In questi mesi si fa un gran parlare di insegnamento online (uso il termine in senso generale) e, nello specifico, di corsi offerti, anche da prestigiose università, sfruttando le potenzialità offerte da Internet. Il tema suscita accesi dibattiti tra coloro che considerano questa strada come vincente e destinata a scompaginare il mondo delle università classiche e coloro che invece vedono in queste innovazioni una nuova bolla mediatica, destinata inevitabilmente a scoppiare o a causare una drastica riduzione della qualità dell’insegnamento e del processo di apprendimento.
In realtà, per poter ragionare in modo pacato di questo tema così complesso, è necessario innanzi tutto distinguere le diverse forme secondo le quali il concetto di “insegnamento online” si concretizza e declina nei diversi processi educativi. Semplificando, sono almeno tre le forme da analizzare.
1. Streaming live/meeting on line
Gli studenti seguono il corso tramite video conferenza o streaming live o meeting online. È un approccio “sincrono”, nel quale docente e studenti sono coinvolti nello stesso arco temporale, ma operano da postazioni remote. Al crescere del numero di studenti, diminuisce la possibilità di interazione con il docente e tra gli stessi studenti.
2. Fruizione di contenuti multimediali
Gli studenti accedono in modo asincrono (ciascuno secondo proprie tempistiche) a materiali multimediali predisposti dal docente (registrazioni video, dispense online …). L’interazione tra studenti e con il docente non può avvenire durante la lezione (che non si svolge nello stesso momento per tutti) e si materializza tipicamente attraverso forum, email, meeting room virtuali grazie alle quali “incontrarsi e discutere”.
3. Ambienti di cooperazione e di supporto
La rete e i suoi servizi (per esempio, forum, blogs, …) vengono utilizzati per condividere materiale e a supporto dei processi di interazione tra studenti e con il docente. Questa modalità di utilizzo della rete può essere sfruttata sia per corsi tradizionali in presenza, sia a supporto di corsi erogati online (in modo sincrono o asincrono).
Valore e qualità
Quando si parla di formazione online, normalmente ci si riferisce alle prime due opzioni, nelle quali sparisce l’interazione diretta tra docente e studente. Anzi sparisce il luogo fisico della lezione che quindi si “trasferisce” sulla rete. Ciò rende possibile arrivare al cosiddetto MOOC (Massive Open Online Course), che prevede la messa a disposizione in forma open di materiali multimediali e formativi (Opzione 2). In generale, se l’Opzione 3 è ormai divenuta elemento imprescindibile di qualunque processo formativo di qualità, il dibattito è più aperto e contrastato sulla effettiva opportunità di spingere le Opzioni 1 e 2.
Con l’eliminazione del bisogno della presenza in aula e del rapporto diretto con il docente durante la lezione (Opzioni 1 e 2), la prima e più importante conseguenza è che il ruolo stesso dell’università tradizionale viene messo in discussione: per esempio, perché dovrei seguire i corsi di un ateneo italiano quando posso avere accesso al percorso formativo delle migliori università a livello internazionale (come MIT o Stanford)? Il tema è quindi critico e delicato: il passaggio alla formazione online uccide le università tradizionali?
In secondo luogo, ci si chiede se questo passaggio mantenga, incrementi o diminuisca la qualità del processo formativo: alla fine, l’accesso a docenti e fonti di (maggiore) valore non viene di fatto compensato da una minore qualità e efficacia dell’apprendimento e della esperienza complessiva dello studente?
La discussione su questi temi è molto vivace. Personalmente, non credo che l’accesso remoto a materiali di qualità (che peraltro sono costosi da preparare) possa rimpiazzare l’interazione diretta con il docente e all’interno della classe. Inoltre, l’ambiente universitario, il luogo dove vivere e condividere una esperienza umana e formativa, e l’accesso a servizi di qualità in loco sono elementi che hanno un valore intrinseco e che vengono mortificati – se non cancellati – nel rapporto totalmente mediato dalla rete. Sicuramente, non è possibile dare oggi risposte definitive, né in un senso, né nell’altro. Altrettanto sicuramente, queste opzioni devono spingere ancora di più le università tradizionali a ripensare i propri processi formativi affinché possano offrire un’esperienza ricca e unica, in grado di differenziarsi rispetto all’esperienza online.
Che cosa ha senso aspettarci?
Sul breve periodo, indubitabilmente aumenterà l’offerta formativa online, in competizione a quanto offerto dagli atenei tradizionali. Credo che questo fenomeno avrà un effetto negativo soprattutto per quegli atenei di minor prestigio e qualità, che si vedranno sottrarre studenti attirati dalla possibilità di accedere a percorsi formativi offerti online da università prestigiose.
Sul medio-lungo periodo è invece tutto da capire l’impatto che l’utilizzo sempre più diffuso delle tecnologie mobili e della rete avrà sulla natura stessa e sul funzionamento delle università. È una sfida che le università devono raccogliere, ma che la società nel suo complesso non deve banalizzare. Non basta dire “mettiamo tutto su Internet” per avere una formazione più diffusa, universale e di qualità. È vitale che, al di là degli effetti immediati ingenerati dal passaggio a corsi online, si valutino con grande attenzione i risultati complessivi di questa transizione. Probabilmente, la soluzione risiederà in una progressiva ibridazione dei modelli, che vedrà ciascun ateneo, anche in funzione della propria vocazione e tradizione, costruire una propria esperienza integrata on-site e online. La scommessa sarà trovare il giusto equilibrio che comunque aumenti qualità e renda sempre più facile per chiunque l’accesso a processi formativi capaci di rispondere ai bisogni e alle necessità di ciascuno.