Nonostante l’entusiasmo che la circonda, blockchain è ancora una tecnologia a uno stato fluido, con un mercato che è ancora nascente e una ricetta per lo sfruttamento economico di successo che non è ancora del tutto emersa. La sperimentazione non strutturata di soluzioni blockchain vista sinora, senza valutazione strategica del valore aggiunto potenziale o della reale possibilità di catturarlo, ha portato a un generale scoraggiamento nei confronti delle operazioni di R&S incentrate su questa tecnologia, poiché molte aziende che hanno portato a termine sperimentazioni dissennate non hanno ovviamente registrato alcun ritorno sui loro investimenti. Vediamo la situazione in Italia, a cominciare dalle agevolazioni fiscali per l’innovazione e i risvolti dell’uso della blockchain per il Made in Italy.
Il contesto
Gli esperti di HBTC Consulting hanno condotto un’analisi approfondita per settore industriale, combinata con interviste di esperti e CEO aziendali, che ha rivelato l’esistenza di più di 90 casi d’uso concreti, di diversa maturità, della blockchain nei principali Paesi europei, tra cui l’Italia, suggerendo le seguenti tre informazioni chiave sul valore strategico della tecnologia:
- La blockchain non deve necessariamente essere strumento di disintermediazione per generare valore, così incoraggiando tutte quelle applicazioni in ambito aziendale che necessitano di un controllo aprioristico delle autorizzazioni;
- Il valore a breve termine della blockchain sarà principalmente risultante dalla riduzione dei costi prima ancora che dalla creazione di modelli di business completamente nuovi o dall’immissione nel mercato di prodotti e servizi mai visti prima;
- La blockchain è ancora a tre o cinque anni di distanza dalla realizzazione dell’adozione su larga scala, principalmente a causa della difficoltà di stabilire standard comuni, se non globali, perlomeno di settore.
Le aziende dovrebbero adottare un approccio strutturato nella valutazione della possibilità di integrazione della blockchain, anzitutto identificando il valore aggiunto potenziale e valutando in modo pragmatico l’impatto e la fattibilità della soluzione ipotizzata, concentrandosi sull’affrontare veri punti di fallimento degli attuali processi in atto e anche studiando casi d’uso specifici già esistenti nel settore di riferimento. Tutto ciò è utile, quindi, a stimare il valore da estrarre nel breve, medio e lungo termine, adattando la strategia alla posizione di mercato, e tenendo conto di misure come la capacità di influenzare l’ecosistema, stabilire standard di settore e affrontare ostacoli normativi.
Le agevolazioni fiscali nazionali
I concorrenti naturali hanno bisogno di cooperare per far sì che avvenga l’adozione su larga scala. Il problema non è identificare la rete o ottenere il buy-in iniziale, ma concordare sulle decisioni di governance riguardanti le modalità con cui il sistema, i dati e gli investimenti saranno guidati e gestiti. Il superamento di questo problema spesso richiede che un regolatore nazionale o, ancora meglio, un’organizzazione internazionale prenda l’iniziativa. Ad esempio, la recente disciplina fiscale italiana ha introdotto rilevanti agevolazioni fiscali in favore delle imprese nazionali per promuovere lo sviluppo digitale delle imprese e l’adeguamento dell’organizzazione aziendale alle innovazioni tecnologiche. Sono così previste tre agevolazioni fiscali che possono essere utilizzate dalle imprese che investono per lo sviluppo:
- il patent box, previsto per le imprese titolari di beni immateriali (marchi, brevetti, know how etc.) e che svolgono attività di ricerca e sviluppo;
- il bonus ricerca, che attribuisce un credito di imposta per chi investe nella ricerca industriale e nello sviluppo sperimentale;
- Il credito d’imposta per l’acquisto di beni materiali nuovi ad alto contenuto tecnologico.
Evidentemente l’obiettivo del legislatore è quello di promuovere una trasformazione delle imprese italiane che sia funzionale ad incrementare il patrimonio di conoscenze, la digitalizzazione dei processi ed in definitiva l’innovazione industriale nella convinzione che attraverso tali strumenti si può concretamente accrescere la competitività del “sistema Italia” rispetto alle imprese internazionali. L’utilizzazione delle suddette agevolazioni da parte delle imprese è stabilita secondo criteri normativi differenti per ciascuna di esse, e richiede una specifica analisi della situazione aziendale per verificare l’effettivo diritto dell’impresa a fruire dell’incentivo fiscale.
Blockchain in Italia
Ecco, quindi, che si stanno velocemente sviluppando una miriade of use cases for blockchain in territorio nazionale. Analizzando la scena dell’adozione della blockchain da parte delle imprese italiane, appare evidente che uno dei primi ambiti di applicazione sia proprio quello per cui l’Italia è più nota a livello mondiale, oltre alla gastronomia: il “Made in Italy”, nonché il settore manifatturiero. Oltre alla disciplina normativa sulle agevolazioni fiscali, le industrie nazionali hanno ricevuto un ulteriore impulso ad innovare con progetti su blockchain da quando il Ministero dello Sviluppo Economico di Di Maio ha convocato un gruppo di 30 esperti per aiutarlo a sviluppare una strategia blockchain coesa. Guidata da lui, l’Italia è entrata a far parte dell’Associazione Europea Blockchain e ha fatto parte di una serie di emendamenti di leggi al Senato italiano, includendo per la prima volta nei testi normativi termini come “smart contract” e “distributed ledger”. In particolare, si è apertamente riflettuto sull’utilizzo della blockchain a sostegno del famoso “Made in Italy”.
