firme elettroniche

Atto notarile informatico e notaio digitale: l’Italia dei privilegi ha nuovi nemici

C’è una piattaforma di stipula informatica/telematica in grado di fornire un livello di certezza superiore o almeno uguale a quello dell’atto pubblico tradizionale. Serve agli italiani, ma da noi è osteggiata. L’associazione Copernicani è la prima a essere nata così, tutta in digitale

Pubblicato il 10 Mag 2018

notaio digitale

Al Dig.EAT è andato in scena un pubblico processo al Notaio Digitale: sul banco degli imputati l’atto notarile informatico,  ovvero la possibilità di effettuare stipule di atti pubblici in telepresenza, avvalendosi delle più recenti tecnologie di firma digitale e conferenze in remoto. Da una parte c’era l’accusa, con le considerazioni di chi osserva ancora con grande diffidenza l’utilizzo di strumenti innovativi nel campo degli atti notarili e tende a rallentarne la diffusione, e dall’altra la difesa, con le riflessioni di coloro che credono nella necessaria evoluzione della professione notarile attraverso le più innovative e affidabili soluzioni che la tecnologia è in grado di offrire.

Così funziona il notaio digitale

Il suo funzionamento è semplice, quasi disarmante. Tutto si svolge in un ambiente digitale, una piattaforma di stipula informatica/telematica in grado di fornire un livello di certezza superiore o almeno uguale a quello dell’atto pubblico tradizionale, per consentire al notaio di controllare e di essere controllato. Ogni fase è verificata, appurata e gestita mediante strumenti digitali e ricalca precisamente quello che avverrebbe tradizionalmente con la presenza fisica. L’atto notarile digitale offre, dunque, come dimostrato dai tecnici presenti al processo, maggiori garanzie e tutele nei confronti dei cittadini rispetto ad un atto analogico, perché la tecnologia di firma digitale accoppiata alla telepresenza è in grado di offrire standard elevati di verifica e certificazione.

L’associazione Copernicani

L’associazione Copernicani.it, di cui sono vicepresidente, ha offerto un suo contribuito al progetto, rendendosi disponibile a fare da apripista, da pioniere: la nostra è in assoluto la prima associazione italiana a costituirsi, in modo perfettamente legale, con l’ausilio della telepresenza. Siamo in pratica la prima associazione italiana interamente “nativa digitale”.  Abbiamo scelto il nome di Copernicani perché crediamo che nella nostra società sia necessaria una vera e propria rivoluzione copernicana per favorire davvero l’innovazione e anche perché siamo animati dallo stesso spirito che animò Niccolò Copernico nel confronto con l’establishment del suo tempo. Siamo infatti davanti ad una quarta rivoluzione industriale di cui pochissimi riescono a cogliere l’essenza.

Nel nostro paese, purtroppo, la forma che prende l’innovazione in alcuni settori è ancora vista con troppa diffidenza, come, ad esempio, anche nel caso della dematerializzazione documentale o della gestione delle transazioni legali e dei dati digitali.

L’importanza del notaio digitale

Il notaio digitale potrebbe essere dirompente nelle sue implicazioni sociali, economiche, amministrative, nonché giuridiche. Si pensi ai milioni di cittadini italiani all’estero che potrebbero fruire di una atto pubblico senza dover fare una procura, semplicemente da casa propria e comodamente seduti davanti ad un PC. Si pensi ai malati di SLA: potrebbero stipulare anche loro un atto notarile digitale senza dover fare procure e, inoltre, saremmo di fronte ad un fondamentale atto di autodeterminazione (è questo un esempio che sento molto vicino, occupandomi di queste tematiche anche nell’Associazione Luca Coscioni).

E’ evidente inoltre come l’atto notarile informatico potrebbe semplificare il lavoro della Pubblica Amministrazione e dare maggiori certezze e tutele nella lotta alla corruzione. Infine potremmo anche citare le startup innovative, che avrebbero uno strumento ancora più semplice da usare per la loro costituzione.

Il notaio digitale ha tuttavia degli oppositori.

I nemici del notaio digitale

Le attività di certe specifiche categorie e ordini professionali, infatti, spesso possono nascondere alcune abitudini e prassi che molti professionisti ritengono necessarie salvaguardare ma che altri, al giorno d’oggi, possono anche interpretare come veri e propri privilegi. E’ quindi evidente che vi sia una divisione nella classe notarile tra chi vede nell’innovazione una strada per rinnovare la professione e chi teme che questa innovazione, in realtà, non offra adeguate garanzie.

Al di là delle opinioni che dividono i notai, resta comunque il fatto che le nuove procedure digitali per la stipula di atti notarili farebbero incrementare di almeno un 20% il lavoro dell’intera categoria ma, ovviamente, aumenterebbe anche il livello di concorrenza tra gli stessi notai (cosa ovviamente alquanto temuta da alcuni di questi, in special modo da quelli con scarse competenze digitali).

Gli scenari che si potrebbero aprire sono a dir poco interessanti. Pensiamo agli sviluppi che potrebbe dare l’uso della blockchain applicata al notaio digitale. La fantasia è l’unico limite.

Nella scorsa legislatura in Parlamento ci siamo occupati di SPID (il sistema pubblico dell’identità digitale), della Dichiarazione dei redditi precompilata, della fatturazione elettronica, di come digitalizzare i processi invece che digitalizzare la burocrazia, il notaio digitale va in questa direzione e nasce dal mercato.

Noi vogliamo essere attori di una rivoluzione copernicana e mettere al centro il nostro futuro.

La nostra associazione conta 140 soci fondatori e si propone di essere sempre al fianco di chi è dalla parte dell’innovazione.

Siamo convinti che le prime proposte concrete da mettere in atto per svecchiare il nostro paese siano un Ministro per la transizione digitale, una commissione parlamentare permanente per la digitalizzazione e una commissione di inchiesta sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione. L’indice DESI ci mette anche quest’anno terzultimi in classifica su 28 paesi, non possiamo perdere altro tempo.

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