Legge di Bilancio 2018

Fattura B2B, contro l’evasione bisogna imporre il Sistema di interscambio

Dal primo gennaio 2019 ci sarà l’obbligo di fattura elettronica anche tra le aziende. Obiettivi del governo: contrastare l’evasione Iva e semplificare gli adempimenti fiscali dei contribuenti. Ma per farlo in modo efficace, bisogna imporre l’ausilio del SDI. Ecco perché

Pubblicato il 16 Nov 2017

Umberto Zanini

Responsabile Area tecnico-normativa dell’Osservatorio Digital B2b

invoice fattura_530536894

È al vaglio delle commissioni il disegno di legge di bilancio 2018, che come risaputo contiene importanti novità in ambito fatturazione elettronica. In particolare prevede un obbligo generalizzato dal primo gennaio 2019 di invio delle fatture elettroniche tramite il sistema di interscambio, così come avviene da anni ad opera di oltre 900.000 imprese nei confronti della pubblica amministrazione.

Mi preme sin da subito evidenziare il mio appoggio e sostegno di una tale decisione, ma è necessario rilevare alcuni importanti aspetti che potrebbero essere di utilità al buon esito dell’operazione.

I motivi alla base di un tale obbligo, sono nella sostanza due: contrastare l’evasione Iva e semplificare gli adempimenti fiscali dei contribuenti.

Con riguardo al primo aspetto, è risaputo che il gap Iva del nostro Paese è di circa 40 miliardi di euro ad anno, mentre meno conosciuta è la sua composizione, che possiamo riassumere in circa 15 miliardi derivanti da evasione con consenso (dove cioè le parti si accordano ad omettere le certificazioni dei ricavi), 17 miliardi di euro per truffe ed evasione senza consenso (cioè omessa dichiarazione dei ricavi regolarmente certificati), e circa 8 miliardi di euro da omesso versamento dell’Iva dichiarata.

Le soluzioni a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per contrastare tale fenomeno, sono nella pratica tre:

  1. Obbligo generalizzato di trasmissione dei dati delle fatture, così come introdotto con il DL 193/2016, ma che per essere realmente efficace dovrebbe prevedere una trasmissione dei dati almeno mensile (come per esempio in Portogallo), dato che diversamente potrebbe essere ben poco incisivo nei confronti delle frodi a carosello o simili attività fraudolenti;
  2. Obbligo generalizzato del reverse charge nelle operazione intermedie, che consentirebbe di eliminare i movimenti finanziari Iva tra le controparti e quindi anche l’evasione Iva, con un trasferimento dell’imposta nelle cessioni al consumatore finale, il che potrebbe significare l’introduzione di un obbligo generalizzato di trasmissione telematica dei corrispettivi;
  3. Obbligo generalizzato di emissione della fattura elettronica tramite l’ausilio del sistema di interscambio gestito dall’Agenzia delle Entrate, consentendo in questo modo di monitorare pressoché in tempo reale il comportamento dei contribuenti consentendo loro di instaurare un confronto pre-dichiarativo.

È da rilevare però che tutte e tre le suddette soluzioni non sono in grado di contrastare i 15 miliardi di euro dovuti ad evasione con consenso, dato appunto che se le parti si accordano a non certificare l’operazione con l’emissione della fattura (o altro documento), non vi è alcun incremento di gettito Iva. In tale contesto sarebbe quindi auspicabile intervenire a ridurre la soglia del contante (riportandola per esempio a 1.000 euro), dato che solo in questo modo si intercetterebbero le movimentazioni finanziarie a fronte delle quali non vi è alcuna certificazione dei ricavi.

Con riguardo al secondo aspetto, e cioè alla semplificazione degli adempimenti fiscali, la soluzione più efficace è di certo l’obbligo di fatturazione elettronica B2B tramite il SDI, dato che è la sola in grado di intercettare in tempo reale i dati contenuti nelle fatture emesse dai contribuenti ed eliminare così una serie di inutili e costosi adempimenti oltre che iniziare finalmente con l’avvio delle dichiarazioni precompilate.

Nella sostanza quindi, se si intende contrastare in modo efficace l’evasione Iva ed al contempo semplificare gli adempimenti fiscali dei contribuenti, l’unico strumento oggi a disposizione è l’introduzione di un obbligo generalizzato di fatturazione elettronica B2B tramite l’ausilio del SDI.

