DOMANDA
Per gli acquisti digitali, app, e-book e quant’altro, vengono richieste al cliente i dati fiscali così che possa essere emessa fattura. Pur essendo acquisti estranei all’attività commerciale, si è liberi di scegliere cosa fornire tra codice fiscale e Partita IVA?
A livello burocratico dovrebbe trattarsi solo di un requisito per avere la fattura (in caso non inserissimo ne uno ne l’altra non potremmo avere fattura, nonostante vengano segnalati come facoltativi).
A livello fiscale, anche utilizzando la Partita IVA, chi dovrebbe verificare l’attinenza dell’acquisto con l’attività commerciale dovrebbe essere l’Agenzia delle Entrate e non l’e-commerce che vende il bene digitale.
Fabio Renna
RISPOSTA
Per i titolari di partita IVA persone fisiche, la discriminazione tra acquisti rientranti nell’attività esercitata (e quindi soggetti agli obblighi IVA, quali registrazione e conservazione) e quelli estranei all’attività esercitata, è data dalla indicazione o meno della partita IVA nella fattura di acquisto.
Quindi quando si effettua un acquisto di beni, occorre comunicare al fornitore il solo codice fiscale se i beni appartengono alla “sfera privata” ovvero la partita IVA se sono inerenti l’attività esercitata.
Ovviamente i controlli riguardo la a appartenenza del bene ala sfera privata o d’impresa/lavoro autonomo sono svolti esclusivamente dall’Agenzia delle Entrate.
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Per porre domande a Salvatore De Benedictis sul tema “Fatturazione Elettronica e Conservazione Digitale” è possibile scrivere a: esperto@agendadigitale.eu
Potranno essere presi in esame solo i quesiti sottoscritti con cognome e nome