P-tech

Università e lavoro, così formiamo alle competenze digitali

Con l’anno accademico 2019/2020 approda anche in Italia, a Taranto, il P-Tech, un programma partito in 23 Paesi, di cui 6 in Europa, coinvolgendo a livello mondiale oltre 138 Università e più di 600 partner industriali. Ecco perché è importante per la formazione tech dei nostri ragazzi

Pubblicato il 01 Nov 2019

Floriana Ferrara

Corporate Social Responsability IBM, Direttore Fondazione IBM Italia e Master Inventor

ptech

Settore pubblico e privato, locale e centrale insieme per creare un collegamento diretto tra la scuola, università e lavoro, con il semplice obiettivo di dare agli studenti, soprattutto a coloro che risiedono in aree svantaggiate, l’opportunità di conseguire una specializzazione orientata alla tecnologia.

E’ questo il senso e l’obiettivo del programma Pathways in Technolgy, P-tech, di IBM. Un programma nato nel 2011 e che da novembre sarà operativo anche a Taranto.

Un progetto particolarmente importante in un Paese come l’Italia, complessivamente arretrato sul fronte dell’economia e delle competenze digitali, come certificato anche dall’indice DESI che ci posiziona, da quest’anno al 24esimo posto su 28 paesi Ue, dopo 4 anni alla 25esima posizione.

Un’arretratezza e una necessità, nel Paese, di avere competenze adeguate a rispondere alle richieste del mondo che evolve, che mi è stata particolarmente evidente dopo il tempo trascorso con il Team per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio.

Supportare la formazione degli studenti per un’istruzione al passo coi tempi

E’ urgente, per risollevare le sorti dell’Italia sul fronte della competitività, supportare sempre di più la formazione dei nostri studenti. Non più progetti per pochi selezionati, ma programmi aperti, collaborativi ed inclusivi che non lascino indietro nessuno. Inoltre un’altra fonte di preoccupazione è l’abbandono scolastico precoce degli studenti soprattutto al meridione. Desta preoccupazione che i ragazzi lascino gli studi con la sola licenza media, spesso dopo solo il secondo anno delle superiori. Questo è un fenomeno grave, sia per le sue cause più frequenti tra cui un disagio economico e sociale e sia per gli effetti poco positivi che ne derivano a breve e lungo periodo.

Oggi  a livello italiano si è compreso che l’istruzione deve essere al passo con i tempi, ed anzi anticiparli, se vogliamo favorire il miglior successo, prima formativo, e poi lavorativo dei nostri figli.

L’innovazione corre velocemente, e l’istruzione non può più essere statica, e demandata solo alle ore passate nelle aule di scuola, deve diventare dinamica e veloce, pronta ad accogliere le nuove sfide future.

Ed allora, come si fa in ogni momento di grande cambiamento, tutti devono essere coinvolti per dare insieme una risposta efficace a questo bisogno. Non più progetti spot, di breve durata a cura di un solo protagonista. Ma sempre più realtà diverse, sia territoriali che nazionali, sia private che pubbliche insieme, per creare le competenze del futuro nell’era digitale. Bisogna disegnare, creare e mettere a disposizione programmi efficaci che vadano oltre alla loro semplice realizzazione nel breve periodo, ma che durino nel tempo e siano di supporto per gli studenti.

Bisogna pensare, costruire e mettere in atto un percorso che accompagni i docenti, che non venga visto come alternativa, ma che sia un completamento dell’istruzioni in temi altamente tecnologici ed innovativi. Il lavoro degli insegnati rimane prezioso e basilare, questi nuovi programmi devono integrare la preparazione degli studenti interessati in aggiunta alla preparazione appresa in aula.

Il percorso formativo P-Tech parte a Taranto

A Taranto è partito un nuovo percorso formativo chiamato Pathways in Technolgy, P-tech. Un programma IBM, nato nel 2011, insieme a diversi partner del settore pubblico e privato, locale e centrale. La sua storia è emozionante, è la storia che vede come protagonista un collega americano, esperto digitale, che incontra, nel suo cammino, studenti di un quartiere di NY talentuosi, ma non seguiti. Ispirandosi a loro crea un nuovo percorso formativo nella tecnologia dalla durata di sei anni, appunto P-tech, programma che porterà questi gli studenti a conseguire la laurea in materie STEM (science, technology, engineering and math) nel 2017.

Oggi tutti questi ragazzi e ragazze lavorano in aziende Tech. Il P-TECH, con l’anno accademico 2019/2020 approda quindi anche in Italia, carico di esperienza internazionale. Ad oggi questo programma è partito in 23 Paesi, di cui 6 in Europa, coinvolgendo a livello mondiale oltre 138 Università e più di 600 partner industriali e si ipotizza che presto porterà 125mila studenti su scala mondiale.

Gli studenti italiani, usufruendo dell’alternanza scuola lavoro (vecchio nome, ma ancora in uso, del programma del MIUR, attualmente cambiato in “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”), apprendono competenze ricercate e preziose, ma anche trasversali e dinamiche, che sono di orientamento in questa trasformazione digitale che stiamo vivendo. Sono skill in linea con le nuove esigenze delle imprese in tutti i settori italiani.

