C’è un periodo nelle nostre vite in cui iniziamo a capire sempre di più l’importanza del nostro lavoro, e iniziamo ad acquisire altre conoscenze.
Nel caso di Ciro, il giovane mette assieme tutte le armi per affrontare la vita da ricercatore: questa fase è rappresentata dal corso di dottorato.
La faticosa (ed entusiasmante) vita del ricercatore
Dopo la laurea, inizia un periodo di 3 o 4 anni nei quali, dopo aver vinto un concorso di dottorato, si accede alla fase che precede la vera ricerca; è un primo assaggio della ricerca. Ciro intraprende questa vita, sceglie di andare all’estero, perché vuole respirare il mondo che c’è là fuori, vuole fare un’esperienza diversa, vuole imparare meglio l’inglese. Nel suo dottorato di ricerca raffinerà le sue capacità, approfondirà le sue conoscenze, acquisirà abilità indipendenti, continuerà a scrivere articoli che invierà a riviste internazionali del campo. Nella ricerca scientifica questo è un passo fondamentale: descrivere le osservazioni, le analisi e i risultati in un articolo scientifico, corredato da grafici, tabelle e fonti, referenze a quanto si scrive e che non si stanno dimostrando in quello specifico articolo. L’articolo scientifico viene inviato (in gergo diciamo “sottomesso”, da “submitted”) a queste riviste, meglio se internazionali (e quindi in lingua inglese), e maggiormente riconosciute, con un alto “impact factor” (indice che misura il numero di citazioni da altri articoli che gli articoli pubblicati da quella rivista hanno ricevuto).
Scriverà il suo primo progetto per richiedere tempo osservativo ai telescopi Cileni e delle Canarie, è lì che per condizioni climatiche e geografiche che si trovano i migliori telescopi terrestri. Riceve le prime email da riviste internazionali che gli chiedono di revisionare articoli scritti da altri suoi colleghi. Sì, perché la pubblicazione degli articoli scientifici si basa sulla cosiddetta “peer review” o revisione tra pari. Non sarà un sistema perfetto, ma gli articoli vengono inviati ad 1 o più esperti in quel campo che dovranno leggere l’articolo, e giudicare se idoneo o meno per la pubblicazione, suggerendo eventualmente degli aggiustamenti. Alla fine di questo processo, poi, l’articolo verrà ufficialmente pubblicato. Poi “sul mercato” si vedrà se quel lavoro avrà o meno il successo che merita.
Ciro inizia a viaggiare e andare alle conferenze, per imparare ancora di più, e per presentare i propri risultati, inizia a migliorare il suo modo di esprimersi e il modo nel quale presentare i risultati della propria ricerca. Nella scelta delle riviste alle quali mandare i propri lavori eviterà riviste predatorie, e cioè quelle riviste che sono aggressive nel contattare i potenziali autori, che millantano di avere standard da pubblicazioni accademiche, ma che nella realtà offrono scarsi, se non assenti, livelli di revisione tra pari.
Il calvario (o scontro centrale)
Ciro ottiene il suo dottorato di ricerca, è pienamente un ricercatore, negli anni successivi cercherà diversi lavori in giro per l’Europa e in America. Ogni volta preparerà, aggiornandolo, il suo Curriculum Vitae, includendo tutte le esperienze passate, le competenze acquisite, gli articoli pubblicati e i seminari tenuti a conferenze e in Università e Istituti di ricerca. Ogni volta, preparerà uno “Statement of research” e un “Future Plans”, nel primo raccontando in maniera succinta la sua ricerca e i risultati ottenuti (a corredo del proprio Curriculum Vitae) e nel secondo un piano per la ricerca che vorrà effettuare nel nuovo istituto.
Fa dei colloqui, riesce ad ottenere nel giro di 10 anni 3 posizioni diverse in 3 istituti diversi. Acquista sempre più esperienza, riesce ad entrare a far parte di collaborazioni internazionali. Si fa strada. Riesce anche ad avere dei ruoli manageriali per gestire dei lavori particolari all’interno di queste collaborazioni, diventa lead di working package all’interno di gruppi di lavoro che si sono occupati sia di analisi tecniche sia dell’utilizzo scientifico futuro dei dati di questi telescopi. In genere, dietro la costruzione e l’utilizzo di un telescopio, o di uno strumento utilizzato per convertire in dati la luce immagazzinata dal telescopio, c’è sempre un folto gruppo di scienziati e ingegneri con la necessaria mole di expertise e il know-how tecnico e scientifico.
