L’evoluzione della proprietà aziendale ha subito cambiamenti significativi nel corso dei secoli, in risposta a trasformazioni economiche, sociali e tecnologiche. Partendo dalle forme tradizionali di proprietà, possiamo tracciare una breve cronologia che illustra i principali sviluppi.
Indice degli argomenti
La proprietà aziendale, dall’era preindustriale al XX secolo
Nelle società pre-industriali, la proprietà aziendale era per lo più concentrata nelle mani di singoli individui, come commercianti, artigiani o nobili. Le attività economiche erano generalmente di piccole dimensioni, a conduzione familiare o basate su botteghe artigianali. La proprietà era quindi personale e centralizzata.
L’idea di una gestione separata dal proprietario era ancora lontana, e le decisioni aziendali erano di esclusiva competenza del fondatore o del proprietario. Con l’avvento della Rivoluzione Industriale, l’industria ha iniziato a crescere a ritmi accelerati. Le grandi imprese cominciarono a sorgere, richiedendo significativi investimenti di capitale. In questo periodo, si sviluppò la proprietà azionaria: per raccogliere i fondi necessari a finanziare le attività industriali, i fondatori delle imprese iniziarono a emettere azioni che venivano acquistate da diversi investitori. Nacque così il modello delle società per azioni (S.p.A.), dove la proprietà era suddivisa in quote azionarie e il controllo era affidato a un consiglio di amministrazione eletto dagli azionisti. La distribuzione della proprietà consentiva a un numero maggiore di individui di possedere parte di un’impresa senza doverla gestire direttamente.
Nel corso del XX secolo, il modello delle grandi aziende multinazionali dominava il panorama economico. La proprietà aziendale era ancora legata a forme tradizionali come la società per azioni, ma le aziende si diversificarono con fusioni, acquisizioni e la crescita esponenziale di nuovi mercati. Le aziende si espansero, ma il controllo rimase spesso concentrato nelle mani di pochi azionisti di maggioranza o di fondatori. Le famiglie imprenditoriali o i gruppi di potere finanziario erano spesso coloro che detenevano il controllo.
L’avvento della globalizzazione e della digitalizzazione e la figura del Cei
La figura del CEO e del consiglio di amministrazione divenne centrale nella governance aziendale. Con l’avvento della globalizzazione e della digitalizzazione, i modelli di proprietà aziendale hanno subito un’importante trasformazione. Le tecnologie come internet e le piattaforme digitali hanno reso possibile una proprietà più fluida e decentralizzata. Iniziano a emergere nuove forme di proprietà, come le crowdfunding o le startup in cui i fondatori cedono quote via piattaforme digitali a migliaia di piccoli investitori.
La blockchain ha ulteriormente cambiato il panorama, introducendo forme di proprietà distribuita, dove la gestione e la condivisione di risorse aziendali possono avvenire senza la necessità di intermediari centralizzati. Negli ultimi anni, la digitalizzazione ha portato alla nascita di modelli di proprietà condivisa in vari settori, come il car-sharing, ride-sharing o la proprietà collettiva di immobili tramite piattaforme come Airbnb. Oltre a queste forme di sharing economy, anche nelle aziende tradizionali stiamo assistendo a un cambiamento verso un maggiore coinvolgimento degli stakeholder. Le piattaforme di governance digitale e l’uso della blockchain permettono una gestione più inclusiva e partecipativa, con un accesso maggiore agli investitori e ai consumatori nelle decisioni aziendali.
In sintesi, l’evoluzione della proprietà aziendale ha seguito il percorso da forme altamente centralizzate e individuali, come nel caso delle piccole botteghe artigiane o delle prime grandi aziende industriali, verso un modello sempre più distribuito e partecipativo, dove nuove tecnologie come blockchain e piattaforme digitali hanno democratizzato l’accesso alla proprietà e al controllo.
La digitalizzazione e la struttura della proprietà aziendale
Ne consegue che la digitalizzazione sta cambiando radicalmente il panorama economico, modificando le modalità con cui le aziende operano, producono e si relazionano con i consumatori. Questi cambiamenti si riflettono anche nella struttura della proprietà aziendale, un aspetto cruciale della gestione d’impresa che sta vivendo un’evoluzione significativa. Tradizionalmente, le grandi imprese per esempio del settore delle infrastrutture e dei trasporti erano caratterizzate da una proprietà centralizzata, che spesso vedeva la partecipazione statale o di grandi conglomerati privati. Tuttavia, la digitalizzazione ha introdotto modelli più flessibili, permettendo a nuovi attori di entrare nel capitale aziendale e consentendo una partecipazione più dinamica da parte degli investitori e degli utenti.
