DOMANDA
Sono dipendente pubblico a tempo pieno della Sanità. Un lavoratore nella mia condizione può aprire una partita Iva per un’azienda in ambito agricolo? È vero che ci sono delle normative a supporto di questa possibilità solo per l’ambito agricolo? Se allevo animali e produco ortaggi in forma domestica e privata, posso vendere le eccedenze senza dover per forza aprire una partita Iva se resto al di sotto dei 7.000 euro l’anno?
RISPOSTA
L’art. 53 del D.Lgs. n. 165/2001 prevede la incompatibilità del pubblico dipendente richiamando l’art. 60 del DPR 10 gennaio 1957, n. 3, secondo il quale “l’impiegato non può esercitare il commercio, l’industria, né alcuna professione o assumere impieghi alle dipendenze in società costituite a fine di lucro…”; in sostanza, il pubblico dipendente non può svolgere altre attività connotate da abitualità e professionalità. La compatibilità potrebbe essere riconosciuta solo se il rapporto di lavoro fosse part time; tuttavia, considerata la esiguità e la marginalità del caso da lei sottoposto, potrebbe tentare a chiedere all’ente datore di lavoro l’autorizzazione all’esercizio dell’attività agricola, magari precisando il regime di esonero di cui fruirebbe. Infatti, le vendite di prodotti derivanti dall’allevamento del bestiame e dall’attività agricola sono sempre e comunque soggette al preventivo possesso di partita IVA indipendentemente dal loro ammontare che, se non superiore a 7.000 euro annui, comporta l’esonero dal versamento dell’imposta e da tutti gli obblighi documentali e contabili, compresa la dichiarazione annuale, fermo restando l’obbligo di numerare e conservare le fatture e le bollette doganali.
Per porre domande a Salvatore De Benedictis sul tema “Fatturazione Elettronica e Conservazione Digitale” è possibile scrivere a: esperto@agendadigitale.eu
Potranno essere presi in esame solo i quesiti sottoscritti con cognome e nome