Le elezioni russe, secondo molti osservatori internazionali, hanno visto vincere Vladimir Putin grazie ai brogli elettorali. Favoriti anche dal voto elettronico. Il caso deve continuare a invitarci alla prudenza verso l’opportunità di estendere il voto elettronico (e-voting). Quello strumento con cui i cittadini aventi diritto possono partecipare al processo democratico, senza doversi recare al seggio elettorale di riferimento.
In Italia il tema è ora alla ribalta, con un recente decreto per una sperimentazione per il voto dei fuorisede in elezioni politiche, referendum ed europee.
Voto elettronico, si parte: “ecco i vantaggi per innovazione e diritti dei cittadini”
I benefici del voto elettronico
Che cosa si intende quando si parla di voto elettronico? Il significato etimologico del termine si riferisce alla partecipazione al suffragio attraverso l’utilizzo di strumentazioni tecnologiche – quali, ad esempio, smartphone, schede interattive e postazioni fisiche collegate in rete – in una competizione elettorale.
Per esprimere il proprio voto elettronico sarebbero sufficienti solo due elementi: il possesso di un’identità digitale e la disponibilità di un dispositivo informatico (computer, tablet o smartphone).
La prospettiva di un voto da remoto avrebbe il vantaggio concreto di consentire di votare a tutte quelle persone che risiedono al di fuori del comune di origine, e che, quando sono chiamate a votare, incontrano puntualmente difficoltà organizzative.
Tuttavia, i risvolti negativi che il voto elettronico causerebbe – a causa delle problematiche legate a sicurezza informatica, privacy e legittimità – sono di natura talmente rilevante da annullarne i vantaggi.
Definizione di voto elettronico (e-voting)
Da un punto di vista prettamente tecnologico, invece, il termine e-voting sta a indicare una serie di approcci differenti rispetto alla modernizzazione del processo elettorale tradizionale, rilevando per esempio l’uso di sistemi per la lettura ottica della scheda cartacea, l’utilizzo di macchine adibite al voto assistito con registrazione diretta e lo sfruttamento del voto elettronico su rete pubblica (attraverso internet) [1].
I metodi di voto vantano una gamma di fattori e variabili talmente variegata da delineare un quadro alquanto spinoso.
Tuttavia, nonostante le difficoltà strutturali, il voto elettronico garantisce, almeno in linea di principio, anche la possibilità di ottenere alcuni benefici e vantaggi.
La semplicità del voto elettronico
In primo luogo, il voto da remoto risulta più semplice e comodo rispetto al tradizionale metodo ordinario che richiede al cittadino di recarsi presso il seggio di riferimento o di cercare una cassetta postale. Infatti, basta un qualunque apparecchio elettronico con una connessione Internet per votare rimanendo all’interno delle mura domestiche.
L’effetto anti astensionista
Tale prospettiva aumenterebbe l’afflusso di votanti, soprattutto nelle fasce di persone più anziane che molto spesso faticano a spostarsi per raggiungere i seggi elettorali.
Il voto elettronico permetterebbe di sopperire alle difficoltà logistiche e organizzative che emergono nel voto dei residenti all’estero: spesso sono state segnalate difficoltà da parte di elettori che hanno ricevuto il materiale di voto in ritardo rispetto ai termini di legge.
Inoltre, da un punto di vista di legittimità e correttezza dei voti, il voto elettronico annullerebbe le schede nulle dovute a errori umani nella compilazione delle schede: sarebbero sufficienti una scelta, ed eventualmente una relativa preferenza, in un sistema completamente elettronico, per azzerare le schede nulle.
I risparmi
Oltretutto, l’approccio totalmente elettronico produrrebbe cospicui risparmi dal punto di vista dei costi rispetto alle dinamiche del voto tradizionale. I tempi necessari per contare i voti espressi si accorcerebbero, dal momento che non servirebbe verifica umana.
Tuttavia, la prospettiva di legittimare il voto elettronico non trova riscontro applicativo nella realtà dei fatti. Molti Paesi, sia europei che extra UE, hanno tentato di approcciarsi alla tematica del voto da remoto in più occasioni nel corso dell’ultimo decennio, senza riuscire a superare, definitivamente, difficoltà e critiche di natura tecnico-giuridiche, emerse in maniera sistematica.
Le preoccupazioni in materia di sicurezza e legittimità del voto elettronico
Nonostante i vantaggi in tema di maggior affluenza e di minori difficoltà organizzative, la prospettiva empirica che ruota attorno alla concezione teorica del voto elettronico offre uno scenario del tutto opposto ai benefici sottolineati finora.