Queste specifiche collaborazioni delle quali Ciro fa parte lavorano per permettere le osservazioni di galassie di due telescopi, uno da Terra e uno dallo spazio. Gli astronomi osservano le galassie da Terra dove possono contare su telescopi molto grandi, nei prossimi anni anche di alcune decine di metri. I più grandi telescopi moderni hanno diametri massimo di 10 metri, in futuro l’Extremely Large Telescope avrà un diametro di 39 metri, permettendo di raccogliere molta più luce. Possono usare questi telescopi a loro piacimento per poter osservare sorgenti molto deboli. Ma sfortunatamente, alcune volte devono poter guardare l’Universo al di fuori dell’atmosfera, perché l’atmosfera sbrodola le immagini, come avviene quando si guarda al di là di una nuvola di aria calda. Tanto lavoro lo aspetta, ma anche tanti risultati.
Arrivano i primi meritati risultati
Presto Ciro verrà ripagato per i suoi sforzi, pubblica, anche da primo nome, articoli sull’evoluzione delle galassie, scopre galassie rare mai viste prima, utilizza tecniche uniche al mondo per trovare e studiare queste galassie, usa l’intelligenza artificiale, telescopi performanti, computer velocissimi. I risultati e le immagini astronomiche che insieme ai suoi collaboratori ha ottenuto fanno il giro del mondo, hanno dato una svolta in specifici settori dell’astrofisica. Comunica i suoi risultati a conferenze internazionali, si prodiga per diffondere queste conoscenze ad un pubblico più vasto, viene contattato dai media, appare sui giornali, e anche in TV. Si continua a convincere che la divulgazione è fondamentale, inizia a scrivere anche su un giornale, scrive di astrofisica su vari blog.
Nostalgia di casa
Ma c’è qualcosa che ancora non va, Ciro vuole tornare nella sua terra natia, dopo più di 10 anni passati in giro per il mondo. Vive una situazione precaria, senza una casa fissa, senza la possibilità di pensare ad un futuro certo. Si scontra con le difficoltà di tornare nel suo paese, le lungaggini burocratiche, e i concorsi. Ci prova, ma all’inizio non riesce. Vede la possibilità di un futuro solo all’estero. E quasi lì per arrendersi. Ma Ciro ha anche una sua vita, qualche anno prima ha avuto modo di conoscere la sua amata, Concettina, da lei riceve parole di conforto, la forza e il coraggio per continuare a provarci, per realizzare un altro sogno, quello di poter vivere la sua ricerca nella sua terra nativa.
La conquista dell’agognato posto fisso
Con il coraggio dell’amore, e la spinta della sua passione per la scienza, riesce a ritornare a casa, partecipa ad un concorso, ritorna a studiare come non faceva da anni, scrive un tema sulla sua ricerca, supera una prova orale, riesce a tornare a casa. Ci riesce, è vittorioso. Ora Ciro ha un posto fisso, nel luogo dove era iniziato tutto, dopo tanti anni di gavetta, dopo aver girato il mondo, ritornato uomo e scienziato navigato. Ora può anche pensare alla sua vita privata, può pensare a fare ricerca dove aveva imparato i primi strumenti per scandagliare la verità.
L’incontro con il mentore, il cerchio si chiude
Sono oramai passati molti anni, Ciro è tornato a casa, continua a fare ricerca, fa divulgazione, viene invitato nelle scuole, insegna anche all’Università, è un uomo maturo che ha imparato tanto e ha dato tanto, è felice della sua vita. Per puro caso, un giorno viene a sapere che Gennaro, oramai in pensione da qualche anno, è malato, è sul letto di morte. I due avevano perso i contatti oramai da anni: lavorando nello stesso campo si erano incrociati nei primi anni del suo dottorato, ma poi mai più visti. Ciro sente di voler rivedere chi accese in lui la luce della conoscenza, lo raggiunge, si siede al suo fianco, accanto al suo letto. Gennaro è stato il suo mentore, ricorda quel giovane pieno di voglia di conoscenza, che aveva bisogno solo che qualcuno indirizzasse quelle energie lungo i giusti canali. Ciro parla della sua strada, dei risultati raggiunti, delle energie profuse. Si sta chiudendo un cerchio. Ciro deve a Gennaro molto più di quanto Gennaro possa mai immaginare, cerca di dare a Gennaro degli ultimi momenti di felicità, ringraziandolo per avergli cambiato la vita: giusto in tempo per chiudere questo capitolo.
Conclusioni
Se questo fosse un film, la telecamera inquadrerebbe la mano di Gennaro appoggiata a quella di Ciro, come un padre che stringe la mano del proprio figlio. All’improvviso la mano si rilassa e resta immobile, la telecamera si sposta sul volto di Ciro, una lacrima gli cade dal viso, la telecamera si allontana, esce dalla finestra, inquadra il cielo pieno di stelle, quelle stelle che entrambi amano e hanno studiato.
E infine appare una striscia luminosa, è una stella cadente, che solca il cielo, è una vita che è andata via. Questa storia finisce qui, è sullo schermo leggiamo “THE END”.
*Parzialmente autobiografico e liberamente ispirato alla vita di molti ricercatori