salute mentale a rischio

Un’etichetta sui social come per le sigarette salverà i ragazzi? Pro e contro



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L’attuale Surgeon General degli Stati Uniti, Vivek Murthy, propone di inserire etichette di avvertenza sulle piattaforme social, simili a quelle sui pacchetti di sigarette, per segnalare i rischi per la salute mentale degli adolescenti. La proposta muove dalla crescente preoccupazione per l’impatto negativo dei social media sui giovani e richiama a interventi legislativi urgenti

Pubblicato il 28 giu 2024

Antonino Mallamaci

avvocato, Co.re.com. Calabria



teeen and social

Ho qui, accanto a me, il mio solito pacchetto di sigarette. Quando ne prendo una, non posso fare a meno di leggere che “Il fumo causa il cancro alla bocca e alla gola”. Qualche altra volta apprendo che mi può rendere impotente, o che danneggia me e chi mi sta intorno. Il tutto condito da immagini raccapriccianti.

Un avvertimento sui rischi per la salute delle sigarette che, negli Stati Uniti, il Surgeon General Vivek Murthy ha proposto di inserire anche sulle piattaforme social per segnalare i rischi per la salute mentale degli adolescenti. La proposta nasce dalla crescente preoccupazione per l’impatto negativo dei social media sui giovani e richiama a interventi legislativi urgenti per proteggere i minori.

Dr. Vivek Murthy: Social media is one of the key drivers of our youth mental health crisis today

Il ruolo del Surgeon General negli Usa: massima autorità nelle questioni di salute pubblica

Negli Stati Uniti, il chirurgo generale (Surgeon General) è il capo esecutivo dello United States Public Health Service Commissioned Corps (Corpo degli ufficiali del servizio sanitario pubblico, PHSCC) e il portavoce per le questioni di salute pubblica del Governo di Washington (la definizione viene da Wikipedia, ndr). Viene nominato dal Presidente e confermato dal Senato per quattro anni. Insomma, è l’autorità più importante nella Salute pubblica. Ebbene, l’attuale Surgeon General Vivek Murthy, che già poco tempo fa aveva lanciato l’allarme sugli effetti disastrosi dei social media sulla salute psichica dei bambini e degli adolescenti, ha avanzato una proposta che, per la sua dirompenza, dà il senso della serietà con la quale viene monitorata la situazione.

La proposta di Vivek Murthy: etichette di avvertimento sui social media

In un editoriale pubblicato sul New York Times, ha lanciato l’idea di inserire nelle home page delle piattaforme social etichette di avvertenza simili a quelle che troviamo sui pacchetti di sigarette. Servirebbero, ha scritto, per “ricordare regolarmente ai genitori che i social media non si sono dimostrati sicuri”.

L’efficacia delle etichette di avvertimento: Il caso del tabacco

Ma questo strumento ha avuto efficacia nel caso del tabacco? Molti studi, anche in Italia, e i rapporti dell’OMS, certificano una significativa riduzione del numero di persone che hanno iniziato a fumare, e il contestuale aumento di altre che hanno smesso.

D’altro canto, alcuni critici della proposta americana, notano che nel caso delle sigarette i danni sono supportati da valanghe di evidenze. Non così per i social, dove gli studi sarebbero soprattutto con correlazioni (con il peggioramento della salute mentale dei giovani) senza un provato rapporto causa-effetto.

La salute mentale dei giovani: un’urgenza da affrontare

Tornando all’editoriale del Surgeon general, egli premette che “in caso di emergenza non puoi permetterti il ​​lusso di aspettare informazioni perfette. Valuti i fatti disponibili, usi il tuo miglior giudizio e agisci rapidamente”. Ciò premesso, il dottor Murthy continua: “La crisi di salute mentale tra i giovani è un’emergenza, e i social media ne sono un fattore importante. Gli adolescenti che trascorrono più di tre ore al giorno sui social media corrono il doppio del rischio di sintomi di ansia e depressione, e l’uso medio giornaliero in questa fascia d’età, a partire dall’estate del 2023, era di 4,8 ore . Inoltre, quasi la metà degli adolescenti afferma che i social media li fanno sentire peggio riguardo al proprio corpo. È giunto il momento di richiedere un’etichetta di avvertimento sulle piattaforme social, affermando che questi sono associati a significativi danni per la salute mentale degli adolescenti. Quando è stato chiesto se un avvertimento da parte del chirurgo generale li avrebbe spinti a limitare o monitorare l’uso dei social media da parte dei propri figli, il 76% delle persone ha risposto di sì”.

