L'approfondimento

Social media su blockchain: il nuovo trend, pro e contro

Dopo l’assalto al Congresso USA e la conseguente moderazione delle piattaforme social, molti utenti hanno scelto di migrare su social network basati sulla tecnologia blockchain, soluzioni dove è inferiore il controllo dei contenuti

Pubblicato il 17 Feb 2021

Marina Rita Carbone

Consulente privacy

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La strategia di moderazione dei contenuti attuata dalle principali piattaforme social in seguito all’assalto al Congresso USA e conclusasi con l’eliminazione dei canali social di Donald Trump, oltre che dei contenuti e degli account pubblicati da larga parte dei suoi sostenitori, ha rappresentato un momento di svolta. È acceso infatti il dibattito su quale e quanto potere le società private abbiano nei confronti dei propri utenti e in quali circostanze tale potere debba essere esercitato per poter tutelare gli utenti senza privarli dei propri diritti fondamentali.

Conseguentemente, tanti detrattori delle “corporazioni” hanno deciso di confluire verso nuove e diverse forme di socializzazione, basate sui sistemi di blockchain.

Social e potere, il ruolo della blockchain

Dunque gran parte dei supporter di Trump, dei suprematisti bianchi e dei membri di QAnon, sono stati spinti a confluire verso piattaforme differenti, alcune delle quali basate su blockchain. L’obiettivo di queste piattaforme è principalmente quello di dotare gli utenti di strumenti altamente personalizzabili e sicuri, che consentono di rimpiazzare i servizi forniti dalle big tech, ritenuti troppo poco trasparenti o dotati di algoritmi troppo severi nell’applicazione delle proprie policy di moderazione.

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Il problema dell’eccessivo potere conferito alle piattaforme social è stato avanzato dallo stesso Jack Dorsey, CEO di Twitter, che ha mostrato il proprio interesse verso le forme decentralizzate di social network, viste come il mezzo per risolvere l’attuale squilibrio esistente nei confronti dei singoli utenti. A tale affermazione ha fatto seguito l’annuncio di star lavorando ad uno standard decentralizzato di gestione dei social network, rappresentato quale soluzione delle odierne criticità dei social network. Secondo Dorsey, infatti, allo stato i social soffrono di tre principali problematiche:

  • La difficoltà connessa alla continua ricerca di soluzioni, regole e policy nuove ed efficaci per contrastare i fenomeni di abuso dei social network e di diffusione di contenuti disinformativi, in assenza di direttive governative;
  • Il mutamento del ruolo dei social, non più spazi aperti nei quali condividere contenuti, ma un insieme di algoritmi che hanno il potere di scegliere quali contenuti mostrare agli utenti (elemento, questo, che potrebbe mutare nei sistemi basati sulla blockchain, in quanto non ci si concentrerebbe sulla rimozione del contenuto, ma sulla raccomandazione o meno dello stesso, come avviene oggi per le email);
  • Il fatto che, per come attualmente progettati, i social tendano a concentrare l’attenzione sui contenuti controversi, piuttosto che sui contenuti che risultano maggiormente informativi e di valore.

La creazione di uno standard decentralizzato, non proprietario ma condiviso e aperto a tutte le piattaforme, consentirebbe di creare dei social network basati su regole comuni e condivise, e di garantire agli utenti una maggiore trasparenza.

La fiducia degli utenti

Ad oggi, infatti, ciò che maggiormente spinge gli utenti ad abbandonare le piattaforme social tradizionali è la mancanza di fiducia nei confronti delle stesse, la mancanza di trasparenza, oltre al timore che il proprio contenuto (anche ove non contenente elementi “dannosi” per la community) possa essere rimosso dagli algoritmi senza facoltà di scelta.  Ciò deriva principalmente dal fatto che, in assenza di specifiche policy e indicazioni governative certe e condivise che consentano alle piatteforme di determinare in modo più preciso cosa possa essere ritenuto dannoso e cosa, invece, possa ritenersi espressione del più generale principio di libertà di parola, è lasciato interamente alle stesse il potere di decidere sulle sorti dei contenuti pubblicati.