In questo articolo, esamineremo come la digitalizzazione stia influenzando la struttura della proprietà aziendale in generale e in particolare nel settore delle infrastrutture e dei trasporti, con particolare attenzione alle implicazioni per la governance e i sistemi di controllo. Attraverso esempi concreti, evidenzieremo come le tecnologie emergenti stiano trasformando questi settori, creando nuove opportunità ma anche nuove sfide.
Modifiche nel capitale sociale e nella proprietà aziendale
Nel contesto della digitalizzazione, il capitale sociale e la struttura della proprietà aziendale stanno subendo trasformazioni significative. Le aziende, in particolare quelle che operano nei settori delle infrastrutture e dei trasporti, stanno esplorando modelli di proprietà più decentralizzati. In passato, la gestione di infrastrutture come ferrovie, strade, porti e aeroporti era appannaggio di pochi grandi gruppi industriali o enti pubblici, che controllavano in modo centralizzato queste risorse vitali. Tuttavia, l’introduzione della blockchain e di altre tecnologie digitali sta abbattendo queste barriere, creando opportunità per una proprietà più frammentata e accessibile.
Un esempio di questo cambiamento può essere osservato nell’adozione della tokenizzazione. La tokenizzazione degli asset attraverso la blockchain consente di dividere un bene fisico in piccole unità, ognuna rappresentata da un token digitale. Questo processo sta trasformando il settore delle infrastrutture, poiché consente a investitori di piccole e medie dimensioni di acquisire quote di infrastrutture pubbliche e private, che una volta erano accessibili solo a grandi gruppi industriali o enti statali.
Nel caso del London Underground, per esempio, una proposta in fase di esplorazione è quella di utilizzare la blockchain per emettere token che rappresentano quote delle azioni relative alle linee ferroviarie e agli impianti. Questi token potrebbero essere scambiati tra gli investitori, consentendo una gestione più dinamica e flessibile della proprietà aziendale. Inoltre, la trasparenza della blockchain consente di garantire che ogni transazione venga registrata in modo sicuro e tracciabile, riducendo i rischi di corruzione e migliorando la fiducia tra gli investitori.
Anche nel settore delle smart cities si stanno sviluppando modelli simili. In città come Singapore e Barcellona, sono in corso esperimenti che utilizzano la blockchain per vendere quote di infrastrutture pubbliche, come i parcheggi o le stazioni di ricarica per veicoli elettrici. Questo approccio consente a una comunità più ampia di partecipare alla proprietà delle risorse pubbliche, riducendo la concentrazione della proprietà e promuovendo l’inclusione economica.
Gli stakeholder digitali e nuove forme di proprietà
Nel settore dei trasporti, la digitalizzazione ha favorito la creazione di nuovi modelli di proprietà collettiva e condivisa. La crescita di piattaforme di car-sharing, come Uber, Lyft e Zipcar, ha trasformato il concetto di possesso del veicolo. Tradizionalmente, le persone dovevano acquistare e mantenere un’auto per usarla, ma ora possono accedere a un’auto quando necessario, pagando solo per l’utilizzo. Questo modello è reso possibile da una combinazione di tecnologie mobili, algoritmi di ottimizzazione e gestione dei dati in tempo reale. Inoltre, piattaforme come Tesla Network, che puntano ad utilizzare veicoli autonomi per il ride-sharing, offrono un esempio di come la proprietà possa essere trasformata ulteriormente grazie all’automazione e alla digitalizzazione.
Nel caso del settore ferroviario, l’utilizzo della blockchain sta facendo emergere nuove forme di proprietà distribuita. Ad esempio, Swiss Federal Railways (SBB) ha esplorato l’uso della blockchain per tracciare e gestire i contratti legati alla costruzione e alla manutenzione delle infrastrutture ferroviarie. In questo modo, le risorse sono controllate da più stakeholder, inclusi i cittadini, le istituzioni e gli investitori privati. Ciò consente di ridurre i costi e migliorare la trasparenza nella gestione delle risorse, creando un sistema più inclusivo che riflette una distribuzione equa della proprietà.
