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Carollo: “Il Processo civile telematico sta reggendo la sfida del digitale, ecco perché”

In un anno sono stati ricevuti oltre 7 milioni di atti di parte con un incremento del 110% dei depositi nel periodo giugno 2015-maggio 2016 rispetto all’anno precedente (complice anche l’introduzione della facoltatività del deposito telematico degli atti introduttivi che hanno visto un incremento del 105%). Oltre 1 milione di professionisti sono iscritti al ReGIndE di cui la quasi totalità degli avvocati iscritti all’albo (93%). Aumentano anche le Pubbliche Amministrazioni iscritte nel registro dedicato alle notifiche e comunicazioni in ambito processuale anche se ancora poche: 56%

Pubblicato il 02 Set 2016

Valentina Carollo

avvocato e presidente Centro Studi Processo Telematico

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Siamo alla vigilia della rivoluzione digitale? Possiamo davvero affermare che in Italia la media dei processi civili di primo grado sarà di 1 solo anno? Sembra di sì dalle parole del ministro Orlando, anche se di media pur sempre si tratta.

In Italia ci sono 12 tribunali su 135 che per tempistiche fanno “impallidire” i paesi più avanzati come la Germania e l’Austria (si pensi al Tribunale di Rovereto (TN), il più efficiente d’Italia, che presenta una durata media dei processi civili di primo grado di 327 giorni con il 2,9% di processi che durano oltre i 3 anni) e poi una trentina di tribunali in condizioni difficilissime, tra cui i Tribunali Veneti che sono in forti difficoltà (anche per le mancate risposte del Ministero, ammette Orlando). Ma quando si combinano digitalizzazione e innovazione organizzativa anche un Tribunale del mezzogiorno come Marsala può passare in 3 anni, a livello di performance, dal fondo della classifica ai vertici.

Performance calcolate in uno studio pubblicato dal Ministero anche grazie al digitale che ha cambiato i rapporti tra gli uffici ed ha permesso quindi di sfatare il tabù storico secondo il quale il mezzogiorno è più arretrato del nord nonché quello secondo cui con minori risorse non si possano eguagliare tribunali migliori.

D’altra parte è cambiato il funzionamento delle modalità con cui si interagisce col mondo della giustizia: accesso al fascicolo telematico h24, consistente diminuzione del lavoro di front office da parte della cancelleria, velocizzazione di alcune fasi del processo, diminuzione complessiva di cause in entrata. Ricorda il Ministro come nel 2010 ci fossero 6 milioni di cause civili pendenti avanti tribunali e che, al Consiglio di Europa, risultavamo secondi alla Federazione Russa. Oggi siamo risaliti di oltre metà classifica essendo quasi a pari merito per litigiosità con la Francia.

Cambiamento culturale, cambiamento generazionale. Dal 2005 il PCT è stato rinviato 6 volte per una resistenza dei soggetti della giurisdizione (avvocati e magistrati) ed è noto che il PCT ha diviso generazionalmente: sono stati i magistrati e gli avvocati più giovani a spingere per il telematico.

Ora è tempo di mettere mano con la digitalizzazione anche a settori particolarmente sensibili con l’obiettivo primario di sbloccare i 200 miliardi di crediti incagliati nelle procedure fallimentari con un market place delle vendite giudiziarie.

Il ministro Orlando in un recente evento ha descritto il portale dove saranno catalogati tutti i beni sottoposti a procedura concorsuale che permetterà non solo di uniformare la quantificazione dei beni ma anche di non permetterne un’eccessiva svalutazione. L’intenzione è anche quella di permettere a chi ha un credito di spenderlo per un servizio/bene da acquisire all’interno di questo portale.

Il tutto accompagnato da modifiche normative introdotte per ridurre la discrezionalità nella scelta delle figure del curatore e per uniformare le loro parcelle.

I dati della digitalizzazione del processo civile sono sotto gli occhi di tutti. Il Ministero della Giustizia pubblica periodicamente lo Stato dell’Arte dell’informatizzazione della giustizia.

Il rapporto, aggiornato a maggio 2016, espone dati eccezionali. In un anno sono stati ricevuti oltre 7 milioni di atti di parte con un incremento del 110% dei depositi nel periodo giugno 2015-maggio 2016 rispetto all’anno precedente (complice anche l’introduzione della facoltatività del deposito telematico degli atti introduttivi che hanno visto un incremento del 105%). Oltre 1 milione di professionisti sono iscritti al ReGIndE di cui la quasi totalità degli avvocati iscritti all’albo (93%). Aumentano anche le Pubbliche Amministrazioni iscritte nel registro dedicato alle notifiche e comunicazioni in ambito processuale anche se ancora poche: 56%. I magistrati hanno depositato oltre 4 milioni di atti con un incremento del 58% rispetto all’anno precedente e oggi per ottenere un decreto ingiuntivo (dati di febbraio 2016) aspettiamo 14 giorni ad Ancona, 31 giorni a Catania, 22 giorni a Milano, 28 giorni a Napoli e 21 giorni a Roma con un abbattimento dei tempi di attesa di oltre il 50% in alcuni casi. Sono oltre 17 milioni le comunicazioni telematiche prodotte dai sistemi ministeriali che hanno fatto risparmiare, secondo un calcolo prudenziale, oltre 60 milioni di euro e sono 6 milioni gli accessi quotidiani che i sistemi ministeriali sopportano tramite Punto di Accesso e App dedicata.

Tutto questo non può che portare ad affermare che la giustizia civile telematica sta reggendo a testa alta la sfida della digitalizzazione. Certo, sottolinea il ministro Orlando, non bisogna guardare solamente ai limiti, ai blackout che ogni tanto ci sono, ai server che ogni tanto non funzionano e occorre invece porre rilievo al modo in cui sta cambiando l’interazione con l’universo della giustizia: si può solo migliorare.

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