È necessario però che il suddetto obbligo sia accompagnato da una serie di interventi normativi e servizi gratuiti di supporto, che vadano in almeno cinque direzioni:

a- accelerare sul processo di semplificazione degli adempimenti fiscali, eliminando la tenuta dei registri Iva per tutte le imprese in regime di contabilità semplificata e per tutti i professionisti anche se questi non si avvalgono degli elementi messi a disposizione dell’Agenzia delle Entrate (diversamente quindi da quanto ad oggi indicato nel disegno di legge), eliminare i registri Iva delle imprese in contabilità ordinarie se i dati richiesti sono contenuti nell’indice del pacchetto di archiviazione, eliminare il protocollo Iva, etc;

b- agevolare l’avvio dell’obbligo favorendo il reperimento degli indirizzi di destinazione delle fatture elettroniche, con messa a disposizione di un database centralizzato simile all’Indice della Pubblica Amministrazione, ove le imprese ed i professionisti possano reperire gli indirizzi PEC oppure i codici destinatari da inserire nelle fatture elettroniche da inviare al SDI, con possibilità di esportare i suddetti indirizzi in modalità open data;

c- prevedere dei servizi di supporto per quei 3,2 milioni di partite Iva composte da un solo soggetto, rilasciando applicazioni per smartphone in grado di generare e trasmettere al SDI le fatture elettroniche, dato che una buona parte di loro lavorano per pochi e ricorrenti clienti;

d- accelerare sulla digitalizzazione dei restanti documenti, prevedendo ulteriori benefici per coloro che decidessero di digitalizzare i documenti di trasporto, i documenti doganali, etc;

e- individuare una platea di intermediari (e.g. i soggetti incaricati di cui all’art.3 terzo comma del DPR 322/98), a cui affidare la delicata attività di gestione dell’esibizione dei documenti conservati in digitale secondo precise procedure condivise con l’Agenzia delle Entrate.

La pubblicazione nell’ottobre dell’anno scorso del DL 193/2016 che ha introdotto da quest’anno la comunicazione dei dati delle fatture emesse/ricevute e delle liquidazioni Iva, è stata di certo affrettata ma soprattutto in netta controtendenza rispetto alle precedenti disposizioni normative, quale il D.Lgs 127/2015 emanato a seguito della delega di cui all’art. 9 primo comma lettera d) della legge 11 marzo 2014 n.23 che individuava nella fattura elettronica un valido strumento di semplificazione. Pur comprendendo i motivi alla base di una così affrettata scelta (nel considerando del DL 193/2016 è riportato testualmente per “straordinaria necessità ed urgenza di prevedere misure di contrasto all’evasione fiscale”), era necessario, come più volte rilevato nel corso di articoli e dibattiti, insistere sui benefici fiscali derivanti dall’optare verso soluzioni di fatturazione elettronica, evitando il sorgere di tutti quei problemi che in questi mesi hanno portato vigore alle ragioni degli scettici, che per difesa dei propri interessi oppure per semplice allergia alle innovazioni, stanno contrastando e frenando l’introduzione di un obbligo generalizzato della fattura elettronica B2B/SDI.

È chiaro che problemi come quelli sorti durante la comunicazione dei dati delle fatture emesse/ricevute, in un obbligo generalizzato di fatturazione B2B/SDI non devono in alcun modo accadere, dato che vi sarebbero rilevanti impatti finanziari per i contribuenti derivanti da una mancata fatturazione, ma l’ottima gestione di questi anni del SDI ad opera dell’Agenzia delle Entrate e di Sogei Spa per veicolare le fatture elettroniche alla PA, può di certo tranquillizzare i contribuenti oltre che smontare le ragioni degli scettici.

L’Italia è il Paese Europeo che più di tutti ha necessità di un obbligo generalizzato di fatturazione elettronica B2B/SDI, dato che è l’unico strumento ad oggi disponibile in grado di contrastare efficacemente l’evasione Iva ed al contempo semplificare gli adempimenti fiscali, pur senza dimenticare gli altri obiettivi di questo percorso, e cioè accelerare l’innovazione nei processi amministrativi delle imprese, instaurare una diretta interazione tra Agenzia delle Entrate e contribuente, costruire le fondamenta per l’adozione di nuovi strumenti finanziari che necessitano di veloci processi di fatturazione, sollecitare gli intermediari fiscali ad assumere  nuovi ruoli e sviluppare nuove competenze.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 2