Un esempio simile nel settore navale potrebbe riguardare la creazione di piattaforme di ship-sharing o charter collaborativi, che stanno emergendo grazie alla digitalizzazione. Un’iniziativa come quella di NavalSHARE, piattaforma che consente la condivisione di navi mercantili o yacht tra diversi proprietari, sta cambiando il tradizionale concetto di possesso di una nave. Invece di acquistare e mantenere un’imbarcazione, le aziende o i privati possono “comprare” quote di una nave e usarla in base alle proprie necessità, pagando solo per i periodi di utilizzo.
Questa pratica, facilitata da tecnologie digitali come smart contracts basati su blockchain e sistemi di gestione remota dei veicoli tramite IoT (Internet of Things), permette di ottimizzare l’uso delle risorse e ridurre i costi operativi. Come nel caso delle piattaforme di car-sharing, la digitalizzazione sta creando un nuovo modello di proprietà condivisa anche nel settore navale, dove i possessori e gli utilizzatori possono trarre vantaggio dalla massimizzazione dell’utilizzo di un asset costoso come una nave, abbattendo i costi e aumentando l’efficienza operativa.
Implicazioni per la governance aziendale
La digitalizzazione non solo sta cambiando la proprietà aziendale, ma anche la governance delle aziende.
Nuovi modelli di governance: decentralizzazione e democrazia digitale
Le nuove tecnologie, come la blockchain, offrono opportunità per decentralizzare il processo decisionale e per creare sistemi di governance più trasparenti e partecipativi. Mentre i modelli tradizionali di governance erano centrati attorno a un consiglio di amministrazione che prendeva decisioni per conto degli azionisti, i modelli digitali permettono ai vari stakeholder di influenzare direttamente le scelte aziendali.
Nel settore delle infrastrutture, un esempio di queste nuove modalità di governance è rappresentato dai progetti di smart city. A Barcellona, i cittadini sono coinvolti direttamente nel processo decisionale attraverso piattaforme di e-governance che utilizzano i dati in tempo reale per decidere come allocare le risorse urbane, come ad esempio per la costruzione di nuove infrastrutture o l’ottimizzazione dei trasporti pubblici. Le informazioni raccolte tramite dispositivi IoT sono utilizzate per fare scelte basate sulle esigenze effettive della città e dei suoi abitanti, riducendo l’influenza di attori economici tradizionali che operano in modo centralizzato.
Nel caso delle infrastrutture di trasporto, ad esempio, l’uso di algoritmi predittivi e intelligenza artificiale sta permettendo alle amministrazioni di ottimizzare i flussi di traffico in tempo reale. Le decisioni che una volta richiedevano l’intervento manuale di un dirigente, oggi possono essere prese automaticamente, sulla base dei dati provenienti dai sensori e dai dispositivi mobili degli utenti. Questo cambiamento porta a una governance più agile e reattiva, che può rispondere rapidamente alle necessità in evoluzione della società.
Un esempio pertinente al settore delle autostrade in Italia potrebbe essere l’uso delle blockchain e delle piattaforme di governance digitale per migliorare la gestione delle infrastrutture e delle risorse relative alle autostrade. Autostrade per l’Italia, ad esempio, ha iniziato a esplorare l’uso della tecnologia blockchain per la gestione dei pedaggi e dei contratti di manutenzione. La blockchain potrebbe permettere una maggiore trasparenza nei pagamenti e nei contratti di concessione, rendendo accessibile a tutti gli stakeholder, inclusi i cittadini e le amministrazioni locali, il monitoraggio delle transazioni e delle attività aziendali.
Inoltre, l’implementazione di sistemi di gestione dei dati in tempo reale, basati su IoT e intelligenza artificiale, potrebbe consentire ai cittadini di partecipare attivamente alla gestione delle autostrade, ad esempio, segnalando incidenti o problematiche infrastrutturali tramite app che inviano informazioni direttamente alle autorità competenti. Questo tipo di sistema creerebbe una governance decentralizzata in cui non solo le autorità e le aziende sono coinvolte nel processo decisionale, ma anche gli utenti stessi, che possono contribuire al miglioramento continuo del servizio e alla pianificazione degli interventi di manutenzione.
