Aprire partita IVA può sembrare un’operazione complessa, ma seguendo le indicazioni dell’Agenzia delle entrate e i consigli dei professionisti si può far fronte facilmente alla burocrazia. Oltretutto, mettersi in proprio attrae sempre più professionisti, come mostrano i dati. Secondo il più recente report dell’Osservatorio sulla Partite IVA del MEF – Ministero dell’Economia e delle finanze, il primo trimestre del 2019 ha registrato l’apertura di 196.060 nuove partite Iva, un numero che segna un aumento del 7,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per chi accarezzasse questa idea, ecco utili consigli sui passi fondamentali da effettuare per le persone fisiche intenzionate ad aprire la partita IVA.
La Legge di bilancio 2021 non ha apportato modifiche alla disciplina del regime forfettario rispetto all’anno precedente.
Partita IVA, che cos’è e quali sono i regimi
La partita IVA, semplicemente, è un codice composto da undici numeri che permettono al fisco di identificare un contribuente e la sua posizione. La partita IVA deve essere aperta da chi vuole lavorare da libero professionista, permette infatti di emettere fattura (anche la fattura elettronica) e di avere avviata la propria posizione presso Inps e Inail, per essere perfettamente in regola anche con i contributi e l’assicurazione per il lavoro tramite i due istituti pubblici.
Ma quale regime adottare? Due sono le strade fiscali che i contribuenti possono scegliere al momento dell’apertura della partita IVA: il regime forfettario e quello ordinario. In particolare, dal 2019 per il regime forfettario sono previste alcune precisazioni che è bene approfondire.
Partita IVA regime forfettario
Il regime forfettario si applica per chi ha redditi entro i 65.000 euro annui. L’aliquota applicata è del del 15% più avanti. Chi parte proprio da zero, per i primi cinque anni avrà l’aliquota agevolata al 5%. Per disporre di questa possibilità è necessario che nei tre anni precedenti non si sia esercitata attività professionale o di impresa, che l’attività professionale non sia prosecuzione di attività svolta in precedenza in altre forme (per esempio come dipendente o autonomo), e che se si prosegue l’attività svolta prima da un altro contribuente, i ricavi del periodo d’imposta precedente non siano superiori ai 65.000 euro annui.
Non tutti possono aderire al regime forfettario. Come spiegato sul portale dell’Agenzia delle Entrate, sono infatti esclusi i contribuenti che hanno regimi speciali a fini IVA o forfettari di determinazione del reddito, chi non risiede in Italia (ad esclusione di chi produce nel nostro Paese almeno il 75% del reddito totale), chi si occupa di cedere fabbricati o terreni edificabili, ma anche chi ha partecipazioni in contemporanea in società, associazioni o imprese o che si occupano di controllare società a responsabilità limitata, ma anche contribuenti che esercitano in prevalenza un’attività verso un datore di lavoro con cui ha in corso già un rapporto professionale o l’ha avuto nei due periodi d’imposta precedenti.
Aprire partita Iva con regime ordinario
Per i casi esclusi dalla possibilità di aprire partita Iva con regime forfettario, si apre la porta del regime ordinario. I contribuenti in regime ordinario sono obbligati all’utilizzo della fattura elettronica, alla tenuta dei registri e al pagamento di Ires, Irap e Irpef: l’aliquota di quest’ultima viene definita ogni anno con il Decreto fiscale legato alla Legge di bilancio.
Partita IVA, il Codice ATECO
Innanzitutto, ovviamente, è necessario individuare il genere di attività che si vuole condurre da professionisti. Qualunque sia il proprio progetto lavorativo, bisogna comunicare le proprie intenzioni al fisco. Il codice ATECO serve proprio a questo: a indicare il settore in cui si andrà a operare come liberi professionisti una volta aperta la propria partita IVA. I codici ATECO sono indicati dall’Istat sul proprio sito.
In particolare, per aiutare il contribuente, è disponibile sul sito dell’istituto un software online, che non è necessario scaricare, per rilevare in automatico e in breve tempo il codice. Il software rende possibili due operazioni: da una parte è possibile ricercare l’attività inserendo il codice attività, dall’altra invece inserendo una parola chiave si potrà individuare il codice. Il sistema dunque è utile sia per compiere una verifica su un eventuale codice a propria disposizione, per controllare di quale attività si tratti, sia per chiarirsi le idee sul codice ATECO che si dovrà utilizzare personalmente per aprire partita IVA in modo corretto.
Nella stessa pagina, l’Istat rende disponibile anche un elenco in ordine alfabetico con tutti i codici e una descrizione delle attività cui fanno riferimento. Per leggere il dettaglio è necessario cliccare sull’icona accanto al titolo del codice. Si aprirà a quel punto una tendina con l’indicazione specifica di quali professioni sono contemplate per ogni singolo codice. Importante prestare attenzione alla tipologia di attività che si andrà a scegliere, per non sbagliare il codice con il rischio di dover poi modificare la partita IVA.
Individuare il codice ATECO indicativo della propria attività professionale è il primo step per procedere ad aprire partita IVA. Bisogna poi procedere agli adempimenti fiscali, tramite l’Agenzia delle entrate. In particolare, importantissimo è presentare adeguatamente il modello AA9/12, con il quale si dichiara l’avvio della propria nuova attività professionale.
Anche Infocamere ha messo a disposizione un servizio online per individuare il proprio codice Ateco.
Il modello di inizio attività
L’Agenzia delle entrate spiega sul proprio portale che per aprire partita IVA bisogna servirsi del modello di inizio attività. In particolare, per i lavoratori autonomi e le imprese individuali, il modello di riferimento è il numero AA9/12. Bisogna distinguere due strade differenti. Infatti, i contribuenti che devono provvedere all’iscrizione nel Registro delle imprese o al REA (per esempio per aprire un negozio), dovranno presentare la Comunicazione Unica, documento singolo che permette in una sola mossa di adempiere a diversi doveri amministrativi, cioè avanzare richiesta di partita IVA o codice fiscale, provvedere agli obblighi relativi a Inps e Inail, e ovviamente all’iscrizione al Registro delle imprese. Invece, i contribuenti che non devono iscriversi al Registro delle imprese possono semplicemente servirsi del modello citato in precedenza e provvedere a inoltrarlo all’Agenzia delle entrate. Questo documento va presentato entro trenta giorni dall’avvio dell’attività.
Come presentare la dichiarazione di inizio attività
I contribuenti che non sono tenuti a iscriversi al Registro delle imprese, potranno presentare il modello di dichiarazione dell’inizio attività nei seguenti modi:
- Presso un ufficio dell’Agenzia delle entrate, anche attraverso un intermediario (come per esempio il proprio commercialista);
- via posta, tramite raccomandata, allegando fotocopia del documento di identità;
- In via telematica
Il modello AA9/12 è da presentare anche qualora si intenda modificare o chiudere la propria partita IVA: bisognerà presentarlo in un ufficio dell’agenzia entro trenta giorni dal momento della variazione e cessazione dell’attività. In caso la presentazione riguardi una modifica, bisognerà indicare il nuovo codice ATECO per la nuova professione che si intenderà intraprendere.
Quanto costa aprire una partita Iva
Aprire partita Iva è gratis, le spese vengono calcolate successivamente in maniera personalizzata in base ai propri guadagni e al regime che si è scelto.