso virtuoso delle IA generative. Un uso, soprattutto, rispettoso del lavoro dei professionisti di un settore vitale per lo sviluppo dell’uomo.
L’IA è il futuro, ma le intelligenza artificiali generativi generano rischi
Perché, di certo, non si può negare che le Intelligenze Artificiali siano il futuro.
Con la loro capacità di individuare pattern in vasti insiemi di dati, le AI possono aiutarci a eliminare le diseguaglianze sociali, pianificare politiche economiche, possono assistere i lavoratori, e far progredire la scienza e la medicina. Possono automatizzare gli aspetti più tediosi della vita, dandoci più tempo per fare ciò che amiamo.
Le AI possono anche supportaci nel fare arte, divenendo uno strumento prezioso per ogni creativo.
Possono e devono diventare tutto questo.
Le AI generative, al momento, non lo sono. Sono prodotti commerciali, servizi, venduti da aziende che hanno come obiettivo non l’affiancamento del lavoro umano, ma la sua sostituzione.
Un’AI generativa è in grado di produrre un’immagine, un testo, un video o un brano musicale a partire da un comando testuale o da altre immagini e video datele dall’utilizzatore.
Per fare ciò queste AI vengono addestrate su dataset di miliardi di file che la macchina codifica in profili statistici attraverso il processo denominato machine learning.
Ne consegue dunque che la qualità di un’AI, misurata in ciò che essa può generare e negli stili che può replicare, è direttamente collegata ai dati presenti nel suo dataset.
Intelligenza artificiale, perché gli artisti si sentono defraudati
Questi dataset si basano su una mole spaventosa di dati coperti da privacy e da diritto d’autore, dati presi da internet senza alcun consenso o contratto di cessione con i legittimi proprietari e in violazione delle normative europee su una scala mai vista prima.
Le preoccupazioni legate alle AI generative
Ci sono tre ordini di preoccupazioni.
Copyright e diritto alla privacy
Il primo è legato al rispetto di diritti come il copyright e il diritto alla privacy. Siamo convinti che nessuna azienda o individuo privato possa pensare di raccogliere e riprodurre materiale altrui senza chiedere consenso. Questo vale ancora di più se in tale materiale sono presenti foto personali e dati sensibili, spesso associati al nome e cognome delle persone che vi appaiono. La mancanza di una risposta rapida e immediata da parte delle istituzioni per regolamentare tutto ciò rischia di costituire un precedente pericoloso per il futuro e indebolire il sistema di diritti che protegge ogni individuo.
Il lavoro sostituito da servizi monopolistici
Il secondo è lavorativo: compagnie come Stable AI o Midjourney promuovono i propri servizi come strumenti per poter generare autonomamente immagini, senza dover ricorrere al lavoro di professionisti, il tutto facendo ricorso, come abbiamo detto, al lavoro proprio di quei professionisti che si mira a sostituire. Rischiamo di andare incontro nei prossimi anni a uno scenario in cui alla rapida scomparsa di decine di migliaia di posti di lavoro e di figure professionali si affiancano dei servizi monopolistici. Questo processo è già in corso: mentre parliamo la richiesta per lavori di illustrazione entry-level crolla, mentre agenzie pubblicitarie e case editrici appaltano copertine e artwork alle società di AI (non mancano gli esempi anche tra famosi e importanti brand italiani).
Questo tipo di lavori, nonostante sia raramente remunerativo, è fondamentale per chi vuole esordire nel mondo dell’illustrazione, non solo per l’esperienza che offrono, ma anche perché sono fondamentali nel cominciare a costruire quel network di contatti che è vitale al lavoro da freelancer.
Stiamo perdendo nuove generazioni di creativi che non riescono ad esordire nel settore e devono rinunciare, nuove voci e visioni che avrebbero potuto arricchire la nostra cultura e società.
Che mondo può essere senza la creatività
Il terzo ordine di preoccupazione è legato alla sfera della creatività.
Il processo creativo è fondamentale per lo sviluppo dell’individuo. È un processo in cui entrano in gioco lo sviluppo della propria sensibilità, la ricerca di conoscenza e il pensiero critico. Delegarlo a una macchina che lavora unicamente su analisi statistiche di dati assemblati e curati da sconosciuti crediamo possa avere un effetto deleterio sulla nostra società.
Ancora di più se teniamo a mente che tutto ciò che un’AI può produrre è basato sul vecchio e sul già visto. Per definizione, la macchina non può operare fuori dal contesto dei suoi dati (dati in gran parte influenzati da un immaginario bianco, occidentale e patriarcale) e non può giungere a nuove conclusioni o trovare soluzioni stilistiche e grafiche inedite, portandoci verso una possibile stasi culturale.
