Il vaccino per il Covid 19 prima ancora di essere lo strumento che potrà permetterci di ritornare alla normalità è diventato un oggetto dalle molteplici e variegate implicazioni nel complesso scenario geopolitico mondiale, dove contemporaneamente vengono combattute numerose guerre non militari fra Stati e giganti del settore farmaceutico.
Un aspetto da sottolineare riguarda sicuramente la competizione fra l’Occidente e le nuove potenze tecnologiche emergenti: la corsa alla registrazione del vaccino ha contraddistinto gli scorsi mesi autunnali, con Cina e Russia che hanno fatto registrare alle loro agenzie di regolazione dei vaccini, di cui ben poco è stato comunicato in termini di risultati scientificamente provati. In particolare, la Russia di Putin ha registrato il vaccino Sputnik V prima ancora di aver iniziato la fase tre.
Vaccino anti-covid, gli obiettivi della corsa al primato
Questa guerra tecnologica aveva tre obiettivi, il primo era quello di dimostrare all’esterno del paese che le capacità tecnologiche di Cina e Russia non sono inferiori a quelle occidentali, rinverdendo l’epopea della conquista dello spazio che aveva visto i sovietici bruciare gli americani con il lancio dello Sputnik, guidato da Yuri Gagarin. Il secondo obiettivo è quello di rinforzare lo spirito nazionalistico interno, facendo trasparire una sostanziale supremazia tecnologica raggiunta rispetto a quelli che per anni sono stati considerati i leader tecnologici del mondo. Il terzo è quello di avviare una diplomazia del vaccino.
Al netto però della propaganda interna, in realtà la sfida tecnologica vera e propria è stata persa con distacco da parte di Cina e Russia. In primo luogo, perché i vaccini russi e cinesi non soddisfano oggi i requisiti minimi di sicurezza e trasparenza dei dati richiesti dalle agenzie di regolazione occidentali. Si può discutere quanto si vuole se forse questi standard sono troppo rigidi e poco adatti ad affrontare una pandemia, tuttavia non può essere negato che una vaccinazione di massa, senza una seria indagine di fase III sul vaccino, rischia di produrre, almeno dal punto di vista teorico, più danni della pandemia stessa. La necessità di rafforzare la propaganda interna è stata anteposta alla necessità di operare secondo il principio di precauzione per salvaguardare la salute pubblica. Ma la vera sconfitta tecnologica si è verificata sul campo, perché i vaccini russi e cinesi sono tecnologicamente inferiori a quelli occidentali.
Pfizer e Moderna non solo hanno, se consideriamo il completamento effettivo della fase III di sperimentazione, realizzato prima un vaccino efficace, ma lo hanno fatto sviluppando una nuova tecnologia, quella dell’mRna messaggero che fa compiere alla farmacologia e alle tecniche di preparazione dei vaccini un salto in avanti di almeno cinque anni, aprendo orizzonti per lo sviluppo di nuovi farmaci per curare, ad esempio, malattie genetiche e tumori, che ci potranno portare nei prossimi anni a fare dei passi avanti comparabili con la scoperta degli antibiotici. I vaccini cinesi e russi, come anche quello di AstraZeneca, sono basati su tecnologie già consolidate, quello del vettore virale, che avrebbero dovuto consentire una maggiore velocità di elaborazione del vaccino: fattore che in una pandemia avrebbe potuto essere importante. La superiorità tecnologica si è quindi manifestata nell’aver prodotto un vaccino innovativo in tempi inferiori a quelli necessari per un vaccino basato su tecnologia consolidata.
Scendendo di livello, la competizione fra imprese farmaceutiche ha visto il tracollo di Sanofi che è in ritardo di almeno sei mesi rispetto ai competitor. AstraZenaca ha fatto diversi pasticci durante la fase III e questo ha ritardato le procedure di autorizzazione. Era il vaccino più promettente, anche perché basato su una tecnologia più consolidata, ma ha perso nello sprint finale ed ora si trova ad inseguire. Pfizer e Moderna sono sicuramente i vincitori di questa competizione perché hanno creato un vaccino innovativo e in un tempo minore rispetto agli altri.
Influenza geopolitica e vaccini: il rovescio della medaglia
Ma se dal punto di vista tecnologico è l’Occidente ad aver vinto la sfida, dal punto di vista dell’aumento dell’influenza geopolitica è stato sicuramente perdente. Un aspetto, infatti, che sta emergendo è quello della cosiddetta diplomazia dei vaccini. Cina e Russia stanno cercando di sfruttare il vaccino contro il Covid come strumento per costruire rapporti e siglare alleanze internazionali con l’obiettivo di cambiare o condizionare gli scenari geopolitici. Molti paesi in via di sviluppo o sottosviluppati, che non hanno la possibilità di produrre in proprio i vaccini e che sono rimasti indietro negli ordinativi alle case farmaceutiche, stanno guardando con molta attenzione e speranza ai vaccini russi e cinesi. Ad esempio, la Turchia ha già ricevuto forniture di vaccino cinese, mentre in Brasile, lo Stato il cui governatore è l’italo-brasiliano Joao Doria, che coltiva malcelate mire presidenziali, ha ricevuto forniture di vaccini cinesi. I cinesi stanno anche fornendo vaccini a Egitto, Marocco, Uganda, mentre i russi, oltre ai Paesi Caucasici e al Venezuela, stanno creando partnership anche con l’India. La politica dei vaccini a basso costo per creare nuove alleanze è una forma nuova e moderna della vecchia politica delle cannoniere. Una strategia vaccinale per un paese richiede almeno due anni e in questi due anni il paese è costantemente sotto scacco dei “benefattori” che possono decidere in ogni momento di sospendere le forniture o di aumentarne il prezzo. Il vaccino diventa così un cannone, un’arma che può essere eventualmente utilizzata. E questo sforzo espansionistico di Cina e Russia è stato indirettamente provocato dai paesi occidentali che hanno tentato di accaparrarsi per primi le dosi di vaccino senza curarsi del resto dell’umanità e che, soprattutto, hanno lasciato libertà alle industrie farmaceutiche di determinare il prezzo e, quindi, di fare utili.
Conclusioni
Ad oggi Pfizer e Moderna vendono il loro vaccino ai prezzi di mercato (e gli acquirenti non mancano), mentre solo AstraZeneca ha dichiarato di voler distribuire a prezzo etico il suo vaccino fino alla fine della pandemia. Il 15% dell’umanità ha fatto a gara a garantirsi i vaccini per il 2021, mentre la restante parte dell’umanità potrà averlo solo nel 2022 e a costi spesso insostenibili per le loro economie. Ma questa miopia occidentale che non è stata in grado di trasformare la ricerca di un vaccino in uno strumento solidale di cui avrebbe dovuto beneficiare l’intera umanità rischia di creare un grande mutamento geopolitico con molti paesi che verranno attratti nell’orbita economica e di influenza di Russia e Cina. E i risvolti di questa situazione potranno essere molto pesanti per l’Occidente nei prossimi anni.