Raccomandazioni per politici, piattaforme e cittadini: rendere i social più sicuri

Murthy ricorda poi che il rapporto dell’anno scorso includeva raccomandazioni per i politici, le piattaforme e i cittadini per rendere i social media più sicuri per i bambini: tali misure rimangono la priorità. La legislazione dovrebbe proteggere i giovani dalle molestie, dagli abusi e dallo sfruttamento online, dall’esposizione alla violenza estrema e ai contenuti sessuali che troppo spesso appaiono nei feed guidati da algoritmi. Inoltre, alle piattaforme dovrebbe essere vietato raccogliere dati sensibili dai bambini e dovrebbero essere costrette a limitare l’uso di funzionalità come le notifiche push, la riproduzione automatica e lo scorrimento infinito, che danneggiano lo sviluppo del cervello e contribuiscono a un uso eccessivo. I dati in possesso delle aziende sugli effetti sulla salute dovrebbero essere condivisi con scienziati indipendenti e con il pubblico per consentire controlli scevri da condizionamenti.

Sicurezza dei social: la necessità di prove tangibili e azioni concrete dalle piattaforme

“Mentre le piattaforme sostengono che stanno rendendo i loro prodotti più sicuri, gli americani hanno bisogno di qualcosa di più delle sole parole. Abbiamo bisogno di prove”, reclama il surgeon general.

Per poi proseguire con una serie di suggerimenti ormai patrimonio di tutti coloro che si occupano della materia: apprendimento in classe e tempo sociale senza smartphone; per i genitori, stabilire che lo smartphone non va utilizzato da un’ora prima di andare a letto, durante i pasti e gli incontri sociali; aspettare fino alla fine delle scuole medie per accedere ai social media. Per attuare queste misure, gruppi di famiglie, insieme, dovrebbero stabilire regole condivise, in modo che nessun genitore debba lottare da solo o sentirsi in colpa quando i propri figli adolescenti dicono di essere gli unici a subire limiti.

Il personale sanitario dovrebbe sollevare la questione dei social media con bambini e genitori e guidarli verso pratiche più sicure.

Il dilemma dei genitori: come proteggere i figli dai pericoli dei social

“Una delle cose peggiori per un genitore è sapere che i propri figli sono in pericolo e non poter fare nulla al riguardo. È così che i genitori mi dicono di sentirsi quando si tratta di social media: impotenti e soli di fronte a contenuti tossici e danni nascosti”, afferma preoccupato il dottor Murthy. “Penso a Lori, una donna che ha trattenuto le lacrime mentre mi raccontava di sua figlia adolescente che si è tolta la vita dopo essere stata vittima di bullismo sui social media, anche se la mamma era stata diligente, monitorando quotidianamente i conti e il telefono di sua figlia”. La verità è che “non c’è una cintura di sicurezza che i genitori possano agganciare, nessun casco da fare indossare, nessuna certezza che esperti fidati abbiano esaminato e garantito che queste piattaforme siano sicure per i nostri bambini. Ci sono solo genitori e figli, che cercano di capirci qualcosa da soli, messi a confronto con alcuni dei migliori ingegneri di prodotto e con le aziende più dotate di risorse al mondo”.

Le esperienze degli studenti sull’impatto negativo dei social

In un incontro con gli studenti per discutere di salute mentale e solitudine, racconta ancora Murthy, è stata sollevata la questione dei social media. Dopo aver parlato di cosa agli studenti piaceva di essi (un modo per rimanere in contatto con vecchi amici, trovare comunità di identità condivise ed esprimersi in modo creativo) “una ragazza ha alzato la mano. “Non mi sento bene quando uso i social media”, ha detto. La sua confessione ha aperto la porta ai suoi compagni di classe. Uno alla volta, hanno parlato delle loro esperienze con i social media: il confronto infinito con altre persone che ha fatto a pezzi la loro autostima, la sensazione di essere dipendenti e incapaci di stabilire limiti, la difficoltà di avere conversazioni vere su piattaforme che troppo spesso hanno fomentato indignazione e bullismo. C’era una tristezza nelle loro voci, come se sapessero cosa stava succedendo loro ma si sentissero impotenti”.

