Il punto della situazione

I numeri della fattura elettronica B2B a oltre un mese dall’obbligo: un bilancio (pro e contro)

Il Sistema di interscambio ha retto all’avvio dell’obbligo di fattura elettronica B2B: al 18 febbraio, 228 milioni di fatture elettroniche sono transitate dal SDI, diverse le anomalie tecniche riscontrate dai contribuenti ma in generale la sensazione è positiva

Pubblicato il 13 Feb 2019

Daniela Mulone

Dottore Commercialista

Daniele Tumietto

Dottore commercialista

regime forfettario

Dopo il primo mese di avvio dell’obbligo di fatturazione elettronica B2B è necessario fare qualche considerazione, ancorché prematura per una compiuta valutazione, ma utile per comprendere come si sta sviluppando questa importante innovazione per il nostro paese.

I primi dati della fattura elettronica B2B

Iniziamo a dare qualche numero significativo:

  • nel mese di gennaio sono state gestite dal Sistema di Interscambio 105 milioni di fatture elettroniche. Ricordiamo che nel medesimo periodo del 2018 erano state trasmesse 2,6 milioni di fatture elettroniche, costituite da fatture verso PA (97,97%) e fatture tra privati (1,23%);
  • alla data del 5 febbraio il numero di fatture elettroniche transitate dal SDI era già cresciuto a 132 milioni;
  • alla data del 18 febbraio, sono stati inviati 228 milioni di file da parte di 2,3 milioni di soggetti;
  • le fatture elettroniche scartate dal SDI a gennaio erano il 4,8%;
  • quelle scartate al 18 febbraio erano il 4,43%.

I primi diciotto giorni di febbraio hanno portato un significativo incremento, la fattura elettronica si conferma un trend in progressiva crescita grazie alla maggior consapevolezza degli utenti verso questo nuovo strumento. Il trend si nota anche dalla diminuzione significativa della percentuale delle fatture scartate dal SDI. Gli scarti sono dati per la maggioranza da errori formali, come erronea indicazione del Codice Destinatario e del numero di partita IVA.

I settori più interessati

Al 18 febbraio, secondo i dati dell’Agenzia delle entrate, il settore più attivo nella trasmissione delle e-fatture al SDI è l’ambito del commercio all’ingrosso e al dettaglio o riparazione di autoveicoli e motocicli: 55.750.194 fatture inviate da 550.039 operatori.

Nel manifatturiero le fatture trasmesse sono 20.236.052, mentre quelle inviate da attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese sono 10.490.684. I file inviati nel settore del trasporto e magazzinaggio sono 7.741.565.

Tra gli operatori i più attivi dopo concessionarie e autofficine sono i liberi professionisti, ben 338.691, i costruttori, 269.972, gli operatori delle manifatture, 269.600, e gli agenti immobiliari 142.627, in coda alberghi e ristoranti (121.171).

La classifica regionale

Al 18 febbraio 2019, secondo l’agenzia delle entrate, la Lombardia è la regione più coinvolta nell’invio di fatture. Il podio comprende:

  • Lombardia con 81.180.119 fatture
  • Lazio (51.235.686 fatture inviate)
  • Emilia-Romagna (13.524.740)

Tra le regioni del Nord spiccano anche il Veneto (12.153.873 fatture inviate) e il Piemonte (12.009.929). Al la Toscana conta 8.048.074 fatture inviate, seguita dalle Marche (3.103.146) e dall’Umbria (1.792.741). Al Sud la Campania registra 6.947.742 di fatture, la Sicilia invece 4.696.895, mentre la Puglia 4.344.587 le fatture.

Le anomalie

Ci sono state alcune anomalie di funzionamento nell’avvio della fatturazione elettronica dal primo gennaio – a quanto risulta dai commenti sui principali gruppi su Facebook dei Dottori Commercialisti – e l’Agenzia delle entrate è al lavoro per risolverle. Con riferimento alle discussioni sui social, i quesiti tecnici più frequenti, anche se non sempre di grande rilevanza sono riassumibili (tra gli altri) in:

  • problemi a identificare la data di registrazione delle fatture acquisti e relativo diritto alla detrazione;
  • tipologie di controlli effettuati sulle fatture elettroniche e motivazione dei relativi scarti;
  • quale comportamento adottare per trattare correttamente le fatture a e dalla Repubblica di  San Marino;
  • quali comportamenti adottare per come correggere i successivi invii di fatture che sono risultate errate, non solo quelle scartate da SDI.

