l'intervento

Banche dati fiscali, Parolo: “Le proposte della nostra commissione Vigilanza”

Dopo l’ìindagine della Commissione che rivela il fallimento del principio once only, sono possibili alcune soluzioni proposte: interventi normativi, centralità dell’app IO e una strategia del Governo sul cloud e il diritto al controllo dei dati da parte dei cittadini

Pubblicato il 14 Mar 2022

Ugo Parolo

Lega, Presidente Commissione Bicamerale di Vigilanza sull'Anagrafe Tributaria

banche dati fiscali

La Commissione di Vigilanza sull’Anagrafe Tributaria ha approvato all’unanimità il documento conclusivo dell’indagine sulla “digitalizzazione e interoperabilità delle banche dati fiscali”, elaborato a seguito di 19 sedute della Commissione nelle quali sono stati auditi i rappresentanti di oltre 30 soggetti istituzionali e del mondo produttivo e sociale.

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Il metodo della Commissione vigilanza su indagine banche dati fiscali

La metodologia che la  Commissione ha scelto di adottare è come sempre ispirata all’ascolto: la conoscenza è elemento essenziale per capire i problemi e la politica deve tenere in considerazione le sensibilità dei vari stakeholder per non cadere, da un lato, nella burocratizzazione e, dall’altro, nell’impraticabilità di proposte e scelte. Per questo motivo nelle audizioni si è data precedenza ai rappresentanti dell’Amministrazione pubblica, fra gli altri il Ragioniere generale dello Stato, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, il Garante della Privacy, i Direttori del Ministero dell’Interno, di AGID, INPS e ISTAT, alcuni ufficiali della Guardia di Finanza, fino alle sensibilità locali espresse dai Comuni, dai Segretari comunali, dalle Province e dalla Conferenza delle Regioni, dall’Unione italiana tecnici comunali, integrando quindi con le sollecitazioni provenienti dal mondo produttivo ed economico, dalle professioni e dai sindacati e creditizio, per poi concludersi con l’audizione del Ministro della Transizione Digitale, Vittorio Colao.

Gli enti pubblici non si parlano: vessati cittadini e imprese

Obiettivi dell’indagine su banche dati fiscali

Tra gli obiettivi prefissati vi era la necessità di conoscere lo stato di fatto del percorso di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e ovviamente le prospettive di sviluppo soprattutto in relazione ai progetti di implementazione prefissati dal PNRR ( Piano Nazionale Ripresa e Resilienza).

Di rilievo anche la necessità di verificare il grado di interoperabilità fra i sistemi dell’amministrazione centrale, fra gli stessi, e con  quelli delle amministrazioni regionali e locali.

E’ stato quindi possibile effettuare una approfondita panoramica dei servizi digitali resi dalla Pubblica Amministrazione , o da autorità istituzionali, e grazie all’audizione dei soggetti intermediari valutare la “user-experience” , ovvero la percezione degli utenti sull’utilità, semplicità d’uso ed efficienza dei servizi digitali.

E’ emerso un incremento, a volte sorprendente,  della qualità dei servizi digitali della Pubblica Amministrazione e un alta gamma di piattaforme disponibili sviluppate soprattutto grazie al ruolo strategico di SOGEI,società generale di informatica partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia  e Finanze,ma nel contempo, come vedremo più nel dettaglio, una scarsa percezione delle offerte disponibili e una difficoltà d’uso da parte dei cittadini, imprese ma anche delle stesse amministrazioni pubbliche.

Le proposte

Sulla scorta dei contributi acquisiti con le numerose e qualificate audizioni e grazie al lavoro di tutti i commissari, deputati e senatori, oltre che degli uffici, è stato possibili elaborare una serie di proposte concrete che spaziano, dalla necessità di introdurre modifiche normative alla semplice attuazione di norme vigenti , alla migliore gestione dei servizi digitali esistenti, alla giustizia tributaria telematica e predittiva, sino a proposte al Governo per l’attuazione delle strategie digitali previste nel PNRR.

  • Tra le modifiche normative proposte ricordo l’introduzione della banca dati centralizzata di tutti gli atti notarili, che utilizzando il lavoro già svolto dai notai, e quindi praticamente senza costi aggiuntivi per lo Stato, consentirebbe di prevenire truffe societarie o ai danni dei cittadini e favorirebbe anche l’attuazione, senza costi a carico degli utenti , dell’ormai annoso obiettivo del fascicolo unico del fabbricato, strumento alquanto utile per un effettivo censimento della qualità e della sicurezza del patrimonio immobiliare italiano.
  • Attraverso l’App “IO” si potrebbe anche prevedere la possibilità di acquisire direttamente sul proprio conto corrente le detrazioni fiscali o di poter spendere in modo effettivamente finalizzato e senza truffe  i vari bonus previsti dalla legislazione.

