l’analisi

Commercialisti e digitale: Italia ed Europa a confronto



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La digitalizzazione è il futuro dei servizi professionali. Vediamo qual è il livello di digitalizzazione degli studi italiani, i punti di forza e le best practice da implementare, con un confronto anche con Germania e Francia

Pubblicato il 30 mag 2023

Alessandro Albertini

International Business Development Manager di Alavie



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Una delle grandi sfide per i commercialisti è che dovranno essere in grado di adeguarsi costantemente alle evoluzioni tecnologiche e ai processi di digitalizzazione. I più recenti risultati dello studio European Data Market della Commissione Europea rilevano infatti che il mercato europeo della Data Economy si amplierà sensibilmente nei prossimi anni e il settore dei servizi professionali crescerà ancora più marcatamente. Ma qual è il livello di digitalizzazione degli studi italiani, rispetto a quelli delle prime due economie dell’Unione Europea, Germania e Francia? Su quali aspetti concentrarsi per una crescita digitale?

L’indice DESI come cartina tornasole della digitalizzazione negli studi dei commercialisti

I risultati italiani nel DESI 2022 – il rapporto della Commissione Europea che fotografa lo stato della digitalizzazione nei diversi Paesi dell’UE – riflettono anche il livello di digitalizzazione all’interno degli Studi dei Commercialisti.

Il quadro che emerge è per certi aspetti controverso: l’Italia si posiziona nella fascia inferiore rispetto all’indice complessivo di digitalizzazione della società, al di sotto di Francia e Germania. Ma dall’analisi delle voci che lo costituiscono, risulta che in Italia vi è una buona integrazione delle tecnologie digitali. Il freno è dato dalle limitate competenze delle risorse umane. In questo ambito il nostro Paese si colloca agli ultimi posti, insieme a Romania, Bulgaria e Polonia. Ed è proprio lavorando su questo aspetto che i Professionisti italiani potranno avere i più alti margini di miglioramento. Un personale in grado di sfruttare il potenziale della digitalizzazione garantisce, infatti, una più elevata efficacia organizzativa e una riduzione di tempi e costi nella gestione delle pratiche.

La diversa organizzazione degli Studi italiani rispetto a quelli esteri

Dal confronto tra Italia, Francia e Germania risulta che l’organizzazione degli studi professionali è estremamente diversa, così come le strategie adottate per implementare le tecnologie digitali. Ciò che stupisce in primis sono le numeriche: da un confronto tra commercialisti, tax accountant e esperti contabili italiani ed esteri risulta che il numero di Professionisti nei principali Paesi europei è di gran lunga inferiore al dato italiano.

PaeseProfessionistiStudi Professionali
Francia21.000n.d.
Germania88.00011.300
Italia119.00064.000

Questi dati rispecchiano la forte differenza sia tra la figura del Commercialista in Italia e quella del Professionista estero, sia tra le relative legislazioni: in Germania e Francia gli Studi sono composti da specialisti di diversi ambiti che seguono i Clienti ciascuno nel settore di propria competenza. In Italia, invece, la legislazione e il tessuto produttivo fanno sì che il ruolo del Commercialista sia ancora più fondamentale per l’Imprenditore. Considerato che in Italia le Imprese sono circa 4 milioni, in media ogni Professionista segue 35 Aziende. Il panorama è dominato da forme individuali (pari al 60% degli Studi), dove il Professionista supporta il Cliente a 360° ed è una figura imprescindibile.

Inoltre, questo quadro di riferimento si riflette anche sull’organizzazione degli Ordini professionali. In Francia e Germania, gli Ordini forniscono ai propri associati, in maniera standardizzata, strumenti tra cui tool pratici e software, per rispondere alle richieste della Pubblica Amministrazione ed ai relativi adempimenti normativi. Un modello di gestione efficace, che permette agli Studi di disporre di un livello di digitalizzazione elevato ed omogeneo, ma che non è replicabile in un panorama così eterogeneo come quello del nostro Paese. La profonda frammentazione delle strutture italiane determina un persistente divario nel percorso di evoluzione digitale degli Studi e il ritardo di molti Professionisti in questo ambito.

Da dove partire per vincere la sfida della digitalizzazione in Italia

Vi sono numerosi tool sul mercato che possono supportare i professionisti. Ma disporre degli strumenti giusti non è sufficiente per entrare nell’era digitale. È necessario favorire un cambio di approccio culturale. Il punto di partenza per aiutare i team dei Commercialisti ad affrontare le sfide del futuro potrebbe essere la compliance, ed in particolare l’antiriciclaggio. La conformità a questa normativa vede l’Italia in vantaggio rispetto a Francia e Germania e ben posizionata a livello internazionale, come confermato dal GAFI, Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale.

La compliance alla normativa antiriciclaggio

Il Report GAFI analizza lo stato di compliance rispetto alla normativa antiriciclaggio per vari Paesi del mondo, sulla base di report specifici elaborati periodicamente per ciascuna Nazione. L’Italia, valutata nel marzo 2019, presentava livelli di efficacia nettamente superiori rispetto a quelli della Germania, oggetto d’esame nell’agosto 2022.

Un risultato positivo che deriva dal fatto che il nostro Paese è stato tra i primi a muoversi nell’ambito dell’antiriciclaggio e che la legislazione italiana, rispetto a quella di altre Nazioni, ha definito anche gli aspetti pratici ed operativi. I Commercialisti italiani potrebbero dunque introdurre l’organizzazione digitale all’interno degli Studi concentrandosi proprio sulla compliance antiriciclaggio.

In dettaglio, infatti, la compliance antiriciclaggio si configura come un buon input perché obbliga a disporre di procedure oggettive, ripetibili e continuative, controllate e dimostrabili. Impone, inoltre, di documentare tutte le azioni svolte e mette a disposizione un sistema di valutazione dei processi per aggregare dati ed effettuare verifiche, volte ad adottare strategie di miglioramento continuo. Diffondere un approccio culturale basato sulla digitalizzazione nell’ambito dell’antiriciclaggio porterebbe dunque numerosi benefici in termini di gestione, sia per la riduzione di tempi e risorse nei compiti più semplici e time consuming, sia in quelli più strategici correlati alla valutazione dei livelli di rischio.

Questo può essere lo spunto per approcciare gli strumenti digitali chiamando il Professionista a rivestire ancora di più il ruolo di partner indispensabile per i suoi clienti, in un mondo sempre più digitale.

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