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Avatar fiscali e IA: ecco i nuovi strumenti contro l’evasione



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Gli “avatar fiscali”, con l’uso di intelligenza artificiale, machine learning e blockchain, rivoluzionano la lotta all’evasione fiscale, permettendo un’identificazione proattiva delle frodi. Paesi come l’Italia, l’Estonia, la Francia e la Cina implementano queste tecnologie, promuovendo una governance fiscale equa e trasparente, ma sollevando anche questioni di privacy

Pubblicato il 21 mag 2024

Fabrizio Paonessa

CEO di eNviro



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L’innovazione tecnologica sta diventando un alleato sempre più prezioso delle amministrazioni fiscali nella lotta all’evasione.

Sistemi innovativi che combinano intelligenza artificiale, machine learning e blockchain consentono di identificare in maniera proattiva e precisa le discrepanze nei resoconti finanziari e individuare omissioni tributarie.

Cosa sono gli avatar fiscali e come funzionano

Gli “avatar fiscali”, intesi algoritmi in grado di scovare anomalie contabili e fiscali, rappresentano la nuova frontiera della lotta all’evasione fiscale, un fenomeno sempre più sofisticato e complesso che necessita, pertanto, di un’adeguata strategia di contrasto che comprenda non solo l’individuazione dei contribuenti che non pagano le tasse, ma anche di prevenire gli inadempimenti in tempo reale, recuperando le somme evase in modo sempre più efficiente.

Ma come funzionano gli avatar fiscali? Alimentate dall’Intelligenza Artificiale, queste entità digitali vanno oltre la semplice raccolta e archiviazione passiva dei dati e, navigando tra miliardi di transazioni, sono in grado di individuare e segnalare, con alte percentuali di successo, le frodi.

Grazie alla capacità di apprendere e anticipare – figlie del machine learning – gli avatar agiscono come “detective” che identificano i tentativi di evasione fiscale, anche quelli più sottili. La loro vera forza, però, risiede nell’attività preventiva: grazie a tecniche di analisi predittiva e modellazione comportamentale, possono rilevare segnali di frode in nuce, permettendo interventi tempestivi.

L’Italia è tra i Paesi che stanno investendo maggiormente nell’innovazione tecnologia per contrastare l’evasione fiscale. Sono già stati avviati numerosi progetti pilota che stanno dando risultati incoraggianti. L’Agenzia delle Entrate ha, ad esempio, sviluppato un sistema di intelligenza artificiale in grado di passare al setaccio le fatture elettroniche e individuare quelle potenzialmente irregolari.

Esempi di utilizzo degli avatar fiscali nel mondo

Altri esempi di utilizzo degli avatar fiscali arrivano dall’Estonia, che utilizza con successo soluzioni di AI sia per supportare il processo di dichiarazione e gestione dei redditi, sia per individuare le possibili frodi. Nel dettaglio, i cittadini estoni possono servirsi dell’IA per automatizzare e precompilare le dichiarazioni dei redditi, migliorando la compliance fiscale attraverso un’analisi dettagliata dei dati finanziari. Tale approccio di natura preventiva è un ottimo alleato per il contribuente, perché non solo identifica anomalie ma propone anche correzioni in modo proattivo. Sempre nell’ambito della lotta all’evasione, la repubblica baltica ha introdotto, nel 2019, i Kratt, avatar fiscali addestrati per riconoscere schemi di comportamento fiscale e anomalie che possono indicare tentativi di evasione, con un livello di accuratezza da parte dell’IA del 97%.

Un altro Paese che ha introdotto strumenti di intelligenza artificiale al servizio della fiscalità è il Brasile, che ha ideato un avatar basato sull’apprendimento automatico, impiegato in ambito doganale per verificare la conformità legale delle importazioni. Il sistema sviluppato dall’amministrazione fiscale brasiliana, una volta rilevata la probabilità di comportamenti elusivi, può suggerire all’autorità di effettuare un controllo doganale fisico, sulla base di una valutazione non solo giuridica, ma anche di natura economica, per apportare vantaggi in termini di costi/benefici.

Un’altra applicazione dell’AI è quella del Fisco francese, che ha avviato il monitoraggio dei social network per verificare la congruenza tra le dichiarazioni dei redditi presentate dai contribuenti e il loro reale tenore di vita. Ad un algoritmo di apprendimento automatico è stato affidato il compito di reperire i dati presenti sulle piattaforme online attraverso la tecnica del web scraping e trasformarli, poi, in informazioni utili per l’emersione di eventuali attività fraudolente.

In Cina, invece, la sperimentazione ha raggiunto l’apice con l’introduzione di un giudice robot, ideato dal laboratorio di big data e gestione della conoscenza dell’Accademia cinese di scienze. Si tratta di un algoritmo di intelligenza artificiale che entra direttamente nel processo decisionale dell’accusa ed è in grado di rilevare diverse tipologie di reati, tra cui quelli di natura fiscale.

La sfida, quindi, diventa duplice: da un lato, contrastare l’evasore che sfrutta le lacune sistemiche e, dall’altro, identificare operazioni di riciclaggio che cercano di mimetizzarsi in attività legittime. Gli avatar fiscali eccellono in entrambi i contesti, integrando e analizzando dati disparati per scoprire operazioni sospette, rendendo il sistema fiscale quindi più trasparente e accessibile per tutti i contribuenti, preservando la giustizia tributaria.

Parliamo quindi di un mondo non più confinato a dati singoli, che vive un risveglio digitale dove il futuro apre nuove prospettive per la governance fiscale e dove la tecnologia IA si pone al servizio della società, garantendo che ciascuno contribuisca equamente al benessere collettivo.

Privacy nell’era dell’IA: una questione aperta

Questa capacità di intercettare una vasta gamma di frodi prima che si materializzino segna una svolta nel controllo fiscale, proponendo un modello in cui non siamo più confinati a reagire post-evento. Restano, tuttavia, questioni aperte riguardanti la privacy e l’uso etico di questa tecnologia. Se l’intelligenza artificiale costituisce, infatti, uno strumento essenziale per il rafforzamento dei meccanismi di controllo e per la lotta alla frode e all’evasione fiscale, emergono interrogativi importanti rispetto alla tutela del contribuente ed appare essenziale bilanciare l’efficacia di tali sistemi con il rispetto dei diritti individuali, assicurando un uso giusto e responsabile. In questo scenario, il rapido sviluppo tecnologico mette alla prova le nostre concezioni tradizionali di privacy e autonomia personale, spingendoci a riconsiderare e rinegoziare continuamente il delicato equilibrio tra innovazione e rispetto del diritto alla riservatezza.

Conclusioni

La chiave sta nell’abbracciare un’evoluzione della nostra percezione sulla tutela della privacy nell’era dell’IA, più consapevole e più attenta. In tal senso innovazioni come la crittografia omomorfica (che consente di eseguire operazioni matematiche su dati crittografati senza dover prima decriptare i dati stessi) e la blockchain ci aprono scenari di coesistenza tra avanguardia tecnologica e privacy.

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