Attuando in modo concreto le norme vigenti, come proposto da ANCI,  si potrebbe consentire agli Enti locali di accedere in modo “cieco”, cioè solo per i dati strettamente necessari, alle banche dati fiscali, per verificare l’effettiva capienza di soggetti debitori verso i comuni e quindi poter procedere con efficacia alla riscossione dei crediti.

Nella gestione dei servizi digitali esistenti sarebbe necessario abbandonare l’adozione di software di compilazione, di controllo ed invio , da scaricare, per passare a procedure più semplici attivabili via Web sui siti governativi; rendere disponibili i dati dell’anagrafe dei rapporti finanziari nel cassetto del contribuente e all’atto del decesso , aprirli agli eredi affinché possano facilmente individuare gli istituti di credito del “de cuius”, cosi come sarebbe necessario consentire l’accesso all’ ANPR agli istituti assicurativi per verificare, al decesso degli assicurati, l’esistenza di eredi e procedere al pagamento di quanto dovuto.

Per quel che concerne la giustizia tributaria e predittiva la Commissione ha rimarcato la necessità che le sentenze non possano essere definite solo attraverso l’intelligenza artificiale, “un algoritmo” , e che il contradditorio e la motivazione dell’atto dovranno sempre essere garantiti.

Le strategie del Governo

Venendo alle strategie del Governo per il digitale occorre perseguire nello sviluppo del cloud nazionale, la cosiddetta sovranità digitale, ovvero da un lato la garanzia che i cloud provider non siano assoggettati al controllo di altri Stati in grado di imporre loro la cessione dei dati detenuti e dall’altro non vi sia dipendenza tecnologica e di mercato dagli stessi cloud provider.

La Commissione ha quindi sintetizzato nelle conclusioni della relazione svolta al Parlamento alcuni obiettivi/criticità che devono assolutamente essere garantiti /risolti per offrire una effettiva facilitazione di utilizzo dei servizi da parte dei cittadini/imprese e una concreta efficienza della pubblica amministrazione.

In primis la necessità di realizzare compiutamente la modalità “once only”, ovvero il principio per cui il cittadino deve poter fornire “una sola volta” le proprie informazioni alla Pubblica Amministrazione grazie all’interoperabilità delle sue banche dati”. Tale principio, previsto sin dal 1990, è stato finora largamente disatteso, nonostante i reiterati tentativi del legislatore di imporne l’applicazione, principalmente a causa dell’incomunicabilità dei diversi sistemi informativi.

Di notevole importanza anche l’habeas data, ovvero la possibilità per il cittadino di rapportarsi con la pubblica amministrazione a parità di condizioni, conoscendo per ogni procedimento che lo riguarda, i soggetti che detengono i suoi dati e i contenuti degli stessi.

Va superata assolutamente la scarsa permeabilità nello scambio di dati esistente tra le stesse amministrazioni, l’adozione di procedure e modalità non sempre compatibili tra loro, va implementata la collaborazione con tutti i soggetti privati che già svolgono a vario titolo attività delegate dallo stato (professioni, banche, sindacati, mondo produttivo) acquisendo ed utilizzando la notevole disponibilità di dati qualificati disponibili.

Altra questione rilevante è la fragilità del sistema periferico della pubblica amministrazione; la gran parte dei comuni su cui graverà la “messa a terra” dei servizi è di ridotte dimensioni demografiche, spesso, anche a causa di un decennio di “spending review”, senza poter contare nemmeno  sulle strutture principali (segretario comunale , tecnici, ragionieri). Inoltre la popolazione italiana, mediamente anziana, è poco avvezza con le nuove tecnologie.

Occorre quindi mettere in atto anche un poderoso percorso di supporto agli enti locali e di formazione e sostegno ai cittadini, avvalendosi del ruolo strategico delle Università e dei cosiddetti “nativi digitali”

Solo in questo modo si potrà realmente facilitare la vita al cittadino, che in definitiva è il vero obiettivo finale dell’imponente processo di trasformazione in atto.

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