Le misure di sicurezza per le auto come esempio per i social

Come padre di bambini di 6 e 7 anni, che hanno già chiesto informazioni sui social media, il dottore scrive di essere preoccupato di come lui e la moglie sapranno quando consentire loro di aprire account. Come potranno essere in grado di controllare la loro attività, viste le tecniche sempre più sofisticate per occultarla? Come faranno a sapere se figli sono esposti a contenuti dannosi o a persone pericolose?

Quando si tratta di gestire i social media per i propri figli, tanti genitori provano stress e ansia, persino vergogna. Ma non deve essere per forza così. E illustra cosa è successo quando gli incidenti automobilistici hanno cominciato a provocare tanti morti: i legislatori hanno richiesto con successo cinture di sicurezza, airbag, crash test e una serie di altre misure che hanno reso le auto più sicure. Quindi bisogna agire per fronteggiare i danni dei social media, perché questo non è meno urgente rispetto a quello. “I danni dei social media non sono un fallimento della forza di volontà e della genitorialità; sono la conseguenza dello scatenamento di una tecnologia potente senza adeguate misure di sicurezza, trasparenza o responsabilità”.

La responsabilità di proteggere i bambini come test morale per la società

Il test morale di ogni società è quanto bene protegge i suoi bambini. “Studenti e genitori non vogliono sentirsi dire che il cambiamento richiede tempo, che la questione è troppo complicata o che lo status quo è troppo difficile da modificare. Abbiamo l’esperienza, le risorse e gli strumenti per rendere i social media sicuri per i nostri bambini. Ora è il momento di trovare la volontà di agire. Il benessere dei nostri bambini è in gioco”.

L’editoriale del Surgeon general, che arriva qualche mese dopo la sua denuncia-rapporto, non può restare lettera morta. È accorato, forte, anche doloroso, perché a scrivere non è soltanto la massima autorità sanitaria dello Stato in cui, tra l’altro, sono nati questi giganti della tecnologia, ma un padre preoccupato per il futuro dei suoi figli e dei bambini in generale. I tempi sembrano maturi per interventi drastici.

C’è un grande dibattito in corso e molti esperti dicono che questa tecnologia sta rovinando i bambini. Indicano la ricerca secondo cui l’uso dei social media può portare a problemi di salute mentale, tra cui depressione e ansia.

Un’etichetta di avvertimento salverà i ragazzi?

L’ultimo libro di Jonathan Haidt, “The Anxious Generation”, parla proprio di questo. Altri dicono che si tratta di panico morale esagerato e allarmismo, simile a quello generato dalla comparsa e dalla diffusione dei videogiochi degli anni ’90.

Un’etichetta di avvertimento salverà i bambini? Certo no, ma può essere un tassello del mosaico. Eccone altri. Il governatore di New York ha firmato lo Stop Addictive Feeds Exploitation (SAFE) for Kids Act, che prevede che le aziende tecnologiche si accertino che gli utenti di età inferiore ai 18 anni non incontrino feed algoritmici o “che creano dipendenza”, a meno che un genitore non acconsenta. Il distretto scolastico di Los Angeles ha vietato i telefoni cellulari durante l’intera giornata scolastica. Il governatore della California vuole farlo in tutto lo stato. Questo mentre si va diffondendo una nuova pratica, grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale usata per alterare le immagini: i ragazzi creano nudi deepfake delle loro compagne di classe che fanno poi circolare in chat o altro. Per arginare quest’ultima trovata, istigata dall’IA, un gruppo di senatori ha presentato un disegno di legge che criminalizzerebbe la pubblicazione di immagini di nudo non consensuali, vere o false, e obbligherebbe social media e siti vari a rimuoverle entro 48 ore dalla segnalazione della vittima.

Il tempo è scaduto: ora interventi immediati e decisi

Insomma, non si può più aspettare, come dice il dottor Murthy nel suo appello. Sempre nuovi strumenti appariranno sulla scena, che potranno essere usati per scopi utili all’umanità, ma anche per ogni genere di nefandezza. L’Europa ha fatto molto negli ultimi tempi, tanto che molti dei suggerimenti del Surgeon general sono già stati implementati o sono in via di perfezionamento. Tanto rimane da fare. Però sono gli Stati Uniti a dover fare la loro parte, in quanto la libertà lasciata alle big tech ha consentito loro di prosperare quasi all’infinito. E anche dal punto di vista legale, dell’efficacia delle misure adottabili, un’azione decisa e ferma degli USA, priva di ambiguità, che riesca a sfuggire ai potenti tentacoli delle big tech, è decisiva anche per noi.

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