Italia patria del lusso “Made in Italy”, ma non di un lusso che cresce. Se, infatti, il Bel Paese detiene il primato nel numero di produttori del settore, i dati di fatturato e di redditività dei principali player dell’alto di gamma evidenziano la frenata della maggior parte delle realtà indipendenti tra il 2016 e il 2019, contro la costante progressione dei grandi gruppi stranieri. Non sorprende, dunque, che questi ultimi stiano alla finestra, pronti a mettere a segno nuove acquisizioni e che spesso gli analisti inquadrino le aziende italiane come prede d’elezione. Ad avvantaggiare le conglomerate straniere è la loro struttura che garantisce maggiori possibilità di investimento nella tecnologia e nel digital legati al mondo del retail di lusso, con più che positive ricadute in termini di comunicazione, nonché di notorietà dei diversi brand tra i consumatori. L’analisi, dunque, configura un futuro di scelte strategiche per le aziende italiane, che devono cominciare a prendere in considerazione l’innovazione per tenersi al passo delle più grosse conglomerate internazionali, evitando così la minaccia di un’acquisizione ostile. Gruppi leader nella produzione e vendita al dettaglio su scala globale di articoli fashion di lusso stanno silenziosamente studiando, insieme ai massimi esperti della tecnologia blockchain, l’implementazione di una soluzione basata su smart contract che aggiunga valore al “Made in Italy” dei prodotti, certificandone l’autenticità al consumatore finale.
La soluzione di Var Group
Per aiutare questi colossi, Var Group ha recentemente acquisito il controllo di BlockIt, società di Padova specializzata in sviluppo di soluzioni basate sulla tecnologia Blockchain, con un’offerta focalizzata per i settori del “Made in Italy”. Attualmente, hanno già mostrato numerosi POC (proof of concept) aperti con sperimentazioni interessanti non soltanto nel settore della moda e del lusso, ma anche nei settori GDO, Food e Pharma. Gli orizzonti della ricerca sono tuttavia ancora troppo vasti e, per questo, stanno avviando collaborazioni con Università italiane di punta, come quella di Padova.
In particolare, la soluzione da essi proposta che ha avuto maggiore risonanza sinora è quella del Supply Chain Tracking System (SCTS), cioè un sistema basato su smart contract per tenere traccia dei prodotti, dalle materie prime alla fase di acquisto. Questo sistema è alimentato dalla Blockchain Ethereum, quindi è completamente distribuito, immutabile e comprovabile, oltre a dimostrare una perfetta adattabilità ai vari casi specifici, conformandosi al meglio alle peculiarità nell’architettura del flusso di processo e nel rapporto tra le entità di ecosistema. Peculiarità a parte, ogni versione presenta il seguente flusso di partenza:
- Un gestore (che può essere qualsiasi utente che manipola il prodotto in una certa fase della catena di trasporto) ad un certo punto prende in carico un prodotto e applica un’azione allo stesso prodotto (ad esempio “Preso il prodotto dal Gestore2” o “Depositato il prodotto nel Magazzino X”);
- Un gestore è sempre associato a un utente che deve accedere alla Blockchain e a cui, quindi, deve corrispondere un indirizzo Blockchain (indirizzo BC), qui un Indirizzo Ethereum legato a un account Ethereum;
- Ogni azione applicata a quel prodotto ed eseguita da un determinato gestore viene memorizzata sulla blockchain e può essere successivamente recuperata ricostruendo la storia del prodotto stesso;
- Le azioni possono essere applicate fino a quando il prodotto raggiunge la destinazione e a quel punto viene considerato “consumato” e nessuna azione può più essere associata ad esso.
Una volta effettuato l’accesso al portale è possibile sfogliare la pagina del prodotto in cui è presente l’elenco visibile dei prodotti già inseriti. Questa pagina si apre grazie a un’azione di richiamo alla Blockchain per interrogare uno Smart Contract denominato “Database”, che contiene le informazioni su tutti i prodotti. Il sistema SCTS implementato attraverso Blockchain Ethereum garantisce l’integrità totale e l’immutabilità delle varie fasi che caratterizzano la vita di un prodotto. Quanto più il prodotto è caratterizzato da un riconoscimento univoco, tanto più questa catena garantisce la massima affidabilità, offrendo garanzie per quanto riguarda l’integrità del prodotto e la certificazione della sua origine, provando così che è stato effettivamente “Made in Italy”.
Conclusione
Ciò detto, le intuizioni risultanti dall’analisi condotta e finora riassunta suggeriscono che, al di là del clamore, la tecnologia blockchain ha un reale valore strategico per le aziende in quasi tutti i settori industriali, consentendo sia la riduzione dei costi senza necessariamente imporre una totale e quasi paurosa disintermediazione, sia, a lungo termine, la creazione di nuovi modelli di business. L’infrastruttura digitale esistente e la crescita delle offerte di Blockchain-as-a-Service (BaaS) hanno ridotto i costi della sperimentazione e molte aziende stanno testando le acque.
Tuttavia, come già spiegato, solamente la valutazione dei fattori di fattibilità con certo scetticismo pragmatico circa l’entità dell’impatto e la velocità di adozione nel mercato rivelerà il corretto approccio strategico su dove e come competere per consentire alle aziende di iniziare a estrarre valore nel breve termine. Nel frattempo, gli attori leader che hanno valutato già di poter imporre la loro soluzione su blockchain come disegno dominante si stanno silenziosamente muovendo.