In tre anni oltre 70 milioni di fatture in formato elettronico strutturato sono state inviate, da circa un milione di imprese in Italia, tramite il Sistema di Interscambio. Dal primo gennaio 2017, il Legislatore ha aperto il Sistema, inizialmente finalizzato allo scambio di fatture elettroniche tra imprese e PA, anche alle relazioni tra soli privati. Con riferimento al primo trimestre del 2017, dei circa 8 milioni di file fattura ricevuti dal Sistema, si limitano però a 10.000 quelli destinati ai privati: un utilizzo ancora decisamente limitato da parte delle imprese, probabilmente risultato anche della confusione normativa che ha caratterizzato lo scorso anno e dei mancati incentivi che, pur attesi dalle imprese, non sono stati invece previsti. La Fatturazione Elettronica (in formato elettronico strutturato) tra imprese è oggi realizzata principalmente mediante l’adozione di soluzioni EDI o Extranet/Portali B2b, che nel 2016 – secondo le stime dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b – sono utilizzate da circa 120.000 imprese in Italia.
L’obiettivo del Legislatore italiano, dichiarato e condiviso dalla Commissione Europea 2020, è però quello di agevolare e promuovere la diffusione della Fatturazione Elettronica nell’intero sistema economico. Negli ultimi mesi sono state frequenti le dichiarazioni in merito alla possibile introduzione di un obbligo di Fatturazione Elettronica nel B2b. Alla volontà di promuovere la trasformazione digitale del Paese, si aggiungono gli obiettivi – non certamente secondari e cari al Legislatore – di aumentare il gettito IVA e di semplificare la relazione tra imprese e Amministrazione Finanziaria. In Italia, nel 2014, il gap IVA era pari a 37 miliardi di euro (circa il 27% dell’IVA incassabile), di cui circa il 25% si sviluppa in ambito B2b. L’esperienza del Portogallo, che dal 2013 ha introdotto gradualmente un nuovo regime di acquisizione delle fatture emesse ha comprovato un aumento del gettito IVA del 6,9% in soli due anni.
Certamente la Fatturazione Elettronica può essere uno strumento abilitante la lotta all’evasione fiscale: in termini di prevenzione, costituendo un deterrente per potenziali evasori, ma soprattutto di trasparenza, evidenziando le situazioni di maggiore rischio, e di efficacia dei controlli, facilitando la comprensione e in generale l’attività da parte dei controllori. In particolare, un primo risultato ottenibile dall’introduzione della Fatturazione Elettronica è la significativa riduzione degli errori che possono portare a fenomeni di evasione “involontaria”, con il vantaggio per le imprese di una riduzione dei costi legati agli errori di compilazione e del miglioramento della qualità dei dati a disposizione e dei controlli che sono effettuati su questi dati. Se si pensa invece all’evasione “consapevole”, il ruolo che può giocare la Fatturazione Elettronica è quello di semplificare e alleggerire l’attività di accertamento: i controlli diventerebbero più rapidi, permettendo di aumentarne il numero a parità di risorse impiegate.
Un controllo in real-time sui dati delle fatture trasmesse dalle imprese previo confronto con i versamenti IVA, congiunto necessariamente a un abbassamento della soglia nella circolazione del contante (oggi fissata a 3.000 euro in Italia) è probabilmente una strada percorribile per contrastare in modo efficace l’evasione IVA, oltre che abbattere il costo della burocrazia fiscale che appesantisce le imprese e certamente non rende attrattivo il nostro Paese. L’impatto dell’introduzione di un obbligo di Fatturazione Elettronica B2b può essere certamente importante per il raggiungimento degli obiettivi citati, ma è fondamentale che il Legislatore definisca “regole del gioco” chiare e facili da seguire e rispettare. Senza sottovalutare la dimensione e le caratteristiche delle imprese italiane – piccole e piccolissime per oltre il 95% del nostro tessuto economico.