Dogecoin è passata in brevissimo tempo da una crescita improvvisa del più 65% in pochi giorni, fino al 7 febbraio, a un crollo che nel giro di sette ore ha toccato il 23% (il 15 febbraio). Caso emblematico di quanto l’estrema volatilità delle criptovalute sul mercato le renda accessibili ancora a pochi, per quanto la loro storia – vedi Bitcoin – stia convincendo sempre più istituzioni e grandi attori (Tesla) a considerarle ormai affidabili almeno nel lungo periodo.
Dogecoin e bitcoin, l’influenza di Elon Musk
Proprio nell’ultimo periodo molte criptovalute hanno raggiunto picchi altissimi ma anche ridimensionamenti importanti tutti a causa di un’unica persona, Elon Musk di Tesla, appunto. Com’è noto, Musk pochi giorni fa aveva fatto sapere che Tesla, l’azienda californiana di auto elettriche, aveva investito 1,5 miliardi in bitcoin e che nel prossimo futuro intende accettarle come strumento di pagamento per i suoi prodotti.
L’andamento della criptovaluta, già particolarmente volatile, è balzata del 10% fino al record di oltre 44.000 dollari. Oltre a questo, una serie di altri tweet del fondatore di Tesla hanno causato una vera e propria impennata di altre criptovalute come appunto Dogecoin, schizzata del 65% in 24 ore, complici anche contributi di sostegno da parte di artisti come Snoop Dog e Gene Simmons dei Kiss.
Nello specifico, appena una settimana prima, Musk aveva scritto su Twitter che il bitcoin, e per esteso il concetto di criptovaluta, stava per essere largamente accettato tra gli investitori. Questo potrebbe rappresentare un punto di svolta autentico tra coloro che non hanno mai creduto molto alle valute digitali e chi invece vi ha creduto fin dal primo momento. Una dichiarazione del genere, infatti, nel bene o nel male accende i riflettori sull’argomento in modo inequivocabile.
Musk poi ha anche twittato di aver comprato Dogecoin per il figlio.
Bought some Dogecoin for lil X, so he can be a toddler hodler
— Elon Musk (@elonmusk) February 10, 2021
Perché il calo di Dogecoin
Attualmente però, il valore della criptovaluta Dogecoin è crollato del 23%. Come è possibile un calo così repentino? Il motivo è presto identificato e attiene al tema della distribuzione di moneta. Nello specifico, Dogecoin ha una delle distribuzioni di moneta più diseguali del mondo delle criptovalute. Il 28,7% è detenuto da una sola persona, mentre i successivi 12 utenti possiedono quasi il 50% del supply.
Questa situazione, ha indotto Elon Musk ha twittare quanto di seguito riportato: “Se i principali detentori di Dogecoin venderanno la maggior parte delle loro monete, avrà il mio pieno sostegno. A mio parere, l’eccessiva concentrazione è l’unico vero problema”. In poco più di 7 ore il prezzo della criptovaluta è crollato del 23%, da 0,063 a 0,048 dollari.
If major Dogecoin holders sell most of their coins, it will get my full support. Too much concentration is the only real issue imo.
— Elon Musk (@elonmusk) February 14, 2021
Cos’è e come funziona Dogecoin
Nello specifico, Dogecoin è una valuta virtuale nata in modo spiritoso ed ironico. L’immagine impressa, infatti, rappresenta il famoso cane di razza Shiba Inu, oggetto di moltissimi meme su Instagram dove ha letteralmente spopolato.
Iniziata come una avventura nel 2013, oggi si attesta come una delle più importanti criptovalute in circolazione. Quali sono stati i segreti del successo di questa criptovaluta? In linea generale, potremmo dire che ciò che ha contribuito maggiormente al suo successo sono state alcune campagne di raccolta fondi particolarmente azzeccate che le hanno consentito di farsi conoscere all’interno di un mercato che, al momento della sua fondazione, era appena agli albori. Basti pensare che la più antica delle criptovalute, la Bitcoin, è nata appena 4 anni prima di Dogecoin.
Prezzo e valore di Dogecoin in dollari
Ad esempio, come si vede nel grafico, il picco di Dogecoin è stato sfiorare 0,1 dollari per poi cadere a 0,05 dollari il 16 febbraio.
Dogecoin, le raccolte fondi
In particolare, le campagne di raccolta fondi più rilevanti cui si faceva riferimento risultano essere tre.
- La campagna Doge4Water, che aveva alla base la volontà di costruire un bacino di raccolta dell’acqua in Kenya, in prossimità del fiume Tana. In questa nazione, così profondamente colpita dalla povertà, una realizzazione di questo tipo si è rivelata preziosissima.
- La campagna di raccolta fondi destinata alla Family House, che offre supporto a tutte le famiglie di bambini affetti da cancro o da altre patologie similari. Questa fu una campagna che sensibilizzò moltissimo il pubblico, facendo avere alla criptovaluta un risvolto di grandissimo apprezzamento da parte di tutti.
- La campagna di raccolta fondi destinata a consentire alla squadra di bob giamaicana di partecipare alle olimpiadi invernali.
Tutte queste iniziative benefiche hanno certamente contribuito, a parità di altri elementi con i suoi competitors, a far accrescere la conoscenza e la rilevanza di Dogecoin.
I punti deboli di Dogecoin
Vi sono stati, tuttavia, alcuni temi caldi su questa criptovaluta che non hanno nulla a che vedere con le campagne di raccolta fondi che l’hanno resa famosa. Oltre alla volatilità già approfondita, un problema è quello legato a una debolezza strutturale che nel prospettico rischia di penalizzare fortemente questa criptovaluta a scapito dei suoi competitor.
Il suo stesso fondatore, Jackson Palmer, ha ammesso che per questa moneta virtuale, nata per gioco e divenuta una delle più importanti sul mercato, non sono previste innovazioni di carattere tecnico. Questo comporterà, ovviamente, una difficoltà di Dogecoin per rimanere al passo con la concorrenza. Sebbene quest’ultima abbia, ad oggi, una capitalizzazione che supera i sei miliardi di dollari, si tratta comunque di un tema rilevante da tenere in considerazione se si decide di investire in questa valuta digitale.