Il tessuto industriale italiano, negli ultimi anni, ha visto nelle associazioni di filiera e nella normativa il supporto e la spinta necessari per l’implementazione di progetti di digitalizzazione nelle imprese. La pandemia ha indubbiamente allargato il divario tra le aziende “digitali”, reattive ai cambiamenti, e quelle “non digitali”, che invece faticano a garantire la continuità operativa delle proprie attività. Del resto, è ormai noto che chi aveva almeno avviato un percorso di trasformazione digitale ha saputo fronteggiare meglio la situazione di emergenza, mentre che chi si era limitato al solo adempimento degli obblighi normativi, ha visto proprio nell’emergenza la spinta necessaria per l’attuazione di un proprio percorso di digitalizzazione. Vediamo che ruolo ha avuto il Covid nella trasformazione digitale delle imprese italiane.
Lo scenario italiano
Il 2020 è stato un anno indubbiamente particolare per le imprese italiane. La pandemia ha rallentato – e in alcuni casi bloccato – le attività di interi settori. Dei 5 milioni di Partite IVA che compongono il tessuto economico italiano, il fatturato totale B2b ha raggiunto poco più di 2.500 miliardi di euro (registrando una riduzione dell’8% rispetto al 2019), di cui 2.070 miliardi afferiscono allo scambio tra privati in Italia, mentre 434 miliardi è il valore del transato verso le imprese estere.
L’eCommerce B2b, ossia il valore degli ordini scambiati tramite strumenti digitali tra i soggetti residenti sul territorio italiano, nel 2020 vale 406 miliardi di euro, il 20% del transato interno B2b. L’eCommerce si riduce dell’1% in un anno in cui il transato interno passa da 2.200 miliardi a 2.070 (con una riduzione del 6%), ma la sua incidenza aumenta (nel 2019 era pari al 19%). Ciò a dimostrazione del fatto che chi conserva la propria posizione nel mercato e ha continuità operativa ricorre al digitale. Tutto ciò, ci aspettiamo, si tradurrà presto in un’importante crescita della pervasività delle tecnologie digitali a supporto dei processi aziendali.
Digitalizzazione, a che punto è l’Italia: lo scenario alla luce del coronavirus
Covid e digital, i numeri
L’Osservatorio Digital B2b, tramite una survey statisticamente significativa, ha indagato l’impatto del Covid in questo ambito. Le imprese italiane, in quasi la metà dei casi, precisamente nel 49%, dichiarano che la pandemia ha dato un forte impulso all’attivazione di progetti di digitalizzazione dei processi B2b. Il seguente dato, anche se non soddisfacente – visto che ancora poco più della metà delle imprese stenta a implementare progetti digitali – è sicuramente in crescita rispetto agli anni precedenti, quando la percentuale di imprese che decideva di intraprendere un percorso di trasformazione digitale era nettamente inferiore.
Nello specifico, il 24% delle aziende ha avvertito – durante i mesi della pandemia – la necessità di investire in soluzioni digitali per l’integrazione e la collaborazione di filiera. Tra queste, gli interessi si sono concentrati attorno a strumenti per la gestione della firma digitale (33% delle imprese), per la digitalizzazione dei processi interni (30%), per la conservazione dei documenti (26%) e per la digitalizzazione del processo di pagamento (20%). Sono questi, del resto, i principali tool che potevano permettere alle imprese di mantenere continuità operativa delle attività amministrativo-contabili con il personale quasi interamente da remoto. Poco percepita, invece, l’esigenza verso l’introduzione di strumenti di Supply Chain Finance per la gestione del credito di filiera (11%) e di supporto al processo d’acquisto (11%), che richiedono una revisione importante di diverse attività aziendali prima di poter essere introdotti con successo e che, quindi, erano poco adatti a essere implementati in una situazione emergenziale.
La spinta alla digitalizzazione
Coerentemente con le specifiche necessità, il 18% delle imprese ha implementato già nel 2020 progetti di digitalizzazione. Di queste imprese, il 39% si è focalizzato sull’introduzione di firme digitali, il 32% su strumenti per lo scambio di documenti elettronici, il 29% su software a supporto dei processi interni e il 19% su tool per la conservazione digitale. Poche di queste imprese, invece, hanno implementato strumenti per il monitoraggio della filiera (8%), tecnologie innovative come blockchain e artificial intelligence (6%) e strumenti per l’automazione dei processi (5%).
Queste tecnologie, che avrebbero permesso di avere un grande vantaggio se già attive in azienda, risultano essere di difficile implementazione in una situazione emergenziale, soprattutto per una PMI. Sono proprio questi ambiti più innovativi il focus degli investimenti previsti dalle aziende entro il 2022. In generale, il 39% delle imprese ha dichiarato di voler introdurre entro i prossimi 2 anni strumenti digitali a supporto dei processi B2b. Di queste, il 42% vuole investire in strumenti per l’automazione dei processi, il 36% sulle tecnologie innovative e il 34% su strumenti per il monitoraggio della supply chain, come la Control Tower.
Perché affrontare la trasformazione digitale: i motivi
Le principali motivazioni che spingono le aziende a voler intraprendere un percorso di trasformazionale digitale – senza sostanziali differenze tra grandi aziende e PMI – risiedono nella possibilità di snellire i processi interni e di interfaccia (82% delle grandi imprese e 66% delle PMI), di migliorare le comunicazioni con clienti e fornitori (72% e 60%), di diminuire i costi interni (60% e 55%) e di aumentare la competitività sul mercato (47% e 39%).
Molto differenti, invece, le motivazioni che hanno portano le imprese a decidere di non investire in progetti di digitalizzazione dei processi B2b durante il 2020. Per le PMI è ancora forte il problema culturale: il 60% di esse afferma di non vedere il beneficio dell’introduzione di tali soluzioni per la propria organizzazione. Le grandi aziende, invece, pur vedendone il beneficio, hanno dovuto concentrare le proprie risorse nella gestione delle attività correnti (37%) o delle perdite di fatturato (33%).
L’importanza della formazione
Insomma, non è più il momento di nascondersi dietro gli ostacoli storici del change management. Seppur molte aziende facciano ancora fatica ad affrontare il ”salto culturale” nell’approcciarsi ai nuovi sistemi digitali rispetto a quelli tradizionali, è opportuno e necessario formare i dipendenti con dei corsi ad hoc per far sì che questi posseggano le skills adatte. Sicuramente il cammino verso la trasformazione digitale è in salita. Ma è necessario che il salto avvenga davvero. Gli obblighi normativi hanno dimostrato che le imprese possono farcela (un esempio su tutti la fatturazione elettronica tra privati) e la situazione di emergenza ci ha insegnato che è grazie al digitale che le aziende possono resistere e rimanere competitive nel mercato.
L’Osservatorio Digital B2b che si occupa di tutti i temi relativi al digitale nel mondo delle imprese, ha organizzato il kick-off della nuova edizione il 12 ottobre dalle ore 14.30 alle ore 17. La partecipazione è gratuita, previa iscrizione qui.