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Scadenze fattura elettronica B2B, imprese in allarme: ecco la sfida da cogliere

Gli obblighi normativi sono stringenti e le aziende denunciano di essere in affanno. Servono norme snelle, che puntino realmente alla semplificazione, formazione e investimenti veri nel digitale

Pubblicato il 12 Feb 2018

Claudio Rorato

Direttore Osservatorio Fatturazione Elettronica ed eCommerce B2b - Politecnico di Milano

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Le difficoltà ci sono, inutile negarlo. L’urgenza posta sul provvedimento che introduce in due tranches la fatturazione elettronica tra privati non è a costo zero.

E non mi riferisco agli aspetti eminentemente finanziari. Cambiare procedure interne, prassi lavorative, adeguare sistemi informativi, contattare e selezionare fornitori tecnologici, tenere in parallelo processi di fatturazione domestici e internazionali non sono poca cosa, se consideriamo che mentre ciò accade il treno corre, cioè i clienti e i fornitori vanno gestiti, il mercato impone elevata attenzione, la governance dell’azienda non può essere minimamente trascurata.

Gli allarmi sulla fattura elettronica b2b

Gli allarmi lanciati dai diversi contesti associativi e dalle singole imprese sono, ancora una volta, l’espressione di un sistema che non ragiona da sistema. La voce di aziende di ogni dimensione che attendono una dilazione nell’applicazione del provvedimento – anche con motivazioni condivisibili – sono l’espressione di un Paese che reagisce non per tempo ma solo per obblighi normativi. Siamo ancora lì: l’alfabetizzazione digitale è ancora lontana dal penetrare in profondità, soprattutto nelle micro e piccole dimensioni.

La formazione e l’addestramento – la prima rivolta alla creazione di una cultura, l’altra allo svolgimento delle attività secondo modalità più digitali – non sono state pervasive, nonostante una ‘sperimentazione’ importante per coloro che lavorano con la Pubblica Amministrazione. Forse, invece di pensare sempre di risolvere politicamente i problemi, il mondo associativo dovrebbe proporre un’offerta formativa adeguata alle esigenze anche prospettiche, mantenere il contatto con la sua base in modo più stretto, per sensibilizzarla alle tematiche gestionali, che possono favorire la competizione. Il contesto sovranazionale, dal quale non siamo isolati, è impegnato a trovare forme condivise di gestione del business e di rilancio delle economie dei singoli Paesi aderenti alla UE. Horizon 2020 ha individuato tre pilastri, uno di questi riguarda la Leadership industriale, articolata in tre sotto obiettivi che riguardano, in buona sostanza, la volontà di accrescere la competitività dei sistemi, compreso quello italiano.

Questa premessa, doverosa per inquadrare bene perché certe cose accadono, apre il terreno alla discussione sul provvedimento legato all’obbligatorietà della fattura elettronica tra soggetti privati. È un momento di criticità che, però, dev’essere in grado di conciliare le esigenze endogene – recupero di una quota del gettito IVA finora non intercettato – con quelle esogene, legate al sistema sovranazionale.

Perché una svolta per la e-fattura b2b

La fattura elettronica si inserisce in un contesto produttivo a tre velocità: uno che procede lentamente e fatica a gestire l’ingresso dell’innovazione; uno che ha già sperimentato l’obbligatorietà della fattura elettronica perché fornitore della PA, l’altro che già diversi anni fa ha adottato un sistema oggi parallelo al Sistema di Interscambio, attraverso formati elettronici strutturati (EDI, XML EDI). Queste ‘mondo’ è rappresentato da alcune filiere (es: farmaceutico, elettronica di consumo ed elettrodomestici, materiale elettrico, largo consumo) che hanno spostato il loro sguardo nell’ambito della loro Supply Chain, ricercando nella digitalizzazione dei processi e nella dematerializzazione documentale un modo più efficiente per gestire lo scambio di informazioni. Informazioni non solamente limitate a quelle fiscali, ma comprensive di anagrafiche articoli, ordini, conferme d’ordine, DDT elettronici. Sono state elaborate regole precise che, negli anni, hanno permesso di migliorare l’efficienza e l’efficacia del business e di consolidare legami di partnership nella filiera.

Lo spirito del Forum organizzato la scorsa settimana dall’Agenzia delle Entrate è quello giusto, in un momento in cui la collaborazione risulta indispensabile per procedere verso obiettivi sfidanti per il sistema Paese. Ma è anche il momento di guardare la realtà per ciò che è, identificando alcuni temi che la normativa può non cogliere.

Occorre che le imprese e chi le rappresenta comprendano che il tema non è più la compliance normativa, ma la competitività dell’ecosistema e delle singole unità che lo compongono. È ora di investire nella digitalizzazione dei processi e nella dematerializzazione dei documenti per non perdere competitività, per elevare i livelli di efficienza e, soprattutto, per consentire di non aumentare l’incidenza delle prassi amministrative su quelle produttive e commerciali.

Troppo spesso nelle aziende si contano più addetti alla contabilità che personale dedicato alla vendita. La gestione caratteristica di un’impresa, che deve remunerare il capitale di rischio aziendale, deve continuare a essere privilegiata. E allora? Norme snelle, che puntino realmente alla semplificazione, formazione e investimenti veri nel digitale.

Le filiere, se in questi anni si sono evolute possono davvero rappresentare un modello da adottare e adattare ad altre realtà. La fatturazione elettronica è un’opportunità da cavalcare ma, al di là degli obiettivi fiscali di breve periodo, deve diventare uno strumento per aumentare la competitività delle imprese, perché contribuisce a snellire i processi di collaborazione tra le stesse. Rendiamola tale.

Fattura elettronica B2B, cosa sapere per prepararsi all’obbligo del 2019

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