Invece un sistema basato sulla blockchain, poiché privo di un controllo totalmente centralizzato e di pubblicità, nonché maggiormente adattabile a quelle che sono le esigenze dei propri utenti, viene attualmente percepito da parte degli utenti come l’alternativa più sicura che consente loro di pubblicare contenuti senza il timore di essere censurati o rimossi.

Come funzionano i blockchain social: LBRY

Le forme di moderazione applicate dai social basati sulla blockchain sono, attualmente, simili a quelle che vediamo per le email: LBRY, ad esempio, sostituto decentralizzato di YouTube, che consente di effettuare lo streaming di video e di ottenere un ricavo dagli stessi, non può rimuovere l’account o i contenuti pubblicati dai propri utenti, ma può limitarne l’accesso, allo stesso modo in cui chiunque crei una email può inviare contenuto spam e illegale, venendo tuttavia adeguatamente filtrato dai sistemi di moderazione della piattaforma.

Parole chiave dei nuovi sistemi di condivisione dei contenuti online sono, quindi, immutabilità, assenza di controllo e consenso globale, contrariamente a quanto avviene nei servizi social tradizionali, che pongono in essere costantemente azioni di blocco, rimozione o censura dei contenuti e degli account. Anche il modello di business sul quale tali categorie di social si basano è differente: al posto di usufruire gratuitamente di contenuti che poi vengono utilizzati a scopi promozionali, gli utenti hanno la possibilità di monetizzare direttamente i propri contenuti, senza la necessità di un intermediario, al pari di quanto avviene nei sistemi di trading tramite Bitcoin, nati per sopperire alla necessità dell’intermediario bancario.

In sintesi, i social network decentralizzati consentono ad un individuo di creare il proprio social network e determinare in autonomia come opera e quali limitazioni porre ai contenuti che visualizza e che gli utenti possono pubblicare, decentralizzando le responsabilità e le proprietà degli strumenti. Il contenuto pubblicato, infatti, non è moderato da una società unica, che effettua un controllo “dall’alto” tradizionale, ma dai singoli fondatori delle reti “federate”, condivise, che stabiliscono quali sono i termini e le condizioni di utilizzo delle stesse. Resta ferma, tuttavia, l’impossibilità di rimuovere un contenuto che sia in violazione di tali condizioni, in virtù del peculiare funzionamento delle reti blockchain.

Il caso di all.me

Un esempio di quelle che sono, in concreto, le potenzialità di un social basato sui sistemi blockchain, è anche all.me, che comprende in sé stessa sia il lato tipicamente “sociale” di condivisione delle informazioni e dei contenuti, sia la monetizzazione dei contenuti, sia lo scambio di criptovalute, sia la vendita e l’acquisto di prodotti peer-to-peer. I componenti della piattaforma sono 5, tutti connessi e integrati fra loro al fine di creare un ecosistema unico:

  • meNetwork: la piattaforma social per la condivisione di contenuti;
  • meMarket: piattaforma per la vendita di prodotti, sia C2C (consumer to consumer) che B2C (business to consumer);
  • mePay: il sistema di pagamento nativo;
  • meWallet, per controllare le transazioni effettuate ed il saldo del proprio portafoglio digitale;
  • meToken, la criptovaluta nativa.

La creazione di contenuti di qualità sulla piattaforma comporta il pagamento in criptovaluta nativa, da poter spendere per l’acquisto di prodotti sul market proprietario: un vero e proprio microcosmo basato sulla blockchain, che non ha più bisogno di profilare gli utenti per poter ottenere un profitto.