È la stessa comunità scientifica a ritenere il voto elettronico inadeguato rispetto all’infrastruttura tecnologica che offre la società contemporanea. A sollevare seri dubbi sono gli aspetti fondamentali di espressione, rappresentazione e garanzia che nel contesto giuridico-informatico permeano il sistema democratico rappresentativo.
Le conseguenze negative in termini di legittimità del voto offrono numerose sfaccettature: basti pensare, per esempio, alla frequenza degli attacchi logici in grado di compromettere i sistemi informatici. Gli impatti nel contesto del voto elettronico possono provocare uno scenario catastrofico.
Una falla in un server, adibito alla raccolta dei voti espressi, per esempio, potrebbe facilmente cancellare alcune, se non tutte, le scelte operate. Un disastro in grado di inficiare il processo di voto di qualunque sistema democratico, con il risultato di falsare completamente i risultati elettorali.
Inoltre, potrebbe verificarsi un contesto di sistematica alterazione dei voti espressi. Certi Paesi potrebbero spingersi a compiere operazioni di cyberwarfare al fine di contaminare le elezioni rappresentative di altri Stati in cambio di vantaggi economici, geopolitici e strategici.
Lo scenario delineato, dunque, ipotecherebbe due principi capisaldi nella garanzia del metodo democratico: l’integrità e la riservatezza del voto. Inoltre, l’intrusione da parte di soggetti non autorizzati comprometterebbe anche stessa la privacy dei votanti.
Quest’ultimo aspetto non è da sottovalutare, in quanto un’eventuale diffusione di dati personali avrebbe ripercussioni anche sulle singole vite quotidiane dei cittadini, spianando la strada ad attacchi attraverso tecniche di ingegneria sociale (social engineering).
Al giorno d’oggi, e in un contesto nel quale il voto elettronico non è ancora la realtà, sono frequenti operazioni di phishing sia ai danni delle persone fisiche che delle organizzazioni strutturate.
L’eventuale implementazione in pianta stabile del sistema di voto
elettronico rappresenta dunque una potenziale minaccia alla democrazia rappresentativa.
Il caso dei brogli nel voto elettronico in Russia
Come si diceva, a dimostrazione del fatto che, attualmente, il fattore sicurezza non è implementato nei sistemi di voto elettronico moderni, basta ricordarsi quanto di recente è avvenuto in Russia.
Nelle ultime elezioni parlamentari russe, il risultato è stato scontato: il partito Russia Unita di Vladimir Putin si è aggiudicato la cosiddetta super-maggioranza dei seggi (i due terzi) della Duma (la camera bassa russa), raccogliendo circa il 49% dei consensi. Al secondo posto si è piazzato invece il Partito comunista russo con il 19% delle preferenze.
Ma nell’ultima tornata elettorale sono emerse numerose segnalazioni di possibili brogli elettorali, sia nella modalità di voto in presenza che in quella da remoto.
A testimonianza di ciò , sono numerosi i video-denuncia in cui si evincono tutti i tentativi di pressione e ingerenza verso le scelte dei cittadini, a partire dall’inserimento di più cartelle nelle urne [2].
Un report [3] , sulla correttezza delle elezioni russe, prodotto dall’organizzazione non governativa Golos, fotografa un quadro veramente problematico sul voto elettronico.
Infatti, secondo gli analisti dell’organizzazione – che la Russia in estate aveva bollato come soggetto esterno (“foreign agent”) –, si contano innumerevoli aspetti critici legati alla garanzia del corretto svolgimento della procedura da remoto.
Particolare attenzione è stata dedicata al controllo da parte degli elettori della correttezza del processo di voto, con focus sulla garanzia di legittimità nel conteggio dei voti e sulla possibilità di seguire passo a passo il processo di verifica. Tali requisiti, secondo Golos, non sono stati rispettati nella tornata elettorale russa.
Nonostante la garanzia costituzionale del diritto di voto e del suo controllo attribuita ai singoli da parte della Corte Costituzionale russa, è saltata la correttezza delle modalità di verifica, rimaste oscure persino a chi possiede competenze informatiche di buon livello.
Per di più, durante il primo giorno di voto online, la piattaforma governativa adibita alla prestazione del servizio ha incontrato molteplici problematiche che hanno inevitabilmente contribuito a minare la fiducia nel sistema del voto elettronico.
A causa delle scarse competenze informatiche della maggior parte dei cittadini, peraltro, Golos ha rilevato, quale elemento di coercizione, l’influenza dei datori di lavoro verso i dipendenti. I lavoratori, privi delle conoscenze necessarie per interagire in maniera corretta con il sistema, hanno confessato il timore che i loro superiori potessero conoscere le loro modalità di voto.
