La realtà in cui operano le aziende è sempre più complessa, si richiede la compliance a una normativa in continua crescita ed evoluzione: in questo contesto, la funzione dell’avvocato diventa determinante all’interno dell’organizzazione, soprattutto nella fase di implementazione della gestione aziendale che, in passato, non lo vedeva minimamente coinvolto. Vediamo qual è il ruolo assunto da questa figura.
Compliance aziendale, un contesto complesso
Va precisato che la compliance aziendale è un confine di liceità: tramite essa poniamo in essere una progressione di esercizi preventivi con lo scopo di eludere la possibilità di incorrere nel rischio di mancato adeguamento rispetto alla normativa vigente. Operando così, nel caso si riscontrassero delle complicazioni foriere di non conformità legale, tramite la compliance si propongono e si raccomandano le risoluzioni più efficaci ed efficienti. Il fine precipuo dell’adeguamento è quello di salvaguardare l’organizzazione da rischi legali nonché reputazionali.
Per le società, essere compliant non significa unicamente adempiere a delle disposizioni, ma, ad esempio, tutelare la sicurezza dei lavoratori, garantire la trasparenza gestionale nei flussi commerciali, avvalersi nel giusto modo dell’infrastruttura informatica, impiegare sistemi di gestione della qualità e molto altro. Sostanzialmente si adopererà un percorso che renderà la nostra organizzazione socialmente coscienziosa, assumendosi in toto i suoi doveri e rapportandosi in modo confacente con i suoi dipendenti e con la Pubblica Amministrazione. Una società legalmente compliant è una realtà che funziona bene.
I compiti dell’avvocato
La quotidiana esperienza professionale dell’avvocato è ormai sempre più analoga alle complesse realtà societarie, la sua produttività è enormemente migliorata grazie ad un insieme di strumenti, tecnologici e organizzativi, che ottimizzano la gestione ma richiedono delle skills di difficile acquisizione per un profano. Se consideriamo inoltre come la compliance possa spaziare tra i più disparati settori di interesse si avvalora ulteriormente la tesi secondo la quale una figura non giurista si troverebbe ad affrontare un carico lavorativo insostenibile. Per chiarire meglio le idee sulla vastità giuridica in materia compliance, di seguito proverò ad elencare una serie parziale dei possibili settori di applicazione:
- A.I. Intelligenza Artificiale;
- Analisi comparativa e piani di miglioramento;
- Antiriciclaggio (D.Lgs. 231/2007);
- Collegi sindacali;
- Composizione della crisi;
- Consulenza fiscale;
- Copyright;
- Corporate e Diritto Societario;
- Cybersecurity;
- Diritto Amministrativo;
- Diritto Bancario (anatocismo, usura, credito al consumo, leasing e mutuo immobiliare);
- diritto del lavoro (discriminazione, codeterminazione, tutela contro il licenziamento);
- Diritto Tributario;
- Due Diligence fiscali e gestionali;
- Farmaceutico e healthcare;
- Fiscalità;
- Food;
- Gestione del rischio;
- Internal Auditing;
- Legislazione antitrust;
- Lotta alla corruzione;
- Marketing, branding e reputazione online;
- Modelli Organizzativi (D.Lgs. 231/2001);
- Organismo di Vigilanza (ODV);
- Proprietà intellettuale;
- Qualità e certificazione (ISO9001);
- Revisione Legale;
- Riorganizzazione aziendale;
- Telecomunicazioni;
- Trasporti;
- Tutela ambientale;
- Tutela del Consumatore;
- Tutela della privacy;
La normativa di riferimento per la compliance aziendale
Prendiamo ad esempio il D.Lgs. n. 231/2001 il quale disciplina la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e che prevede l’adozione di un modello organizzativo e gestionale per non incorrere in responsabilità da reato. In tal modo, intraprendendo un obiettivo abitualmente distante dalla quotidianità dell’impresa, come appunto la prevenzione dei reati, si giungerà all’adozione di uno strumento che influisce in modo rilevante anche sull’organizzazione aziendale.
Discorso analogo è facilmente applicabile in materia di sicurezza sul lavoro (D.Lgs. 81/08). In tal caso parliamo di programmi finalizzati al miglioramento delle condizioni di sicurezza in azienda, attraverso consulenza personalizzata, aggiornamenti normativi e dottrinali per la valutazione dei rischi, controllo degli adempimenti, gestione di non conformità e organizzazione dei ruoli aziendali.
Equivalente per i temi di dematerializzazione e di formazione del personale. Nel prima caso si opererà per attuare una consulenza legale finalizzata ad un corretto processo di dematerializzazione e conservazione sostitutiva tramite un team professionalmente eterogeneo e grazie all’alto livello di competenze giuridico-informatiche. In secondo luogo invece opteremo per una formazione in-house inerente le tematiche connesse e più a rischio quali privacy, sicurezza informatica, responsabilità d’impresa da reato, sicurezza su lavoro, workshop mirati, corsi di formazione e convegni.
Perché serve un avvocato in azienda
La compliance però non deve essere interpretata e percepita come un superfluo e improduttivo appesantimento dei flussi aziendali. Si tratta, al contrario, di un pratico “archivio legale” dal quale estrarre le migliori soluzioni per strutturare l’organizzazione, per tutelarne gli asset e adeguarla alle esigenze di un mercato sempre più spietato e competitivo. Chi meglio di un avvocato può saper maneggiare con perizia e destrezza questo “archivio legale”? Plasmarlo al servizio di un’impresa virtuosa per l’implementazione di procedure, sistemi, direttive, disciplinari e certificazioni.
Il giurista sarà così portatore di istanze di legalità che convergeranno con le necessità societarie dinamico-produttive: è il percorso più opportuno per accompagnare un’azienda nello sviluppo. La competenza e la praticità degli esperti del diritto, soprattutto in un momento di crisi economica e di caos che stiamo vivendo per colpa del COVID-19, può trovare nuovi sbocchi nelle società finora estranea a questo innovativo modus operandi. Sarà per i suddetti motivi che la compliance, per gli avvocati, risulterà una sfida per il presente ed il futuro.