Il 17 maggio scorso la Commissione Europea ha messo un nuovo tassello per rendere fisco e dogane sempre più digitali. Infatti, dopo la presentazione l’8 dicembre del 2022 del progetto VIDA (Vat in the Digital Age), ora la Commissione lancia un nuovo progetto per la creazione di un centro digitale doganale Europeo (EU Customs Data Space). Questo progetto ha lo scopo, attraverso un percorso che ha come primo approdo temporale il 2028, di sostituire l’infrastruttura informatica doganale esistente negli Stati membri dell’UE con un unico portale europeo.
Questo, oltre a significare un risparmio effettivo di costi operativi fino a 2 miliardi di euro all’anno, vuole contribuire a migliorare, specialmente con riferimento agli operatori doganalmente affidabili, il rapporto tra dogane e imprese. Si potrà, finalmente, anche a livello doganale dialogare con un linguaggio unico e secondo standard unitari.
Il processo di automazione del mondo doganale
Il mondo doganale (che ha uno stretto legame con il mondo Iva) sta già subendo da qualche anno un processo di automazione importante, si pensi solo da ultimo alla riforma delle dichiarazioni di importazione (che in Italia è divenuto definitivamente operativo il 30 novembre 2022) e delle dichiarazioni di esportazione (che in Italia diverrà definitivamente operativo il 7 settembre 2023).
Processo che ha già consentito (favorito dal contesto legislativo caratterizzato da una uniformità pressocché totale delle regole unionali) di gestire in modo unico tutte le diverse forme di autorizzazione (sistema custom decision), favorendo, attraverso la standardizzazione delle regole, una integrazione dei sistemi doganali delle imprese.
Una visione a 360 gradi delle catene di approvvigionamento
Quello che ci si propone ora è di fornire uno strumento che attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e il contributo umano possa garantire, da una parte, alle autorità una visione a 360 gradi delle catene di approvvigionamento e della circolazione delle merci e, dall’altra, alle imprese di poter gestire in modo più fluido e trasparente il trasferimento fisico delle merci oggetto delle singole transazioni.
Proprio sotto questo ultimo punto di vista si segnala che gli operatori economici più affidabili (operatori Trust end Check – fiducia e controllo) in riferimento alle proprie catene di commercializzazione più trasparenti potranno mettere le loro merci in circolazione nell’UE senza alcun intervento doganale attivo. È chiaro che questo percorso (sicuramente auspicabile considerato i tempi di controllo e di ritardo attualmente esistenti) non passa solo da un’evoluzione tecnologica, ma necessita per le imprese di un percorso virtuoso che riporti al centro dei processi la leva doganale per ottenere un effettivo vantaggio competitivo. In questa logica la Commissione Europea rilancia il programma di affidabilità degli operatori economici autorizzati (AEO). Programma già esistente e ampiamente utilizzato da tutti gli operatori della logistica, ma meno utilizzato dalle imprese industriali e commerciali, imprese che, al contrario, sono quelle che potrebbero ottenere in termini operativi e di immagine i maggiori vantaggi. L’AEO è uno status dell’operatore, rilasciato a seguito di uno specifico audit dell’autorità doganale, che consente all’impresa di accedere ad una serie di agevolazioni che vanno dalla riduzione dei controlli del movimento delle merci all’accesso facilitato ad alcuni istituti ovvero all’acquisizione di specifiche autorizzazioni, quali ad esempio il luogo autorizzato per lo sdoganamento ovvero il perfezionamento attivo o passivo. Certamente, il percorso autorizzativo è anche il momento per sensibilizzare i diversi reparti delle imprese sulle problematiche doganali che, per lo più, sono problematiche operative che hanno, però, effetti diretti di natura economica che rispondo alle diverse esigenze di business delle imprese. Si pensi, alla problematica della definizione dell’origine delle merci e dei prodotti trattati dalle imprese che determinano effetti, in termini di risparmio (ad esempio attraverso la riduzione dei dazi) ovvero di immagine consentendo alle imprese di poter dichiarare i beni commercializzati quale made in Italy ovvero di crescita nella commercializzazione del prodotto nei confronti dei propri clienti.
Una risposta alle inefficienze dell’attuale sistema
Tornando al progetto di creazione di uno spazio digitale doganale unico europeo lo stesso cerca di dare risposta ad alcune inefficienze dell’attuale sistema. In particolare, il nuovo portale cerca di evitare (cosa che capita ora in presenza di 27 sistemi nazionali) che le imprese debbano fornire la stessa informazione più volte e con regole diverse. Inefficienza determinata dalla mancanza di interoperabilità dei sistemi nazionali; ovvero di favorire lo sviluppo organico di un piano di controllo del e-commerce che è caratterizzato dall’aumento repentino di volumi di merci di modico valore che entrano in EU da Paesi terzi e viceversa. In questo settore, lo scopo però non è solo di controllo, ma anche di semplificazione dei processi di gestione e svincolo delle merci per ridurre, in sicurezza, i tempi di consegna dei beni al cliente; ovvero di consentire alle dogane di migliorare i propri sistemi di analisi del rischio offrendo alle imprese un’effettiva e ampia protezione dei beni che devono attraversare la frontiera unionale.
Tutte le soluzioni individuate dalle autorità di Bruxelles passano necessariamente dallo stretto coordinamento delle dogane dei diversi Stati membri e dalla creazione di uno spazio unico gestito direttamente dall’Unione Europea.
Conclusioni
Sicuramente il progetto è da seguire con attenzione favorendone la crescita per ottenere dei concreti benefici e per aiutare le imprese (con particolare riferimento alle strutture economiche di medie e piccole dimensioni) a sviluppare in sicurezza il proprio mercato internazionale, rispondendo in modo puntuale a tutte le regole di compliance doganale che finalmente potranno essere digitalmente uniche con sistemi del tutto interoperabili.