I costi dei blockchain social

Tuttavia, un’alternativa alla radicale trasformazione dei social in forme completamente decentralizzate, potrebbe essere l’adozione di sottosistemi di blockchain autorizzati all’interno dei sistemi e delle strutture già esistenti, al fine di conservare la responsabilità degli intermediari e, allo stesso tempo, di beneficiare di alcune delle funzionalità base delle blockchain, senza offrire la piena decentralizzazione. Tale modello di blockchain parziale è già utilizzato in alcuni settori, come quello pubblico.

Un sistema pienamente decentralizzato, infatti, potrebbe risultare particolarmente oneroso in termini di mantenimento delle infrastrutture, ove la mole di contenuti pubblicati sia particolarmente rilevante, oltre che complicato da gestire e strutturare sotto il profilo dell’interfaccia e dell’interazione con l’utente.

I punti forti e le debolezze del sistema decentralizzato

Riassumendo, i punti che caratterizzano i social network di tipo decentralizzato sono:

  • controllo dei contenuti da parte dell’utenza, libertà di parole ed assenza di censure da parte della piattaforma: come detto anticipatamente, parte degli utenti del web ritiene che i social, anche quando agiscano al fine di rimuovere contenuto violento, veicolante messaggi di odio o potenzialmente pericoloso per i cittadini, vadano contro al generale principio della libertà di parola. All’interno di un social network decentralizzato si garantisce agli utenti un maggiore controllo sui propri dati e del contenuto generato, senza che vi sia un’attività di “vigilanza” da parte di un’autorità centrale. Ciò significa che nessuna società o amministratore può modificare il contenuto creato dagli utenti o rimuoverlo. Ne deriva, a contrario, l’impossibilità di rimuovere tutti quei contenuti potenzialmente pericolosi, postati da gruppi a sfondo razziale, di disinformazione, violento, o altro, con conseguente rischio di rapida estremizzazione delle piattaforme;
  • Privacy e sicurezza dei dati personali: i social decentralizzati consentono di creare degli account senza ricondurli ad altre identità “reali”, come indirizzi e-mail o numeri di telefono, e fanno spesso uso di forme di crittografia a chiave pubblica per garantire la sicurezza degli account, contrariamente a quanto avviene nelle altre piattaforme, che gestiscono la privacy degli utenti in autonomia. Tuttavia, sebbene ciò garantisce un vantaggio sotto il profilo della sicurezza dei dati, presenta anche molte sfide: nel caso in cui il social dovesse essere chiuso per mancanza di fondi, tutti i dati e le connessioni presenti sulla piattaforma andrebbero perse senza avere alcuna possibilità di recuperarle; inoltre, ove la piattaforma decida di non fare uso di misure di crittazione dei dati, gli stessi sarebbero visibili in chiaro agli amministratori della stessa;
  • Neutralità economica: la natura decentralizzata dei social network evita che gli utenti di essere oggetto di targeting pubblicitario o di visualizzare pubblicità. I contenuti pubblicati dagli utenti sono monetizzati tramite criptovaluta proprietaria, spesso derivante dagli altri utenti della piattaforma (che pagano per usufruire di uno specifico contenuto che ritengono qualitativamente superiore) o da investitori che confidano nella crescita della stessa.

Resta fermo che la maggiore criticità delle forme decentralizzate di social network è rappresentata proprio dall’assenza di qualsiasi possibilità di controllo dei contenuti e, dunque, siano veicolo incontrollato e incontrastato di messaggi di odio e violenza derivanti da gruppi estremisti, divenendo più simili a forum da dark-web che ai social per come oggi li conosciamo.

Per tali ragioni, non è da escludersi che i social “tradizionali” non saranno rimpiazzati dai nuovi social fondati sulla blockchain, ma che, invece, la nuova concorrenza venutasi a creare ponga le Big Tech dinanzi all’obbligo di mutare i propri paradigmi per creare un prodotto migliore, che venga incontro alle necessità dei propri utenti senza sottoporli al rischio di estremizzazione della piattaforma.

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