Il tentativo delle autorità governative russe di sviare le indagini – segnalando una serie di attacchi informatici, di origine “americana”, verso i sistemi elettorali durante le votazioni -, non ha evitato accese proteste contro la legittimità delle elezioni e contro le modalità di voto elettronico.
Voto elettronico in Italia
In Italia l’approccio al metodo elettronico ha ricevuto una spinta significativa a luglio di quest’anno, in seguito all’adozione del decreto sulla sperimentazione del voto elettronico da parte del Ministro degli Interni e del Ministro della Transizione Digitale per il voto dei fuori sede in elezioni politiche, referendum ed europee.
La sperimentazione tricolore del voto elettronico
Nel dettaglio, il provvedimento italiano prevede una sperimentazione di carattere graduale: una prima fase di simulazione non darà valenza legale al voto, ma, a stretto giro, seguirà una seconda fase in cui il voto avverrà in un contesto elettorale reale e avrà riconoscimento legale.
La prima fase: la sperimentazione
La partecipazione alla sperimentazione coinvolgerà 7,5 milioni di italiani – 3 milioni di fuori sede e 4,5 di residenti all’estero – che potranno votare legittimamente in forma digitale e da remoto.
La seconda fase
In ambo le fasi, il voto si esprimerà attraverso una web application appositamente creata – a cui l’elettore potrà accedere attraverso qualsiasi dispositivo digitale munito di una connessione Internet – e mediante lo Spid, grazie al quale il cittadino verrà identificato dal sistema di voto elettronico.
Il voto elettronico sarà integrato con il Sistema Informativo Elettorale (SIEL) la cui gestione è affidata al Ministero dell’Interno, che poi pubblicherà i risultati della fase di sperimentazione [4].
Il decreto assicura che il sistema di voto non comporterà perdita dei suffragi e alcun tipo di alterazione. Inoltre garantisce la segretezza del voto e le operazioni propedeutiche a quest’ultimo, compreso l’anonimato del cittadino.
Nonostante le tutele volte a salvaguardare la regolarità della procedura, attualmente l’infrastruttura digitale del Paese è arretrata e non consente di poter gestire in maniera fluida operazioni di tal genere.
Inoltre, a causa del digital divide, è probabile che sorgeranno difficoltà presso fasce della popolazione che, per la scarsa dimestichezza con i dispositivi elettronici (cultural divide) o per la mediocre qualità della connessione a disposizione (divario digitale), dovranno affrontare imprevisti e situazioni di disagio.
Raccolta firme via spid
Ricordiamo inoltre, in un ambito collegato e che comunque segna la crescente attenzione del Paese a queste opportunità, che è già avvenuta la raccolta firme via Spid per un referendum, quello sulla cannabis legale.
La regolamentazione del voto elettronico in Europa
In Europa, pochi Paesi hanno scelto di affidarsi al voto elettronico, a causa tuttora della scarsa affidabilità e dello sviluppo ancora acerbo del sistema.
In particolare, oggi l’unico Paese europeo nel quale il voto elettronico viene utilizzato in parallelo al metodo tradizionale è l’Estonia; qui, infatti, l’esercizio del diritto di voto via Internet è legittimo dal 2005, quando è entrata in vigore la disciplina legislativa che affianca al metodo ordinario di suffragio la possibilità di votare in maniera digitale.
Da allora, il corpo normativo estone ha garantito la possibilità ai propri cittadini di votare sia via Internet che recandosi personalmente alle urne. Tuttavia, nonostante l’accesso allo strumento digitale, la procedura non è così immediata: per esempio, quando nel 2019 si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, per votare online venivano richiesti una carta d’identità (digitale o cartacea) con il relativo Pin associato, un lettore ottico ad hoc, una connessione internet e un Pc.
La molteplicità di requisiti richiesti ha scoraggiato l’affluenza
elettorale nella tornata europea, rimasta bassa. Sono anche emersi problemi e difficoltà connessi al voto elettronico.
Sul fronte della sicurezza logica del processo, le autorità estoni considerano sicuro il sistema, e ritengono che gli aspetti legati all’integrità dei voti migliorino di anno in anno. Per esempio, nelle elezioni parlamentari del 2013, l’Ufficio elettorale di Stato dell’Estonia ha spiegato che l’elettore ha potuto verificare personalmente il raggiungimento del proprio voto verso il server delle elezioni; inoltre, la presenza di un organismo indipendente, a conclusione della procedura, ha garantito la corretta archiviazione e il legittimo conteggio di ogni voto prestato [5].