Inoltre, attraverso l’uso di piattaforme partecipative, i cittadini potrebbero avere un ruolo nel decidere, tramite votazioni digitali, l’allocazione dei fondi per lavori di manutenzione, miglioramento delle infrastrutture o iniziative ecologiche, come l’adozione di tecnologie sostenibili nelle autostrade. Questo modello rappresenterebbe una vera e propria evoluzione della governance delle autostrade italiane, facilitata dalla digitalizzazione, con un forte orientamento verso la partecipazione e la trasparenza.
La governance basata su algoritmi e dati
Un altro aspetto cruciale della digitalizzazione nella governance aziendale è l’utilizzo dei big data e degli algoritmi per prendere decisioni strategiche. L’analisi dei dati è diventata una risorsa fondamentale per le aziende, in particolare nel settore dei trasporti, dove il flusso continuo di dati consente di ottimizzare l’intera rete di infrastrutture e migliorare la qualità dei servizi. Le piattaforme di mobilità urbana come Citymapper o Moovit raccolgono e analizzano enormi quantità di dati sugli spostamenti delle persone per suggerire percorsi ottimizzati e per pianificare nuove infrastrutture.
Nel caso dei trasporti ferroviari, le aziende come Deutsche Bahn o Network Rail nel Regno Unito utilizzano sensori IoT per raccogliere dati sullo stato delle rotaie e delle stazioni. Questi dati vengono poi analizzati per prevedere guasti e ottimizzare la manutenzione, riducendo così i costi e aumentando l’efficienza operativa. Questi strumenti algoritmici non solo migliorano la gestione delle risorse, ma creano anche una forma di governance che si basa sulla condivisione e sull’analisi dei dati, coinvolgendo diversi attori, dal governo agli utenti finali.
Tuttavia, l’uso dei big data solleva anche questioni legate alla privacy e alla sicurezza. Le aziende devono bilanciare l’uso dei dati con la necessità di proteggere le informazioni sensibili degli utenti, creando politiche di gestione dei dati che rispettino i diritti individuali pur ottimizzando la gestione delle risorse.
Un esempio interessante nell’ambito delle autorità di sistema portuale e del controllo dei porti riguarda l’uso dei big data e degli algoritmi predittivi per ottimizzare le operazioni portuali. Le Autorità Portuali, come ad esempio quella del porto di Genova, stanno adottando tecnologie avanzate per migliorare la gestione e la sicurezza delle operazioni portuali.
Nel porto di Genova, ad esempio, l’utilizzo di sensori IoT lungo le banchine e nelle navi consente di raccogliere dati in tempo reale sulla posizione delle imbarcazioni, il carico, il traffico delle merci e le condizioni meteo. Questi dati vengono poi analizzati da algoritmi avanzati per ottimizzare la gestione delle risorse, ridurre i tempi di attesa per le navi e migliorare la logistica del carico e scarico delle merci. I sistemi di smart port management permettono anche di prevedere l’arrivo di picchi di traffico, ottimizzando la distribuzione delle risorse portuali, come gru e camion, e riducendo i tempi di sosta delle navi.
Inoltre, l’analisi dei dati può essere utilizzata per migliorare la sicurezza portuale. Ad esempio, i sistemi di video sorveglianza intelligente, combinati con algoritmi di riconoscimento facciale e analisi comportamentale, permettono di monitorare in tempo reale la sicurezza dell’area portuale, identificando comportamenti sospetti o violazioni in tempo utile.
Questo approccio basato sui dati crea una governance algoritmica, in cui le decisioni operative e strategiche sono prese in modo automatizzato e ottimizzato, riducendo l’intervento umano e aumentando l’efficienza. Tuttavia, l’uso di questi dati sensibili solleva anche preoccupazioni relative alla privacy e alla sicurezza informatica, che le autorità devono bilanciare con l’efficienza operativa e la protezione delle informazioni sensibili.
Implicazioni per il controllo aziendale
La digitalizzazione sta trasformando anche i sistemi di controllo interno nelle aziende, migliorando l’efficienza operativa e riducendo i rischi associati a errori umani o malintesi.
La digitalizzazione e i sistemi di controllo interno
I sistemi di controllo basati su tecnologie avanzate, come l’Internet of Things (IoT), permettono alle aziende di monitorare e ottimizzare le proprie risorse in tempo reale.
