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Zio Gino il francese e il contante: trenta anni fa, come fosse oggi

Lo zio Gino – una vita vissuta oltralpe – non c’è più. Peccato, avrebbe seguito questo dibattito odierno sul contante e avrebbe scosso la testa: “Meno male che vivo in Francia”, concludeva sempre così

Pubblicato il 06 Nov 2019

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Mio zio Gino era il fratello di mio padre che dopo 5 anni nella Legione Straniera nella guerra di Algeria aveva deciso di rimanere a vivere a Marsiglia e veniva in Italia solo a Natale a trovare i suoi nipoti.

È mancato nel 2004, ma era felice di non essere tornato più a vivere in Italia quando, pochi mesi prima di morire, ha dovuto andare alla Posta per inviare una delega a mia madre certificata dal Consolato: il notaio italiano allora non accettava email e nemmeno il fax.

Lo zio ci sorprendeva sempre: nel 1998-2000 doveva cercare un distributore di benzina che accettasse la Visa, la Carta blu, come la chiamava lui, finendo spesso in Autostrada per fare il pieno e spesso ripiegava sull’Autogrill dopo la vana ricerca di un supermercato che la accettasse per comprare qualche bottiglia in regalo.

Ci sorprendeva ancora di più negli anni ‘80 quando ci portava al cinema noi quattro nipoti e prima tirava fuori la carta di credito e la cassiera lo guardava come un marziano o peggio un imbroglione.

Nei rari ristoranti dove qualche volta aveva cercato di portare la moglie non andava più e non solo perché preferiva la cucina familiare di mia mamma: negli anni ‘90 non riusciva a capire perché anche ristoranti di lusso gli dicessero sempre che non accettavano la carta, oppure cercassero di aumentare il conto con discussioni infinite e furiose, oppure gli dicessero, visto che parlava italiano, che la carta la prendevano solo dai turisti.

Fu costretto ad aprirsi un libretto di risparmio in una banca italiana, fino alla fine degli anni ‘90, perché per il bancomat allora chiedevano la residenza in Italia, e doveva prelevare allo sportello, cosa che lui non faceva più in Francia da almeno dieci anni.

Negli anni ‘80 se voleva comprare un anello a sua moglie doveva andare a cambiare i franchi in banca, mia mamma doveva accompagnarlo per garanzia se no non glieli cambiavano e poi con i soldi in contanti andare in oreficeria: diceva sempre che facevano bene a rapinarci.

La meraviglia più accesa la destava negli interlocutori italiani quando raccontava che lui e la moglie nella pausa pranzo usavano i ticket restaurant, allora cartacei, tutti dicevano ma non sono soldi , ma perché non vi danno i soldi, ma è legale?

Poco prima di andare in pensione, alla fine del ‘90 lui aveva già la card elettronica per i ticket e noi, finalmente, i cartacei.

Ora lo zio non c’è più , peccato, avrebbe seguito questo dibattito odierno sul contante e avrebbe scosso la testa:” Meno male che vivo in Francia”, concludeva sempre così.

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