Contrariamente all’esperienza baltica, altri Paesi del Nord Europa hanno optato per una scelta conservativa. Emblematico è il caso della Norvegia che, dapprima, ha implementato una serie di sperimentazioni del voto elettronico al fine di testare la risposta del sistema, poi ha sospeso il test dopo dieci anni di utilizzo, a causa del basso grado di affidabilità a tutela delle operazioni elettorali. Analogamente è accaduto nei Paesi Bassi.
In Germania e Gran Bretagna il sistema di voto elettronico è invece utilizzato per le consultazioni minori, dal momento che per quelle nazionali, regionali e locali, vige ancora il voto in presenza.
Nel 2009 la Corte Costituzionale tedesca ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del voto elettronico, poiché – a detta dei giudici tedeschi – non garantisce che ogni fase del processo elettorale sia pubblica (al contrario di quanto accade con le classiche schede elettorali e nei seggi di riferimento).
Almeno nel contesto europeo, fatta eccezione per l’Estonia, la prospettiva di un voto elettronico è ancora strutturalmente lontano dal diventare realtà, complice soprattutto l’impossibilità di riuscire a garantire una sicurezza informatica di robustezza tale da impedire manomissioni esterne e criticità intrinseche, a causa dell’incapacità di assicurare requisiti di voto costituzionalmente tutelati dagli ordinamenti giuridici nazionali.
Conclusioni
Il voto elettronico per ora rappresenta una prospettiva piuttosto complessa da attuare, sia sotto il profilo informatico che quello giuridico. Si teme il rischio di molteplici situazioni di brogli e difficoltà logistiche legate al voto elettronico.
Il caso russo è emblematico, avendo messo in rilievo tutte le incoerenze del sistema di voto da remoto: le molteplici segnalazioni di violazioni nella garanzia alla segretezza e riservatezza del suffragio prestato hanno provocato reazioni in tutto il mondo, sollevando l’accusa verso il sistema politico russo di non aver garantito la trasparenza necessaria per assicurare la correttezza della procedura di voto.
Nonostante le rassicurazioni delle autorità russe, è evidente come ben più di qualcosa non abbia funzionato durante la tornata elettorale: i brogli, sistematicamente denunciati, sono lì a testimoniarlo.
L’esperienza russa rappresenta un monito verso tutti quegli ordinamenti che stanno progettando la sperimentazione di un voto in forma elettronica, con l’Italia in prima fila. Proprio il contesto digitale italiano dovrebbe aprire gli occhi, nonostante la volontà degli organi politici di proseguire su un percorso ormai tracciato.
Infatti l’infrastruttura italiana – sia dal punto di vista della sicurezza informatica che della qualità delle comunicazioni elettroniche – non è tuttora in grado di supportare la realizzazione di un processo di voto alternativo a quello tradizionale.
Come già affermato da esperti in materia, la stessa assenza di uno standard crittografico – in grado di garantire la confidenzialità delle trasmissioni elettroniche – rappresenta un ostacolo al momento insormontabile per l’implementazione del voto da remoto [6].
Probabilmente la società contemporanea non è ancora pronta ad accogliere una modalità di voto elettronico. E forse non lo sarà mai.
Anche Paesi maggiormente evoluti, da un punto di vista tecnologico e digitale, non sembrano nelle condizioni di offrire soluzioni strutturali in grado di soddisfare tutti i requisiti giuridicamente richiesti per consentire un suffragio qualificato e certificato, e tale da garantire un controllo soggettivo da parte del cittadino in tutto l’arco del procedimento di voto elettronico. Almeno per ora, i tempi non paiono proprio maturi per il voto elettronico.
Note
- Associazione Italiana dei Costituzionalisti, “Il voto elettronico tra standard europei e principi costituzionali.
Prime riflessioni sulle difficoltà di implementazione dell’E-voting nell’ordinamento costituzionale italiano”, all’interno di Rivista n: 1/2021, 22 dicembre 2020.↑ - BBC, “Russia election: Putin’s party wins election marred by fraud claims”, 21 settembre 2021. ↑
- Golos, “Statement on findings of election observation on the Single Voting Day, 19 September 2021”, 21
settembre 2021. ↑ - Decreto 9 luglio 2021. Innovazione tecnologica e la transizione digitale, recante le modalità attuative di
utilizzo del Fondo per la sperimentazione di modalità di voto e scrutinio elettronico per le elezioni politiche ed europee e per i referendum, interno.gov.it ↑ - Il Post, “L’unico paese che alle elezioni europee vota online”, 24 maggio 2019. ↑
- Il Sole24ore, “Tutte le fragilità dell’evoting”, 29 ottobre 2017.↑