Nel settore dei trasporti, ad esempio, le ferrovie stanno utilizzando sensori per monitorare le condizioni delle rotaie, dei treni e delle infrastrutture. Questi sistemi possono rilevare anomalie o danni prima che diventino gravi, riducendo i costi di manutenzione e aumentando la sicurezza. Inoltre, i dati raccolti vengono utilizzati per generare report in tempo reale, che permettono ai manager di prendere decisioni tempestive e basate su fatti concreti, riducendo la dipendenza da stime manuali o da dati obsoleti.
Anche nel settore delle strade urbane, l’adozione di sensori avanzati ha migliorato la gestione e il controllo del traffico. I dati raccolti da questi dispositivi consentono di monitorare il flusso veicolare e ottimizzare i segnali semaforici, riducendo i tempi di percorrenza e migliorando l’efficienza complessiva del sistema.
Nel settore automotive, un esempio di come la digitalizzazione stia rivoluzionando i sistemi di controllo interno riguarda l’uso dei sistemi di telemetria avanzata nelle auto connesse. Case automobilistiche come Tesla e BMW utilizzano sensori IoT e algoritmi per monitorare in tempo reale le condizioni dei veicoli, come la pressione degli pneumatici, il livello di carburante, il comportamento del motore e le prestazioni delle batterie. Questi sistemi non solo inviano dati ai centri di assistenza per rilevare potenziali guasti prima che si verifichino, ma permettono anche di ottimizzare la manutenzione preventiva e personalizzare l’esperienza di guida.
Ad esempio, nel caso di Tesla, i veicoli sono equipaggiati con sensori che raccolgono continuamente dati sul comportamento del conducente e sulle condizioni del veicolo. I dati vengono inviati al sistema centrale, dove vengono analizzati e possono attivare interventi come aggiornamenti software remoti o avvisi per una manutenzione necessaria. Questo tipo di controllo interno digitale riduce la necessità di interventi manuali e aumenta l’efficienza operativa, migliorando la sicurezza e riducendo i rischi associati a malfunzionamenti non rilevati tempestivamente.
Inoltre, l’uso di blockchain per la gestione dei dati relativi alla manutenzione dei veicoli e alla storia delle riparazioni sta emergendo come una modalità per garantire la trasparenza e l’affidabilità dei dati, aumentando la fiducia tra produttori, concessionari e consumatori. In questo modo, la digitalizzazione e l’automazione dei sistemi di controllo interno nell’automotive migliorano non solo l’efficienza operativa, ma anche la qualità e la sicurezza dei veicoli stessi.
I rischi del controllo digitale
Nonostante i numerosi vantaggi, la digitalizzazione porta con sé nuovi rischi, soprattutto legati alla sicurezza informatica. I sistemi di controllo aziendale digitalizzati sono vulnerabili agli attacchi hacker, che potrebbero compromettere la sicurezza delle infrastrutture critiche. Ad esempio, nel 2018, un attacco informatico ha colpito il sistema ferroviario della Deutsche Bahn, interrompendo i servizi per ore e causando disagi significativi, fino a questi ultimi giorni dove più volte è stata presa d’attacco la rete ferroviaria Italiana e lo stesso Ministero dei Trasporti. La sicurezza informatica è quindi diventata una priorità assoluta per le aziende, che devono proteggere non solo le informazioni sensibili ma anche l’integrità fisica delle infrastrutture.
Le aziende devono implementare sistemi di protezione avanzati, come l’autenticazione a due fattori e le reti private virtuali (VPN), per garantire che i dati siano al sicuro e che le operazioni non vengano compromesse da attacchi esterni.
Conclusioni
La digitalizzazione ha un impatto profondo sulla struttura della proprietà aziendale, sulla governance e sui sistemi di controllo nelle aziende del settore delle infrastrutture e dei trasporti. Le nuove tecnologie stanno creando modelli di business più flessibili e partecipativi, che riducono le barriere di accesso per piccoli investitori e utenti. Tuttavia, questi cambiamenti portano anche nuove sfide, come la gestione della sicurezza informatica, la protezione della privacy e la necessità di nuove competenze per i manager. Le aziende devono affrontare questi rischi in modo proattivo per sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla digitalizzazione e garantire una gestione sicura e sostenibile delle risorse. Con il giusto equilibrio tra innovazione e protezione, le aziende possono navigare con successo questo periodo di trasformazione digitale.