Grandioso si esponeva da secoli. Di fronte alla piccola dama osannata. Dal tiepido sorriso. Gargin Sapak stringeva la mano di Fastel. Fastel stringeva gli occhi.
“Saliamo…”
“Sono le loro nozze, non le nostre!”
“Ma siamo venuti qui per questo…” “Sono abituati… Da più di duecento anni… Chissà quante migliaia, centinaia di migliaia di persone sono salite per questi cinque gradini… Si mangia un po’, si beve un po’ e poi scendiamo e proseguiamo la visita…”
Fastel riluttante. Gargin invitante, Fastel debolante. Gargin approfittante. Lei cedeva. Lui gioiva. Assecondava. Trascinava. Salutava. Inchinava. Porgeva. Riempiva. Gustava. Ingollava. Arraffava. Cantava. Danzava. Applaudiva. Sudavano. Madidi.
Le coppe non si elevarono più. I cani non abbaiarono. Le donne non si chinarono. Le gonne non frusciarono. Le corde non vibrarono. Le braci non scottarono. Gli stormi non volarono. Gli uomini non cantarono. Le balaustre non tremarono. I bimbi non curiosarono. I gatti non fusarono. I pani non spezzarono. I pesci non sfamarono. Gli astanti non vociarono. I vecchi non pregarono. Il Grande Ictus Mnemonico, aveva colpito ancora. Le memorie del quadro si erano definitivamente spente.
“Emergenza al museo, nella sala 13 del padiglione Denon!” allarmò Akila Khaspros, comandante della Memory Squad 11.
“Le memorie autonome si sono esaurite… A sei mesi dal grande ictus mnemonico non c’è l’hanno più fatta…”
“Dentro ci sono però due viventi… Con memorie dunque! Vanno prelevati, con la solita procedura…” Inquadrò Xina Shaiira, analista del terreno e dell’ambiente della squadra.
“Memorie riutilizzabili e duplicabili… forse…” osò Xina.
Gli agenti scalinarono il bus rosso a due piani. Si accavallarono alle biciclette d’ordinanza. Sfollarono lungo il fiume. Sbucciarono i marciapiedi. Sventolarono le giacche. Sfrullarono i pantalex. Giamparono un albero caduto. Rasciarono fulminei. Il cortile. La piramide di vetro. Giù dalle biciclette. Giù dalle scale. Su nei corridoi ricchi. Accumulati. Sfolgorati. Dorati. Fitti. Percorsi. Contemplati. Sguardati.
Derapata a sinistra. A naso in su.
Gargin e Fastel scolarono una brocca d’acqua ciascuno. Fino a stramazzare ubriachi. Le memorie erano là. Con loro. Per terra.
Gli agenti arrivarono arsi. Pestarono i gradini. Saltarono dentro le nozze immobili. Non rimaneva che fare festa. Da soli. Arrivarono alle brocche d’acqua. Le versarono nei boccali. Bevvero. Finalmente. Fu ottimo. Vino.
(47-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)