La tecnologia blockchain in futuro potrebbe venir applicata alla conservazione digitale dei documenti. Qualunque documento deve essere sottoposto a conservazione per il periodo prescritto dalla legge, ma anche per garantirne la sua valenza legale nel tempo. Ad esempio una fattura elettronica deve essere conservata per dieci anni e quindi è necessario, essendo un documento nativamente digitale, la procedura di conservazione a norma Agid. Analizziamo tecnicamente perché la tecnologia blockchain si avvicina a quanto predisposto dal DPCM del 3 dicembre e dalle Linee guida Agid di prossima pubblicazione.
Caratteristiche comuni tra blockchain e conservatori accreditati
Non spiegherò cosa sia la blockchain e darò per assodato che il lettore conosca in generale il suo significato. Entrerò quindi direttamente nel dettaglio della parte tecnica che è molto simile ai processi di conservazione digitale ad oggi utilizzati ad esempio da tutti i conservatori accreditati Agid. La blockchain garantisce un’alta protezione dei dati che vengono caricati per questi tecnicismi evidenti:
- è presente la chiave pubblica del mittente della transazione;
- allo stesso modo anche la chiave pubblica del destinatario della transazione
- entrambi hanno una chiave privata per scambiarsi quindi dati/informazioni
- è presente un hash crittografico del contenuto della transazione (per contenuto si intende qualunque dato/documento informatico);
- la data e l’ora della transazione;
In pratica la blockchain utilizza la crittografia asimmetrica che garantisce la protezione dei dati transitati. Inoltre si ha la certezza che tutti i dati digitali che transitano sulla blockchain sono integri, immodificabili e possono essere anche autentici, in quanto i soggetti in blockchain, sono identificati con un preciso address che è reso pubblico e quindi chiunque voglia inviare ai soggetti dei dati digitali, dovrà inviarli al rispettivo indirizzo. Inoltre ogni soggetto è in possesso della rispettiva chiave privata, che garantisce che l’invio sia realmente voluto dal proprietario dei dati. È come se si avesse una identità digitale propria.
Se analizziamo quindi la conservazione digitale attuale ci sono molti elementi comuni: la firma digitale in realtà è basata sulla stessa tecnologia che usa la Blockchain, è presente anche l’hash che nei processi di conservazione rappresenta un elemento fondamentale, si garantisce che i dati siano immodificabili e integri oltre che autentici e si ha la certezza di non perdere mai il dato.
Il regolamento eIDAS
Tralasciando la differenza, anche sostanziale, tra blockchain pubblica e privata, che in questo contesto non è essenziale, altro elemento in comune al processo di conservazione, è il regolamento eIDAS. Sul regolamento eIDAS è già stato scritto moltissimo sia dal sottoscritto che su questo portale. Quello che vogliamo sottolineare invece è quanto viene indicato dalla conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 14 dicembre 2018, n. 135 recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 12 del 12 febbraio 2019.
Nello specifico Art. 8-ter (Tecnologie basate su registri distribuiti e smart contract) e nello specifico al comma 3 si dice : “La memorizzazione di un documento informatico attraverso l’uso di tecnologie basate su registri distribuiti produce gli effetti giuridici della validazione temporale elettronica di cui all’articolo 41 del regolamento (UE) n. 910/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 luglio 2014″. Si fa dunque un esplicito riferimento al regolamento eIDAS. La validazione temporale è uno degli aspetti principali del processo di conservazione digitale a norma Agid. Proprio perché si garantisce che in quel giorno e a quell’ora, è stato “cristallizzato” e quindi reso immodificabile ed integro un certo documento o un certo dato o un insieme di informazioni.
Perché la blockchain non è usata per la conservazione
Sebbene gli elementi in comune siano davvero tanti, ad oggi, la blockchain non può essere in alcun modo utilizzata per processi di conservazione digitale a norma e quindi non può essere utilizzata per garantire la valenza legale nel tempo e quanto dettato dal Codice dell’Amministrazione Digitale. Questo non tanto per un problema tecnico, ma quanto per un mancato riscontro legislativo-normativo e di processo. Dico di processo perché oggi la conservazione, ma anche quella già indicata dalle attuali linee guida in bozza di Agid, si basano un uno standard molto importante e strutturato, ovvero l’OAIS, ISO 14721 : Space data and information transfer systems — Open archival information system (OAIS) — Reference model.
Sarà possibile portare questo standard sulla blockchain? Assolutamente si. Lo si potrebbe già fare. È vero che la Blockchain non consente la memorizzazioni di documenti e quindi di files (tipo PDF o altro), ma memorizza l’elemento più importante, ovvero il suo HASH e tutti gli altri dati/metadati associati al documento. È facile quindi immaginare che si potrebbe benissimo collegare la Blockchain con un sistema documentale molto evoluto, atto a garantire quindi la gestione dei documenti a norma di legge. Inoltre le nuove regole UE non escludono la blockchain. Ne consegue dunque che ad oggi l’impossibilità di utilizzare la Blockchain nei processi di conservazione, è un fatto puramente normativo.
Conclusione
Se guardiamo al futuro, visti tutti gli elementi di cui sopra e le argomentazioni indicate fin ora, la blockchain potrebbe tranquillamente sostituire l’attuale conservazione Agid ed anche l’annesso elenco dei conservatori accreditati Agid.
Non si sa se i conservatori accreditati Agid saranno destinati a scomparire nel prossimo futuro, ma sicuramente ulteriori riflessioni dovranno essere fatte, tenendo anche conto che tutto dipenderà dalla volontà del legislatore di introdurre la blockchain anche all’interno dei dettami del Codice dell’amministrazione digitale.