Monta la protesta degli autori di immagini: nasce la European Guild For AI Regulation
Da più parti nel mondo, negli Stati Uniti e anche in Europa, sta montando una protesta da parte degli autori di immagini, perché si assiste ad un vero e proprio arricchimento di queste società sulle spalle di noi professionisti.
In America, la CAA (Concept Art Association) ha promosso una raccolta fondi per operare sulla piattaforma legislativa statunitense e regolamentare l’uso delle AI.
In Europa il movimento si è inizialmente mosso su diversi fronti. In Italia noi dell’associazione MeFu – Mestieri del Fumetto, su iniziativa di Lorenzo LRNZ Ceccotti abbiamo cominciato a collaborare con VERA Studio da ottobre 2022, per cercare di portare le nostre istanze alle Istituzioni Europee.
Ci siamo rapidamente resi conto che una simile iniziativa non poteva essere solo italiana.
Abbiamo dunque cominciato a lavorare per unire il fronte dei creativi europeo e le sue diverse voci e abbiamo dato vita a EGAIR, la European Guild For AI Regulation.
EGAIR riunisce professionisti di tutti i settori creativi, associazioni di categoria, aziende e case editrici e ha lo scopo di proporre alle istituzioni europee una regolamentazione sullo sfruttamento dei dati e delle opere creative da parte delle società AI. Il nostro obiettivo è quindi intervenire sulla proposta di regolamento della Commissione Europea chiamato AI ACT che, ad oggi, ignora totalmente le implicazioni di queste applicazioni nel mondo della creatività.
La proposta: introdurre il “Training Right”
Abbiamo una proposta specifica: l’introduzione del “Training Right”, che è il diritto attraverso il quale il titolare di un’opera concede l’utilizzo di dati per il training delle AI. L’introduzione del “Training Right” impone un sistema più articolato di un semplice meccanismo “OPT IN/OPT OUT”, lasciando libertà di scelta al legittimo proprietario il destino dei propri dati. L’utilizzo dei dati deve avvenire infatti all’interno di un sistema di licenza d’uso con modalità e termini di utilizzo che devono essere definiti in accordo fra le parti. Modalità e termini possono includere, ad esempio, elementi come l’obbligo del tagging dei nomi degli artisti o delle opere o la durata della licenza d’uso oppure i territori consentiti per l’utilizzo e la formula economica per lo sfruttamento dei dati. Ad esempio, un’opera, per essere utilizzata come materiale nei dataset di training di una AI TTI, deve essere quindi sempre prima autorizzata attraverso la concessione del “Training Right”.
Per noi di EGAIR prendere parte a questo dibattito non vuol dire porsi contro le innovazioni tecnologiche ma di rispettare e tutelare il lavoro di tutti noi.
Pensiamo che il problema sia nel definire un migliore accordo fra esseri umani, non fra uomo e macchina. Esistono già aziende che fanno uso di tecnologie basate sul machine learning applicato ad ambiti creativi che dimostrano che un modo virtuoso di applicarle non è solo possibile ma auspicabile per il bene della società.
I casi di uso virtuoso dell’AI in ambito creativo
Potete cercare i casi di società come Kioxia per il loro progetto “Phaedo” realizzato all’interno della rassegna “Tezuka 2020”, o l’utilizzo di materiale musicale curato da parte di AIMI per la produzione di stazioni radio generative. In entrambi i casi, non ci sono stati sfruttamenti illeciti di dati e tutte le persone coinvolte, dagli imprenditori ai tecnici fino agli artisti che hanno collaborato consapevolmente per poi ottenere un profitto economico e artistico.
Gli artisti sono una categoria per definizione entusiasta di fronte alla possibilità di sperimentare con nuove tecniche e soluzioni creative.
Conclusioni
Tuttavia, riteniamo che le pratiche messe in atto da compagnie come Stable Ai, Midjourney e Open Ai siano retrograde e pericolose sia su un piano lavorativo che sul piano della sicurezza. Il problema non è quindi fra uomo e tecnologia: è un problema fra esseri umani che di fronte a una nuova tecnologia devono accordarsi per usarla nel rispetto reciproco.
Siamo consapevoli che c’è chi ha paura a mettere troppi paletti alle Intelligenze Artificiali, temendo che così si possa rallentare un progresso tecnologico potenzialmente benefico per tutti. Crediamo però che saranno proprio i primi che andranno a creare regole chiare per questa tecnologia i primi a prosperare grazie ad essa.