Il Sistema di interscambio sta reggendo

Problemi ci sono stati e ci sono tutt’ora, ma bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno perché i numeri pubblicati dall’Agenzia delle entrate dimostrano che il Sistema di Interscambio ha retto l’impatto dell’avvio dell’obbligo di fatturazione elettronica tra privati e sta andando avanti in modo soddisfacente.

Oltre ai dati sopra indicati va fatta anche un’analisi qualitativa del lavoro svolto da Sogei, il partner tecnologico dell’Agenzia delle entrate che ha la gestione del Sistema di Interscambio, che “non ha avuto interruzione dell’erogazione del servizi o rallentamenti” e che “anche i centri multicanali dell’Agenzia non hanno ricevuto segnalazioni di malfunzionamenti”, come scrive la stessa ADE. Per il 97% dei documenti inviati è stata già resa disponibile la ricevuta per la quale c’erano 5 giorni di tempo.

I problemi riscontrati

L’avvio di un’innovazione così importante è inevitabile che porti ad alcuni problemi superabili: indispensabile cercare tutti di lavorare per migliorare il sistema e non per affossarlo. Tra i vari problemi riscontrati dai contribuenti i più frequenti sono stati:

  • casi di mancata consegna della fattura elettronica al cliente, non persona fisica, nonostante indicazione corretta del codice destinatario e indicazione dello stesso sul portale “fatture e corrispettivi”;
  • fatture elettroniche verso clienti, diversi da persona fisica, inviate in data 31/12/2018 e non consegnate;
  • fatture elettroniche che risultano inviate tramite il proprio “gestionale” che ma sono rinvenibili sul portale “fatture e corrispettivi” nella sezione fatture elettroniche ricevute. Alcuni contribuenti hanno poi risolto il problema consultando la sezione fatture messe a disposizione, sembrerebbe pertanto diffuso il fatto che c’è poca conoscenza del diverso scopo e funzionamento delle sezioni del portale “fatture e corrispettivi”;
  • fornitore italiano che ha emesso ed inviato, tramite servizio fattura elettronica dell’Agenzia delle entrate una fattura verso cliente con partita Iva italiana digitata erroneamente con il codice paese ISO di altro stato (non IT ma differente). Il Sistema di Interscambio non ha dato segnalazione di errore inviandola. Ci si domanda se e come vengono effettuati, preventivamente all’invio della fattura elettronica, i controlli sull’esistenza e correttezza delle partite Iva estere, o quantomeno di quelle iscritte al VIES;
  • Cambio di partita Iva italiana, comunicato regolarmente all’Agenzia delle entrate. Dopo l’emissione delle fatture elettroniche è stata fatta con l’erronea indicazione della vecchia partita IVA, senza che si sia verificato un blocco o un avviso di anomalia.
  • Casi di fatture elettroniche verso privati, con codice fiscale errato, che non vengono scartate.

Questi sono solo alcuni dei quesiti formulati che in parte sono dovuti anche ad una continua emanazione di indicazioni di comportamento che viene effettuata tramite FAQ o comunicati. Sarebbe stato meglio coinvolgere tutti i soggetti interessati al processo di fatturazione elettronica (i cosiddetti stakeholder), nell’ambito del Forum Italiano sulla Fatturazione elettronica, nella predisposizione di linee guida che, in anticipo rispetto all’avvio dell’obbligo, potessero essere di ausilio per i soggetti che poi dovevano partire con l’emissione delle fatture elettroniche. Un’ultima nota riguarda alcuni produttori di software che, in base ad un’indagine di Unappa,  avrebbero attuato politiche commerciali aggressive e con adibiti di costi extra contrattuali.

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