Gli studenti, non rimangono nelle loro aule delle loro scuole, escono ed assaggiano il mondo del lavoro, iniziando brevi ed intense esperienze professionali, attraverso seminari pomeridiani, tutoraggi (mentoring) costanti e stage forniti dai partner industriali. In particolare il mentoring è una parte vitale del modello P-TECH. Il mentore supporta, aiuta e guida lo studente durante tutto il periodo. I partner mettono a disposizione i loro dipendenti SME (Subject Master Expert) che per l’occasione diventano istruttori e mentor, ed ogni anno aprono le porte delle loro sedi per far entrare gli studenti durante il piccolo periodo di stage.

La durata del programma anche in Italia è di sei anni e si parte al terzo anno delle scuole superiori che hanno aderito al programma. Alla fine dei primi tre anni delle Superiori, gli studenti del P-Tech saranno in grado di continuare il percorso al Politecnico di Bari senza la necessità di affrontare i test di ingresso e, inoltre, potranno fare leva sui crediti formativi con cui accelerare il triennio accademico. Il traguardo è la laurea in Ingegneria informatica denominata, appunto, “P-TECH Esperti Digitali”.

Questo è un programma dinamico perché rimodulabile, ogni anno sulla base delle esigenze ed evoluzione della tecnologia. Il percorso per lo sviluppo delle competenze digitali si baserà sullo studio di tecnologie quali l’intelligenza artificiale, la cyber security, il cloud, la blockchain, l’Internet delle cose, e tantissime altre materie più specifiche referenti ai diversi partner industriali, ma tutte applicabili all’Industria 4.0. In aggiunta saranno associati corsi di ingegneria e di programmazione, ma anche di soft-skill, di etica e tanto altro. A ciò si unisce la maturazione di esperienze professionali attraverso seminari, tutoraggi e stage forniti dai partner industriali.

I ragazzi frequenteranno le lezioni universitarie e i seminari direttamente a Taranto, presso uno spazio dedicato. Inoltre, ogni lezione potrà essere seguita via web tramite video conferenza.

La finalità del nuovo modello formativo è quello di creare un legame stretto tra la gli enti dell’istruzione e l’ecosistema industriale territoriale e nazionale, in sintonia con le priorità e i piani del Ministero dell’Istruzione.

La presentazione del progetto

Il progetto P-Tech è stato presentato a Taranto il 21 ottobre. L’appuntamento ha rappresentato l’occasione per inaugurare l’avvio del programma in Italia, da parte di Enrico Cereda Presidente e Amministratore Delegato di IBM Italia, alla presenza di Giovanni Gugliotti, Presidente della Provincia di Taranto, Sebastiano Leo, Assessore Politiche per il lavoro, Diritto allo studio, Scuola, Università, Formazione Professionale Regione Puglia, Mario Turco, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio. Francesco Cupertino, Rettore Politecnico di Bari; Anna Cammalleri, Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale della Puglia; Salvatore Toma, Vicepresidente Confindustria Taranto con delega all’Education; Vito Pertosa, Amministratore Delegato Angel Group; Nicola Rochira, Segretario dell’Ordine degli Ingegneri di Taranto con delega al settore ICT, tutti i partners, I 120 studenti ed il Ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Lorenzo Fioramonti che ha chiuso l’incontro.

Durante la giornata del 21 si è dato uno sguardo alle realtà che sostengono il programma in versione Tarantina. Si tratta del Politecnico di Bari, dell’Assessorato al Diritto allo Studio e al Lavoro della Regione Puglia, delle società del Gruppo Angel, della Confindustria di Taranto, dell’ufficio scolastico locale e dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia. Tutti impegnati nel fornire un supporto individuale e a lungo termine agli studenti degli Istituti l’I.I.S.S. “Maria Pia”, I.I.S.S. “Pacinotti”, I.I.S.S. “Righi” e del Liceo Scientifico “Battaglini” che hanno aderito all’iniziativa. I dirigenti di queste scuole hanno dimostrato che la scuola italiana è guidata da molti Presidi pronti ad ascoltare e seguire opportunità che portino gli studenti ad emergere e migliorare, per mettere a loro disposizione un futuro di vita migliore.

Ma ciò che più ha colpito positivamente è stata l’adesione dei ragazzi e delle ragazze, dopo averli incontrati ho rafforzato la mia personale convinzione che prossimamente il mondo sarà un posto migliore. Incontrare i futuri uomini e donne protagonisti del nostro futuro è stato emozionante. Infatti, il 15 ottobre, con l’ordine degli ingegneri, siamo andati in tutte le scuole coinvolte a parlare con gli studenti in presenza dei loro docenti e dirigenti. Quattro differenti incontri, uno per ogni scuola, in cui si è stato mostrato ai ragazzi coinvolti il valore dell’innovazione, ed in particolare del digitale. Abbiamo parlato del loro futuro, dell’importanza di fare le scelte giuste, dell’evitare l’abbandono scolastico. Dal 2011, il programma P-tech, ha dimostrato che se i giovani sono seguiti ed accompagnati, non solo non abbandono gli studi, ma migliorano anche il loro rendimento. Abbiamo parlato del valore di credere in se stessi e di puntare sulla giusta istruzione. La loro risposta, al programma proposto, è stata fantastica, occhi che brillavano mentre ci inondavano di domande pertinenti ed intelligenti. Quesiti e pensieri condivisi con noi, che raccontavano la storia di ragazzi determinati e appassionati che non aspettavano altro che un programma nel quale poter esprimere i loro talenti.

Ed ora in attesa che inizi a novembre la prima lezione tutti in classe. Perché P-Tech è un programma che dimostrerà che quando le competenze incontrano le opportunità, il successo avviene.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati